Il terremoto, sfogo terapeutico di una nottata di merda

Una foto del terremoto da Twitter di @massimosesena 

Sono tutta rincoglionita. Svegliarsi alle 4 del mattino con la camera che si muove fa paura. E sono a Firenze, lontana da dove la terra ha tremato davvero facendo danni e vittime.
Quando dicono che le lampadine alogene non vanno cambiate a mani nude hanno ragione: poi si rompono subito. Così ho aspettato al buio, seduta sul letto, che quella scossa interminabile passasse. Stavo lì paralizzata, con lo sguardo fisso sull'armadio lì davanti. Se mi fosse caduto addosso, molto probabilmente non mi sarei spostata: sarei morta all'istante, per colpa di quel coso bianco a quattro ante in stile pre-ikea, solo perché ero completamente paralizzata dalla paura. Poi non so come sono riuscita ad alzarmi, vestirmi velocemente e di nuovo un'altra scossa più lieve. Ho acceso Twitter, ho iniziato a leggere i primi tweet con hashtag #terremoto. Tramite triangolazioni casareccie ho capito più o meno dov'era l'epicentro. Ho visto le prime foto di alcuni crolli di edifici, gente in strada e gente che affollava i bar in cerca di un primo conforto. Ho inviato a mia volta un po' di tweet anche io, dove, tra le varie cose, ho detto che non era bello stare in casa da soli in circostanze come queste. Un paio di persone mi hanno mandato tweet di solidarietà che mi hanno fatto tanto piacere perché ero molto spaventata anche della mia reazione passiva. Piano piano poi mi sono rilassata un pochino, nonostante avessi ancora paura ad alzarmi dal divano e mi fosse preso un freddo atroce. Stavo meglio ma non riuscivo a muovermi. Poi mi sono addormentata o svenuta, non ho capito. Quando mi sono svegliata mi sono trascinata nel letto dove ho dormito male fino a mezzogiorno, sognandomi scosse che in effetti ci sono state sul serio e stanno continuando, quindi non era poi tanto un sogno. Questa è la mia nottata. La ricca colazione fuori tempo massimo al bar, con pasta strabordante di crema pasticcera e mela me la sono meritata tutta. Credo.

Libri e letture, il conto della serva.

