Il terremoto, sfogo terapeutico di una nottata di merda

Una foto del terremoto da Twitter di @massimosesena 

Sono tutta rincoglionita. Svegliarsi alle 4 del mattino con la camera che si muove fa paura. E sono a Firenze, lontana da dove la terra ha tremato davvero facendo danni e vittime.
Quando dicono che le lampadine alogene non vanno cambiate a mani nude hanno ragione: poi si rompono subito. Così ho aspettato al buio, seduta sul letto, che quella scossa interminabile passasse. Stavo lì paralizzata, con lo sguardo fisso sull'armadio lì davanti. Se mi fosse caduto addosso, molto probabilmente non mi sarei spostata: sarei morta all'istante, per colpa di quel coso bianco a quattro ante in stile pre-ikea, solo perché ero completamente paralizzata dalla paura. Poi non so come sono riuscita ad alzarmi, vestirmi velocemente e di nuovo un'altra scossa più lieve. Ho acceso Twitter, ho iniziato a leggere i primi tweet con hashtag #terremoto. Tramite triangolazioni casareccie ho capito più o meno dov'era l'epicentro. Ho visto le prime foto di alcuni crolli di edifici, gente in strada e gente che affollava i bar in cerca di un primo conforto. Ho inviato a mia volta un po' di tweet anche io, dove, tra le varie cose, ho detto che non era bello stare in casa da soli in circostanze come queste. Un paio di persone mi hanno mandato tweet di solidarietà che mi hanno fatto tanto piacere perché ero molto spaventata anche della mia reazione passiva. Piano piano poi mi sono rilassata un pochino, nonostante avessi ancora paura ad alzarmi dal divano e mi fosse preso un freddo atroce. Stavo meglio ma non riuscivo a muovermi. Poi mi sono addormentata o svenuta, non ho capito. Quando mi sono svegliata mi sono trascinata nel letto dove ho dormito male fino a mezzogiorno, sognandomi scosse che in effetti ci sono state sul serio e stanno continuando, quindi non era poi tanto un sogno. Questa è la mia nottata. La ricca colazione fuori tempo massimo al bar, con pasta strabordante di crema pasticcera e mela me la sono meritata tutta. Credo.

Libri e letture, il conto della serva.

Prendo spunto da questo articolo di Nicola Lagioia che ho letto sul sempre ottimo blog di Giuseppe Genna per fare una riflessione - autoreferenziale come garba a me - sulla lettura e sui libri, nelle loro svariate forme e manifestazioni. Ho scoperto di essere una cosiddetta lettrice forte perché leggo per diletto all'incirca una cinquantina di libri all'anno, forse più. Di questi ne acquisto più della metà, mentre gli altri per la maggior parte li prendo in prestito oppure li scarico. Poi ne leggo anche una ventina per lavoro, tra manuali e testi vari. Sono stime fatte a occhio e croce, basandomi sull'esperienza, perché non mi piacciono gli strumenti come Anobii e Goodreads che permettono di tenere un conto preciso di ciò che si legge a patto che si aggiornino con costanza. Ma con le "cose online" io sono un'incostante patentata: l'unica cosa a cui mi senta legata è il blog e basta. Per il resto vale il detto fiorentino: "icché c'è c'è". Ma non divaghiamo. Dunque, dicevo che sono una lettrice sfegatata, ho le mie passioni/fissazioni e seguo abbastanza le novità. Compro tanti libri, anche per lavoro, non saprei quantificarne esattamente il numero, l'ho già detto, ma tra piacere e lavoro ne compro tanti. Tuttavia nella libreria canonica cerco di spenderci il meno possibile. Certo, la bellezza di un libro fresco di stampa, intonso e profumato (ebbene sì!) è impagabile, ma io subisco più facilmente il fascino di altri tipi di rivendite. Da sempre, infatti, frequento negozi e bancarelle del libro usato e, da qualche anno a questa parte, vado a fare acquisti anche nei mercatini in conto vendita dove trovo meno varietà, ma prezzi decisamente migliori. Inoltre qualche volume lo prendo su Ebay: grazie agli "alert" riesco a trovare a prezzi buoni "rarità" a cui ho fatto la bocca da anni. Poi sono un'appassionata, senza se e senza ma, degli ebook e possiedo un lettore con tecnologia e-ink da più di tre anni. Non riesco a ricordarmi come facessi prima di averlo. Ripeto: io sono un'entusiasta dell'ebook reader, il lettorino ha arricchito il mio ampio spettro di reperimento delle letture e da quando ce l'ho leggo di più. Molti volumi che di solito prendo all'usato (più che altro fantascienza e orrore), spesso me li scarico anche dalla rete e me li porto dietro per leggerli con comodo, per esempio in viaggio. Contrariamente a quanto mi capita di leggere su forum e blog, che a quanto pare sono frequentati da tanti simpatici luddisti impauriti, il possesso del lettore ebook non mi ha allontanata dai libri di carta che continuo a comprare e a leggere. Non so in quali percentuali, non m'interessa saperlo, so solo che è un'offerta in più e in certi casi è più comoda della stampa ordinaria. Quando vado in libreria sto attentissima agli sconti e ho una gerarchia mentale - personalissima e insindacabile - di cosa acquistare, con quale priorità e a che prezzo massimo. Sento puzzo di fregatura quando trovo volumi con poche pagine e caratteri da ipovedenti per allungare la minestra sciapa a venti Euro di prezzo di copertina. Mi sembrano una presa per il culo e allora ritiro il braccino e non compro. Poi non leggo i libri scritti da vip che si sono improvvisamente convertiti alla "letteratura". Forse per pregiudizio - per carità nessuno è perfetto - in realtà perché non ne ho mai trovato uno che mi abbia incuriosita e fatto venir voglia non dico di leggerlo, ma almeno di dargli un'occhiata approfondita. Io so solo che non voglio spendere venti Euro per un libro mediocre di poche pagine che mi dura una serata e che poi non rileggerò più, quindi cerco di informarmi prima di comprare e lascio perdere in attesa di saperne di più quando sento puzzo di farloccheria. Proprio così: sto attenta al rapporto quantità/prezzo. La qualità invece è un'altra cosa e mi baso sulla mia esperienza personale e su informazioni che acquisisco da fonti personalissime e selezionatissime. Sono un'entusiasta delle raccolte "tanta roba a prezzo modico"; adoro la collana i Mammuth di Newton Compton, per esempio, anche se poi sono difficoltosi da leggere perché scritti troppo fitti. Non ho molta simpatia per i volumi presentati da Fazio e affini, mi sanno sempre di letture farlocche, forse per un mero pregiudizio personale e, ripeto, insindacabile. Tranne alcune eccezioni, naturalmente, per esempio, un libro che ho amato molto quest'inverno è stato il Cimitero di Praga che ho scoperto in televisione da Fazio, oppure in altre trasmissioni "paraculturali" simili, anche se c'è da dire che se non l'avessi visto in tv l'avrei sicuramente letto lo stesso. L'ho preso in prestito alla biblioteca di quartiere e l'ho letto con gusto. Quando leggo i miei polpettoni Urania o affini li cerco sulle bancarelle, per prenderne di più a un prezzo inferiore. Una volta letti li rivendo o li presto a sacchettate perché non sono interessata a conservarli, solo quelli che mi piacciono particolarmente che allora cerco in altre edizioni o in lingua originale se scritti in una lingua che conosco. Ho amici anime buone che mi prestano letture più o meno valide, soprattutto quelle meno valide, della serie: "questo non lo comprare, fa cacare, te lo presto io," oppure "mi hanno puppato 15 Euro per 'sta cosa ignobile, non fare lo stesso errore..." ecc. Sono indignata per i prezzi dei libri: all'estero (Francia, Inghilterra, USA per la mia esperienza) costano molto meno. Negli ultimi anni, forse dall'avvento e per "colpa" dell'Euro ci sono stati degli aumenti mostruosi del prezzo dei volumi in libreria. Non giustificabili in questa proporzione, secondo me. Ma è un'osservazione che si può fare per tanti altri settori merceologici, quindi lascio perdere perché non ho elementi per puntare il dito. Io ho gusti trash, non lo nascondo, ma allo stesso tempo ho anche interessi particolari che mi richiedono visite periodiche alla Biblioteca Nazionale, perché Google libri è meraviglioso ma certi volumi nella sua interezza li trovo solo in Nazionale o in altre biblioteche maggiori. Tutto questo discorso a ruota libera per dire che, a mio avviso, la crisi dell'editoria non è una crisi dei lettori. La biblioteca di quartiere in cui vado più spesso è sempre piena di gente e al prestito/restituzione ci trovo perennemente la fila di utenti. Ed è una fila che mi fa molto piacere fare. Ci sono tanti anziani e genitori con i bambini, oppure vecchie zitelle che leggono compulsivamente. Ehm. E io sono contenta di aver preso in biblioteca certi libri perché sarebbero stati soldi buttati nel rapporto costo del volume e godimento conseguente. Sì sono sempre su quella faccenda di prima, il rapporto quantità/prezzo. Non so quale sia la soluzione a questa crisi, non sono un'editrice non ho il termometro del mercato (anzi un po' sì, ho le mie Edizioni il Piccione, ma questa è un'altra storia), ma in libreria vedo tanti volumi sciatti a un costo troppo alto. Allora sono d'accordo con l'autore dell'articolo quando scrive che la fuga dei lettori avviene  perché si sono "stancati di essere menati per il naso". Perché io non amo l'atteggiamento delle case editrici: siamo considerati consumatori passivi nel momento in cui c'è da comprare e da sborsare soldi. Al minimo dubbio, alla minima critica, il "prodotto libro" ritorna a essere Cultura con la c maiuscola e allora qualsiasi obiezione o critica sul prezzo diventa blasfemia da stigmatizzare. Il conto della serva.

