Una bella giornata, con riserva


Mi sono alzata senza fretta, concedendomi la mia colazione preferita: tè verde, pane integrale, marmellata di fragole. Poi mi sono preparata per andare in centro. Ho fatto una lunga passeggiata, è pieno di turisti e di polline da far paura; la bella stagione è iniziata alla grande. Quando ne ho avuto abbastanza del sole e della gente, sono andata a rifugiarmi nell'ufficio di un amico. Mi sono accomodata sul suo divano comodo, ho fatto un po' di conversazione alternandola alla lettura del giornale.
Tempo di metterci al corrente sulle rispettive vite e sono uscita di nuovo andando verso la Feltrinelli di via Cerretani e poi alla Edison in piazza della Repubblica. Ho sfogliato qualche libro per aggiornarmi sulle ultime novità, capire se sia uscito qualche cosa di imperdibile (no, non è uscito niente del genere), finché mi ha raggiunta un'amica per il pranzo.
Abbiamo mangiato un boccone facendo conversazione. Dopo il caffè ci siamo salutate con molta calma. A quel punto sono andata a un appuntamento di lavoro sulle colline. Il cliente mi ha offerto un altro caffè e Baci Perugina. Abbiamo parlato con tranquillità di fronte a una finestra su al panorama mozzafiato della collina di Fiesole; i telefoni erano muti e non siamo mai stati interrotti. Adesso mi sento coccolata e appagata dalla bella giornata. Perché è una bella giornata.
Tuttavia poiché nella vita non esiste il godimento fine a sé stesso, adesso sono anche molto preoccupata. Il lavoro è calato. Tanto, per tutti. La crisi si percepisce chiaramente: è nell'aria, come questo maledetto polline che mi irrita occhi e naso di continuo; impossibile non farci caso. Siamo tutti in recessione. Godiamoci il sole, la conversazione con gli amici, le belle letture.

SMS dalla Banca in tempo di crisi



Dalla mia filiale mi mandano sms sgrammaticati con tanto di "ke". Succede solo a me oppure è prassi comune? Lo fanno per apparire simpatici o invece sono proprio alla frutta? Percepisco disperazione in questo SMS, quindi i miei soldi non sono al sicuro. Troppa paranoia? Non credo.

E-book gratis di primavera: antologia di stati di Facebook da condividere!




Inizia la bella stagione ed è il momento per il mio secondo e-book dal titolo squisitamente didascalico: A nessuno interessa che cosa hai mangiato per pranzo! Cinquanta idee mainstream per i tuoi status. A dire il vero più che l'autrice ne sono la curatrice, perché il contenuto di "cotanta opera" non è farina del mio sacco ma frutto dell'intelligenza allucinata collettiva. Io mi limito soltanto a ricoprire il ruolo di bell'esemplare "quasi-giovane" di salmone femmina che risale la corrente dello Zeitgeist contemporaneo*. Per farla breve, si tratta di una piccola antologia di status precotti di Facebook, raccolti dalla sottoscritta come testimonianza di questi primi mesi del 2012 che, è bene ricordarlo, dovrebbero essere i primi mesi dell'ultimo anno di esistenza del genere umano. Almeno secondo i Maya.
E allora, che cosa vorrei conservare in caso di Apocalisse? Gli status testuali del “fate girare, cazzo” che infestano le nostre bacheche di Facebook, naturalmente. Ma solo quelli testuali. Le foto sono più impegnative da gestire, anche se sto pensando di includerle nella prossima edizione. Sì, perché ci sarà pure una prossima edizione che sicuramente conterrà nel titolo lo stantio "2.0". Sempre apocalisse Maya permettendo, ça va sans dire.
All'inizio non avevo alcuna intenzione di fare un ebook con questa roba. Infatti ne ho ricavato un paio di post. Poi ho pensato di dedicargli un blog apposito che ho anche aperto e abbandonato sul nascere. Perché, signoramia, già faccio fatica a tenere in piedi questa baracca, figuriamoci... ecc. ecc.
Infine, dopo una serata tra amici molto alcolica, che abbiamo trascorso a leggere e discutere, tra il serio e il faceto, questi status pieni di luoghi comuni che vanno dal becero all'allucinato, ho deciso che sarebbero diventati un e-book da condividere e da far girare (cazzo).
Sempre dalla mia casa editrice fai da te, le magnifiche Edizioni il Piccione, l'ebook si scarica da qui in formato epub, pdf (ottimizzato "a occhio e croce" per ipad), mobi per il Kindle. Ultima cosa autoreferenziale appalla: la copertina l'ho fatta io, coi colori di Facebook e una bella foto di un polletto sotto cellophane scaricata da internet e ne sono piuttosto orgogliosa. Prendi e porta a casa.

