Diario dell'estate oscura: in agosto a Firenze con Real Time e Dmax



Ho speso questa estate in giro in bicicletta ed a curare con amore piante di basilico e di limoni. Le verdi creature, con estrema riconoscenza, mi hanno ripagata con abbondanti foglie profumate per la pomarola e fette fresche per il tè freddo.

È stata un'estate affollata, non sono mai mancati gli amici che, complice la crisi, sono rimasti quasi tutti in zona. Pochi soldi, poca voglia di spendere, perché chissà in autunno come si metterà col lavoro. Dal 2008 ogni anno va sempre peggio e l'antifona è stata colta abbondantemente.


Tra le mie conoscenze a pochissimi sono toccati gli 80 euro di elemosine statali (su cui, comunque, non avrei sputato sopra se mi fossero spettati).

Tra i pochi vacanzieri danaruti, tutelati e perciò girelloni, c'è l'amica impegnata, personaggio ricorrente nel vecchio blog. Nostante sia una mosca bianca, ha speso ore ed ore di orario lavorativo a lamentarsi su tutti i social esistenti, di quanto sia ingiusto non potersi fare tre settimane in località modaiol-cafona as usual, ma di doversi accontentare di soli, miseri, pidocchiosissimi dieci giorni.

Al suo ritorno, si è buttata sulla vita in bici: "perché, ragazzi, voi non lo sapete, ma Firenze è davvero stupenda in agosto quando non c'è nessuno in giro, un fascino, un'atmosfera... bla bla bla".


Come me se avesse scoperto lei le due ruote e le avessero concesso l'esclusiva sul pedalare in città e sulle piste ciclabili che spesso non sono all'altezza di quelle che ha visto in Olanda e Bruxelles... Meno male che Facebook dà l'opzione "smetti di seguire...".

Comunque sulle piste ciclabili l'amica impegnata ha ragione. Ce ne sono alcune che sono state davvero una chiapparella per accaparrarsi i finanziamenti europei. Tipo quella sui lungarni Cellini e Serristori, una cosa sbiadita su metà marciapiede dove passano schiere di turisti per tutto il giorno. Il capolavoro merita un servizio fotofrafico esteso (queste foto sono state prese poco dopo le 8 del mattino nella settimana del Ferragosto, di solito il marciapiede è strapieno.):





Si sta così bene a Firenze che ho disertato inviti dei parenti e ho visto mia nonna solo un paio di volte, tanto ormai la sua memoria è andata e posso approfittarne (sono una persona mostruosa, lo so).

Mi ero riproposta di fare tante cose che non ho fatto, pazienza. Primo fra tutti, volevo risistemare il mio libro prima di darlo in pasto ad Amazon, invece ho fatto altro e sono rimasta indietro, molto indietro.

Ho speso il tempo libero guardando dosi massicce di Real Time e Dmax, e adesso sono lieta di aver trovato la forza di disintossicarmi. Però la riflessione è amara: di norma non ho la tv e non vedo mai un cavolo, ma se trasportata in un ecositema video-munito, ci metto un attimo ad intripparmi coi programmi più assurdi.
Ne ho dedotto una regola generale: chi di solito non ha la TV o non è abituato a guardarla, ne diventa più sensibile, proprio come l'alcolista che ribeve una bottiglia dopo la disintossicazione. Devo stare molto attenta.

Adesso sono contenta di riuscire a separarmi in pace dalla visione parossistica e ipnotica de Il banco dei pugni ("mio figlio poteva morire!") con lo strozzino di Detroit e tutta quella fauna di disperati e potenziali psicopatici che frequenta il loro negozio. Tra un siparietto e l'altro, immagini della città in macerie, devastata dalla crisi economica che ci ha investiti tutti, e che lì ha colpito particolarmente duro.


Mi sono appassionata anche alle vicende del tizio con le cinque mogli-sorelle (come si auto-definiscono), una specie di reality su una famiglia poligama di Las Vegas. Sono dei tipi talmente bigotti e insulsi che la faccenda della poligamia perde di interesse quasi subito, eclissata dalla stupidità dei tipi che trascorrono le giornate a preoccuparsi per bischerate inesistenti che ognuno di noi si sbrigherebbe in quattro e quattr'otto.
Ma forse sta proprio qui la forza del programma: farci sentire meglio con noi stessi. Anche se le nostre vite sono incrostate di mediocrità, routine e piattezza cosmica, sono cent'ori in confronto ai conati di squallore che ci regalano alcuni reality.

Insomma, questa estate cittadina non è stata malaccio, me la sono goduta, e se devo fare un bilancio, anche se non è ancora finita e tecnicamente manca un mese all'autunno, beh, è senza dubbio positivo.

Tuttavia continuo a sentire di dover cambiare qualcosa nella mia vita, quello che ho adesso è ok, ma non mi calza a pennello. Come il reality dei ciccioni che devono perdere metà del loro peso corporeo, anche io mi sono data un obiettivo: individuare le cose che non vanno nella mia vita e cambiare abitudini per un self improvement decisivo.



Così ho cercato il mio coach motivatore. Mi sono rivolta all'amico regista amatoriale, buddista non ricordo di che tipo, ed ex-lettore di aura, in cerca di qualche suggerimento. Ma Chris il personal trainer bonazzo che ti fa dmagrire cento chili e ti porta anche ad Aspen, sulla neve, per premiarti dei progressi, esiste solo in tv. La realtà è tutt'altra: i principi azzurri non sono mai a piede libero (infatti lavorano tutti in televisione, comprensibilmente blindati da contratti di esclusiva) e nel quotidiano bisogna accontentarsi della miseria.

L'amico, felice di potermi trasmettere la sua ricetta, mi ha suggerito di letteggere un blog che gli ha migliorato la vita: Tiny Buddha, che tra l'altro seguo già e che spesso pubblica delle vere e proprie bischerate. Tutto qui. Il guru nostrano. Dai.

Ho ringraziato del consiglio, adesso penso che una si deve sfangare da sé in qualsiasi situazione, perché affidarsi agli altri, anche per quisquilie tipo questa, non dà mai risultati. A meno che tu non abbia a disposizione un bonazzo dell'Arizona di nome Chris Powell, deciso a rimetterti in forma, fisica e mentale, in un anno. Ma abbiamo già detto che i principi azzurri esistono solo in tv.

2 commenti:

  1. Segnala in comune della pista in condizioni pessime..................._MAU_____

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    1. Dici che mi considerano? Credo di averlo già fatto su Twitter (ma ricontrollo, per sicurezza). Non so, la mia impressione è che certe piste ciclabili siano state fatte così male solo per prendere i famosi finanziamenti... c'è da dire anche che gli spazi sono quello che sono, ma questa di cui parlo sul post, in particolare, è proprio senza senso. Tra l'altro quando la percorri nel pomeriggio tardo, con il sole in faccia, non si vede la segnaletica e riemerge quella di quando era invertita (all'inizio le bici circolavano dalla parte della spalletta, metre i pedoni erano sulla parte esterna, accanto al vano stradale) e si crea altra confusione.

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