L'anello di Möbius


Quando ero piccola ho inventato l'anello di Möbius . Esisteva già, ok, ma l'ho inventato anche io. Andò così. Mi avevano regalato dei rotoli di carta da calcolatrice che si erano ingialliti e non potevano più essere utilizzati. Allora ci costruivo lunghe strisce di Moebius e poi le disegnavo tutte - quasi sempre paesaggi con alberi, fiori e bambini con palloni e palloncini - sul quel foglio con una sola faccia. Si potevano indossare, oppure potevano decorare benissimo qualsiasi ambiente. Oppure potevano costituire la previsione puntuale, tramite arguta metafora, della mia esistenza futura. Comunque sia, senza falsa modestia: autentici sprazzi di genialità. È che mi ha fatto molto piacere ritrovarne un pezzo tra delle vecchie foto da scansionare.

Sosta dal lampredottaio




Da buona fiorentina doc mi fa sempre tanto ridere quando dai vari lamporeddottai in giro per la città si fermano forestieri che fingono entusiasmo per il nostro celebre panino, solo perché ne hanno sentito parlare con commozione da qualche oriundo nostalgico, ma senza aver ben chiaro di che si parli e di che roba sia. Ecco il lampredotto è uno dei quattro stomaci della mucca e si presenta come tale: una massa informe dal colore poco invitante grigio/beige. Wikipedia lo descrive benissimo:
È formato da una parte magra, la gala, e da una parte più grassa, la spannocchia. La gala è caratterizzata da piccole creste (dette gale) di colore viola dal sapore forte e deciso. La spannocchia invece ha un colore più tenue ed un gusto più morbido. Di colore scuro, prende il nome dalla lampreda, un tipo di anguilla una volta molto abbondante nelle acque dell'Arno, di cui ricorda la forma.*
Poesia. Ma son tanti quelli col sorriso tirato che fingono di avere l'acquolina in bocca, mentre il paninaro tira fuori dalla pentola il pezzo intero e ne taglia quanto gliene serve per imbottirci il panino. Poi sminuzza sul tagliere quel pezzo di medusa grigio/beige in piccoli pezzi, ma non troppo piccoli. Li raccoglie con la lama del coltello e li sistema sulla metà inferiore del panino a cui avrà tolto un po' di mollica centrale. Alla fine l'inzuppo della parte superiore del panino nel brodo di cottura dove riposa la bestia informe, può arrivare a togliere l'ultimo barlume di sorriso all'ignaro turista che pensava di mangiare chissà che altro.
Può fare schifo, ci mancherebbe. Io l'adoro e me lo farei in vena, tuttavia altre frattaglie mangiate in varie zone d'Italia mi hanno fatto cacare e non mi sono vergognata a dirlo lì per lì.
Ma oggi è stato divertente vedere tre o quattro casi del genere e il lampredottaio un po' alterato all'ennesima richiesta di condirlo col ketchup.

Fa un certo effetto!


Nell'edizione rara con copertina a colori. Fa un certo effetto... :)

Ovvio p.s. si scarica dal link nella colonna qui a fianco, gratis, naturalmente; Amazon non mi permetteva di caricarlo in solo download...

Ancora una volta ministra del culto


Quasi dimenticavo: sono diventata ancora una volta ministra del culto. A questo giro tocca a al Dudeismo, culto rispettabilissimo con una filosofia chiara e pragmatica in cui mi ritrovo perfettamente:
L'idea è questa: la vita è breve e complicata e nessuno sa che pesci pigliare. Quindi non fare nulla. Basta che te la prenda comoda. Smettila di preoccuparti tanto se riuscirai a spuntarla o no. Rilassati con gli amici e qualche birrino. E non importa se poi fai strike o se la butti nel canaletto di lato...*  
Ecco.


La realtà è un'altra cosa...


Una versione fatta con i pastelli de L'Urlo di Edvard Munch è stata aggiudicata da Sotheby's a New York per 119,92 milioni di dollari, diventando l'opera d'arte più cara mai venduta ad un'asta. Il pastello realizzato nel 1895 è il solo delle quattro versioni de "L'urlo" ancora di proprietà di un privato. Tanto per cianare: al cambio di oggi 119,92 milioni di Dollari sono 91,06 milioni di Euro. Niente male, anche se io preferisco il Picasso al centro.

Memento post


Ero in motorino e ho pensato a una cosa bellissima per scriverci un post. Almeno mi sembrava bellissima, mentre, sui viali di circonvallazione, andavo a ruota libera anche con i pensieri. Poi sono arrivata davanti al pc e non mi ricordavo più un cavolo. Buio assoluto, l'idea per il post sparita nel nulla. Sono dieci anni che regolarmente mi succede questa cosa. Non che il mondo perda nulla, sia chiaro, però mi fa ridere che mi succeda sempre mentre vado in motorino. Il motorino libera la mente, amplia gli orizzonti, oppure rincoglionisce, dipende dallo stato d'animo.

Dello scrivere per lo scrivere: follia al di là del self-publishing

You've been warned

Sto scrivendo un mucchio di racconti. È un'abitudine che ho da qualche mese. Prima tutto quello che mi passava per la testa finiva sul blog. Adesso ho iniziato a scrivere tanti raccontini che spesso non finisco e che poi salvo rigorosamente in txt in una certa cartella di Dropbox che condivido con tutti i miei computer (due di numero, il portatile e "quello grosso", ma fa più figo rimanere nell'indefinito). Scrivo cose di fantasia, roba inventata lì per lì e poi spippolata velocemente con l'idea di rivedere, finire, completare, perfezionare il tutto in un secondo momento. Secondo momento che non arriva mai, ça va sans dire. Il tutto sta in quella certa cartella remota che poi non apro mai. Fino a poco fa, quando non so perché ne co controllato il contenuto. Ci sono una sessantina di file. Davvero un bel po'. C'è pure l'abbozzo di un romanzo breve opera prima che s'intitola "Il Gatto" e parla di un gatto a pelo lungo, di quelli "signorini" col muso tutto schiacciato, ma che in realtà è un manfano di prim'ordine e trascorre le sue giornate girando tra i giaradini tutto sudicio e con tarzanelli di cacca attaccati alla pelliccia e facendo danni a minerali, animali, vegetali di ogni genere. Appartiene al mio periodo: "storie non convenzionali per bambini ché i figli degli amici si divertono un monte quando gliele racconto e questo mi legittima come storyteller infantile universale..." Periodo durato pochissimo, per fortuna. Perché mi sento ancora io una bambina e mi diverto di più a farmele raccontare le storie. Se poi sono storie un po' di fantascienza o contengono zombie famelici allora sono contentissima. Comunque, tanto per chiarire, le avventure del gatto manfano con la merda attaccata al culo sono un classico in certi ambienti casalinghi che frequento.

Alla ricerca dell'espediente perduto

 Vintage Geekdom: Only suited for animal themed orgies.

