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La percezione dei propri momenti di crisi attraverso gli occhi degli altri può scatenare un giustificabilissimo e irrefrenabile istinto omicida


 Frammenti dal passato

«Finalmente avrai del tempo libero da dedicare a te stessa!» aveva detto una pseudo voce amica qualche sera prima, cercando di aiutarmi ad estrarre frammenti positivi da quella che per me era una tragedia senza precedenti.

«Con tanto tempo libero puoi fare cose che non hai mai potuto fare» aveva aggiunto un'altra voce.

Note per scrittori principianti: conversioni e recupero istantaneo dell'ispirazione perduta



Mi aggiravo per uno SMAU microscopico (un padiglione solo alla Fortezza da Basso), stand minuscoli tipo cabina telefonica, molte novità e workshop interessanti e anche una bella quantità di fuffa tecnologica che mi piace molto. Insomma, mi aggiravo tra gli stand in attesa del workshop successivo, guardandomi intorno malinconica e riflettendo, seriosa, su quanto si faccia sentire il coma farmacologico di DADA nell'IT cittadino.

A un tratto una voce alterata emerge dal brusio naturale della fiera, gridando: "...inutile sparar cazzate, bisogna andare al sodo: CONVERSIONI. Mi segui? CON-VER-SIO-NI."

Petites tortues


La voce si avvicina. Esternalizzare, dice. Espandersi verso nuovi mercati, ribadisce. Lo riconosco subito. Adesso però è niente di più di un rappresentante.
Ci salutiamo, è da noi per lavoro, cerca di piazzare una fornitura di non so che cosa, deve parlarne con il geometra che infatti lo sta aspettando.
L'ultima volta che ci siamo visti è stato anni fa, nel parcheggio della ditta in dismissione. Aveva raccontato, lagnoso, che era stato costretto a chiudere tutto, se fosse stato per lui invece... Era nella merda, che non potevo nemmeno immaginare quanto; aveva perso il sonno e la salute. Io sono il più precario di tutti qui dentro, aveva trovato il coraggio di dire. Poi con uno scatto chimico era salito sulla BMW sportiva provvista di ogni optional possibile, ed era sgommato verso le colline.
Invece io avevo caricato il mio sacchetto di effetti personali sullo scooter ed ero andata via dalla parte opposta.
Adesso non ce l'ho con lui, è passato tanto tempo e poi la scrittura mi ha aiutata a razionalizzare e sfanculare. Il blog ha una sua utilità terapeutica, lo dico sempre. E dopo ho incontrato di peggio, ma questa è un'altra storia (già scritta altrove, per l'appunto). Tuttavia non ho dimenticato: so perfettamente chi ho di fronte. In fondo è anche simpatico, a guardarlo bene mi ricorda una tartaruga o una lucertola. Un rettile innocuo, ecco.
Aspetta che il geometra finisca una telefonata, è deferente, ascolta tutti, finge di essere interessato. Il geometra propone un sopralluogo nello scantinato. Lui lo segue, è contento di vedere lo stabile, dice. Ritornano dopo un po', il geometra lo precede veloce, lui parla e propone. No, no, lo stoppa il geometra, si farà così e cosà conclude. È un osso duro il geometra, non lo infinocchi facilmente, mi piace.
Mi saluta con affetto improvviso, è stato contento di vedermi. Non so perché ma gli credo. Esce sorridendo. Ci rimettiamo a lavorare in silenzio.
"Cazzo, il tuo amico mi ha fregato la penna" esclama il geometra dopo un po'.
"Sei fortunato che ti abbia fregato solo quella" rispondo.
Tutti ridono.
Caffè.

Rigurgiti di memoria


Il riciclo, ma porca miseria: il riciclo!
Cosa? Il ciclo?
Il ri-ci-clo! Non hai separato un cazzo.
Sì, ho separato. Il vetro, la plastica, l'indifferenziato, vedi?

Avevo l'idea per un post arguto ma...

