Auguri e una riflessione sul calo delle visite sul blog

Collage di immagini dalla prima versione del blog.

Dopo aver letto il post di fine anno di Leonardo, incentrato sulla diminuzione inesorabile dei suoi visitatori, anche io ho fatto mente locale su quello che accade in questi luoghi.

Come tanti altri, anche questo vecchio blog non ha più le visite di una volta. Diciamo pure che non ha manco la metà dei visitatori dei vecchi tempi, i cosiddetti tempi d'oro dei blog, quando esistevano le blogstar e c'era tutto un fermento per questa novità.

Il potere isolante dei libri



Nota veloce che ho freddo e poco tempo per scrivere. Ho un desiderio piuttosto forte: vorrei passare questi giorni chiusa in una biblioteca antica, una di quelle di famiglia blasonata, possibilmente in un castello suggestivo. Una stanza grande, con le comode poltrone di pelle, tanti punti luce, caminetto acceso, legno dappertutto, tappeti persiani e un ottimo angolo bar con i migliori whisky.
Vorrei chiudermi in un posto del genere fino alla Befana compresa. Ma non per l'amore per i libri, e nemmeno per l'odore della carta. Piuttosto per il sottovalutato, ma per me fondamentale, potere isolante della carta.

Ma Matteo: proprio con i più sfigati te la dovevi prendere? Il Santo Natale si vede dalle piccole cose quotidiane...


La tipa dietro la scrivania è immersa in un libretto Sellerio tutto sbertucciato, con il bollino della biblioteca di quartiere.
Da dove mi trovo non vedo il titolo, riesco a leggere solo: Camilleri.

La tipa legge senza curarsi del resto, non ha risposto nemmeno al mio "buongiorno".
La osservo rapita, ha una faccia arcigna che in giro se ne vedono poche di così antipatiche.
Di tanto in tanto, appoggia il libro sul tavolo e sottolinea qualche frase a matita.

Conversazioni della pausa pranzo: Twitter, Renzi ed altre cose


- Ma come, tu fiorentina d.o.c. non segui il Renzi su Twitter... E come mai, per curiosità?
- Guarda, Twitter è il meno: io il Renzi non l'ho nemmeno votato per sindaco, figuriamoci se...
- Ma icché c'entra codesto? Su Twitter tu lo potresti anche seguire. L'è sempre il presidente del Consiglio.
- In effetti, ma poi...
- Via, anche solo per informarsi; insomma ora come ora non è mica tanto trascurabile come personaggio...
- Ho capito. E hai ragione, lo so. Ok, seguiamo il Renzi.

E se la felicità più duratura stesse nelle piccole cose?

Riflettevo su un post che ho scritto giorni fa. Secondo alcune ricerche risulta più veloce superare i grandi traumi rispetto a quelli più piccoli. Per le batoste più leggere non partono le difese naturali che si attivano automaticamente nel caso dei colpi grossi, e allora lasciarsi alle spalle la brutta cosa diventa più gravoso.

Ma tutto ciò vale anche al contrario?

Come aumentare i propri follower e rafforzare la presenza su Twitter. Considerazioni dopo aver consultato numerosi blog del settore. CHE COSA È SUCCESSO A BROOKE?

Non sono molto portata per Twitter e me ne curo il giusto. Addirittura c'era un tempo in cui cancellavo settimanalmente i follower. Li testavo e li cancellavo, pensavo che una decina, massimo venti fossero più che sufficienti.
"Pochi ma buoni", ché il casino ipersociale era su Splinder e su Facebook.
Poi tutto è cambiato e Twitter ha iniziato a darmi più soddisfazioni di Facebook. A dire il vero non è proprio così, io vado a periodi, un po' Twitter un po' FB come preferito del cuore. Ora sono nella fase Twitter.

Lui dice di essere conte, ma invece sta in un seminterrato alla giapponese



Sono una persona fortunata.

Professionalmente, intendo.

Sono costantemente, quotidianamente circondata da persone che frullano, fibrillano. Good vibe a iosa. Progetti, idee, start up, visioni, ecumenismo tecnologico tout court.
Persone di spessore che sono consapevoli di aver tanto da dare e da trasmettere al mondo. Il mondo, ok? Niente paesello o cittadina: benvenuta globalizzazione delle idee e delle energie creative.
Sinergie. Io sono un visionario, tra quattro anni questo modello sarà la norma. Investimento è la parola d'ordine. Vision, mission.
Stiamo vendendo a Tokyo, siamo stati presenti alla Fiera più importante del Giappone, a fianco dei colossi. Siamo una realtà dinamica, non ci fermiamo perché questo paese ha bisogno di una spinta vera, di un impegno reale.
Noi stiamo qui, abbiamo scelto di stare qui. Lo vogliamo. La nostra parola d'ordine è sostenibilità, chilometro zero, non ci interessa il profitto: la priorità sono le persone. Qualità. La qualità sempre. Made in Italy. Piccolo è bello. L'attenzione ai dettagli.


