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Mad in Italy di Gabriele Ferraresi (recensione parziale)


Ho finito di leggere Mad in Italy. Manuale del trash italiano 1980-2020, scritto da Gabriele Ferraresi e pubblicato da Il Saggiatore. 
L'autore ripercorre 30 anni di storia italiana attraverso gli episodi più "trash" (lo metto travirgolette, poi spiego perché). 
Quando si parla di trash non si può fare a meno di parlare di Tommaso Labranca, e Gabriele Ferraresi è un estimatore di lungo corso di T-La. Cita Tommaso nell'introduzione, nei ringraziamenti e all'interno del libro, nel capitolo dedicato all'anno della morte. 
Questo libro è diviso in capitoli, ciascuno ha il nome di un anno dal 1980 al 2020. Il duemilaventi è incompleto, e si interrompe all'arrivo del covid-19, creando un effetto"brusco ritorno alla realtà" che trovo molto efficace come conclusione.
 
Io ho una "storia personale" con Gabriele Ferraresi. Mi contattò nel 2006 tramite il mio antico blog su Splinder 💖che era molto più seguito e molto più giallo di adesso. 
Era uno studente universitario, stava preparando la tesi di laurea su Cronaca Vera. Mi scrisse perché ne avevo parlato sul blog e io gli suggerii alcuni autori, primo fra tutti Labranca. 
 
tratto dal blog gattasorniona.splinder.it. grazie web.archive.org per avermelo conservato.
che vergogna quelle virgolette, ero una giovane intrisa di mainstream
 
 
«La mia rubrica preferita è I misteri del sesso a cura del Professor R. Dell'Alba.»
 
Vabbè.
 
Comunque, per concludere l'aneddoto, detti a Gabriele Ferraresi qualche indicazione, mi pare la copia elettronica di Andy Warhol era un coatto che già non si trovava più da anni e lui, dopo la laurea, mi inviò una copia della sua tesi, un dono molto gradito che conservo ancora adesso. 
 
Fine aneddoto. 
 
Ora, immaginatevi il piacere che mi ha fatto, dopo 14 anni, vedere questo ragazzo uscire con un libro così. Mad in Italy è un volume corposo, più di 400 pagine che raccontano gli episodi più pecorecci (ci sta meglio che trash, secondo me) della storia recente del nostro Paese.
 
Su tutto il libro aleggia lo spirito di Tommaso Labranca anche se gli episodi riportati non sono tutti tecnicamente trash, secondo la formula labranchiana: 
 
intenzione – risultato ottenuto = trash
 
Piuttosto sono per lo più episodi di costume sopra le righe, momenti beceri della nostra storia recente di cui ci ricordiamo più o meno tutti, ed è divertente leggerli in ordine cronologico raccolti in un unico volume. 
 
E il lettore, specialmente di una certa età come sono io, si diverte un monte a fare questo viaggio nel tempo, dai bei vecchi tempi al "brusco ritorno alla realtà", appunto.
 
Io ci ho trovato un sacco di roba che non mi ricordavo più, e che mi ha fatto piacere di leggere e ricollocare nella giusta scala temporale. Col passare del tempo i ricordi oltre a sbiadire si sovrappongono e questo libro casca a fagiolo.

Voto 🌟🌟🌟🌟 quattro stelline sberluccicanti come negli Anni Ottanta.
 

L'importanza di Postal Market nella formazione della giovane blogger

Postal Market è fallito nel 2015. L'anno prossimo ritornerà più agguerrito che mai con la voglia di primeggiare contro Amazon. Io tifo per PM, naturalmente. Il mio amore per Postal Market inizia negli anni Settanta, ed è una relazione complessa, con un ruolo piuttosto importante nella mia vita. Ricordo ancora le sensazioni dei polpastrelli sulle pagine e l'odore della stampa patinata.

[...] mi sono chiesta: ma la prima volta che ho letto qualcosa di scritto? Ebbene, pare che abbia cominciato a capire le parole scritte prima del tempo della scuola. Intelligente, vero?
Mi piacerebbe tanto poter raccontare che tutto ciò fosse dovuto a fantastiche letture di libri bellissimi, tipo Piccole Donne o l'Isola del tesoro che facevo aiutata dalla mamma, per esempio. Invece no, nulla di tutto questo. I miei primi passi con la lettura li ho fatti per conto mio, su un mitico catalogo Postal Market.