- Sono troppo vecchia per fare l'olgettina?
- Purtroppo sì, altrimenti sarebbe bellissimo, pensaci: una strada in discesa.
- Mah, non son mica tanto d'accordo; io c'ho la fobia kafkiana della giustizia. Se dovessi presentarmi a un processo penale morirei di paura...
- Macché paura, figurati, in quel caso tu c'avresti Silvio a ricompensarti del tempo perduto e dello stress versato. Ti pagherebbe bene: in soldi "sonanti" e in poltrone prestigiose da fancazzista parassita.
- Sarà... però io non la voglio la poltrona. Faccio un mestiere tecnico, preferisco di gran lunga una sedia ergonomica a cinque zampe, fatta rispettando i requisiti funzionali previsti dalle norme di sicurezza sul lavoro, UNI...
- Vedi che non sai pensare in grande? Sei povera dentro, hai una visione limitata. Qui si tratta di fare un mucchio di soldi.
- Certo, un mucchio di soldi, ma devi anche andare a letto con quella cariatide del Berlusca. Non è mica facile, io non ce la farei.
- Lo so, queste son cose da professioniste, impossibile improvvisare. Infatti le bagasce in questo business fanno bene a prendergli un sacco di soldi a quel vecchio laido.
- A parte il trombarci, ma pensa solo a sentirlo chiaccherare. T'immagini che coglioni?
- Infatti. Lasciamo perdere, su.
- E vabbè, lasciamo perdere.
- Ma allora qual è la strada giusta per uscire da questa semi-miseria - data dalla crisi internazionale siamo sempre a rischio Grecia quindi è giusto pagare per debiti che hanno fatto altri che hanno visssuto al di sopra delle loro possibilità... ecc. - che mi avrebbe anche stancata?
- La risposta ce l'hai davanti agli occhi.
- Cioè?
- Il blog.
- Il blog?
- Sì, proprio il blog. Aprire un blog di successo e...
- Ma che cavolo dici? Il blog! Ma senti che bischerata. Siamo nel 2012, abbiamo più di dieci anni di esperienza alle spalle, e tu mi parli ancora di blog come fonte di guadagno? Suvvia, siamo realisti.
- Fammici pensare un attimo, allora.
- Sì ma fai una cosa di giorno, ché qui si diventa vecchi e le cose peggiorano sempre di più.
- La Grecia incombe su di noi. Tu lo sai come sono le cose laggiù adesso, vero? E alla televisione non dicono nulla, 'sti bastardi.
- E dagli con 'sta Grecia. Guarda che noi siamo diversi dalla Grecia, proprio come paese, come risorse, abbiamo industrie che la Grecia non ha e...
- Vabbè,  ma l'hai sentito Monti? Qui stiamo a rischiare grosso: tassare, tassare, tassare altrimenti è maiala per tutti...
- Io di Monti non mi fido, voglio le elezioni subito e partiti coraggiosi indipendenti da influenze esterne, con leader decenti e italiani più svegli. Chiedo troppo?
- Sì, chiedi troppo.
- Lo so.
- Ma questo non risolve il problema iniziale: cosa fare per sfangare questo momento di crisi?
- Qui non si fattura, ci sono le tasse, gli anticipi, cristi e madonne. La soluzione deve essere immediata e possibilmente poco ortodossa ché mi son rotta i coglioni di essere sempre quella "a modo".
- Mmmm... sto pensando. Hai qualche soldo da parte?
- Sì qualcosa, son vent'anni che lavoro. Ma poca roba.
- Ecco. Adesso è il momento di chiudere la P.IVA che tanto l'avevi aperta per forza e ti costa un sacco di soldi e di dichiararsi disoccupati: io sono di-soc-cu-pa-ta.
- E poi?
- E poi vedi, intanto ti sei levata da questo meccanismo. Sfancula lo sfanculabile.
- Beh, ha un senso, mi piace. E poi?
- E poi... Tu non sei religiosa, vero?
- No. "Dio vede e provvede" con me non funziona. Anzi, mi pare una stronzata.
- Allora la vedo dura.
- Vabbè, intanto esco dal sistema.
- Poi prepara la valigia.
- Ottima idea.

Momenti mainstream di editoria fai da te: vediamo i numeri, facciamo le somme


Questo è un post "informativo". Mi è stato chiesto di consigliare una piattaforma di pubblicazione di testi. Io ho pubblicato due ebook su Smashwords e lo considero un ottimo servizio online.
Senza tanti fronzoli, né interfacce di alta giocoleria circense, ma con una grafica semplice ed essenziale, Smashwords dà la possibilità di pubblicare nei formati elettronici più diffusi: ebook, pdf, mobi, ecc.
Ogni libro ha la sua pagina dedicata sul sito, dove si possono trovare tutte le info, la copertina, i link di condivisione social e altri strumenti utili. Queste sono le mie:


Volendo si può includere il libro anche nel Catalogo Premium che è collegato alle e-librerie più conosciute come Apple iBookstore, Barnes & Noble, Sony, Kobo, WH Smith, FNAC, the Diesel eBook Store, eBooks Eros, Baker & Taylor, e altri si aggiungono continuamente alla lista di distribuzione.

Più o meno è tutto qui. L'aspetto negativo è che è tutto in inglese e che ci sono tante linee guida da seguire per pubblicare. per esempio ho dovuto ripubblicare la copertina dell'ultimo ebook perché era troppo corta (di 5 pixel) rispetto alle misure richieste e questo bastava a tenere l'ebook fuori dal catalogo Premium. E chi sono io per privare il mondo di cotanta opera d'arte?
Comunque vale la pena sbattersi un po' a sistemare tutti i cavilli. Una volta che il sistema ha accettato l'ebook come buono e ben formattato non sono richiesti altri interventi. Inoltre dal cruscotto di amministrazione di ciascun utente si possono consultare delle statistiche molto semplici per capire  quante volte il file sia stato scaricato e in che giorni. Forse dei report un pochino più dettagliati sarebbero auspicabili perché si rimane con la voglia di saperne di più, tipo quali siano i formati preferiti dagli utenti, da quali piattaforme si scaricano di più, ecc. Ma a pensarci bene, forse è meglio così, almeno non perdo tempo a spippolare nei meandri dell'area di amministrazione.

Infine i numeri: Gattasorniona the anthology, l'antologia dei post del vecchio blog su Splinder, dal 13 gennaio 2011 è stato scaricato ben 392 volte. Invece A nessuno interessa cosa hai mangiato per pranzo!, la raccolta di stati precotti di Facebook, dal 24 marzo 2012 ha avuto 47 download. Mi sembra niente male!

Momenti poetici sotto la pioggia

L'angolo della poesia mi regala sorrisi inaspettati mentre percorro, solitaria, il marciapiede. Fotografo passando, distratta da una voce amica.
Ed è subito caffè.

L'interesse per le anticipazioni di Beautiful

Il primo cast di Beautiful.
Correva l'anno 1987.
Cazzarola, ero una bimba,  andavo ancora a scuola.

Metto le mani avanti, anche se ha poco senso farlo. A dire il vero ha poco senso anche questo post. Ma tant'è. Dunque, ho smesso di guardare Beautiful intorno al 2007. Da allora non l'ho più visto: nemmeno per caso. Tuttavia continuo ancora adesso a ricevere tante visite da parte di chi cerca le anticipazioni delle puntate. Non ne sono sicura, ma credo che dipenda da qualche strana alchimia tra Blogspot e il vecchio blog su Splinder che in qualche modo continua a dire la sua.
Ogni tanto mi arrivano anche email con la richiesta di spoiler sugli episodi americani, a cui ho sempre risposto dicendo che non ne so nulla, avendo pubblicato un solo post nel 2005 sulla presunta fine imminente di Beautiful. Post che è stato smentito nei fatti perché a quanto pare la soap è ancora viva e vegeta e non ci pensa nemmeno lontanamente a tirare il calzino. Vabbè. E poi vorrei aggiungere che non me ne frega più nulla di sapere che stiano combinando Ridge e Brooke che si godano la promiscuità incestuosa, la pensione e il sole della California, per quanto mi tange. 
Ma la faccenda non finisce qui. Giorni fa mi ha scritto Lucia (ho l'autorizzazione a pubblicare il suo nome) chiedendomi di rimettere online quel post del 2005 dove raccontavo un po' di spoiler che avevo appreso da una cugina di ritorno dagli USA. Mi ha fatto ridere questa richiesta, ma la accontento volentieri perché mi è stata chiesta gentilmente ed è un attimo recuperare quel post dal file di backup. Ripeto questo è un post che scrissi nel 2005 - sette anni fa, il 28/01/2005, per l'esattezza - ed è stato verificato inattendibile da più fonti. Però è tanto, tanto morboso, forse è proprio questo che ne spiega il successo...

