Sfanculare lo sfanculabile e riappropriarsi del blog

Questo non è un post, è l'affermazione di un diritto sacrosanto. Lo farò in modo sconnesso perché ho poco tempo, devo andare a far la spesa e poi ho un corso di quelli da anziana che vuole tenersi impegnata riesumando interessi remoti, ma di cui racconterò un'altra volta. Son settimane, infatti, che non riesco a postare nulla, porca miseria. Mi sono resa conto di avere il tempo libero che di solito dedico al blog, precettato dai blog e dalle "e-beghe" altrui. E allora dico basta e sfanculo lo sfanculabile, spippolando questo stream of consciousness distopico, tipico di ogni fine giornata. Non che sia una vittima, sia chiaro, faccio anche i miei porci affari. Per esempio ho barattato la configurazione di un blog personale su piattaforma WP con una lettura estemporanea di tarocchi. Esperienza ganzissima a dire il vero. Io ti metto su il blog e tu mi leggi i tarocchi. Niente male. E poi mi chiedo: ma il blog non era già morto e sepolto? A quanto pare no, me ne accorgo dalla durata della pausa pranzo che prima dedicavo interamente al mio hobby preferito, e che adesso è occupata da veri e propri ticket di assistenza su post e template altrui. Pardon fino adesso, perché d'ora in poi si cambia musica. E poi mi irrita la gente che scopre il blog nel 2012. Suvvia, come si fa? Fatelo pure ma non mi coinvolgete come se tutto fosse nato oggi e il vostro esser-ci dipendesse da me. Dai, via! Per l'ennesima volta ringrazio il cielo del mio anonimato qui! :) Perché io di cose da raccontare ne avrei a tonnellate e mi rilasserebbe un monte avere il tempo per scriverle. Per esempio, lo scorso fine settimana ho visitato il Taste, la mostra del mangiare e bere figo che viene fatta ogni anno a Firenze. Ho partecipato a tutte le edizioni e ogni volta la trovo sempre un po' più farlocca, con prodotti spesso normalissimi. Però è divertente, si mangiano un sacco di robine buone e poi ci trovo un mare di gente per far salotto. Pardon: è un ambiente stimolante, si degustano le eccellenze della tradizione enogastronomica nazionale e infine gli aspetti del food life style e della cultura del cibo di qualità qui trovano la location ideale. Ecco. Tempo esaurito.

Meglio un buon libro


«Il Festival di Sanremo? Ma stai scherzando? Meglio un buon libro.» Questa risposta mi è stata data dalla coppia sposta e impegnata di turno quando l'altro giorno, tutta entusiasta, ho proposto una visione collettiva di almeno una serata del Festival di Sanremo appena concluso. La coppia impegnata mi ha guardata malissimo e classificata come minus habens della situazione. Perché loro sono di quelli che dicono: meglio un buon libro. Ma io stavo solo proponendo una serata con pochi amici, qualche pizza e  birra e tante chiacchere - diluite tra quelle nostre - sulla tizia senza mutande e sul presunto vizietto coprofago di Morandi di cui non sapevo nulla, ma che a mio avviso è leggenda urbana ideale per far di ciane in una serata tra amici. La coppia impegnata mi ha sfanculato il concetto di serata in amicizia, altro che buon libro. Certo avrei evitato Celentano perché - senza entrare nel merito dei contenuti - proprio non lo  reggo quel suo fare da ubriaco che millanta lucidità, ma sarebbe stato carino fare un ascolto critico e pettegolissimo delle canzoni in gara. Insomma: "meglio un buon libro" mi ha cassato la serata. E vabbè, avevo proposto la cosa all'ultimo minuto, così imparo a non selezionare gli inviti e "le genti" a cui li rivolgo. Tuttavia conoscendo bene i due soggetti in questione, il loro concetto di "buon libro" mi spaventa molto di più della visione di qualsiasi Festival di Sanremo.
Perché la coppia impegnata ha il televisore ultra piatto su cui si sfondano gli occhi ogni sera e poi e non son certo due lettori forti i miei amici. Di libri in casa loro ne passano davvero pochi e solo quelli che hanno ottenuto l'imprimatur di Fazio o di altri programmi tv che adesso non mi vengono in mente ma che forse non conosco nemmeno. E quando gli capita di leggere un libro informano immediatamente gli amici di Facebook dell'impresa in corso, con status eroici del tipo: Ragazzi, cerchiamo di passare più serate a casa: stasera divano e un buon libro, relax e cultura! Ecco mi fanno anche tenerezza, ma poi mi fanno incazzare perché giudicano. Vabbè lo faccio anche io, ma io ho un blog senza nomi né cognomi, creato apposta per questo scopo... mi sembra più urbano.
Allora la serata Festival è saltata e me ne sono rimasta a casa, ho visto qualche episodio arretrato di Fringe che fa sempre piacere e mi diverte un casino nonostante la trama stia implodendo ogni puntata sempre più. No, l'altra sera non mi andava di leggere un buon libro.