...in un battito di ciglia: volatilizzata.
Nulla, sono una creatura autoreferenziale, mettiamoci l'animo in pace. Stamani mi sono svegliata con una frase che mi rimbomba in testa come un tormentone da hit parade tamarra: sbagliare è umano e perseverare è diabolico. Dunque io sarei direttamente connessa a satana in persona. Praticamente due amiconi. Ne sono convinta perché non riesco a liberarmi di certe dinamiche nocive del cavolo e le ripeto, pari pari, regolarmente. Da tutta la vita, che pesantezza. E che cavolo.
Non so come né perché, ma qui la mia esistenza sta passando, sempre uguale e da anni non mi regala non dico felicità che sarebbe anche ingenuo, ma almeno novità interessanti. E questo dipende da me, in particolare dal mio sistema interiore di priorità che dovrei rivoluzionare ma non so come fare. Ho capito dov'è il problema ma pecco di tecnica. Come si cambia un lato del carattere che non ci piace? Certo io ci provo, ormai so qual è il problema. Ma poi gli automatismi di una vita riprendono il sopravvento e eccallà la solita minestra riscaldata, tanto per citare un personaggio di Verdone che amo tanto, l'Idealtypus di sfigato con le fette di prosciutto davanti agli occhi. Io sono su quel modello. Basterebbe spostare l'asticella della self-priority (anglismo inventato di sana pianta, ma ci sta bene) a un livello più a monte, verso la me stessa che tanto bistratto per delle cazzate sempre più spesso irrilevanti.
Ora, io sto mettendo da parte cose mie, cose prioritarie, cose fondamentali porca miseriaccia cane, perché subisco, pardon, mi faccio fare interventi a gamba tesa continui. Da pressoché chiunque. Non è una cosa sensata. Io non lo faccio agli altri perché non è la mia natura, certo, ma anche perché gli altri, quelli normali, non me lo permettono. Sto parlando di sentirsi in diritto di prendersi il braccio quando l'altra, molto gentilmente, ha offerto solo il dito. Ecco, io devo trovare il tempismo di sfanculare nel momento in cui il dito non è più sufficiente, e di ritirare tutta la mano.

In ognuno di noi c’è un fattore di stupidità, che è sempre più grande di quanto supponiamo


Quando si fa una buona azione il karma ci ricompensa. C'è chi ci crede sul serio a 'sta cosa. Invece aiuti qualcuno che ritieni importante e che nel momento del (suo) bisogno entra a gamba tesa nella tua vita e... niente. Non che mi aspettassi ricompense, per carità, non l'avevo fatto per questo. Ho agito come si suol dire col cuore, ascoltando la richiesta di aiuto di una persona cara che sta attraversando un momento difficile e ho cercato di fare il possibile. Adesso mi sento solo una bischera presa per il culo. Ho sbagliato, certo, non farò lo stesso errore mai più. D'ora in poi mi atterrò alle teorie del prof. Cipolla e non agirò più stupidamente ma mi muoverò solo sui terreni dove il mio vantaggio e benessere saranno chiari e prioritari. Ciao karma, è stato bello conoscerti e testarti. Nel frattempo fisso qui questa esperienza per ricordarmela. Con la modalità criptica che piace a me, anche se non ha più senso che stia tanto a mantenere l'anonimato. Ma suvvia. Perché le persone non sono mai come dicono di essere (banale, ma vero), alcune sono proprio dei pozzi neri. Apri il tombino e il tanfo è insopportabile. Allora scopro che rubi in casa dei parenti, come un tossico farabutto. Mi sa di anni Ottanta. Ma te lo ricordi che fine hanno fatto i nostri amici più grandi che vivevano in quel modo? Dai, via, fai cacare. Poi scopro che non è vero quello che hai raccontato: mi hai detto un cumulo di panzane. E io mi ero pure preoccupata. Per poco, ma mi sono preoccupata. Poi scopro che hai venduto l'argenteria. Che cavolo è, un film? Mia madre se li ricorda ancora quei pezzi, stavano nella tua famiglia dal Settecento. Ma come hai fatto a venderti l'argenteria? Ma dai, ma che vergogna. Poi vengo a sapere da una persona a te vicina, attonita e sfinita, che sei un bugiardo patologico. Non recupererò più i miei soldi, lo so per certo, ma tu hai perso tutto e tutti. Crepa, te lo dico col cuore.