Ho da raccontare uno "scoop". Allora, sono stata a cena da una cugina che ha appena passato un periodo negli USA. Mi ha raccontato che laggiù Beautiful sta finendo.Sì, Beautiful chiude! Me lo sono fatto ripetere più volte perché non riuscivo a capacitarmente. Trauma e senso di vuoto. Oddio, finisce Beautiful! E' comprensibile che questa notizia mi faccia impressione. Beautiful, infatti, mi ha accompagnata per più di metà della mia vita.Una volta superato il primo shock, mi sono fatta raccontare un po' di anticipazioni e sono rimasta ancor più traumatizzata.Dunque, primo scoop: Brooke scopre di essere figlia di Eric Forrester. Maremma santa. Mancava solo questa!Eric, infatti, in gioventù aveva avuto una storia con Beth, la mamma di Brooke. Questa storia d'amore era stata interrotta dalla gravidanza di Stephanie, in attesa di Ridge (che in realtà non è figlio di Eric ma di Marone). Insomma, il bischero Eric c'è cascato, ha creduto che Ridge fosse suo figlio, ha lasciato il suo grande amore Beth e, a malincuore, si è sposato con Stephanie dando così inizio alla dinastia Forrester.Ma son tutte cose che si sapevano già. Quello che ancora non si sapeva è che la povera Beth era incinta di Eric, e che la loro figlia è nientepopòdimenoche Brooke.Questa notizia sarà per Brooke un trauma (infatti è stata sposata e ha avuto figli con Eric-suo-padre, con Thorne-suo-fratello oltre che con Ridge) che la porterà al suicidio. Sì, a quanto pare Brooke si suiciderà. Accipicchia!Infine mi hanno detto che nelle ultime puntate Ridge ha i capelli bianchi (o brizzolati, non ricordo) e che si invaghisce di nuovo di Bridget. In base a questi nuovi scoop, Eric e Brooke non solo sono i genitori di Bridget, ma Eric ne è anche il nonno e Brooke ne è anche la zia...Ho mal di testa.

Volersi bene, sfanculando


Ho staccato il telefono per farmi i cavoli miei. Tutta la mattina. L'ho riacceso solo poco fa e dopo essermi concessa: una passeggiata in centro con pausa caffè, seguita da una lunga nuotata a ritmo rilassato, come piace a me. Bilancio della mia latitanza. Cinque telefonate. Quattro messaggi in segreteria. Tre emergenze super-iper-prioritarie. Due di queste "autorisolte" visto che non ero a tiro. L'altra non so, diciamo che me ne interesserò a tempo e comodo. Ho bisogno di ferie. Nonostante tutto.

Non solo crisi. la mostra di Brian Duffy al museo Alinari, Swing London


Sono stata cazziata in modo benevolo perché scrivo sempre di crisi economica e tracolli personali, a quanto pare trasmettendo un po' troppo il mio giramento di scatole perpetuo. Allora oggi mi impongo di raccontare qualcos'altro che non siano le mie solite beghe di lavoro. E la prima cosa che mi è viene in mente è la mostra di Brian Duffy The Photographic Genius che ho visitato alcuni giorni fa.
Brian Duffy è un fotografo leggendario della Swinging London, la Londra degli anni Sessanta, famoso per le sue fotografie a musicisti, attori e modelle dell'epoca e, tra le tante cose, è anche colui che "trasformò David Bowie in un'icona pop", come ho letto non ricordo dove. Ma Brian Duffy, oltre ad aver fotografato tutti i grandi personaggi degli anni Sessanta, è considerato anche l'inventore del "culto del fotografo di moda" perché riuscì a mettersi sotto ai riflettori, al pari delle modelle, attori, cantanti e celebrità varie che facevano la fila per stare davanti al suo obiettivo.
Purtroppo, all'apice della sua notorietà, Duffy decise di dare fuoco a tutto il suo archivio fotografico, facendo un bel falò nel giardino sul retro di casa sua. Per questo motivo tanto materiale è andato perso anche se probabilmente ciò ha contribuito ad alimentare ancor di più il mito intorno a questo personaggio.
Nonostante ciò una selezione delle sue foto, recuperate al figlio Chris, è in mostra Firenze al Museo Nazionale Alinari della Fotografia in piazza Santa Maria Novella fino al 20 maggio 2012. Alcune sono immagini mitiche che Duffy scattò per i giornali più importanti dell'epoca a personaggi che sono diventati leggenda, come David Bowie, John Lennon...
Poi ci sono alcune foto fatte a Firenze davvero belle: la mostra vale il biglietto d'ingresso, come diceva il mio ex tutte le volte che si andava a vedere qualcosa che gli piaceva e che ho scoperto da poco che "lurka" ancora questa pagina. Come "ciliegina sulla torta" in una delle sale della mostra si può vedere per intero il documentario sulla vita di Duffy "THE MAN WHO SHOT THE SIXTIES". Ma vedo adesso che è disponibile anche su Vimeo e allora lo metto qui di seguito, insieme a un tot di foto, così me li riguardo tutte le volte che mi va.

Una bella giornata, con riserva


Mi sono alzata senza fretta, concedendomi la mia colazione preferita: tè verde, pane integrale, marmellata di fragole. Poi mi sono preparata per andare in centro. Ho fatto una lunga passeggiata, è pieno di turisti e di polline da far paura; la bella stagione è iniziata alla grande. Quando ne ho avuto abbastanza del sole e della gente, sono andata a rifugiarmi nell'ufficio di un amico. Mi sono accomodata sul suo divano comodo, ho fatto un po' di conversazione alternandola alla lettura del giornale.
Tempo di metterci al corrente sulle rispettive vite e sono uscita di nuovo andando verso la Feltrinelli di via Cerretani e poi alla Edison in piazza della Repubblica. Ho sfogliato qualche libro per aggiornarmi sulle ultime novità, capire se sia uscito qualche cosa di imperdibile (no, non è uscito niente del genere), finché mi ha raggiunta un'amica per il pranzo.
Abbiamo mangiato un boccone facendo conversazione. Dopo il caffè ci siamo salutate con molta calma. A quel punto sono andata a un appuntamento di lavoro sulle colline. Il cliente mi ha offerto un altro caffè e Baci Perugina. Abbiamo parlato con tranquillità di fronte a una finestra su al panorama mozzafiato della collina di Fiesole; i telefoni erano muti e non siamo mai stati interrotti. Adesso mi sento coccolata e appagata dalla bella giornata. Perché è una bella giornata.
Tuttavia poiché nella vita non esiste il godimento fine a sé stesso, adesso sono anche molto preoccupata. Il lavoro è calato. Tanto, per tutti. La crisi si percepisce chiaramente: è nell'aria, come questo maledetto polline che mi irrita occhi e naso di continuo; impossibile non farci caso. Siamo tutti in recessione. Godiamoci il sole, la conversazione con gli amici, le belle letture.

SMS dalla Banca in tempo di crisi



Dalla mia filiale mi mandano sms sgrammaticati con tanto di "ke". Succede solo a me oppure è prassi comune? Lo fanno per apparire simpatici o invece sono proprio alla frutta? Percepisco disperazione in questo SMS, quindi i miei soldi non sono al sicuro. Troppa paranoia? Non credo.

E-book gratis di primavera: antologia di stati di Facebook da condividere!




Inizia la bella stagione ed è il momento per il mio secondo e-book dal titolo squisitamente didascalico: A nessuno interessa che cosa hai mangiato per pranzo! Cinquanta idee mainstream per i tuoi status. A dire il vero più che l'autrice ne sono la curatrice, perché il contenuto di "cotanta opera" non è farina del mio sacco ma frutto dell'intelligenza allucinata collettiva. Io mi limito soltanto a ricoprire il ruolo di bell'esemplare "quasi-giovane" di salmone femmina che risale la corrente dello Zeitgeist contemporaneo*. Per farla breve, si tratta di una piccola antologia di status precotti di Facebook, raccolti dalla sottoscritta come testimonianza di questi primi mesi del 2012 che, è bene ricordarlo, dovrebbero essere i primi mesi dell'ultimo anno di esistenza del genere umano. Almeno secondo i Maya.
E allora, che cosa vorrei conservare in caso di Apocalisse? Gli status testuali del “fate girare, cazzo” che infestano le nostre bacheche di Facebook, naturalmente. Ma solo quelli testuali. Le foto sono più impegnative da gestire, anche se sto pensando di includerle nella prossima edizione. Sì, perché ci sarà pure una prossima edizione che sicuramente conterrà nel titolo lo stantio "2.0". Sempre apocalisse Maya permettendo, ça va sans dire.
All'inizio non avevo alcuna intenzione di fare un ebook con questa roba. Infatti ne ho ricavato un paio di post. Poi ho pensato di dedicargli un blog apposito che ho anche aperto e abbandonato sul nascere. Perché, signoramia, già faccio fatica a tenere in piedi questa baracca, figuriamoci... ecc. ecc.
Infine, dopo una serata tra amici molto alcolica, che abbiamo trascorso a leggere e discutere, tra il serio e il faceto, questi status pieni di luoghi comuni che vanno dal becero all'allucinato, ho deciso che sarebbero diventati un e-book da condividere e da far girare (cazzo).
Sempre dalla mia casa editrice fai da te, le magnifiche Edizioni il Piccione, l'ebook si scarica da qui in formato epub, pdf (ottimizzato "a occhio e croce" per ipad), mobi per il Kindle. Ultima cosa autoreferenziale appalla: la copertina l'ho fatta io, coi colori di Facebook e una bella foto di un polletto sotto cellophane scaricata da internet e ne sono piuttosto orgogliosa. Prendi e porta a casa.