(*) Cfr Tommaso Labranca

Capodanno fiorentino

Il 25 marzo ricorre il Capodanno Fiorentino. Dal Medioevo fino al 1749 in questa data iniziava a Firenze il calendario civile. Da una decina d'anni il 25 marzo è ritornato ad essere una festività ufficiale della città, con tanto di celebrazioni del Comune ed eventi vari.
Venne scelto proprio il 25 marzo perché la data coincide con l'Annunciazione, un capodanno ab Incarnatione, cioè dal momento dell’annuncio della maternità dato alla Vergine dall’Arcangelo Gabriele. Una data molto bella, un capodanno all'inizio della primavera e che Firenze abbandonò solo alla metà del Settecento, nonostante il calendario Gregoriano fosse in vigore dalla seconda metà del Cinquecento, come ci ricorda lo storico, intellettuale, bibliotecario Giovanni Lami sulla lapide affissa nella Loggia dei Lanzi:


Il fulcro dei festeggiamenti del capodanno fiorentino è la Basilica della Santissima Annunziata, fondata dai "Serviti", i seguaci dell'Ordine dei Servi di Maria. Era un ordine di mendicanti, nato all'incirca nel 1233 grazie a sette laici che scelsero ciò che oggi si definirebbe come un downgrade radicale; abbandonarono le proprie attività e si ritirarono in una vita in comune fatta di: penitenza, povertà a preghiera. E mi rendo conto di stare invecchiando in modo preoccupante perché oggi un'ipotesi del genere non mi fa innorridire, anzi mi pare per molti versi accettabile. Per esempio penso subito con sollievo all'abbattimento dei livelli di stress, oppure all'abbandono dei ritmi di vita forsennati che certi percorsi esistenziali donano a chi li intraprende. È davvero un peccato che io sia squisitamente atea, altrimenti potrebbe essere una soluzione interessante, da valutare con attenzione non solo come scelta spirituale ma anche come soluzione molto concreta, per risolvere il problema della pensione che senz'altro non ci toccherà. A parte la polemica, ma son giorni di fuoco, questi, mi rendo conto di quanto lo stress sia una "piaga verticale", vecchia quanto la storia dell'umanità. Infatti i Serviti ebbero un grande successo e sulle loro orme nacquero tante nuove comunità di gente che mollava tutto per ritirarsi in monastero a far vita frugale ma di comunità.
Tutto questo per dire che oggi, alle 10:20 al Palagio di Parte Guelfa avrà inizio il Corteo Storico della Repubblica Fiorentina che sfilerà per le vie del centro fino alla Basilica della SS. Annunziata.


iFone


Quando avevo il vecchio blog* scrissi un post su Mohammed, vù cumprà del paese e all'epoca grosso distributore di cover per cellulari taroccate. Il tempo passa e il fare impresa dà i suoi frutti: Mohammed ha ingrandito il suo giro e ora vende anche cellulari cinesi, splendide imitazioni dei più blasonati iphone. Da fedele fan di Tommaso Labranca, quando li ho visti sono andata in brodo di giuggiole:
- Santo cielo, Mohammed, sono bellissimi!
- Lo sapevo che ti garbavano. Ti fo un prezzo buono...
- No no, non lo voglio, non mi serve...
- Guardalo bene, lo so che ti garba...
- ...
Adesso abbiamo un nuovo cell. di famiglia. Naturalmente non è nemmeno uno smartphone, è tutto finto. E noi ne siamo molto orgogliosi anche se abbiamo paura a telefonarci perché si surriscalda subito in modo anomalo e allora ci siamo messi in testa che sia cancerogeno. Ma vuoi mettere la soddisfazione estetica?