#Ruralia 2013: flora e fauna @ Expo Rurale Toscana


"Il bambino Simone si è perso e attendiamo i genitori al banco informazioni", "si pregano i signori visitatori di non entrare nello spazio antistante riservato a balle di fieno e spaventapasseri", "mi dà un pezzo di pane per il mio bambino?*", "Elisabetta attende la mamma e il babbo al banco informazioni", "ricordiamo che lo spazio antistante al padiglione Spadolini è riservato agli spaventapasseri e alle balle di fieno", "un pezzetto di pane... per il bambino... si può avere?*", "Nicola attende il babbo al banco informazioni", "i signori visitatori sono pregati di non invadere lo spazio riservato a spaventapasseri e balle di fieno", "un pezzo di pane, che me lo da, c'ho i' bambino?!*", "Caterina aspetta i genitori al banco informazioni all'ingresso"...

Sono stanca.

Sono molto stanca. 

*niente drammi della povertà, ma solo pezzetti di pane semplice, con cui spezzare le degustazioni alcoliche, scambiati per bruschette gratis da tutti i passanti questuanti (e insistenti).

Mancano 101 giorni a Natale


Ci risiamo. Le solite inquietudini di settembre. Dissidio interiore e stress. Lo ammetto: ho provato ad aprire un altro blog, con un altro nick. Tanto per rinnovarmi. Ogni tanto lo faccio. Dico vaffanculo a tutto e apro un altro blog. È una bella valvola di sfogo. Poi mi pento e chiudo tutto nello spazio di due o tre post.
L'unico che è sopravvissuto è questo. Sono 11 anni tondi che Gattasorniona esiste e blogga. Un decennio più un anno, cavolo. Ma ora mi sono esaurita, gnà fo più. Soluzione: sparire e ricominciare da capo. Con un nuovo blog. Un nuovo nick. Boh.
È una prospettiva allettante ricominciare. Qui "sul" virtuale pare più facile. Fuori dai pixel lasciamo perdere, è un casino solo andar via un paio di giorni, signoramia. Ma adesso anche internet è diventata come la vita reale, piena di obblighi e consuetudini sociali improcrasinabili. E che palle. Allora, magari, ricominciare da capo fuori da internet, in una di quelle darknet di cui si parla tanto. Poi però io non ci so andare nelle darknet coi nerd smanettoni e allora rimango qui a fare il chilo. Ma è il pensiero che conta. Ragazzi nerd, sono con voi.
Riciclarsi, cambiar nome, come fanno i partiti polititici quando sono bolliti. E io sono bollita. Una signora lampredotto. Voglio un nuovo nickname, che mi calzi a pennello. A dire il vero l'avrei anche trovato, una parola sola a questo giro. Non dico qual è, ci sto ancora pensando. Poi mi dico: ma chi me lo fa fare? Non è più semplice rimanere così?
È un sabato pomeriggio intriso della tipica, concitata, irritante vivacità settembrina. Non sono andata ancora in ferie e mancano 101 giorni a Natale.

Appunti banali di diario #4


Appena posso vado in giro a pedalare in centro. Ho provato a cambiare itinierario, ma fuori dalla città c'è tutta quella campagna e mi snervo all'istante. Mi manca subito il traffico, l'arno, i parchi e giardini con la natura in dosi omeopatiche, le strade strette del centro storico e le soste provvidenziali alle fontane per bere l'acqua. Lo devo ricordare per le (rare, a dire il vero) volte in cui penso che sarebbe bello abitare fuori città e vivere più a contatto con la natura.
Faccio un mucchio di foto da quando ho scoperto che la mia macchinetta fotografica ha un sacco di funzioni fighissime e posso fotografare bene qualsiasi cosa. C'è pure un'opzione "food" per fotografare i piatti col cibo, ma giuro solennemente di non abusarne mai. La tratterò come un super-potere, la userò solo in caso di estrema necessità. Ecco. Pensavo di essere io quella negata per le foto: sempre e solo colori piatti e perennemente sfocate, se non mosse. Bastava, invece, cambiare le impostazioni. Le maledette impostazioni che sono sempre state lì, bastava solo premere il tasto giusto. Hai un oggetto da tanti anni e sei convinta che sia una cosa da poco. Poi basta qualcuno più sveglio che ti spiega come funziona per superare la mia incrollabile tendenza alla superficialità pigra. E riprendi subito piacere ad usarlo. Me ne devo ricordare anche per altri aspetti della mia vita, non solo per la stupida macchina fotografica.

Numeri e zombi.