(*) Cfr Tommaso Labranca

Capodanno fiorentino

Il 25 marzo ricorre il Capodanno Fiorentino. Dal Medioevo fino al 1749 in questa data iniziava a Firenze il calendario civile. Da una decina d'anni il 25 marzo è ritornato ad essere una festività ufficiale della città, con tanto di celebrazioni del Comune ed eventi vari.
Venne scelto proprio il 25 marzo perché la data coincide con l'Annunciazione, un capodanno ab Incarnatione, cioè dal momento dell’annuncio della maternità dato alla Vergine dall’Arcangelo Gabriele. Una data molto bella, un capodanno all'inizio della primavera e che Firenze abbandonò solo alla metà del Settecento, nonostante il calendario Gregoriano fosse in vigore dalla seconda metà del Cinquecento, come ci ricorda lo storico, intellettuale, bibliotecario Giovanni Lami sulla lapide affissa nella Loggia dei Lanzi:


Il fulcro dei festeggiamenti del capodanno fiorentino è la Basilica della Santissima Annunziata, fondata dai "Serviti", i seguaci dell'Ordine dei Servi di Maria. Era un ordine di mendicanti, nato all'incirca nel 1233 grazie a sette laici che scelsero ciò che oggi si definirebbe come un downgrade radicale; abbandonarono le proprie attività e si ritirarono in una vita in comune fatta di: penitenza, povertà a preghiera. E mi rendo conto di stare invecchiando in modo preoccupante perché oggi un'ipotesi del genere non mi fa innorridire, anzi mi pare per molti versi accettabile. Per esempio penso subito con sollievo all'abbattimento dei livelli di stress, oppure all'abbandono dei ritmi di vita forsennati che certi percorsi esistenziali donano a chi li intraprende. È davvero un peccato che io sia squisitamente atea, altrimenti potrebbe essere una soluzione interessante, da valutare con attenzione non solo come scelta spirituale ma anche come soluzione molto concreta, per risolvere il problema della pensione che senz'altro non ci toccherà. A parte la polemica, ma son giorni di fuoco, questi, mi rendo conto di quanto lo stress sia una "piaga verticale", vecchia quanto la storia dell'umanità. Infatti i Serviti ebbero un grande successo e sulle loro orme nacquero tante nuove comunità di gente che mollava tutto per ritirarsi in monastero a far vita frugale ma di comunità.
Tutto questo per dire che oggi, alle 10:20 al Palagio di Parte Guelfa avrà inizio il Corteo Storico della Repubblica Fiorentina che sfilerà per le vie del centro fino alla Basilica della SS. Annunziata.


iFone


Quando avevo il vecchio blog* scrissi un post su Mohammed, vù cumprà del paese e all'epoca grosso distributore di cover per cellulari taroccate. Il tempo passa e il fare impresa dà i suoi frutti: Mohammed ha ingrandito il suo giro e ora vende anche cellulari cinesi, splendide imitazioni dei più blasonati iphone. Da fedele fan di Tommaso Labranca, quando li ho visti sono andata in brodo di giuggiole:
- Santo cielo, Mohammed, sono bellissimi!
- Lo sapevo che ti garbavano. Ti fo un prezzo buono...
- No no, non lo voglio, non mi serve...
- Guardalo bene, lo so che ti garba...
- ...
Adesso abbiamo un nuovo cell. di famiglia. Naturalmente non è nemmeno uno smartphone, è tutto finto. E noi ne siamo molto orgogliosi anche se abbiamo paura a telefonarci perché si surriscalda subito in modo anomalo e allora ci siamo messi in testa che sia cancerogeno. Ma vuoi mettere la soddisfazione estetica?

* Il post non è più online ma fa parte del mio ebook.

Buoni propositi estemporanei

Ah, se Martin avesse potuto aprire il suo blog...

Devo imparare a gestirmi il tempo. Invecchiando, ogni giorno mi rendo conto sempre più che il tempo è fondamentale e quello che buttiamo per le bischerate altrui è sprecato e non ce lo restituisce nessuno. Una considerazione banale, forse, ma che almeno io faccio fatica ad accettare fino in fondo. Il risultato è che mi lascio sempre vampirizzare il tempo dagli altri, nonostante conduca un'esistenza piuttosto solitaria*. Ma non è colpa loro (degli altri, intendo), sono io che non sfanculo a sufficienza e la mia pacatezza viene scambiata per diponibilità totale ed empatia. Allora faccio un buon proposito per il futuro, senza che sia l'inizio dell'anno o qualche data topica, che le cose estemporanee son quelle durature: d'ora in poi voglio sfanculare di più. All'atto pratico non ho ben capito come muovermi, ma sono sicura che solo scrivendolo avrò degli input inaspettati. Ottimista dentro. Adesso ho una strana sensazione di déjà vu che non mi so spiegare...


*A proposito, se ci fosse uno psicologo, psichiatra, life coach, ecc. di passaggio, mi contatti immediatamente: gattasorniona@gmail.com, ché ha trovato la gallina dalle uova d'oro.

L'imprenditore farlocco: figure professionali della contemporaneità


Giorgio Mendella inquartato dall'età. Quando penso al prototipo di imprenditore delinquente mi viene in mente  per primo sempre il suo nome. Mi ricordo ancora le sue televendite appassionate delle multiproprietà sul mar Nero e i racconti sensazionali delle convention all'americana che faceva a Viareggio. Ah, i mitici Anni Ottanta... 
Disclaimer a quanto pare necessario. Questo post non parla di Giorgio Mendella, ma di un altro imprenditore fiorentino che ho conosciuto personalmente e con cui ho collaborato l'anno scorso. La foto l'ho scelta solo per motivi nostalgici e - ripeto - non fa riferimento al contenuto del post che infatti racconta altre cose (basta leggerlo). 

L'imprenditore farlocco è una razza in espansione, mi dicono i più informati. E in effetti io mi ci imbatto sempre. Non capisco il perché io c'abbia 'sto karma fastidioso. L'imprenditore farlocco lo riconosci perché non ha un'azienda "fisica", né un indirizzo chiaro, ma si appoggia all'ufficio di un suo vecchio amico di infanzia che ha intortato non si sa come, e quello c'è cascato come una pera cotta. «Mal voluto unnè mai troppo,» dicevano gli anziani in campagna. E infatti. L'imprenditore farlocco si installa nell'ufficio dell'imprenditore bischero, senza una riga di contratto perché siamo tutti amici e faremo grandi cose, invadendo a poco a poco tutto lo spazio e stravolgendone l'impostazione. L'imprenditore farlocco c'ha le manie di grandezza, comincia ad acquistare di tutto, senza porsi il problema del pagare. Si permette pure una scultura post-contemporanea orrenda, presa sicuramente su Telemarket: un grumo di cemento avvolto da un neon tristissimo che si accende e fa una luce funerea. Chiama un elettricista per fare l'installazione dell'opera e fissarla tramite dei perni nel muro in modo che non caschi all'improvviso, uccidendo qualcuno dei lavoratori al nero che ha "assunto" tra mille promesse e un milione di cazzate. L'imprenditore farlocco non paga nulla, l'elettricista torna in ufficio più volte, sempre più minaccioso, prendendosela con l'imprenditore bischero perché il lavoro non gli è stato pagato. L'imprenditore farlocco si eclissa per giornate intere, dicono abbia il problema del bere o della cocaina. Tutti sperano che qualche spacciatore gli faccia un culo così ma questo per adesso non è successo. Ma continuiamo a sperare. L'imprenditore farlocco cavalca il trend del momento: delocalizza in Tunisia assumendo laggiù personale incompetente e mandandoci personale dall'Italia ancor più incompetente - anzi, proprio ai limiti della demenza - e così va tutto allo scatafascio sul nascere. Arrivano le denunce, ovvio. Perdo di vista l'imprenditore farlocco all'improvviso, appena mi rendo conto che l'ultima fattura non mi è stata pagata e non voglio aumentare i crediti nei suoi confronti, ché l'avvocato costa e sono pratiche infinite, ecc. ecc.
Un giorno camminando per il centro incontro l'imprenditore bischero. Mi conosce appena ma si sfoga subito, raccontandomi che non ha mai ricevuto un euro di affitto né di rimborso spese dall'imprenditore farlocco che naturalmente continua a farsi i cazzi suoi e si crede davvero il gemello spirituale di Steve Jobs, anche se tutta la sua attività consiste in uno shop online, creato su piattaforma opensource, dove tenta di vendere scarti di magazzino a prezzi scandalosi. L'imprenditore bischero mi racconta che hanno avuto gli ispettori del lavoro a fare un controllo all'acqua di rose e che arrivano continuamente in ditta creditori e gente fregata nei modi più variegati o che avanza dei soldi e spesso se la prende con l'imprenditore bischero. Ripeto: mal voluto unnè mai troppo. Io suggerisco prontamente all'imprenditore bischero di mandarlo affanculo. Lui annuisce triste e mi dice che sono una brava ragazza, mi offre un caffè perché ha voglia di sfogarsi un altro po'. Quando ci salutiamo ha le lacrime agli occhi. A me invece scappa da ridere perché ci sono in giro personaggi così. E rimangono sempre a galla.