* Il post non è più online ma fa parte del mio ebook.

Buoni propositi estemporanei

Ah, se Martin avesse potuto aprire il suo blog...

Devo imparare a gestirmi il tempo. Invecchiando, ogni giorno mi rendo conto sempre più che il tempo è fondamentale e quello che buttiamo per le bischerate altrui è sprecato e non ce lo restituisce nessuno. Una considerazione banale, forse, ma che almeno io faccio fatica ad accettare fino in fondo. Il risultato è che mi lascio sempre vampirizzare il tempo dagli altri, nonostante conduca un'esistenza piuttosto solitaria*. Ma non è colpa loro (degli altri, intendo), sono io che non sfanculo a sufficienza e la mia pacatezza viene scambiata per diponibilità totale ed empatia. Allora faccio un buon proposito per il futuro, senza che sia l'inizio dell'anno o qualche data topica, che le cose estemporanee son quelle durature: d'ora in poi voglio sfanculare di più. All'atto pratico non ho ben capito come muovermi, ma sono sicura che solo scrivendolo avrò degli input inaspettati. Ottimista dentro. Adesso ho una strana sensazione di déjà vu che non mi so spiegare...


*A proposito, se ci fosse uno psicologo, psichiatra, life coach, ecc. di passaggio, mi contatti immediatamente: gattasorniona@gmail.com, ché ha trovato la gallina dalle uova d'oro.

L'imprenditore farlocco: figure professionali della contemporaneità


Giorgio Mendella inquartato dall'età. Quando penso al prototipo di imprenditore delinquente mi viene in mente  per primo sempre il suo nome. Mi ricordo ancora le sue televendite appassionate delle multiproprietà sul mar Nero e i racconti sensazionali delle convention all'americana che faceva a Viareggio. Ah, i mitici Anni Ottanta... 
Disclaimer a quanto pare necessario. Questo post non parla di Giorgio Mendella, ma di un altro imprenditore fiorentino che ho conosciuto personalmente e con cui ho collaborato l'anno scorso. La foto l'ho scelta solo per motivi nostalgici e - ripeto - non fa riferimento al contenuto del post che infatti racconta altre cose (basta leggerlo). 

L'imprenditore farlocco è una razza in espansione, mi dicono i più informati. E in effetti io mi ci imbatto sempre. Non capisco il perché io c'abbia 'sto karma fastidioso. L'imprenditore farlocco lo riconosci perché non ha un'azienda "fisica", né un indirizzo chiaro, ma si appoggia all'ufficio di un suo vecchio amico di infanzia che ha intortato non si sa come, e quello c'è cascato come una pera cotta. «Mal voluto unnè mai troppo,» dicevano gli anziani in campagna. E infatti. L'imprenditore farlocco si installa nell'ufficio dell'imprenditore bischero, senza una riga di contratto perché siamo tutti amici e faremo grandi cose, invadendo a poco a poco tutto lo spazio e stravolgendone l'impostazione. L'imprenditore farlocco c'ha le manie di grandezza, comincia ad acquistare di tutto, senza porsi il problema del pagare. Si permette pure una scultura post-contemporanea orrenda, presa sicuramente su Telemarket: un grumo di cemento avvolto da un neon tristissimo che si accende e fa una luce funerea. Chiama un elettricista per fare l'installazione dell'opera e fissarla tramite dei perni nel muro in modo che non caschi all'improvviso, uccidendo qualcuno dei lavoratori al nero che ha "assunto" tra mille promesse e un milione di cazzate. L'imprenditore farlocco non paga nulla, l'elettricista torna in ufficio più volte, sempre più minaccioso, prendendosela con l'imprenditore bischero perché il lavoro non gli è stato pagato. L'imprenditore farlocco si eclissa per giornate intere, dicono abbia il problema del bere o della cocaina. Tutti sperano che qualche spacciatore gli faccia un culo così ma questo per adesso non è successo. Ma continuiamo a sperare. L'imprenditore farlocco cavalca il trend del momento: delocalizza in Tunisia assumendo laggiù personale incompetente e mandandoci personale dall'Italia ancor più incompetente - anzi, proprio ai limiti della demenza - e così va tutto allo scatafascio sul nascere. Arrivano le denunce, ovvio. Perdo di vista l'imprenditore farlocco all'improvviso, appena mi rendo conto che l'ultima fattura non mi è stata pagata e non voglio aumentare i crediti nei suoi confronti, ché l'avvocato costa e sono pratiche infinite, ecc. ecc.
Un giorno camminando per il centro incontro l'imprenditore bischero. Mi conosce appena ma si sfoga subito, raccontandomi che non ha mai ricevuto un euro di affitto né di rimborso spese dall'imprenditore farlocco che naturalmente continua a farsi i cazzi suoi e si crede davvero il gemello spirituale di Steve Jobs, anche se tutta la sua attività consiste in uno shop online, creato su piattaforma opensource, dove tenta di vendere scarti di magazzino a prezzi scandalosi. L'imprenditore bischero mi racconta che hanno avuto gli ispettori del lavoro a fare un controllo all'acqua di rose e che arrivano continuamente in ditta creditori e gente fregata nei modi più variegati o che avanza dei soldi e spesso se la prende con l'imprenditore bischero. Ripeto: mal voluto unnè mai troppo. Io suggerisco prontamente all'imprenditore bischero di mandarlo affanculo. Lui annuisce triste e mi dice che sono una brava ragazza, mi offre un caffè perché ha voglia di sfogarsi un altro po'. Quando ci salutiamo ha le lacrime agli occhi. A me invece scappa da ridere perché ci sono in giro personaggi così. E rimangono sempre a galla.