Il catalogo Postal Market era un trattato di "acquistologia" importantissimo e imprescindibile in paese. In città, invece, non si usava perché non ce n'era bisogno e si poteva trovare tutto sotto casa, nei banali negozi. Soltanto adesso mi rendo conto che la mia attuale idiosincrasia per lo shopping probabilmente nasce proprio da questo provincialismo congenito.

Ma torniamo agli anni Settanta.

Il catalogo Postal Market arrivava sempre in contemporanea a tre o quattro famiglie del paese e tutti si mettevano a studiarlo con impegno. Nei caldi pomeriggi estivi l'aia tufacea e ben ombreggiata dalle casce, diventava il punto nevralgico di tutta la faccenda: ognuno arrivava portandosi la sedia e la propria copia di Postal Market per sfogliarlo e discuterne con gli altri.

C'erano dei grandi dibattiti interfamiliari sugli acquisti da fare e sulle priorità di spesa e le discussioni erano sempre accese, spesso e volentieri incazzose.



Poi venivano fatti gli acquisti, compilando e spedendo l'apposita cartolina acclusa al catalogo.

Solo a quel punto noi bambini potevamo prendere possesso del prezioso tomo e finalmente sfogliarne le pagine patinate, passando da una sezione all'altra.
Ecco, anche se sono passati più di trent'anni (impressionante, vero?) io la ferrea tassonomia merceologica di Postal Market me la ricordo ancora benissimo.
Si cominciava con l'abbigliamento: modelli in carne ed ossa ma tali e quali ai Fuccons, indossavano con finta disinvoltura la moda popolare del momento. È bene ricordare che erano gli anni Settanta e i poliesteri la facevano da padrone, almeno negli ambienti che frequentavo io.
A seguire venivano: la sezione degli accessori per la cucina, per la casa, il fai da te, il giardino, lo sport, i giochi e la cancelleria.

Ogni oggetto in vendita era fotografato e aveva un numero che lo rimandava ad una descrizione nella stessa pagina. È così che ho imparato a riconoscere le prime parole, per districarmi in quel meraviglioso mondo di cose interessanti e così a portata di mano.

Vuoi mettere la comodità?

Poco fa pensavo che se allora ci fosse stata Internet, si sarebbe guardato tutti il catalogo Hammacher Schlemmer, altro che quel troiaio di Postal Market. Sarei scoppiata dalla gioia e sarei cresciuta sicuramente in modo migliore.

Già che ci sono la butto lì: se qualcuno mi volesse fare un regalo mi piacciono molto: questo coso ganzissimo , la me-ra-vi-gli-o-sa bici d'acqua, il più grande cruciverba del mondo che pare un ricamo di fine fattura, il valido sistituto per il banale tostapane e, infine lo status simbol per eccellenza: ovvero il tocco di classe creare ovunque l'atmosfera giusta [link rimossi perché ormai non più funzionanti, ndr].

Amarcord per corrispondenza, tratto da un mio post del 13 aprile 2006 pubblicato sul mio vecchio blog su Splinder.

La mia Combray

L'odore del preparato per risotto agli asparagi Coop - senza glutammato aggiunto, giammai! - che ho sul fuoco mi ricorda il cibo che mangiavo durante le "vacanze studio" in Inghilterra, quando ero giovane, davvero molto giovane.
Inspiro a pieni polmoni i vapori del riso liofilizzato che bollendo s'idrata e mi ritrovo in un parco soleggiato, con scoiattoli in libertà, grosse bici nere appoggiate sull'erba curatissima e una montagna di zaini Invicta tutti uguali tra loro.
Controvoglia ritorno al presente, mi affaccio alla finestra, guardando il traffico di Novoli impazzito per due gocce di pioggia, e sospiro.
E perdo ancora la nozione del tempo, aiutata dal profumo del risotto che continua a bollire, struggendomi nelle immagini di una vita remota e, col senno di poi, meravigliosa.
All'improvviso la realtà: con sollievo mi rendo conto di che grande invenzione sia il politetrafluoroetilene o, per gli amici, teflon antiaderente e con gioia stappo una birra per celebrare.