/- * -/ 

Aggiornamento. Su questa vicenda ho scritto un romanzo tragicomico (più comico che tragico, dai). Si intitola L'Alba dei Farabutti e si trova qui:

Sfanculare lo sfanculabile e riappropriarsi del blog

Questo non è un post, è l'affermazione di un diritto sacrosanto. Lo farò in modo sconnesso perché ho poco tempo, devo andare a far la spesa e poi ho un corso di quelli da anziana che vuole tenersi impegnata riesumando interessi remoti, ma di cui racconterò un'altra volta. Son settimane, infatti, che non riesco a postare nulla, porca miseria. Mi sono resa conto di avere il tempo libero che di solito dedico al blog, precettato dai blog e dalle "e-beghe" altrui. E allora dico basta e sfanculo lo sfanculabile, spippolando questo stream of consciousness distopico, tipico di ogni fine giornata. Non che sia una vittima, sia chiaro, faccio anche i miei porci affari. Per esempio ho barattato la configurazione di un blog personale su piattaforma WP con una lettura estemporanea di tarocchi. Esperienza ganzissima a dire il vero. Io ti metto su il blog e tu mi leggi i tarocchi. Niente male. E poi mi chiedo: ma il blog non era già morto e sepolto? A quanto pare no, me ne accorgo dalla durata della pausa pranzo che prima dedicavo interamente al mio hobby preferito, e che adesso è occupata da veri e propri ticket di assistenza su post e template altrui. Pardon fino adesso, perché d'ora in poi si cambia musica. E poi mi irrita la gente che scopre il blog nel 2012. Suvvia, come si fa? Fatelo pure ma non mi coinvolgete come se tutto fosse nato oggi e il vostro esser-ci dipendesse da me. Dai, via! Per l'ennesima volta ringrazio il cielo del mio anonimato qui! :) Perché io di cose da raccontare ne avrei a tonnellate e mi rilasserebbe un monte avere il tempo per scriverle. Per esempio, lo scorso fine settimana ho visitato il Taste, la mostra del mangiare e bere figo che viene fatta ogni anno a Firenze. Ho partecipato a tutte le edizioni e ogni volta la trovo sempre un po' più farlocca, con prodotti spesso normalissimi. Però è divertente, si mangiano un sacco di robine buone e poi ci trovo un mare di gente per far salotto. Pardon: è un ambiente stimolante, si degustano le eccellenze della tradizione enogastronomica nazionale e infine gli aspetti del food life style e della cultura del cibo di qualità qui trovano la location ideale. Ecco. Tempo esaurito.

Meglio un buon libro


«Il Festival di Sanremo? Ma stai scherzando? Meglio un buon libro.» Questa risposta mi è stata data dalla coppia sposta e impegnata di turno quando l'altro giorno, tutta entusiasta, ho proposto una visione collettiva di almeno una serata del Festival di Sanremo appena concluso. La coppia impegnata mi ha guardata malissimo e classificata come minus habens della situazione. Perché loro sono di quelli che dicono: meglio un buon libro. Ma io stavo solo proponendo una serata con pochi amici, qualche pizza e  birra e tante chiacchere - diluite tra quelle nostre - sulla tizia senza mutande e sul presunto vizietto coprofago di Morandi di cui non sapevo nulla, ma che a mio avviso è leggenda urbana ideale per far di ciane in una serata tra amici. La coppia impegnata mi ha sfanculato il concetto di serata in amicizia, altro che buon libro. Certo avrei evitato Celentano perché - senza entrare nel merito dei contenuti - proprio non lo  reggo quel suo fare da ubriaco che millanta lucidità, ma sarebbe stato carino fare un ascolto critico e pettegolissimo delle canzoni in gara. Insomma: "meglio un buon libro" mi ha cassato la serata. E vabbè, avevo proposto la cosa all'ultimo minuto, così imparo a non selezionare gli inviti e "le genti" a cui li rivolgo. Tuttavia conoscendo bene i due soggetti in questione, il loro concetto di "buon libro" mi spaventa molto di più della visione di qualsiasi Festival di Sanremo.
Perché la coppia impegnata ha il televisore ultra piatto su cui si sfondano gli occhi ogni sera e poi e non son certo due lettori forti i miei amici. Di libri in casa loro ne passano davvero pochi e solo quelli che hanno ottenuto l'imprimatur di Fazio o di altri programmi tv che adesso non mi vengono in mente ma che forse non conosco nemmeno. E quando gli capita di leggere un libro informano immediatamente gli amici di Facebook dell'impresa in corso, con status eroici del tipo: Ragazzi, cerchiamo di passare più serate a casa: stasera divano e un buon libro, relax e cultura! Ecco mi fanno anche tenerezza, ma poi mi fanno incazzare perché giudicano. Vabbè lo faccio anche io, ma io ho un blog senza nomi né cognomi, creato apposta per questo scopo... mi sembra più urbano.
Allora la serata Festival è saltata e me ne sono rimasta a casa, ho visto qualche episodio arretrato di Fringe che fa sempre piacere e mi diverte un casino nonostante la trama stia implodendo ogni puntata sempre più. No, l'altra sera non mi andava di leggere un buon libro.

Non ci sono più le mezze stagioni, col freddo si consuma di più e altri luoghi comuni


Oggi a Firenze c'è un sole che spacca le pietre. Il freddo si è mitigato all'improvviso. Stamani mi sono accorta di aver bevuto quasi una bottiglia di rum in poco più di una settimana di serate gelide trascorse a casa. Eccoci al dunque:  benvenuto alcolismo della casalinga disperata sul serio, quella che tiene il bar degli alcolici sotto al lavello della cucina. Comunque ho deciso di continuare su questa strada della perdizione e, in caso arrivi ai sessant'anni (non è per nulla scontato), inizierò a nascondere svevianamente bottigliette di rosolio scintillante negli armadi della biancheria, per un alcolismo vintage e sottotono che mi piace molto come immagine della me stessa del futuro. Ma non è solo l'alcool. Ho mangiato anche cioccolata fondente e caramelle d'orzo in quantità, ma solo perché era il freddo a chiedermelo. Adesso basta. Carboidrati e grassi, intendo. D'ora in poi tante verdure e cucina vegetariana, ché anche la carne mi ha annoiata, signoramia. No no, Celentano non l'ho visto l'altra sera. Guardi, non per essere scortese ma proprio non m'interessa quel che ha detto nel monologo a Sanremo. Signoramia, tanto per esser chiari: mi "rimbalza alquanto" l'opinione di Celentano su alcunché. Come dice? Sì, le ho prese ai saldi queste scarpe.

Love me, I love me: San Valentino dalla parte dei single


Per chi non c'avesse fatto caso oggi è San Valentino. Poco fa al TG2, a mio avviso il non plus ultra dell'avanguardia in fatto di nuove tendenze, c'è stato un servizio su San Valentino vissuto dai single. Ovvero: la gente sola come la sottoscritta, come trascorre la festa degli innamorati? E non è una domanda da poco. Pare, infatti, che in Italia ci siano ben sette milioni (7.000.000) di single. Sinceramente pensavo qualcosina in più, ma comunque siamo sempre un bel numero di tutto rispetto. Tutta questa massa di persone, nella giornata dell'anno consacrata all'amore e agli innamorati, potrebbe soffrire di "qualche disagio" per via del bombardamento mediatico in atto. Allora è comparsa la psicologa televisiva di turno a spiegarci come sfangare San Valentino. Io adoro gli psicologi tv e mi piacerebbe incontrarne qualcuno di persona per vedere se anche nella realtà sono così squisitamente banali. Ma questa è un'altra storia. Insomma la dottoressa, con piglio serissimo ha dato i suoi consigli professionali per noi single che siamo costretti ad attraversare l'inferno di questa giornata che non ci appartiene. Dunque: per prima cosa non dobbiamo pensare all'Amore come a una cosa di coppia, invece dobbiamo pensarlo in "modo generale", partendo dall'Amore per sé stessi. Io mi amo. Ottimo consiglio, vero? Poi mi pare abbia consigliato di non dar retta alle minchiate televisive, o forse questo l'ho pensato solo io, adesso non ricordo esattamente. Infine hanno mostrato una grafica interessantissima, risultato di un sondaggione nazionale che ho cercato di memorizzare il più possibile e che ora tento di riproporre qui. La domanda era: "come passeranno San Valentino i single?" Molto semplice: il 45% circa lo trascorrerà a casa da solo/a, in attesa che passi (a macerarsi nel dolore della solitudine, aggiungo io). Il 42% circa lo trascorrerà a eventi per single: ritrovi tra amiche, fight club e robe così (per tentare di dimenticare il dolore immenso della solitudine siderale, aggiungo io). Il restante 23% circa lo passerà cercando un partner per la serata. Il tg parlava di cena fuori (e sana trombata estemporanea: viva i tromboamici, aggiungo io). Ecco. stasera inizia Sanremo.