Questo blog ha 132 post pubblicati. Anzi 133, comprendendo anche questo. Poi ha 534 commenti che non sono una gran quantità; io sono un po' assente, il network per funzionare va curato e purtroppo non ho il tempo che vorrei. Questo blog ha pure la bellezza di 84 bozze di post. Tutta roba che ho iniziato a scrivere e che non ho mai finito per i soliti motivi: mancanza di tempo, fine dell'ispirazione, telefonata inopportuna che distoglie, telefilm la mia droga, amnesia geriatrica, maledetti social network, oppure un classico dell'accumulo in bozza: il post andato a male. Perché è cosa risaputa: la maggior parte dei post nei blog son longevi come le mozzarelle di bufala fuori dal frigo, in una giornata d'estate. Adesso, per esempio ho scordato quel che volevo scrivere all'inizio, ma oggi non metto in bozza: pubblico e via; chi c'è, c'è. Vado di fretta ho gli ultimi 7 minuti di The Walking Dead s.3 ep.11 da vedere prima di uscire e gli zombi son creaturine simpatiche che mi mettono il buon umore addosso, soprattutto in una giornata uggiosa e piovosa come questa.

Appunti banali di diario #3. Propositi per il 2013: parola d'ordine: Deutschland

Mi hanno regalato delle M&M's. Io non resisto alle M&M's e ne ho mangiate troppe. La cioccolata non è tra i miei alimenti preferiti e ne ho una bassa tolleranza. Ma le M&M's, non so perché, mi sono irresistibili e non riesco a mai smettere. Saranno i colori, sarà che quando si rompono in bocca fanno quel rumorino che adoro... Sono parecchio stressata. Me ne rendo conto perché ho la fissa per alcuni eventi marginali della mia vita. Delle perdite da un tubo in casa, il frigo da ricomprare e un'altro paio di cavolate che è meglio lasciar perdere. Sono tutti segnali di disagio.
Infatti, quando mi prendono le fisse per le bischerate vuol dire che è arrivato il momento di fermarsi, valutare e cambiare qualche cosa. Allora per "stemperarmi" faccio i propositi per l'anno nuovo. Tutte cose fattibili, tipo riprendere a studiare il tedesco ché son tanti anni che non lo pratico e non lo capisco quasi più.
A dire il vero ho già cominciato, ho scaricato degli mp3 che ascolto per la casa ripetendo le frasi. Non mi ricordo quasi più nulla di quella lingua che mi piace tanto, son quasi quindici anni che l'ho lasciata perdere. Perciò è l'ora di riprenderla in mano. Poi mi piacerebbe anche andare a fare un giro in Germania, su al Nord, verso Kohln, Essen, quella parte lì, insomma. Magari con l'occasione andare anche verso est e ritornare a Berlino perché l'unica volta che c'ho messo piede ero un'adolescente scalcagnata e c'era ancora il muro, nonché la DDR, la Stasi e Wir Kinder vom Bahnhof Zoo era un cult (per me lo è ancora).

Appunti banali di diario #2


Un tempo il blog mi serviva anche come diario. Diario nel senso di agenda di appunti. Ci scrivevo le cose, magari non direttamente, per ricordarmi date ed eventi. È sorprendente quanto tendiamo a dimenticare l'ordine cronologico delle cose che ci riguardano.
Bene, oggi con questo post prendo nota di una data. Ho fatto una cosa, che non racconto, ma sono contenta. Un passo avanti in questa esistenza tentennante. Il coraggio di mettersi in gioco, bello concludere l'anno così.

Appunti banali di diario

Stamani pioveva a dirotto e, potendo, mi sono alzata più tardi del solito. Avevo un bel po' di sonno arretrato da recuperare e poi ieri sera ho passato una serata stancante e depressiva che ha gettato un carico di briscola sulla mia spossatezza cronica. Ci sono persone a cui voglio un mucchio di bene ma che hanno la capacità di deprimermi oltremisura. Senza volerlo, naturalmente. Ma passare tante ore di fronte alle impasse altrui non aiuta e iniziare con slancio il primo giorno del resto della mia vita (ver. anche troppo positiva), oppure l'ultimo giorno dell'ultima settimana prima dell'Apocalisse Maya (ver. catastofista. In Cina c'è chi va in galera con certe affermazioni pubbliche, btw).
Non sto ad entrare nello specifico, non importa, però quando sono rientrata a casa avevo un gran giramento di scatole, trasmesso per osmosi marinata dei soliti discorsi. Come se non bastasse mi sono accorta di non avere più tisane in casa e allora mi sono fatta un tè verde che mi ha tenuta sveglia fino a stamani. Ma forse non è stato il tè verde, ma la mia solita insonnia. Anzi, credo sia più probabile la seconda comunque ho visto la notte piovosa trasformarsi in alba altrettanto piovosa e tutto ciò non ha contribuito al mio umore sempre più provato. Stamani ho fatto colazione con altro tè verde perché mi piace un sacco e me lo berrei di continuo. Ma c'ho 'sto giramento di fondo che non mi dà tregua un attimo.