Non ci sono più le mezze stagioni, col freddo si consuma di più e altri luoghi comuni


Oggi a Firenze c'è un sole che spacca le pietre. Il freddo si è mitigato all'improvviso. Stamani mi sono accorta di aver bevuto quasi una bottiglia di rum in poco più di una settimana di serate gelide trascorse a casa. Eccoci al dunque:  benvenuto alcolismo della casalinga disperata sul serio, quella che tiene il bar degli alcolici sotto al lavello della cucina. Comunque ho deciso di continuare su questa strada della perdizione e, in caso arrivi ai sessant'anni (non è per nulla scontato), inizierò a nascondere svevianamente bottigliette di rosolio scintillante negli armadi della biancheria, per un alcolismo vintage e sottotono che mi piace molto come immagine della me stessa del futuro. Ma non è solo l'alcool. Ho mangiato anche cioccolata fondente e caramelle d'orzo in quantità, ma solo perché era il freddo a chiedermelo. Adesso basta. Carboidrati e grassi, intendo. D'ora in poi tante verdure e cucina vegetariana, ché anche la carne mi ha annoiata, signoramia. No no, Celentano non l'ho visto l'altra sera. Guardi, non per essere scortese ma proprio non m'interessa quel che ha detto nel monologo a Sanremo. Signoramia, tanto per esser chiari: mi "rimbalza alquanto" l'opinione di Celentano su alcunché. Come dice? Sì, le ho prese ai saldi queste scarpe.

Love me, I love me: San Valentino dalla parte dei single


Per chi non c'avesse fatto caso oggi è San Valentino. Poco fa al TG2, a mio avviso il non plus ultra dell'avanguardia in fatto di nuove tendenze, c'è stato un servizio su San Valentino vissuto dai single. Ovvero: la gente sola come la sottoscritta, come trascorre la festa degli innamorati? E non è una domanda da poco. Pare, infatti, che in Italia ci siano ben sette milioni (7.000.000) di single. Sinceramente pensavo qualcosina in più, ma comunque siamo sempre un bel numero di tutto rispetto. Tutta questa massa di persone, nella giornata dell'anno consacrata all'amore e agli innamorati, potrebbe soffrire di "qualche disagio" per via del bombardamento mediatico in atto. Allora è comparsa la psicologa televisiva di turno a spiegarci come sfangare San Valentino. Io adoro gli psicologi tv e mi piacerebbe incontrarne qualcuno di persona per vedere se anche nella realtà sono così squisitamente banali. Ma questa è un'altra storia. Insomma la dottoressa, con piglio serissimo ha dato i suoi consigli professionali per noi single che siamo costretti ad attraversare l'inferno di questa giornata che non ci appartiene. Dunque: per prima cosa non dobbiamo pensare all'Amore come a una cosa di coppia, invece dobbiamo pensarlo in "modo generale", partendo dall'Amore per sé stessi. Io mi amo. Ottimo consiglio, vero? Poi mi pare abbia consigliato di non dar retta alle minchiate televisive, o forse questo l'ho pensato solo io, adesso non ricordo esattamente. Infine hanno mostrato una grafica interessantissima, risultato di un sondaggione nazionale che ho cercato di memorizzare il più possibile e che ora tento di riproporre qui. La domanda era: "come passeranno San Valentino i single?" Molto semplice: il 45% circa lo trascorrerà a casa da solo/a, in attesa che passi (a macerarsi nel dolore della solitudine, aggiungo io). Il 42% circa lo trascorrerà a eventi per single: ritrovi tra amiche, fight club e robe così (per tentare di dimenticare il dolore immenso della solitudine siderale, aggiungo io). Il restante 23% circa lo passerà cercando un partner per la serata. Il tg parlava di cena fuori (e sana trombata estemporanea: viva i tromboamici, aggiungo io). Ecco. stasera inizia Sanremo.