Prendo spunto da questo articolo di Nicola Lagioia che ho letto sul sempre ottimo blog di Giuseppe Genna per fare una riflessione - autoreferenziale come garba a me - sulla lettura e sui libri, nelle loro svariate forme e manifestazioni. Ho scoperto di essere una cosiddetta lettrice forte perché leggo per diletto all'incirca una cinquantina di libri all'anno, forse più. Di questi ne acquisto più della metà, mentre gli altri per la maggior parte li prendo in prestito oppure li scarico. Poi ne leggo anche una ventina per lavoro, tra manuali e testi vari. Sono stime fatte a occhio e croce, basandomi sull'esperienza, perché non mi piacciono gli strumenti come Anobii e Goodreads che permettono di tenere un conto preciso di ciò che si legge a patto che si aggiornino con costanza. Ma con le "cose online" io sono un'incostante patentata: l'unica cosa a cui mi senta legata è il blog e basta. Per il resto vale il detto fiorentino: "icché c'è c'è". Ma non divaghiamo. Dunque, dicevo che sono una lettrice sfegatata, ho le mie passioni/fissazioni e seguo abbastanza le novità. Compro tanti libri, anche per lavoro, non saprei quantificarne esattamente il numero, l'ho già detto, ma tra piacere e lavoro ne compro tanti. Tuttavia nella libreria canonica cerco di spenderci il meno possibile. Certo, la bellezza di un libro fresco di stampa, intonso e profumato (ebbene sì!) è impagabile, ma io subisco più facilmente il fascino di altri tipi di rivendite. Da sempre, infatti, frequento negozi e bancarelle del libro usato e, da qualche anno a questa parte, vado a fare acquisti anche nei mercatini in conto vendita dove trovo meno varietà, ma prezzi decisamente migliori. Inoltre qualche volume lo prendo su Ebay: grazie agli "alert" riesco a trovare a prezzi buoni "rarità" a cui ho fatto la bocca da anni. Poi sono un'appassionata, senza se e senza ma, degli ebook e possiedo un lettore con tecnologia e-ink da più di tre anni. Non riesco a ricordarmi come facessi prima di averlo. Ripeto: io sono un'entusiasta dell'ebook reader, il lettorino ha arricchito il mio ampio spettro di reperimento delle letture e da quando ce l'ho leggo di più. Molti volumi che di solito prendo all'usato (più che altro fantascienza e orrore), spesso me li scarico anche dalla rete e me li porto dietro per leggerli con comodo, per esempio in viaggio. Contrariamente a quanto mi capita di leggere su forum e blog, che a quanto pare sono frequentati da tanti simpatici luddisti impauriti, il possesso del lettore ebook non mi ha allontanata dai libri di carta che continuo a comprare e a leggere. Non so in quali percentuali, non m'interessa saperlo, so solo che è un'offerta in più e in certi casi è più comoda della stampa ordinaria. Quando vado in libreria sto attentissima agli sconti e ho una gerarchia mentale - personalissima e insindacabile - di cosa acquistare, con quale priorità e a che prezzo massimo. Sento puzzo di fregatura quando trovo volumi con poche pagine e caratteri da ipovedenti per allungare la minestra sciapa a venti Euro di prezzo di copertina. Mi sembrano una presa per il culo e allora ritiro il braccino e non compro. Poi non leggo i libri scritti da vip che si sono improvvisamente convertiti alla "letteratura". Forse per pregiudizio - per carità nessuno è perfetto - in realtà perché non ne ho mai trovato uno che mi abbia incuriosita e fatto venir voglia non dico di leggerlo, ma almeno di dargli un'occhiata approfondita. Io so solo che non voglio spendere venti Euro per un libro mediocre di poche pagine che mi dura una serata e che poi non rileggerò più, quindi cerco di informarmi prima di comprare e lascio perdere in attesa di saperne di più quando sento puzzo di farloccheria. Proprio così: sto attenta al rapporto quantità/prezzo. La qualità invece è un'altra cosa e mi baso sulla mia esperienza personale e su informazioni che acquisisco da fonti personalissime e selezionatissime. Sono un'entusiasta delle raccolte "tanta roba a prezzo modico"; adoro la collana i Mammuth di Newton Compton, per esempio, anche se poi sono difficoltosi da leggere perché scritti troppo fitti. Non ho molta simpatia per i volumi presentati da Fazio e affini, mi sanno sempre di letture farlocche, forse per un mero pregiudizio personale e, ripeto, insindacabile. Tranne alcune eccezioni, naturalmente, per esempio, un libro che ho amato molto quest'inverno è stato il Cimitero di Praga che ho scoperto in televisione da Fazio, oppure in altre trasmissioni "paraculturali" simili, anche se c'è da dire che se non l'avessi visto in tv l'avrei sicuramente letto lo stesso. L'ho preso in prestito alla biblioteca di quartiere e l'ho letto con gusto. Quando leggo i miei polpettoni Urania o affini li cerco sulle bancarelle, per prenderne di più a un prezzo inferiore. Una volta letti li rivendo o li presto a sacchettate perché non sono interessata a conservarli, solo quelli che mi piacciono particolarmente che allora cerco in altre edizioni o in lingua originale se scritti in una lingua che conosco. Ho amici anime buone che mi prestano letture più o meno valide, soprattutto quelle meno valide, della serie: "questo non lo comprare, fa cacare, te lo presto io," oppure "mi hanno puppato 15 Euro per 'sta cosa ignobile, non fare lo stesso errore..." ecc. Sono indignata per i prezzi dei libri: all'estero (Francia, Inghilterra, USA per la mia esperienza) costano molto meno. Negli ultimi anni, forse dall'avvento e per "colpa" dell'Euro ci sono stati degli aumenti mostruosi del prezzo dei volumi in libreria. Non giustificabili in questa proporzione, secondo me. Ma è un'osservazione che si può fare per tanti altri settori merceologici, quindi lascio perdere perché non ho elementi per puntare il dito. Io ho gusti trash, non lo nascondo, ma allo stesso tempo ho anche interessi particolari che mi richiedono visite periodiche alla Biblioteca Nazionale, perché Google libri è meraviglioso ma certi volumi nella sua interezza li trovo solo in Nazionale o in altre biblioteche maggiori. Tutto questo discorso a ruota libera per dire che, a mio avviso, la crisi dell'editoria non è una crisi dei lettori. La biblioteca di quartiere in cui vado più spesso è sempre piena di gente e al prestito/restituzione ci trovo perennemente la fila di utenti. Ed è una fila che mi fa molto piacere fare. Ci sono tanti anziani e genitori con i bambini, oppure vecchie zitelle che leggono compulsivamente. Ehm. E io sono contenta di aver preso in biblioteca certi libri perché sarebbero stati soldi buttati nel rapporto costo del volume e godimento conseguente. Sì sono sempre su quella faccenda di prima, il rapporto quantità/prezzo. Non so quale sia la soluzione a questa crisi, non sono un'editrice non ho il termometro del mercato (anzi un po' sì, ho le mie Edizioni il Piccione, ma questa è un'altra storia), ma in libreria vedo tanti volumi sciatti a un costo troppo alto. Allora sono d'accordo con l'autore dell'articolo quando scrive che la fuga dei lettori avviene  perché si sono "stancati di essere menati per il naso". Perché io non amo l'atteggiamento delle case editrici: siamo considerati consumatori passivi nel momento in cui c'è da comprare e da sborsare soldi. Al minimo dubbio, alla minima critica, il "prodotto libro" ritorna a essere Cultura con la c maiuscola e allora qualsiasi obiezione o critica sul prezzo diventa blasfemia da stigmatizzare. Il conto della serva.