No logo

Perché poi una diventa acida. Ci credo. Perché una va a cena da un'amica che non vede da tanto. il marito è a calcetto. Si mangia, si parla, si mette a letto la creatura meravigliosa e stranamente tranquilla che non ha rotto le scatole quasi per nulla. Poi caffè sul divano e arriva "slang" aka il consorte. Slang è venuto fuori da un po' - e non da me, maligni lurker del cavolo che poi mi scrivete in privato perché avete riconosciuto il soggetto- dopo aver letto i suoi status di facebook sgrammaticati cercando di scrivere in vernacolo, arte che solo l'intramontabile Vernacoliere riesce a compiere senza scadere nel patetico. Ora: Slang mi saluta appena, va di là e ritorna subito dopo con un portatile acceso che mi butta in grembo. Non faccio in tempo a chiedere che succede che lui mi dice che gli DEVO fare un favore. Perché ha il suo logo (il suo logo?) che - deve mandarlo a quello che gli stampa i biglietti da visita - non è vettoriale e gli hanno detto che così gli viene fuori uno schifo. Non è un logo. Faccio la finta tonta e gli dico di chiedere al grafico che gliel'ha disegnato perché di norma un logo si fa in vettoriale. Punto nell'orgoglio mi dice che l'ha fatto da solo! Guardo il disegno e sembra uno scaracchio catarroso sull'asfalto. Cerco di tagliar corto e continuare la conversazione con la mia amica che distoglie lo sguardo. Anche lei sapeva: collaborazionista! Gli dico di mandarmi il file. Lui mi interrompe, mi dice che me lo manda subito se glielo posso fare domani mattina presto, ché ha fretta lo deve mandare in stampa subitissimo...  Gli dico di mandarmi il file che poi gli faccio il preventivo per il lavoro. Ci vorrà una settimana dico a occhio e croce, senza stare ad ascoltare le sue urgenze. Mi guarda malissimo, piagnucola, cazzo questo piagnucola perché non può avere tutto subito e gratis. Devi morire, penso. Sorrido dico che si è fatto tardi e torno a casa.

Rettiloidi

Mi contattano quasi tutti i giorni, a quanto pare convinti che abbia l'osso al naso. Eppure è un bel po' che sono in questo settore, lo so chi sono gli attori principali, quelli su cui vale la pena puntare. Ma nulla, temo per motivi lombrosiani sono la vittima prescelta per l'approccio commerciale/aggressivo. Riconosco - cavolo, impegnatevi un goccino di più, per la miseria - dicevo, riconosco le tecniche di vendita e di approccio da manuale. Quelle basilari, naturalmente. Risultato incerto di letture veloci, fatte nelle pause, per padroneggiare meglio le situazioni e ottenere il massimo dall'interlocutore/potenziale cliente. Letture fatte malissimo. Suggerimento gratis: il libretto sulla pnl ostentato nella sala di aspetto denota insicurezza. Non fatevelo vedere, la giovane signora sovrappeso e pacioccona con cui farai l'incontro, in realtà potrebbe essere una vecchia volpe scafatissima, con l'ordine dall'alto di scovare ed eliminare lo stronzo che genera solo costi. Se proprio non ce la fate, usate un lettore ebook per mascherarlo meglio. Una stretta di mano, ci accomodiamo, poi inizi a parlare e mi racconti fatti, cose , cifre, nomi di animale, di fiori e di città campati in aria. Altro suggerimento gratis: se l'interlocutore annuisce senza dire nulla non è perché lo/la state conquistando, ma perché si annoia e vuole tornare a prendere il caffè presto.