In tutto ciò c'è qualcosa, qualcosa di molto familiare.

Ma non mi viene in mente. Mi scervello.

Santo cielo, ora lo so.

Illuminazione e fastidio.

Riprova: cogli i segnali, le sfumature. Guarda nelle pieghe, analizza le smagliature. Dai, sveglia.

È il momento di essere incisiva.

Mi schiarisco la voce, entrando in "modalità 5 ottobre 1966".
È facile, siamo nell'era di Instagram, sappiamo che la realtà è solo una questione di filtri colorati intercambiabili. Tu me la racconti come ti pare, io cambio le lenti e la vedo in un altro modo.

La vedo com'è, appunto.

Perché io ho una guida fidata: la teoria del semiterrato alla giapponese.

Eccola:
  • DIARIO: Firenze 5 ottobre 1966. Oggi 5 ottobre ho traslocato a casa di un amico del babbo.
  • Conte Mascetti: Che è?
  • Luciano: Il diario che la signora maestra ci fa tenere alla fine di ogni giornata.
  • Conte Mascetti: Brava, intelligente codesta maestrina.
  • DIARIO: Lui dice di essere conte, ma invece sta in un seminterrato alla giapponese, tutto ghiaccio e umido, senza telefono, senza acqua calda, col cesso coi piedoni e un fornelletto dove la moglie c'ha cucinato una frittatina di due uova, che abbiamo mangiato in tre più un rinforzino, come lo chiama lui, di nove olive di numero, mezz'etto di stracchino e un quarto di vino sfuso. Tutto, vitto e alloggio, per 150.000 lire che mi pare proprio una rapina anche se lui, per fare il conte, chiama castello un aggeggio di tre locali. 
  • Luciano: Loculi. 
  • DIARIO: Di tre loculi. Dove mi toccherà dormire assieme alla moglie una donnetta secca e rifinita come il suo nome: Alice. E la figlia, Mela, che per fortuna non dà noia, perché è una handicappata, incapace di parlare e camminare alla sua età. Io dico che codesto conte o è un gran bugiardo, o si è ridotto proprio come un disperato.
  • Conte Mascetti: 10 e lode...

Parliamo del pagamento? Chiedo con nonchalance.

Sa la crisi, non c'è trippa per gatti, purtroppo le cose vanno come vanno.
Non abbiamo credito, facciamo a 90 giorni?
Con o senza fattura?
Sì, lo so, sono poche centinaia di euro, ma le assicuro che non possiamo fare altrimenti. Purtroppo, lei lo sa, di questi tempi... Abbiamo grattato il fondo del barile.
Pensiamo di emigrare come ha fatto l'Azienda Tal del Tali, [abbassando la voce, quasi sussurrando] sa sono in Svizzera adesso... Abbiamo ridimensionato, purtroppo. Downgrading.
Le attrezzature? No, non possiamo investire. Le banche non ci danno tregua...


Eccolo il monolocale alla giapponese.


In alcune occasioni occorre essere Lucianino.

Fenomenologia dell'odio per l'apericena nelle cronache di vita vissuta


Da quella sera non ci siamo più visti... ma come mai? Che fine avete fatto, ragazzi? Non siete mai liberi... allora ditevelo che ve la tirate! Eh eh eh. Dai allora la prossima settimana si fa l'apericena.


Brividi.
Ma almeno questa volta l'intenzione è manifesta.
Ho tutto il tempo di farmi venire la bronchite.
O il classico dei classici per smarcarsi dalle situazioni sgradevoli: il disturbo intestinale.
L'altra volta mi, anzi ci avevano colti alla sprovvista.

Non è detto che la cosa peggiore che ci possa capitare sia quella che alla fine ci procurerà i danni più duraturi



Ieri, facendo la spesa alla Coop, non ho trovato il mio shampoo preferito. Non ci volevo credere: sono rimasta imbambolata per non so quanti minuti di fronte allo scaffale, ripercorrendo con lo sguardo attonito tutti i flaconi colorati, uno per uno, senza scorgere quello che cercavo.

Mi sono guardata intorno per protestare, ma in quel momento non c'erano commessi a raccogliere la mia accorata lamentela passivo-aggressiva.

