Visualizzazione post con etichetta Anni Settanta. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Anni Settanta. Mostra tutti i post

L'importanza di Postal Market nella formazione della giovane blogger

Postal Market è fallito nel 2015. L'anno prossimo ritornerà più agguerrito che mai con la voglia di primeggiare contro Amazon. Io tifo per PM, naturalmente. Il mio amore per Postal Market inizia negli anni Settanta, ed è una relazione complessa, con un ruolo piuttosto importante nella mia vita. Ricordo ancora le sensazioni dei polpastrelli sulle pagine e l'odore della stampa patinata.

[...] mi sono chiesta: ma la prima volta che ho letto qualcosa di scritto? Ebbene, pare che abbia cominciato a capire le parole scritte prima del tempo della scuola. Intelligente, vero?
Mi piacerebbe tanto poter raccontare che tutto ciò fosse dovuto a fantastiche letture di libri bellissimi, tipo Piccole Donne o l'Isola del tesoro che facevo aiutata dalla mamma, per esempio. Invece no, nulla di tutto questo. I miei primi passi con la lettura li ho fatti per conto mio, su un mitico catalogo Postal Market.

Il catalogo Postal Market era un trattato di "acquistologia" importantissimo e imprescindibile in paese. In città, invece, non si usava perché non ce n'era bisogno e si poteva trovare tutto sotto casa, nei banali negozi. Soltanto adesso mi rendo conto che la mia attuale idiosincrasia per lo shopping probabilmente nasce proprio da questo provincialismo congenito.

Ma torniamo agli anni Settanta.

Il catalogo Postal Market arrivava sempre in contemporanea a tre o quattro famiglie del paese e tutti si mettevano a studiarlo con impegno. Nei caldi pomeriggi estivi l'aia tufacea e ben ombreggiata dalle casce, diventava il punto nevralgico di tutta la faccenda: ognuno arrivava portandosi la sedia e la propria copia di Postal Market per sfogliarlo e discuterne con gli altri.

C'erano dei grandi dibattiti interfamiliari sugli acquisti da fare e sulle priorità di spesa e le discussioni erano sempre accese, spesso e volentieri incazzose.



Poi venivano fatti gli acquisti, compilando e spedendo l'apposita cartolina acclusa al catalogo.

Solo a quel punto noi bambini potevamo prendere possesso del prezioso tomo e finalmente sfogliarne le pagine patinate, passando da una sezione all'altra.
Ecco, anche se sono passati più di trent'anni (impressionante, vero?) io la ferrea tassonomia merceologica di Postal Market me la ricordo ancora benissimo.
Si cominciava con l'abbigliamento: modelli in carne ed ossa ma tali e quali ai Fuccons, indossavano con finta disinvoltura la moda popolare del momento. È bene ricordare che erano gli anni Settanta e i poliesteri la facevano da padrone, almeno negli ambienti che frequentavo io.
A seguire venivano: la sezione degli accessori per la cucina, per la casa, il fai da te, il giardino, lo sport, i giochi e la cancelleria.

Ogni oggetto in vendita era fotografato e aveva un numero che lo rimandava ad una descrizione nella stessa pagina. È così che ho imparato a riconoscere le prime parole, per districarmi in quel meraviglioso mondo di cose interessanti e così a portata di mano.

Vuoi mettere la comodità?

Poco fa pensavo che se allora ci fosse stata Internet, si sarebbe guardato tutti il catalogo Hammacher Schlemmer, altro che quel troiaio di Postal Market. Sarei scoppiata dalla gioia e sarei cresciuta sicuramente in modo migliore.

Già che ci sono la butto lì: se qualcuno mi volesse fare un regalo mi piacciono molto: questo coso ganzissimo , la me-ra-vi-gli-o-sa bici d'acqua, il più grande cruciverba del mondo che pare un ricamo di fine fattura, il valido sistituto per il banale tostapane e, infine lo status simbol per eccellenza: ovvero il tocco di classe creare ovunque l'atmosfera giusta [link rimossi perché ormai non più funzionanti, ndr].

Amarcord per corrispondenza, tratto da un mio post del 13 aprile 2006 pubblicato sul mio vecchio blog su Splinder.

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...