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Aggiornamento. Su questa vicenda ho scritto un romanzo tragicomico (più comico che tragico, dai). Si intitola L'Alba dei Farabutti e si trova qui:

Sfanculare lo sfanculabile e riappropriarsi del blog

Questo non è un post, è l'affermazione di un diritto sacrosanto. Lo farò in modo sconnesso perché ho poco tempo, devo andare a far la spesa e poi ho un corso di quelli da anziana che vuole tenersi impegnata riesumando interessi remoti, ma di cui racconterò un'altra volta. Son settimane, infatti, che non riesco a postare nulla, porca miseria. Mi sono resa conto di avere il tempo libero che di solito dedico al blog, precettato dai blog e dalle "e-beghe" altrui. E allora dico basta e sfanculo lo sfanculabile, spippolando questo stream of consciousness distopico, tipico di ogni fine giornata. Non che sia una vittima, sia chiaro, faccio anche i miei porci affari. Per esempio ho barattato la configurazione di un blog personale su piattaforma WP con una lettura estemporanea di tarocchi. Esperienza ganzissima a dire il vero. Io ti metto su il blog e tu mi leggi i tarocchi. Niente male. E poi mi chiedo: ma il blog non era già morto e sepolto? A quanto pare no, me ne accorgo dalla durata della pausa pranzo che prima dedicavo interamente al mio hobby preferito, e che adesso è occupata da veri e propri ticket di assistenza su post e template altrui. Pardon fino adesso, perché d'ora in poi si cambia musica. E poi mi irrita la gente che scopre il blog nel 2012. Suvvia, come si fa? Fatelo pure ma non mi coinvolgete come se tutto fosse nato oggi e il vostro esser-ci dipendesse da me. Dai, via! Per l'ennesima volta ringrazio il cielo del mio anonimato qui! :) Perché io di cose da raccontare ne avrei a tonnellate e mi rilasserebbe un monte avere il tempo per scriverle. Per esempio, lo scorso fine settimana ho visitato il Taste, la mostra del mangiare e bere figo che viene fatta ogni anno a Firenze. Ho partecipato a tutte le edizioni e ogni volta la trovo sempre un po' più farlocca, con prodotti spesso normalissimi. Però è divertente, si mangiano un sacco di robine buone e poi ci trovo un mare di gente per far salotto. Pardon: è un ambiente stimolante, si degustano le eccellenze della tradizione enogastronomica nazionale e infine gli aspetti del food life style e della cultura del cibo di qualità qui trovano la location ideale. Ecco. Tempo esaurito.