Ombretta e la crisi

Ombretta dà SEMPRE buca al primo appuntamento. Devi fissarci almeno due volte se la vuoi beccare.
Ombretta millanta sempre emergenze incredibili.
- Allora ci vediamo dopo?
- Ahhhh, giàààà.... nooo.... oddìo oddio oddìo.
- Che è successo? (Ci casco ogni volta)
E giù tragedie stocastiche a scopo perculatorio.
Sua figlia va dal medico d'ugenza almeno una volta ogni due mesi.
- Purtroppo dobbiamo rimandare l'appuntamento, lo so è l'ultimo minuto, ma alla bambina hanno trovato... oddìo, non ce la faccio nemmeno a pensarci... la porto dal medico e ti richiamo... ciao ciao ciao.

Si chiama "tecnica Mascetti", la conosciamo tutti.:

Fenomenologia dei pensieri negativi che mi (ci) accompagnano passo passo, giorno per giorno



Sto cercando di occuparmi il più possibile del mio benessere. Dopo una certa età queste cose diventano molto importanti. Adesso per me è tutto un fare attenzione alle energie, alle negatività, alle persone troppo "needy", come dicono gli americani che in quanto all'esaltazione delle prospettive individuali sono maestri indiscussi.

Godetevi anche questi 60 euri e ciao

Oggi il babbo mi ha accolta al consueto pranzo domenicale annunciandomi gongolante che dovrò pagare il canone RAI anche se non ho la tv.
«Non è giusto, babbo.»
«Saranno una sessantina di euro all'anno e li prenderanno dalla bolletta dell'Enel. Dalla bolletta di tutti, capisci?»
«Ho capito, babbo, ma non è giusto. Io non ho la tv, vado a vedere Real Time dagli amici, lo sai. E poi i programmi della RAI non mi piacciono. Sono identici a quelli di Mediaset, pubblicità compresa. Perché dovrei avere il desiderio di guardare quella roba?»
«Chi se ne frega di quello che fai te. Piuttosto pensa a tutti gli evasori che se dio vuole d'ora in poi dovranno pagare.»
Poi mio padre ha fatto un elenco -in effetti piuttosto lungo - di persone che conosce che non pagano il canone, ma che hanno la tele a casa. Da adesso, volenti o nolenti, glielo prenderanno dalla bolletta della luce e lui pagherà di meno proprio perché pagheranno tutti.
Io invece sborserò dei soldi per qualcosa che non possiedo e non ho mai usato in casa mia (almeno negli ultimi dieci anni) e perciò che non mi dà alcun beneficio.
Non ho aggiunto altro; a quel punto avevo negli occhi un caleidoscopio sbrilluccicante con le facce frollate di: Giletti, Pippo Baudo, la Parietti, Amadeus... tutti che ridevano puntadomi il dito contro.
Solo un piatto di tortellini in brodo avrebbe potuto guarirmi da quelle allucinazioni perverse. E così è stato.
Abbiamo pranzato a televisione spenta.
Adesso, prima della sonnolenza postprandiale (a cui purtroppo non posso dare soddisfazione perché tra poco vado a lavorare), do un'occhiata veloce a quello che offre hic et nunc il palensesto RAI.
E ci trovo: sul primo canale una gara di automobili. Sul due invece c'è l'inspiegabilmente longevo Quelli che il calcio. È un programma dalla tristezza suprema, sempre condotto da un presentatore con la voce insopportabile (la Simo, la Cabello, questo di adesso di cui non ricordo il nome), che ha per protagonista il campionato di serie A. In realtà il programma consiste nel parlare il meno possibile delle partite di calcio in atto, senza mai far vedere agli spettatori nemmeno un secondo di gioco*. Nel contorno i commenti allucinati e continui di una mandria di gente proveniente dal più infimo sottobosco periferico dello spettacolo, gente che sbarca il lunario in questo modo. E d'ora in poi pagati anche da me. Infine su la rossa** RAI 3 una televendita di prodotti sanitari.
Beh, vado a lavorare.

* per questo ci sono i canali a pagamento:cacare il lesso e vedere le partite di calcio senza altre bischerate da pezzenti.
** magari.

Il drone che volava sulla campagna toscana per eludere i recensori di Trip Advisor

Guardo un'altra volta le immagini della facciata secolare, screziata dal sole d'estate.
L'inquadratura sale in un crescendo di velocità, finché la villa scompare e al suo posto spuntano le colline.
Cipressi, ulivi, ville, un campanile in lontananza.
Il campo di ripresa percorre filari di viti, campi morbidi, cavalli che galoppano su un prato.
Poi una zona industriale: capannoni, furgoni, un parcheggio.
«Questo lo tagliamo» dice con disappunto.

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...