La paranoia del grande freddo


Sono giorni che aspetto la neve. Seguo con passione i tweet del sindaco e sono sempre "sul pezzo". Ormai sono perfettamente organizzata per quel momento. Per questo giro per la città carica come un ciuco, indossando tre tipi di sciarpe diverse, contemporaneamente. Per aggravare la situazione ho avuto la bella idea di dedicare questi primi mesi del 2012 alla mia formazione; il "self-improvement" che ci fa tanto bene e ci aiuta a combattere la depressione causata dalla vita contemporanea: costa come la psicoterapia ma ti arricchisce di competenze che prima non avevi. E in più ne guadagni in socialità. Molto "americano" come ragionamento, mi dicono. «Da zitella pragmatica,» rispondo.
Allora ho iniziato a seguire due corsi che necessitano di un bel po' di attrezzature, che sono diventate il mio bagaglio quotidiano. A dire il vero il secondo corso non era in programma, ma mi è stato regalato inaspettatamente e io non mi sono certo fatta sfuggire l'occasione. Oltre a tutto ciò mi porto appresso la borsa per fare sport che già di per sé è un bell'ingombro. Poi ho piazzato ricambi di biancheria e una vecchia tuta da ginnastica nel vano dello scooter, in caso la tormenta pluriannunciata mi impedisse di ritornare a casa per la notte come è accaduto l'anno scorso. E come se non bastasse ho nella  borsa un tot di cose per passare il tempo in luoghi diversi da casa mia: lettore ebook, lettore mp3, quaderno di appunti, e un pacco di fotocopie che devo leggere per la settimana prossima. Quasi quasi auspico che venga giù una bella nevicata di quelle che bloccano tutto e in quel momento preciso, di trovarmi a casa di mia cugina, ovvero l'unica persona che conosco bene in città ad avere un caminetto funzionante e una casa molto tranquilla, ideale per rimanerci un paio di giorni bloccata a bere vin brulé e leggere libri davanti al fuoco. Perché sono memore di quando nel dicembre 2010 la città perse la testa per quei venti centimetri di neve, io non ero organizzata e riuscì a rientrare a casa solo dopo 48 ore e con molte difficoltà. Per fortuna quest'anno ci sono i tweet del Renzi che mi tranquillizzano e mi gasano abbestia.

Del fare le cose da sé e della manutenzione dell'ebook reader

Questo post inaugura la categoria "tutorial consigliati: il fai da te in tempo di crisi". In uno dei primi post che ho scritto nel vecchio blog - che non esiste più se non nella cache di Google o nell'e-book conseguente e gratuito - raccontavo della soddisfazione nell'aver imparato a sostituire la candela dello scooter da sola. Una cosa meravigliosa che a suo tempo aumentò notevolmente la mia autostima e qualità di vita, fino a quando ho comprato uno scooter un po' meno tarocco e allora non ho più avuto bisogno di pensare alla candela di accensione.
Oggi vorrei parlare di un altro traguardo analogo: il cambio della batteria del lettore di e-book che ha dato una nuova e inaspettata vita al mio vecchio Sony PRS 505, entrato con onore nel suo terzo anno di vita. Il sony PRS 505 è un lettore di ebook a mio avviso bellissimo. Tutto in alluminio, resistente e con un design molto bello. Ma con un unica pecca: questo modello è particolarmente sfigato per quanto riguarda il cambio della batteria. Infatti si trova infrattata dentro uno chassis elegante fuori, ma che all'interno pare uscito direttamente dalla mente di M.C. Escher e per arrivare al "dunque" c'è da fare un percorso che nemmeno Lara Croft in gioventù... Quelli moderni sono più gestibili, mi dicono.
Così ho acquistato una batteria nuova su Ebay, pagandola più di un terzo del prezzo di un Kindle di ultima generazione nuovo. Ma vuoi mettere la soddisfazione del far da sé e del rimanere fedele a un lettore di ebook fuori dal mainstream? :)
Poi mi sono affidata a questo video di YouTube per eseguire l'operazione che consiglio di guardare a chi abbia il mio stesso problema. È fatto benissimo, a parte il Bolero di Ravel prepotente in sottofondo che dopo un po' fa venire il palletico. Ma l'importante è conseguire l'obiettivo. Così dopo meno di un'ora ho avuto il lettore di ebook rigenerato "quasi senza danni" (ho perso una sola vite in tutto il procedimento e ancora mi domando che fine abbia fatto).

Giorni della merla

Quando faccio passare tanto tempo tra un post e l'altro, poi ho difficoltà a riprendere il ritmo consueto. L'esperienza mi dice che è sufficiente iniziare a spippolare sulla tastiera, come sto facendo adesso, per superare l'impasse. Funziona sempre. C'è da dire che queste ultime settimane sono state piuttosto impegnative, soprattutto sul lavoro. Tutti i miei timori di cui ho parlato tante volte qui sul blog, si sono avverati e sono scoppiati come un fignolo maturo e pieno di pus. Così sono stata costretta a prendere decisioni drastiche e piuttosto dolorose. Ancora una volta vedremo che succederà. La situazione non è buona, ma non lo è per nessuno che viva del proprio lavoro - senza sconti né rendite mascherate - come faccio io. Tutto questo mentre chi ci governa ci prende per il culo se rivendichiamo il diritto a quella stabilità che, per esempio, i miei genitori hanno avuto tutta la vita e che gli ha permesso di lavorare tranquillamente e di vivere molto meglio di cui non sia mai riuscita a fare io. Ma non volevo fare polemiche, né entrare in argomento "Monti e il suo governo di fighissimi", che - oltre al desiderio impellente di cortei fatti come dio comanda ed elezioni immediate - mi vengono all'istante palletico e depressione acuta, che nel mio caso danno luogo a una patologia grave ben precisa: la bulimia selettiva. Prendete nota, psichiatri di passaggio: si tratta di un importante disturbo dell'alimentazione di cui soffro da sempre - specialmente nei periodi come questo - che si manifesta attraverso una fame eccessiva, disordinata e insaziabile di: prodotti tipici, insaccati, vino, grassi animali trattati con griglia e brace a legna, birra di quella buona, piatti invernali di qualsiasi tradizione culinaria, anche se meglio del nord che son più grassi, ecc. Tra le tante cose di cui ancora non ci rendiamo conto, questo governo è responsabile anche del colesterolo che mi sta arrivando tra capo e collo...

Ragazzi mi dite del #terremoto? Grazie*


Giornate piene queste che mi tengono lontana dal blog. Ho anche la solita carenza di idee. Carenza di idee che è durata fino a questa mattina, quando ho sentito la scossa di terremoto. Ed è cosa nota: il terremoto è un topic fondamentale del blogger incallito. O meglio: lo era, perché adesso è diventata più cosa dei "twitteristi". Una frase e via e in effetti ho appena controllato: #terremoto è al top delle tendenze di oggi. E devo dire che è un hashtag ipnotico, faccio fatica a sottrarmi al flusso degli aggiornamenti, anche se non raggiunge certo le vette di #Giglio#Concordia della settimana scorsa, di cui ho conservato l'immagine del post. Adesso Twitter è più gettonato di Facebook, perché a mio avviso è meno caotico e poi ci si trovano personaggi come Fiorello, la Ventura, DJ Francesco, Jovanotti e così via ecc. e se abbiamo culo li possiamo beccare mentre sclerano tra di loro e si lanciano frecciate fuori luogo. Tutto questo senza dover elemosinare amicizie, cliccare controvoglia su "like" o mettere certi nomi nel proprio carniere pubblico di contatti. Twitter ti dà un grande vataggio: ti permette di fare finta di essere snob, ma contemporaneamente sapere dov'era la Simo Ventura durante il terremoto di stamani. Ma sto divagando.
Dunque, dicevo che sono stata un paio di settimane senza blog anche perché in questi giorni il tempo è stupendo e allora preferisco trascorrere la pausa pranzo in giro per il centro della città, dedicandomi ad attività "gradevoli nonché tutta salute" come: camminare con entusiasmo con l'illusione di smaltire qualche caloria in eccesso, cercare posti nuovi dove prendere il caffè e inseguire i raggi di sole. Perché in queste giornate fredde, il sole all'improvviso è corroborante e mi piace sentirlo sulla faccia. Una goduria anche se poi, diosolosaperché. mi viene stampata sul viso una monoespressione sorridente e inebetita, uguale spiccicata a quella di Formigoni nei suoi videoclip agghiaccianti (occhio, solo per amatori, non sto scherzando: http://youtu.be/a0rbS0_g2qQ). Me l'ha fatto notare una mia amica che stava camminando con me e da quel momento tutte le volte che sorrido ci penso.