La paranoia del grande freddo


Sono giorni che aspetto la neve. Seguo con passione i tweet del sindaco e sono sempre "sul pezzo". Ormai sono perfettamente organizzata per quel momento. Per questo giro per la città carica come un ciuco, indossando tre tipi di sciarpe diverse, contemporaneamente. Per aggravare la situazione ho avuto la bella idea di dedicare questi primi mesi del 2012 alla mia formazione; il "self-improvement" che ci fa tanto bene e ci aiuta a combattere la depressione causata dalla vita contemporanea: costa come la psicoterapia ma ti arricchisce di competenze che prima non avevi. E in più ne guadagni in socialità. Molto "americano" come ragionamento, mi dicono. «Da zitella pragmatica,» rispondo.
Allora ho iniziato a seguire due corsi che necessitano di un bel po' di attrezzature, che sono diventate il mio bagaglio quotidiano. A dire il vero il secondo corso non era in programma, ma mi è stato regalato inaspettatamente e io non mi sono certo fatta sfuggire l'occasione. Oltre a tutto ciò mi porto appresso la borsa per fare sport che già di per sé è un bell'ingombro. Poi ho piazzato ricambi di biancheria e una vecchia tuta da ginnastica nel vano dello scooter, in caso la tormenta pluriannunciata mi impedisse di ritornare a casa per la notte come è accaduto l'anno scorso. E come se non bastasse ho nella  borsa un tot di cose per passare il tempo in luoghi diversi da casa mia: lettore ebook, lettore mp3, quaderno di appunti, e un pacco di fotocopie che devo leggere per la settimana prossima. Quasi quasi auspico che venga giù una bella nevicata di quelle che bloccano tutto e in quel momento preciso, di trovarmi a casa di mia cugina, ovvero l'unica persona che conosco bene in città ad avere un caminetto funzionante e una casa molto tranquilla, ideale per rimanerci un paio di giorni bloccata a bere vin brulé e leggere libri davanti al fuoco. Perché sono memore di quando nel dicembre 2010 la città perse la testa per quei venti centimetri di neve, io non ero organizzata e riuscì a rientrare a casa solo dopo 48 ore e con molte difficoltà. Per fortuna quest'anno ci sono i tweet del Renzi che mi tranquillizzano e mi gasano abbestia.

Del fare le cose da sé e della manutenzione dell'ebook reader

Questo post inaugura la categoria "tutorial consigliati: il fai da te in tempo di crisi". In uno dei primi post che ho scritto nel vecchio blog - che non esiste più se non nella cache di Google o nell'e-book conseguente e gratuito - raccontavo della soddisfazione nell'aver imparato a sostituire la candela dello scooter da sola. Una cosa meravigliosa che a suo tempo aumentò notevolmente la mia autostima e qualità di vita, fino a quando ho comprato uno scooter un po' meno tarocco e allora non ho più avuto bisogno di pensare alla candela di accensione.
Oggi vorrei parlare di un altro traguardo analogo: il cambio della batteria del lettore di e-book che ha dato una nuova e inaspettata vita al mio vecchio Sony PRS 505, entrato con onore nel suo terzo anno di vita. Il sony PRS 505 è un lettore di ebook a mio avviso bellissimo. Tutto in alluminio, resistente e con un design molto bello. Ma con un unica pecca: questo modello è particolarmente sfigato per quanto riguarda il cambio della batteria. Infatti si trova infrattata dentro uno chassis elegante fuori, ma che all'interno pare uscito direttamente dalla mente di M.C. Escher e per arrivare al "dunque" c'è da fare un percorso che nemmeno Lara Croft in gioventù... Quelli moderni sono più gestibili, mi dicono.
Così ho acquistato una batteria nuova su Ebay, pagandola più di un terzo del prezzo di un Kindle di ultima generazione nuovo. Ma vuoi mettere la soddisfazione del far da sé e del rimanere fedele a un lettore di ebook fuori dal mainstream? :)
Poi mi sono affidata a questo video di YouTube per eseguire l'operazione che consiglio di guardare a chi abbia il mio stesso problema. È fatto benissimo, a parte il Bolero di Ravel prepotente in sottofondo che dopo un po' fa venire il palletico. Ma l'importante è conseguire l'obiettivo. Così dopo meno di un'ora ho avuto il lettore di ebook rigenerato "quasi senza danni" (ho perso una sola vite in tutto il procedimento e ancora mi domando che fine abbia fatto).

