Veglie notturne e frammenti di pensieri: il passato che tenta di riproporsi




Novoli, interno notte.

- Sono atterrita dalla limitatezza del mio vocabolario.

Lo dico a voce alta, anche se sono sola in casa.

Sono ore che cerco di scrivere un paragrafo su una roba che dovrei conoscere bene, invece adesso il vuoto siderale. La mente annullata, come poteva succedere solo a scuola, durante un'interrogazione a sorpresa.




- Allora, mi parli delle equazioni di secondo grado.

- Ehhh, maaaa...



Regressione e sensi di colpa.



Sono le 01:46. Tecnicamente è già domani.


Non so perché, ma questo pensiero mi consola.



- Forse è l'ora di andare a dormire.

Spesso noi single parliamo da soli. Ci interroghiamo sulle micragne quotidiane e non disdegniamo di crearci paranoie gratuite. Specialmente la notte.

Così, for the lulz.


Perversione o consapevolezza estrema?


Prima mi sono appisolata un attimo sulla poltrona e ho sognato di mangiare pomodorini maturi crudi, staccandoli dalla pianta. Erano caldi e succosi, come devono essere in estate. Chissà che vuol dire a livello inconscio un sogno del genere.

Poi la mia amica L. mi ha whazzuppato una foto di due vecchie insegnanti della scuola di cui non ho conservato alcun ricordo. Due facce che sai di conoscere, ma a cui non associ nulla del tuo vissuto personale.

Stessa identica cosa quando, qualche giorno fa, la stessa amica mi ha restituito una foto della famiglia inglese da cui ho soggiornato nell'estate dell'Ottantacinque, forse Ottantasei.

Anche di loro nessun ricordo, tranne che il figlio più grande collezionava i "bersagli" delle Mercedes. O come cavolo si chiamano. Insomma, questi cosi qui:



All'epoca andava di moda "prenderli" dalle Mercedes parcheggiate e poi indossarli sulla spallina del chiodo. Purtroppo Google immagini, non essendo abbastanza coatto, non è fornito in merito. Chi c'era ricorderà senz'altro.

Fatto sta che il passato remoto si ripropone di continuo, sempre più confuso. Un collage polveroso di frammenti erosi dal tempo e dall'incuria, di cui ormai mi frega il giusto.

Il mio disinteresse mi mette di buonumore.

L'unica cosa  del passato di cui ho sempre una nostalgia, profonda, quasi dolorosa è il mio girovita. Tutto il resto è bene che sia trascorso e lontano, trasformato in una delle mille versioni di me che si sono scozzate nel tempo.

Dicevo che ho una cosa importante da fare, dunque sono stata tutta la sera seduta in poltrona ad ascoltare un the best of David Bowie, visto che gli lp del Duca Bianco (oppure i vinili, come dicono i giovani d'oggi) sono rimasti dai miei e non li faccio suonare dagli anni Novanta.

Come da tradizione salverò questo post in chiavetta e lo pubblicherò domani, nella pausa pranzo. È il mio modo preferito di vivermi il blog, differire la pubblicazione fino al momento del caffè.

Di recente ho scoperto che anche i social media manager più gettonati consigliano di pubblicare a quell'ora. Primo fra tutti quello di Gianni Morandi. Dunque è una strategia giusta.

Notte.

3 commenti:

  1. Da bastian contraria, sposterei l'ora di pubblicazione fosse solo per non avvalorare le teorie sgangherate dei social media manager.
    Temo che la pubblicazione a ore predeterminate (dai social media manager, cioè dai novelli guru del web social marketing), sia utile alla gestione della distribuzione contenuti: stessa ora, invio massivo di contenuti sui social proprio mentre i social-dipendenti passano la pausa pranzo twittando, faissbuccando o whatsappando.
    E' una scempiaggine: ci contents che valgono qualcosa prendono il volo a qualsiasi ora vengono pubblicati.
    Anzi: se pubblichi di notte i pochi nottambuli in cerca di evasione pro-sonno ti preparano il lancio per il giorno dopo distribuendo per te il contenuto che vale già la notte stessa.
    Per me sul web vale: be anarchist, be youself...

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    1. Ciao! La mia era una considerazione ironica, perché da quando ho un blog (ben prima della nascita di Facebook, ci tengo a dirlo!) ho sempre pubblicato le cose più o meno all'ora di pranzo, durante la pausa, ovvero il momento in cui mi rilasso davanti al computer. Sono anziana e abitudinaria.
      Poi ho cominciato a leggere in giro che molti social media manager usano questa strategia di pubblicazione, e allora mi viene da sorridere. :-)

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    2. Fanno sorridere pure me: è gente che esiste al solo scopo di commercializzare qualcosa in rete. Tutto qui.
      L'equivalente 2.0 dei vecchi venditori porta a porta, con meno esperienza e professionalità autentica.
      Fuffologi che si ricavano due euro con aggiornate tecniche vecchie due minuti dopo che le hanno sfornate.
      Anch'io resisto da tempo: prima del 2011 stavo sul mitico Splinder, e a volte mi manca ancora...
      Ciao!

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