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La verità, vi prego, sulle melanzane

Il piatto che ho cucinato più spesso durante il primo lockdown è senza dubbio il sugo alle melanzane. 

Mi piacciono un casino le melanzane. Quando siamo stati due mesi chiusi in casa mi sono sbizzarrita a prepararle in tutti i modi.

Tutti i modi che conosco, cioè due: grigliate o saltate in padella. 

Il mio sugo altro non è che melanzane tagliate a tocchetti grossolani, ripassate in padella con olio e basta. Lo mangio volentieri da solo o più spesso con la pasta. È una ricetta tutta mia, la chiamo "melanzane alla pasta" perché la proporzione è di circa due-anche-tre a uno per le melanzane. Un po' come se la pasta fosse il condimento. 

Delizioso, che te lo dico a fare.

Verso la fine di aprile ne avevo messo da parte un po' di questo sugo. Poi non l'ho più mangiato, dio solo sa il perché. Forse perché mi ricordava la clausura forzata, chissà. E manco c'ho pensato più al sugo di melanzane fino a ieri quando, aprendo il freezer, ho posato l'occhio sul tupperware cristallizzato, incastonato sul fondo, tra piselli e minestrone. 

Ora, non vorrei dare l'impressione di quella che non apre il proprio freezer da aprile, diciamo che soltanto ieri ho fatto caso alle melanzane.

A questo punto io mi chiedo: ma saranno ancora buone? 

Potrei buttare tutto, certo, ma quelle sono le melanzane del lockdown, sono simboliche.

 

Photo by Tijana Drndarski on Unsplash

Sciabolate artiche


Semafori sfasciati dalle raffiche di vento in via di Novoli a Firenze.

Son due giorni che non dormo quasi per nulla. Ieri notte per colpa del terremoto, stanotte invece per il vento forte che ci ha martellato di raffiche rumorosissime e incessanti. Come se non bastasse, memore del trauma di ieri, sentivo la casa vibrare e allora addio riposo.
 Oggi ho delle occhiaie incredibili, color melanzana marcia, e gli occhi indolenziti.
 Da un meteo online apprendo che questo vento fa parte di una "sciabolata artica" che ci sta colpendo in queste ultime ore e ci sta regalando temperature invernali, da nord a sud.
 E pensare che ero già pronta all'estate, alle passeggiate sul Lungarno al tramonto, allo spostarsi a piedi da un pub all'altro il sabato sera.

La fiera delle paranoie: Kafka vs Lombroso

Stamani sono andata in questura, che non è più #sapevatelo dov'era prima, cioè vicino a via San Gallo (non ce la faccio a cercare l'indirizzo preciso, so' stanca, ma se sei di Firenze sai di che parlo; se non sei di Firenze che te frega), perché hanno trasferito tutto l'ambaradan in un edificio di mattoni rossi, quasi di fronte all'ingresso per i pedoni della Fortezza da Basso.
Avevo l'impellenza di chiedere due cose: uno, se il mio passaporto fosse in regola (paranoie kafkiane > la legge muta repentinamente > i miei documenti non vanno più bene > mi fermano a una frontiera qualsiasi) e, due, se la marca da bollo che ho acquistato nel luglio 2011 e mai usata, fosse rimborsabile (costano più di 40 euro > Stato Italiano esoso e questuante).
L'impiegato-col-posto-fisso-statale addetto alla restituzione passaporti mi ha detto sospirando: "beata lei che la va in ferie!". Poi mi ha confermato che il mio passaporto è ok, e la marca da bollo, seppur vecchia e con la data "luglio 2011" stampata sopra, va bene lo stesso; quel che conta è l'annullamento in aeroporto: "la guardi: e fa fede i'ttimbro", #risapevatelo.
Tranquilla? Naturalmente no. Adesso ho una paranoia lombrosiana che non mi dà tregua: il tipo non aveva una faccia molto intelligente e non son così sicura che mi abbia dato l'informazione giusta. Non c'è mai pace.

Wild Boys

Finalmente la buona notizia che ci voleva per allietare questi giorni difficili: Clizia Gurrado ha incontrato Simon Le Bon dopo ventisette anni di attesa.
Questa notizia mi ha fatta sorridere nonché ricordare quella volta che Simon Le Bon, sul palco dell'Ariston, si esibì in un playback osceno con la gamba ingessata... ma che belli gli Anni Ottanta in questo pomeriggio d'autunno estemporaneo:

 

La #vecchiaia, all'improvviso

- Carino 'sto pezzo, mi pace? Chi canta?
- Iglesias.
- ...

E che la settimana possa iniziare alla grande...

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...