Giorni della merla

Quando faccio passare tanto tempo tra un post e l'altro, poi ho difficoltà a riprendere il ritmo consueto. L'esperienza mi dice che è sufficiente iniziare a spippolare sulla tastiera, come sto facendo adesso, per superare l'impasse. Funziona sempre. C'è da dire che queste ultime settimane sono state piuttosto impegnative, soprattutto sul lavoro. Tutti i miei timori di cui ho parlato tante volte qui sul blog, si sono avverati e sono scoppiati come un fignolo maturo e pieno di pus. Così sono stata costretta a prendere decisioni drastiche e piuttosto dolorose. Ancora una volta vedremo che succederà. La situazione non è buona, ma non lo è per nessuno che viva del proprio lavoro - senza sconti né rendite mascherate - come faccio io. Tutto questo mentre chi ci governa ci prende per il culo se rivendichiamo il diritto a quella stabilità che, per esempio, i miei genitori hanno avuto tutta la vita e che gli ha permesso di lavorare tranquillamente e di vivere molto meglio di cui non sia mai riuscita a fare io. Ma non volevo fare polemiche, né entrare in argomento "Monti e il suo governo di fighissimi", che - oltre al desiderio impellente di cortei fatti come dio comanda ed elezioni immediate - mi vengono all'istante palletico e depressione acuta, che nel mio caso danno luogo a una patologia grave ben precisa: la bulimia selettiva. Prendete nota, psichiatri di passaggio: si tratta di un importante disturbo dell'alimentazione di cui soffro da sempre - specialmente nei periodi come questo - che si manifesta attraverso una fame eccessiva, disordinata e insaziabile di: prodotti tipici, insaccati, vino, grassi animali trattati con griglia e brace a legna, birra di quella buona, piatti invernali di qualsiasi tradizione culinaria, anche se meglio del nord che son più grassi, ecc. Tra le tante cose di cui ancora non ci rendiamo conto, questo governo è responsabile anche del colesterolo che mi sta arrivando tra capo e collo...

Ragazzi mi dite del #terremoto? Grazie*


Giornate piene queste che mi tengono lontana dal blog. Ho anche la solita carenza di idee. Carenza di idee che è durata fino a questa mattina, quando ho sentito la scossa di terremoto. Ed è cosa nota: il terremoto è un topic fondamentale del blogger incallito. O meglio: lo era, perché adesso è diventata più cosa dei "twitteristi". Una frase e via e in effetti ho appena controllato: #terremoto è al top delle tendenze di oggi. E devo dire che è un hashtag ipnotico, faccio fatica a sottrarmi al flusso degli aggiornamenti, anche se non raggiunge certo le vette di #Giglio#Concordia della settimana scorsa, di cui ho conservato l'immagine del post. Adesso Twitter è più gettonato di Facebook, perché a mio avviso è meno caotico e poi ci si trovano personaggi come Fiorello, la Ventura, DJ Francesco, Jovanotti e così via ecc. e se abbiamo culo li possiamo beccare mentre sclerano tra di loro e si lanciano frecciate fuori luogo. Tutto questo senza dover elemosinare amicizie, cliccare controvoglia su "like" o mettere certi nomi nel proprio carniere pubblico di contatti. Twitter ti dà un grande vataggio: ti permette di fare finta di essere snob, ma contemporaneamente sapere dov'era la Simo Ventura durante il terremoto di stamani. Ma sto divagando.
Dunque, dicevo che sono stata un paio di settimane senza blog anche perché in questi giorni il tempo è stupendo e allora preferisco trascorrere la pausa pranzo in giro per il centro della città, dedicandomi ad attività "gradevoli nonché tutta salute" come: camminare con entusiasmo con l'illusione di smaltire qualche caloria in eccesso, cercare posti nuovi dove prendere il caffè e inseguire i raggi di sole. Perché in queste giornate fredde, il sole all'improvviso è corroborante e mi piace sentirlo sulla faccia. Una goduria anche se poi, diosolosaperché. mi viene stampata sul viso una monoespressione sorridente e inebetita, uguale spiccicata a quella di Formigoni nei suoi videoclip agghiaccianti (occhio, solo per amatori, non sto scherzando: http://youtu.be/a0rbS0_g2qQ). Me l'ha fatto notare una mia amica che stava camminando con me e da quel momento tutte le volte che sorrido ci penso.