L'anello di Möbius


Quando ero piccola ho inventato l'anello di Möbius . Esisteva già, ok, ma l'ho inventato anche io. Andò così. Mi avevano regalato dei rotoli di carta da calcolatrice che si erano ingialliti e non potevano più essere utilizzati. Allora ci costruivo lunghe strisce di Moebius e poi le disegnavo tutte - quasi sempre paesaggi con alberi, fiori e bambini con palloni e palloncini - sul quel foglio con una sola faccia. Si potevano indossare, oppure potevano decorare benissimo qualsiasi ambiente. Oppure potevano costituire la previsione puntuale, tramite arguta metafora, della mia esistenza futura. Comunque sia, senza falsa modestia: autentici sprazzi di genialità. È che mi ha fatto molto piacere ritrovarne un pezzo tra delle vecchie foto da scansionare.

Sosta dal lampredottaio




Da buona fiorentina doc mi fa sempre tanto ridere quando dai vari lamporeddottai in giro per la città si fermano forestieri che fingono entusiasmo per il nostro celebre panino, solo perché ne hanno sentito parlare con commozione da qualche oriundo nostalgico, ma senza aver ben chiaro di che si parli e di che roba sia. Ecco il lampredotto è uno dei quattro stomaci della mucca e si presenta come tale: una massa informe dal colore poco invitante grigio/beige. Wikipedia lo descrive benissimo:
È formato da una parte magra, la gala, e da una parte più grassa, la spannocchia. La gala è caratterizzata da piccole creste (dette gale) di colore viola dal sapore forte e deciso. La spannocchia invece ha un colore più tenue ed un gusto più morbido. Di colore scuro, prende il nome dalla lampreda, un tipo di anguilla una volta molto abbondante nelle acque dell'Arno, di cui ricorda la forma.*
Poesia. Ma son tanti quelli col sorriso tirato che fingono di avere l'acquolina in bocca, mentre il paninaro tira fuori dalla pentola il pezzo intero e ne taglia quanto gliene serve per imbottirci il panino. Poi sminuzza sul tagliere quel pezzo di medusa grigio/beige in piccoli pezzi, ma non troppo piccoli. Li raccoglie con la lama del coltello e li sistema sulla metà inferiore del panino a cui avrà tolto un po' di mollica centrale. Alla fine l'inzuppo della parte superiore del panino nel brodo di cottura dove riposa la bestia informe, può arrivare a togliere l'ultimo barlume di sorriso all'ignaro turista che pensava di mangiare chissà che altro.
Può fare schifo, ci mancherebbe. Io l'adoro e me lo farei in vena, tuttavia altre frattaglie mangiate in varie zone d'Italia mi hanno fatto cacare e non mi sono vergognata a dirlo lì per lì.
Ma oggi è stato divertente vedere tre o quattro casi del genere e il lampredottaio un po' alterato all'ennesima richiesta di condirlo col ketchup.

Fa un certo effetto!


Nell'edizione rara con copertina a colori. Fa un certo effetto... :)

Ovvio p.s. si scarica dal link nella colonna qui a fianco, gratis, naturalmente; Amazon non mi permetteva di caricarlo in solo download...

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

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