Consapevolezze cosmiche

Fa un caldo eccessivo. Io ho sonno e mi perdo nel cazzeggio online tra Twitter e Facebook quando invece dovrei lavorare e soprattutto preparare certi documenti fondamentali per il commercialista perché le scadenze sono scadenze e le scartoffie sono il nutrimento preferito dei Moloch della burocrazia. Ho una gastrite galoppante dall'inizio della settimana e non accenna ad andarsene. Ho ancora la tazzina del caffè qui accanto al computer, intatta, perché il caffè in questo momento per me è veleno e il mio corpo lo rifiuta con tutte le sue forze. Tuttavia l'abitudine di prepararmelo dopo pranzo mi dà conforto e non ci rinuncio per dei volgari bruciori di stomaco. Caldo, estate in città, serate in casa a farsi pungere dalle zanzare, serie TV da rivedere, piccioni quasi annullati del tutto, dall'introduzione dell'ultimo dissuasore di mia invenzione: Nemesi©. Un "Ordigno" di cui parlerò in futuro in un post apposito perché vorrei corredare il tutto con delle foto, descrizione di caratteristiche tecniche e forse qualcos'altro, da condividere con licenza Creative Commons con chi, come lo ero io fino a poco tempo fa, è sotto assedio da piccioni. Ma sto divagando. Volevo parlare d'altro, di robe esistenziali e delicate.
Mi sono resa conto, infatti, di avere dei grossi problemi con la fine delle storie. Ultimamente scrivo un mucchio di racconti, piccole novelle, che salvo in rigoroso txt (sono una talebana del formato) in una cartella di dropbox tutta dedicata alla mia vena creativa. Ieri sera mi sono accorta che la cartella "gss" (gatta sorniona scrittrice) contiene all'incirca una sessantina di file: ogni file un racconto. Tantissimi a pensarci bene. Ma da quando non ho più la tv le mie serate casalinghe le devo pur occupare in qualche modo. Dicevo, una sessantina di racconti , alcuni lunghi altri brevissimi con una caratteristica in comune: non ne ho conclusi neanche uno. Da ciò ho dedotto di avere qualche problema con la conclusione delle storie. E siccome da queste parti in tema di seghe mentali non ci si fa mancare proprio nulla, ho allargato questa mia "caratteristica" a tutti gli aspetti della mia vita. E in effetti, guardando indietro nel tempo, ho sempre avuto grossi problemi a concludere le storie, a prendere direzioni nuove, lasciandomi il "fu" alle spalle, senza paura. Se è vero che la vita è un viaggio, allora il mio è simile a quelle famiglie che vanno tutti gli anni felicemente a fare la villeggiatura nello stesso rassicurante posto, senza porsi il problema del qualcos'altro migliore. Finisco la settimana con la consapevolezza di essere l'incarnazione della famiglia Brambilla. Eccallà la tristezza siderale:

Perché è assolutamente necessario che compri un ipad o una cosa del genere, ma anche no

Il post di oggi non c'è perché l'ho scritto sulla carta. Ero in una sala d'attesa, con un po' di tempo a disposizione e allora ho scritto un post sul retro di un volantino A4 di non ricordo quale sagra dell'hinterland. Poi ho messo il foglio con il post scritto sopra, nella tasca della giacca. Dopo faceva caldo, molto caldo, e la giacca con in tasca il pezzo di carta col post scritto sopra è rimasta chiusa nel bauletto del motorino. Ed è subito ipad.

Aggiornamento, dopo 5 minuti dalla pubblicazione della prima parte. Reminder telefonico della commercialista: devo portarle alcuni documenti e ho da pagare le tasse. Ed è subito taccuino.

L'anello di Möbius


Quando ero piccola ho inventato l'anello di Möbius . Esisteva già, ok, ma l'ho inventato anche io. Andò così. Mi avevano regalato dei rotoli di carta da calcolatrice che si erano ingialliti e non potevano più essere utilizzati. Allora ci costruivo lunghe strisce di Moebius e poi le disegnavo tutte - quasi sempre paesaggi con alberi, fiori e bambini con palloni e palloncini - sul quel foglio con una sola faccia. Si potevano indossare, oppure potevano decorare benissimo qualsiasi ambiente. Oppure potevano costituire la previsione puntuale, tramite arguta metafora, della mia esistenza futura. Comunque sia, senza falsa modestia: autentici sprazzi di genialità. È che mi ha fatto molto piacere ritrovarne un pezzo tra delle vecchie foto da scansionare.

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...