* Questo titolo è un vip-twit di Francesco Facchinetti, aka DJ Francesco, aka il figlio di uno dei Pooh e aka definitivo compagno della Alessia Marcuzzi, pure lei su Twitter.

10 idiosincrasie che rendono la mia vita e quella di chi mi sta intorno un po' più difficile


Di getto, senza pensarci tanto. Ecco che vuol dire essere donna quarantenne oggi. E poi un po' di sana autocritica ogni tanto ci vuole.
  1. Devo mettere sempre un pezzo di post-it a coprire la webcam del computer altrimenti mi sento spiata;
  2. quando esco dall'ascensore controllo sempre che non ci sia un ladro nascosto sulle scale di sopra o gli zombie che salgono da sotto;
  3. non riesco ad addormentarmi se ho più di due piatti sporchi nel lavello;
  4. devo aprire e/o eliminare immediatamente tutte le email che ricevo. Non tollero i "da leggere".
  5. non sopporto se mi rivolgono la parola mentre sto guardando un film, specie se di fantascienza;
  6. cerco sempre di mettere le cose per iscritto, anche con gli amici cari, anche quando proprio non sarebbe il caso;
  7. ho la tendenza a formulare le domande cercando di suggerirne le possibili risposte, in modo che l'interlocutore non divaghi facendomi perdere tempo (intollerabile); 
  8. prima di uscire di casa devo aver staccato la presa dello stereo dalla corrente. Sempre, eh. Sennò mi prende fuoco casa. Per forza.
  9. Sono spaventata dalla guida del 98% delle persone che conosco. Sono inspiegabilmente circondata da gente che non sa guidare manco per nulla. Fingo di avere il mal d'auto per diminuire il numero di viaggi in auto.
  10. Da anni faccio uso massiccio di futureme.org, un sito che consente di auto-inviarsi lettere nel futuro, per esempio tra un anno. Però io lo uso sempre e solo quando sono giù di morale o alterata (ubriaca, febbricitante, stressata, ecc.). Perciò ricevo regolarmente email deliranti da una me stessa psicolabile dell'anno prima e in cui non mi riconosco mai.
Perché poi rileggere queste cose fa bene, è una sorta di auto-analisi dei poveri. Adesso mi sento meglio. Inverto il trend e ora che sono rilassata ne approfitto per inviare un'email senza essere in stato di alterazione alla me stessa del futuro. Ecco.

Ufficiali giudiziari e Paolo Fox

Giustizia e Oroscopo

Gattasorniona ci racconti come hai iniziato questo 2012?
«Ma ben volentieri, caro intervistatore fantasma. Allora in ditta sono arrivati due ufficiali giudiziari in due giorni - sì, proprio uno al dì - per tentare di consegnare degli atti. Siccome il titolare e destinatario delle notifiche è all'estero, nessuno li ha ritirati per paura di lasciare la firma su roba che sicuramente finirà in tribunale. Ecco, questa è la notizia del giorno. Ed è anche la notizia clou di ieri. E questo mi fa riflettere, perché è inutile cercare spiegazioni di questa depressione cronica nei massimi sistemi, nelle micragne della vita contemporanea, nei vent'anni di berluconismo e altre bischerate new age. Perché quando si fa una vita come la mia è inevitabile diventare un tutt'uno con lo spleen depressivo. Diciamo che fa parte del gioco.»

Allora, come reagire? Qual è il modo di sfangarla?
«Non ne ho idea, sto ancora cercando la magica ricetta esistenziale che mi salverà da 'sto baratro nero che m'insegue inesorabile. E questa ricerca mi porta a esplorare territori inaspettati e spesso piacevoli, ad ascoltare le esperienze di persone che alla fine hanno trovato la loro formula per non lasciarsi sopraffare dalla quotidianità melmosa che ci lambisce tutti, di continuo.
Adesso so che la ricetta è molto personale e gli altri, se scelti con cura, possono solo essere fonte d'ispirazione e di conforto. Ma trovare l'alchimia giusta tocca solo a me. E questo lo posso fare anche trovando il coraggio di sfanculare le cose che, sulla base di esperienze passate, so già che non mi porteranno alcun giovamento, né vantaggi.
Perciò lo scrivo chiaramente: addio Paolo Fox, mi hai delusa, non ne hai azzeccata una nel 2011. D'ora in poi si torna da Rob Brezsny

3 primi piatti di alta gastronomia, ma dalla semplicità disarmante, che ti faranno impazzire

La mia spesa di ieri sera che ha ispirato questo post con dedica finale.