Il George Clooney fiorentino dell'arte*

Il nuovo film di e con George Clooney, "Monuments Men", mi ha fatto tornare in mente un post che scrissi nel lontano 2006 su un luogo a Firenze che amo particolarmente: la casa-museo di Rodolfo Siviero, al pian terreno del villino del Poggi, sul Lungarno Serristori (a cinquanta metri dalla Porta San Niccolò** e di fronte alla spiaggetta delle pantegane, per intendersi) e tenuto aperto grazie al volontariato degli Amici dei musei, che gentilmente e gratuitamente sono a disposizione dei visitatori***. Rodolfo Siviero è stato un personaggio interessantissimo, di quelli che pensi subito: ma perché non ci avranno ancora fatto un film? 

La pazzia e lo spirito del Natale


Sono esausta dopo i festeggiamenti di rito coi parenti e tutto l'apparato consueto. Ma ho voglia di raccontare una piccola storia di Natale.

Teorema delle ferie di Gattasorniona


Il numero ottimale di compagni di viaggio è inversamente proporzionale alla distanza da percorrere.


[Gattasorniona, Splinder 2006]

Fuga dalla scuola media* (riprendo il discorso #bullismo)

A grande richiesta di una lettrice lurker d'annata (un'email e un messaggio su Facebook per me sono una grande richiesta, nda) ripropongo un vecchio post del 2007 sul bullismo nella mia scuola media e di come l'ho vissuto e subito.