* Questo titolo è un vip-twit di Francesco Facchinetti, aka DJ Francesco, aka il figlio di uno dei Pooh e aka definitivo compagno della Alessia Marcuzzi, pure lei su Twitter.

10 idiosincrasie che rendono la mia vita e quella di chi mi sta intorno un po' più difficile


Di getto, senza pensarci tanto. Ecco che vuol dire essere donna quarantenne oggi. E poi un po' di sana autocritica ogni tanto ci vuole.
  1. Devo mettere sempre un pezzo di post-it a coprire la webcam del computer altrimenti mi sento spiata;
  2. quando esco dall'ascensore controllo sempre che non ci sia un ladro nascosto sulle scale di sopra o gli zombie che salgono da sotto;
  3. non riesco ad addormentarmi se ho più di due piatti sporchi nel lavello;
  4. devo aprire e/o eliminare immediatamente tutte le email che ricevo. Non tollero i "da leggere".
  5. non sopporto se mi rivolgono la parola mentre sto guardando un film, specie se di fantascienza;
  6. cerco sempre di mettere le cose per iscritto, anche con gli amici cari, anche quando proprio non sarebbe il caso;
  7. ho la tendenza a formulare le domande cercando di suggerirne le possibili risposte, in modo che l'interlocutore non divaghi facendomi perdere tempo (intollerabile); 
  8. prima di uscire di casa devo aver staccato la presa dello stereo dalla corrente. Sempre, eh. Sennò mi prende fuoco casa. Per forza.
  9. Sono spaventata dalla guida del 98% delle persone che conosco. Sono inspiegabilmente circondata da gente che non sa guidare manco per nulla. Fingo di avere il mal d'auto per diminuire il numero di viaggi in auto.
  10. Da anni faccio uso massiccio di futureme.org, un sito che consente di auto-inviarsi lettere nel futuro, per esempio tra un anno. Però io lo uso sempre e solo quando sono giù di morale o alterata (ubriaca, febbricitante, stressata, ecc.). Perciò ricevo regolarmente email deliranti da una me stessa psicolabile dell'anno prima e in cui non mi riconosco mai.
Perché poi rileggere queste cose fa bene, è una sorta di auto-analisi dei poveri. Adesso mi sento meglio. Inverto il trend e ora che sono rilassata ne approfitto per inviare un'email senza essere in stato di alterazione alla me stessa del futuro. Ecco.

Ufficiali giudiziari e Paolo Fox

Giustizia e Oroscopo

Gattasorniona ci racconti come hai iniziato questo 2012?
«Ma ben volentieri, caro intervistatore fantasma. Allora in ditta sono arrivati due ufficiali giudiziari in due giorni - sì, proprio uno al dì - per tentare di consegnare degli atti. Siccome il titolare e destinatario delle notifiche è all'estero, nessuno li ha ritirati per paura di lasciare la firma su roba che sicuramente finirà in tribunale. Ecco, questa è la notizia del giorno. Ed è anche la notizia clou di ieri. E questo mi fa riflettere, perché è inutile cercare spiegazioni di questa depressione cronica nei massimi sistemi, nelle micragne della vita contemporanea, nei vent'anni di berluconismo e altre bischerate new age. Perché quando si fa una vita come la mia è inevitabile diventare un tutt'uno con lo spleen depressivo. Diciamo che fa parte del gioco.»

Allora, come reagire? Qual è il modo di sfangarla?
«Non ne ho idea, sto ancora cercando la magica ricetta esistenziale che mi salverà da 'sto baratro nero che m'insegue inesorabile. E questa ricerca mi porta a esplorare territori inaspettati e spesso piacevoli, ad ascoltare le esperienze di persone che alla fine hanno trovato la loro formula per non lasciarsi sopraffare dalla quotidianità melmosa che ci lambisce tutti, di continuo.
Adesso so che la ricetta è molto personale e gli altri, se scelti con cura, possono solo essere fonte d'ispirazione e di conforto. Ma trovare l'alchimia giusta tocca solo a me. E questo lo posso fare anche trovando il coraggio di sfanculare le cose che, sulla base di esperienze passate, so già che non mi porteranno alcun giovamento, né vantaggi.
Perciò lo scrivo chiaramente: addio Paolo Fox, mi hai delusa, non ne hai azzeccata una nel 2011. D'ora in poi si torna da Rob Brezsny

3 primi piatti di alta gastronomia, ma dalla semplicità disarmante, che ti faranno impazzire

La mia spesa di ieri sera che ha ispirato questo post con dedica finale.

Dicono che nevicherà presto. Dicono. Allora a questo giro mi sono premunita in anticipo, in caso rimanessi bloccata in casa come l'anno scorso. Se dovesse succedere, infatti, avrò carboidrati e proteine vegetali a tirarmi su il morale per tutto il tempo che sarà necessario. Senza l'urgenza di ritornare nel mondo a tutti i costi come accade quando certi eventi straordinari ti prendono alla sprovvista e ti manca sempre qualcosa di fondamentale per riuscire a goderteli. E poi ci sono dei cibi che io collego direttamente allo stare in casa e all'inverno.
Tipo le penne lisce Barilla, cottura otto minuti di saggezza popolare pura: dove c'è Barilla c'è casa, perché dove c'è casa c'è pastasciutta.Voilà servito il sillogismo culinario dell'abbrutito. E io mi ci ritrovo in tutto ciò. Eccome. Tornando allo specifco, io sostengo che penne lisce siano fatte apposta per essere abbinate al tonno. Non ammetto repliche: si tratta di un abbinamento perfetto. In questo caso ho scelto tonno al naturale poco calorico, ma che alla fine condirò con olio di olive mediterranee a crudo, per ottenere una pasta al tonno coi fiocchi. Mi raccomando: la vera pasta al tonno è soltanto quella fatta con la "ricetta dello studente", ché tutte le altre varianti sono solo dei volgari tentativi di rendere trendy il cibo che ci ha accompagnati negli anni dell'Università, se si è stati studenti fuori sede o se si frequentavano tanti fuori sede, come nel mio caso. Quindi fare la pastasciutta così provoca momenti proustiani a sfare, con spleen e struggimenti sul tempo che fu, ecc. Con la pasta al tonno si aprono dei mondi dimenticati e mi pare una gran cosa.
Poi ho acquistato dei magnifici ditali rigati con trafilatura al bronzo, qualsiasi cosa sia la trafilatura al bronzo non son mai riuscita a capirlo e ora che ci penso non m'interessa nemmeno approfondire l'argomento. Ditali rigati biologici-mio-malgrado e integrali, sempre marca Coop. A dire il vero è un po' cara come pasta, l'ho pagata sugli 83 centesimi contro i 50 del mezzo chilo della Barilla, ma va bene così: una volta ogni tanto si possono fare certe pazzie in cucina. A questa pasta ci abbino sempre e solo delle lenticchie coop, ovvero: lenticchie secche, reidratate e poi confezionate immediatamente per mantenerne inalterato il gusto. C'è scritto proprio così sull'elegante confezione in brick e io ci credo. Anche questo piatto va eseguito sempre con la "preparazione dello studente": stesse emozioni, stessi momenti proustiani, stesso riaffiorare di mondi remoti e via discorrendo.
Infine l'ultimo piatto del mio kit emergenza-neve: un ottimo riso Carnaroli indicato per risotti speciali, abbinato sapientemente a piselli finissimi raccolti e lavorati in giornata e anch'essi confezionati in brick. Da prepararsi, manco a dirlo, pure questo con la ricetta dello studente così si porta dietro tutte le suggestioni di cui sopra.
Ecco tre abbinamenti gastronomici ideali, con cui iniziare l'anno e affrontare i rigori dell'inverno, che dedico con tutto il cuore alla mia amica L. grande gourmet e pioniera del gusto, anche se non credo legga 'sto blog. Ma non ha importanza.
Infine, ci tengo a precisare che questo post di alta gastronomia non è una marchetta alla Coop. Nemmeno per sogno, sia chiaro. Ieri per caso ho fatto la spesa lì e ho preso i loro prodotti, ma potevano essere benissimo dell'Esselunga, della Conad, del Lidl, ecc. ecc.

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