Meglio un buon libro


«Il Festival di Sanremo? Ma stai scherzando? Meglio un buon libro.» Questa risposta mi è stata data dalla coppia sposta e impegnata di turno quando l'altro giorno, tutta entusiasta, ho proposto una visione collettiva di almeno una serata del Festival di Sanremo appena concluso. La coppia impegnata mi ha guardata malissimo e classificata come minus habens della situazione. Perché loro sono di quelli che dicono: meglio un buon libro. Ma io stavo solo proponendo una serata con pochi amici, qualche pizza e  birra e tante chiacchere - diluite tra quelle nostre - sulla tizia senza mutande e sul presunto vizietto coprofago di Morandi di cui non sapevo nulla, ma che a mio avviso è leggenda urbana ideale per far di ciane in una serata tra amici. La coppia impegnata mi ha sfanculato il concetto di serata in amicizia, altro che buon libro. Certo avrei evitato Celentano perché - senza entrare nel merito dei contenuti - proprio non lo  reggo quel suo fare da ubriaco che millanta lucidità, ma sarebbe stato carino fare un ascolto critico e pettegolissimo delle canzoni in gara. Insomma: "meglio un buon libro" mi ha cassato la serata. E vabbè, avevo proposto la cosa all'ultimo minuto, così imparo a non selezionare gli inviti e "le genti" a cui li rivolgo. Tuttavia conoscendo bene i due soggetti in questione, il loro concetto di "buon libro" mi spaventa molto di più della visione di qualsiasi Festival di Sanremo.
Perché la coppia impegnata ha il televisore ultra piatto su cui si sfondano gli occhi ogni sera e poi e non son certo due lettori forti i miei amici. Di libri in casa loro ne passano davvero pochi e solo quelli che hanno ottenuto l'imprimatur di Fazio o di altri programmi tv che adesso non mi vengono in mente ma che forse non conosco nemmeno. E quando gli capita di leggere un libro informano immediatamente gli amici di Facebook dell'impresa in corso, con status eroici del tipo: Ragazzi, cerchiamo di passare più serate a casa: stasera divano e un buon libro, relax e cultura! Ecco mi fanno anche tenerezza, ma poi mi fanno incazzare perché giudicano. Vabbè lo faccio anche io, ma io ho un blog senza nomi né cognomi, creato apposta per questo scopo... mi sembra più urbano.
Allora la serata Festival è saltata e me ne sono rimasta a casa, ho visto qualche episodio arretrato di Fringe che fa sempre piacere e mi diverte un casino nonostante la trama stia implodendo ogni puntata sempre più. No, l'altra sera non mi andava di leggere un buon libro.

Non ci sono più le mezze stagioni, col freddo si consuma di più e altri luoghi comuni


Oggi a Firenze c'è un sole che spacca le pietre. Il freddo si è mitigato all'improvviso. Stamani mi sono accorta di aver bevuto quasi una bottiglia di rum in poco più di una settimana di serate gelide trascorse a casa. Eccoci al dunque:  benvenuto alcolismo della casalinga disperata sul serio, quella che tiene il bar degli alcolici sotto al lavello della cucina. Comunque ho deciso di continuare su questa strada della perdizione e, in caso arrivi ai sessant'anni (non è per nulla scontato), inizierò a nascondere svevianamente bottigliette di rosolio scintillante negli armadi della biancheria, per un alcolismo vintage e sottotono che mi piace molto come immagine della me stessa del futuro. Ma non è solo l'alcool. Ho mangiato anche cioccolata fondente e caramelle d'orzo in quantità, ma solo perché era il freddo a chiedermelo. Adesso basta. Carboidrati e grassi, intendo. D'ora in poi tante verdure e cucina vegetariana, ché anche la carne mi ha annoiata, signoramia. No no, Celentano non l'ho visto l'altra sera. Guardi, non per essere scortese ma proprio non m'interessa quel che ha detto nel monologo a Sanremo. Signoramia, tanto per esser chiari: mi "rimbalza alquanto" l'opinione di Celentano su alcunché. Come dice? Sì, le ho prese ai saldi queste scarpe.

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...