Dicono che nevicherà presto. Dicono. Allora a questo giro mi sono premunita in anticipo, in caso rimanessi bloccata in casa come l'anno scorso. Se dovesse succedere, infatti, avrò carboidrati e proteine vegetali a tirarmi su il morale per tutto il tempo che sarà necessario. Senza l'urgenza di ritornare nel mondo a tutti i costi come accade quando certi eventi straordinari ti prendono alla sprovvista e ti manca sempre qualcosa di fondamentale per riuscire a goderteli. E poi ci sono dei cibi che io collego direttamente allo stare in casa e all'inverno.
Tipo le penne lisce Barilla, cottura otto minuti di saggezza popolare pura: dove c'è Barilla c'è casa, perché dove c'è casa c'è pastasciutta.Voilà servito il sillogismo culinario dell'abbrutito. E io mi ci ritrovo in tutto ciò. Eccome. Tornando allo specifco, io sostengo che penne lisce siano fatte apposta per essere abbinate al tonno. Non ammetto repliche: si tratta di un abbinamento perfetto. In questo caso ho scelto tonno al naturale poco calorico, ma che alla fine condirò con olio di olive mediterranee a crudo, per ottenere una pasta al tonno coi fiocchi. Mi raccomando: la vera pasta al tonno è soltanto quella fatta con la "ricetta dello studente", ché tutte le altre varianti sono solo dei volgari tentativi di rendere trendy il cibo che ci ha accompagnati negli anni dell'Università, se si è stati studenti fuori sede o se si frequentavano tanti fuori sede, come nel mio caso. Quindi fare la pastasciutta così provoca momenti proustiani a sfare, con spleen e struggimenti sul tempo che fu, ecc. Con la pasta al tonno si aprono dei mondi dimenticati e mi pare una gran cosa.
Poi ho acquistato dei magnifici ditali rigati con trafilatura al bronzo, qualsiasi cosa sia la trafilatura al bronzo non son mai riuscita a capirlo e ora che ci penso non m'interessa nemmeno approfondire l'argomento. Ditali rigati biologici-mio-malgrado e integrali, sempre marca Coop. A dire il vero è un po' cara come pasta, l'ho pagata sugli 83 centesimi contro i 50 del mezzo chilo della Barilla, ma va bene così: una volta ogni tanto si possono fare certe pazzie in cucina. A questa pasta ci abbino sempre e solo delle lenticchie coop, ovvero: lenticchie secche, reidratate e poi confezionate immediatamente per mantenerne inalterato il gusto. C'è scritto proprio così sull'elegante confezione in brick e io ci credo. Anche questo piatto va eseguito sempre con la "preparazione dello studente": stesse emozioni, stessi momenti proustiani, stesso riaffiorare di mondi remoti e via discorrendo.
Infine l'ultimo piatto del mio kit emergenza-neve: un ottimo riso Carnaroli indicato per risotti speciali, abbinato sapientemente a piselli finissimi raccolti e lavorati in giornata e anch'essi confezionati in brick. Da prepararsi, manco a dirlo, pure questo con la ricetta dello studente così si porta dietro tutte le suggestioni di cui sopra.
Ecco tre abbinamenti gastronomici ideali, con cui iniziare l'anno e affrontare i rigori dell'inverno, che dedico con tutto il cuore alla mia amica L. grande gourmet e pioniera del gusto, anche se non credo legga 'sto blog. Ma non ha importanza.
Infine, ci tengo a precisare che questo post di alta gastronomia non è una marchetta alla Coop. Nemmeno per sogno, sia chiaro. Ieri per caso ho fatto la spesa lì e ho preso i loro prodotti, ma potevano essere benissimo dell'Esselunga, della Conad, del Lidl, ecc. ecc.

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...