09/04/2007 
[...] ma non volevo raccontare del pranzo pasquale in famiglia ma dell'incubo della scuola media. È bastato leggere questo post di Giuseppe Genna su Carmilla per farmi ritornare in mente degli episodi dei miei undici anni o giù di lì che mai mi scorderò.
In questo periodo va parecchio di moda parlare di bullismo a scuola e di professori fuori di testa finiti nel database di Youtube e pare che queste cose abbiano cominciato ad accadere solo da quando si sono diffusi i cellulari dotati di mini-videocamere in grado di documentare ciò che invece prima accadeva lo stesso, ma rimaneva confinato alle quattro mura dell'aula scolastica. E dalle reazioni che sento e che leggo in giro, sembra che nessuno sia mai andato a scuola. Tutti cadono dal pero. Eppure credo siano davvero in pochi quelli che non hanno subito soprusi durante gli anni della scuola.
Quando andavo alle medie c'erano due tipe nella mia classe, chiamiamole Vanessa e Maria, due nomi abbastanza simili a quelli veri. Queste due povere imbecilli al giorno d'oggi sarebbero considerate delle vere e proprie 'bulle da YouTube' e avrebbero già spopolato a Studio Aperto con qualche filmatino sgranato e coi volti criptati in cui si sarebbero viste vessare, in modo fantasioso, qualche povero compagno sfigato.
Insomma, queste due fave erano parecchio violente e si vantavano di fare uso di droga e, nota bene, erano gli anni Ottanta, periodo in cui aveva ancora un senso parlare di droga al singolare perché l'eroina era diffusissima e di aids ancora non se ne parlava. Ma queste due bischere non si bucavano mica: si vantavano solo di farlo perché probabilmente le faceva sentire più ganze.
A scuola erano l'incubo collettivo: minacciavano e picchiavano tutti. Una cosa terribile che non mi faceva dormire la notte. Non c'era merenda che non venisse assaggiata e in caso requisita dalle due deficienti; la colletta obbligatoria degli spiccioli scattava tutte le sante mattine e credo di avere mio malgrado finanziato la nascente tossicodipendenza di almeno una delle due. E poi rubavano tutto, anche le cose più inutili, così per il gusto di rompere i coglioni alla vittima di turno. Mi ricordo che una volta la Maria mi fregò gli scaldamuscoli rosa e poi quell'altra volta in cui mi prese una penna a quattro colori di metallo pesantissima a cui ero davvero affezionata e che non ho mai più ritrovato uguale.
Spesso, in classe, intervenivano i carabinieri del quartiere per calmare la situazione. Per loro era comodo: arrivavano a piedi perché la caserma era proprio dietro l'angolo.
Una volta la Vanessa venne portata in caserma perché aveva versato un barattolone di Vinavil™ in testa ad una ragazza di un'altra classe rea di non averla cagata con sufficiente deferenza. Mi ricordo, come se fosse adesso, il vecchio e pingue brigadiere che la teneva a braccetto cercando di abbozzare, senza successo, una paternale e lei che gli sbraitava contro: «non mi mettere le mani addosso, io t'ammazzo, capito? t'ammazzo...» ecc. ecc. Un'altra volta stessa situazione con un'unica variante: niente Vinavil™ ma accendino Bic™, i capelli della vittima di turno completamente bruciati e puzzo di zampa di pollo in tutta la scuola. Mi ricordo che ogni volta ho sperato che le incarcerassero entrambe almeno fino all'esame di terza media, invece se la sono sempre cavata con una ramanzina e qualche giorno di sospensione.
E te le ritrovavi in classe, più stronze di prima e di nuovo pronte a cagare il cazzo a tutti.
I professori facevano finta di nulla in un mutuo accordo di vivi e lascia vivere. Le due delinquentelle avevano minacciato quella di artistica e gli altri insegnanti non volevano noie e preferivano fregarsene. Come tutti anch'io gli stavo sul cazzo e ogni tanto mi minacciavano di aspettarmi fuori e di riempirmi di botte. Terrorizzata facevo parte della bassa manovalanza della Maria: dovevo copiarle i compiti, che ovviamente non faceva mai. Il suo quaderno di matematica conosceva solo la mia calligrafia e quell'imbecille di professoressa non ha mai detto nulla. D'altronde la Maria non aveva tempo di copiare: se ne doveva stare sempre nel cortile di fronte alla scuola seduta sul suo Ciao bordò - incredibile, me lo ricordo ancora! - a giobbare con la cricca dei pisquani ripetenti cronici. Io non avevo il motorino perché non avevo ancora l'età per guidarlo. Invece quelle due stronze erano segate innumerevoli volte e entro breve avrebbero potuto guidare anche la macchina.
Per anni si sono divertite a tormentare una povera ragazza con problemi di mobilità, buttando oggetti a terra e facendoglieli raccogliere perché vederla mentre faceva uno sforzo pazzesco per piegarsi le divertiva molto.
Quando volevano dare un avvertimento a qualcuno che in quel momento non gli garbava, aspettavano che fosse solo e poi si mettevano a girargli intorno con i motorini e gli urlavano in faccia di tutto, dagli insulti alle minacce. Un'esperienza terrorizzante a viverla.
All'ennesima bocciatura la Vanessa, con gran sollievo di tutti, si ritirò e non l'ho più vista ne ne ho più avuto sue notizie. Maria, invece, rimase ancora un po' e poi non mi ricordo bene, però mi pare che interruppe gli studi anche lei.
Dopo anni ho saputo che la Maria, da perfetta imbecille qual era, era entrata davvero in quel tunel di eroina di cui si vantava tanto di far parte. Ho avuto amici che l'hanno vista per strada in condizioni pietose a elemosinare qualche spicciolo o un passaggio. E pensare che mi sono odiata per anni di non averle mai spaccato la faccia o comunque di non aver tentato di farlo. Col senno di poi sono sicura che qualche ceffone dato bene sarei riuscita ad ammollarglielo. Ancora adesso, quando mi capita di pensarci mi pento di non aver mai reagito. Ma per dirla con Giuseppe Genna, non tornerei a quei tempi nemmeno morta.
*Il titolo del post è il titolo italiano del film del '95.    

La statua della libertà? L'originale è a Firenze




Rimettendo in ordine i miei file ritrovo questa vecchia foto che scattai in Santa Croce, sei o sette anni fa e sui cui scrissi un post apposito sul vecchio blog. Il post d'annata non lo ripropongo, ormai è roba vecchia, invece ripubblico volentieri la foto della Statua della libertà della poesia dello scultore Pio Fedi, che si trova sulla tomba del patriota risorgimentale Giovan Battista Niccolini in Santa Croce a Firenze. È molto somigliante alla più famosa Statua della Libertà realizzata da Augustin F. Barthaldi. Quando scrissi il post c'erano degli studi in atto per verificare se realmente Barthaldi si fosse ispirato alla statua in Santa Croce per creare quella americana. Le vicende biografiche dei due scultori, infatti, si intrecciano e questa ipotesi risultava probabile, al punto che diversi studiosi italiani e americani erano al lavoro per verificarla. Non so che esito abbiano dato questi studi, se un giorno riuscirò a sapere qualcosa lo posterò qui. Comunque è molto simile a quella americana. Non ha la fiaccola in mano ma una catena spezzata, mentre nell'altra mano tiene una corona d'alloro.

L'interesse per le anticipazioni di Beautiful

Il primo cast di Beautiful.
Correva l'anno 1987.
Cazzarola, ero una bimba,  andavo ancora a scuola.

Metto le mani avanti, anche se ha poco senso farlo. A dire il vero ha poco senso anche questo post. Ma tant'è. Dunque, ho smesso di guardare Beautiful intorno al 2007. Da allora non l'ho più visto: nemmeno per caso. Tuttavia continuo ancora adesso a ricevere tante visite da parte di chi cerca le anticipazioni delle puntate. Non ne sono sicura, ma credo che dipenda da qualche strana alchimia tra Blogspot e il vecchio blog su Splinder che in qualche modo continua a dire la sua.
Ogni tanto mi arrivano anche email con la richiesta di spoiler sugli episodi americani, a cui ho sempre risposto dicendo che non ne so nulla, avendo pubblicato un solo post nel 2005 sulla presunta fine imminente di Beautiful. Post che è stato smentito nei fatti perché a quanto pare la soap è ancora viva e vegeta e non ci pensa nemmeno lontanamente a tirare il calzino. Vabbè. E poi vorrei aggiungere che non me ne frega più nulla di sapere che stiano combinando Ridge e Brooke che si godano la promiscuità incestuosa, la pensione e il sole della California, per quanto mi tange. 
Ma la faccenda non finisce qui. Giorni fa mi ha scritto Lucia (ho l'autorizzazione a pubblicare il suo nome) chiedendomi di rimettere online quel post del 2005 dove raccontavo un po' di spoiler che avevo appreso da una cugina di ritorno dagli USA. Mi ha fatto ridere questa richiesta, ma la accontento volentieri perché mi è stata chiesta gentilmente ed è un attimo recuperare quel post dal file di backup. Ripeto questo è un post che scrissi nel 2005 - sette anni fa, il 28/01/2005, per l'esattezza - ed è stato verificato inattendibile da più fonti. Però è tanto, tanto morboso, forse è proprio questo che ne spiega il successo...

Ho da raccontare uno "scoop". Allora, sono stata a cena da una cugina che ha appena passato un periodo negli USA. Mi ha raccontato che laggiù Beautiful sta finendo.Sì, Beautiful chiude! Me lo sono fatto ripetere più volte perché non riuscivo a capacitarmente. Trauma e senso di vuoto. Oddio, finisce Beautiful! E' comprensibile che questa notizia mi faccia impressione. Beautiful, infatti, mi ha accompagnata per più di metà della mia vita.Una volta superato il primo shock, mi sono fatta raccontare un po' di anticipazioni e sono rimasta ancor più traumatizzata.Dunque, primo scoop: Brooke scopre di essere figlia di Eric Forrester. Maremma santa. Mancava solo questa!Eric, infatti, in gioventù aveva avuto una storia con Beth, la mamma di Brooke. Questa storia d'amore era stata interrotta dalla gravidanza di Stephanie, in attesa di Ridge (che in realtà non è figlio di Eric ma di Marone). Insomma, il bischero Eric c'è cascato, ha creduto che Ridge fosse suo figlio, ha lasciato il suo grande amore Beth e, a malincuore, si è sposato con Stephanie dando così inizio alla dinastia Forrester.Ma son tutte cose che si sapevano già. Quello che ancora non si sapeva è che la povera Beth era incinta di Eric, e che la loro figlia è nientepopòdimenoche Brooke.Questa notizia sarà per Brooke un trauma (infatti è stata sposata e ha avuto figli con Eric-suo-padre, con Thorne-suo-fratello oltre che con Ridge) che la porterà al suicidio. Sì, a quanto pare Brooke si suiciderà. Accipicchia!Infine mi hanno detto che nelle ultime puntate Ridge ha i capelli bianchi (o brizzolati, non ricordo) e che si invaghisce di nuovo di Bridget. In base a questi nuovi scoop, Eric e Brooke non solo sono i genitori di Bridget, ma Eric ne è anche il nonno e Brooke ne è anche la zia...Ho mal di testa.

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...