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Londra o niente



Alla fine del 2019 ho comprato un biglietto aereo per Londra da usare in estate.
Le mie ferie.
Mi pare una cosa distante ere geologiche, invece è successa pochi mesi fa e ci siamo quasi.
Dovrei partire i primi di agosto, rimanendoci cinque giorni.
Le mie ferie.
Ho comprato quel biglietto ben prima della faccenda covid, quando mi pareva furbo approfittare di un'offerta per un volo molto comodo verso una destinazione gettonatissima.
Mai avrei pensato che sarebbe successo 'sto pandemonio.
Vabbè, a dicembre nessuno si aspettava una pandemia.
Nessuno tranne Bill Gates, naturalmente.
Adesso non so che cosa fare, se andare o no a Londra.
Ho tanta paura, gli inglesi mi sono sembrati molto superficiali nell'affrontare il virus e hanno ancora dei numeri alti di contagiati e morti.
E come se non bastasse, vacanza a Londra significa prendere la metropolitana per spostarsi in città, altro motivo di angoscia.
L'alternativa a Londra è niente, perché con la cassa integrazione che non viene pagata e tutto quanto, non posso permettermi altro.
E sono già molto fortunata.

Dicono che scrivere di un problema ne aiuti la soluzione.

Diario del 1 maggio



Da oggi in Toscana si può uscire per fare attività motoria. Non so come sia nel resto d'Italia. Non è che non mi interessi, è che non sono riuscita a capirlo. Ma a Firenze si può, se si esce a piedi partendo da casa e ritornandoci.

Attendevo questo momento dall'inizio della reclusione. Mi sono mancate le mie passeggiate che anche senza coronavirus di solito faccio da sola, senza interagire con nessuno. Il distanziamento sociale è parte di me.

Con la fine del divieto di passeggio ero convinta che sarei schizzata fuori casa e avrei camminato per un paio d'ore come ho sempre fatto nei fine settimana. Fino al covid-19, of course. A dire il vero, quando siamo entrati in lockdown pensavo che camminare da soli, con tutte le precauzioni del caso, avrebbe continuato ad essere possibile. Perché fa bene, riduce lo stress, perché la maggior parte di noi abita in case piccole ecc.

Poi sappiamo com'è andata.

Non recriminiamo. Per fatica, non per evitare polemiche. Torniamo a stamani. Mattinata fredda e nuvolosa.

Mentre alzavo gli occhi al cielo e ho deciso di rimanere a casa. "Forse esco dopo, nel pomeriggio" mi sono detta senza convinzione.

Ho preparato il tè coi biscotti ai cereali del Mulino Bianco. Inzuppavo i dischetti ai frutti rossi e riflettevo preoccupata: "Ho arredato il tunnel e non me ne sono neanche accorta".

Perché sono due mesi che voglio fare una passeggiata che non sia andare al supermercato più vicino cercando di metterci meno tempo possibile. Come tutti noi, del resto.

E allora perché mi è passata la voglia?

Depressione?
Ipotesi scartata subito. Non me la posso permettere la depressione.

Automatismi?
Ecco, precisamente. Credo si tratti di questo. Ho dovuto cambiare la mia routine da "anziana che ha i suoi rituali", e adesso mi ci sono abituata.

Ora sono qui a cercare di capire quante e quali sono le altre abitudini che ho perso e che mi toccherà ricostruire.

Tutto brutto?

No. Ci sono anche quelle (poche a dire il vero) abitudini che ho preso durante la quarantena e che non voglio perdere. Tipo cucinare di più, che è una cosa sana e mi dà una soddisfazione che avevo dimenticato.

Ulteriori Robot



Allora, la terra è stremata, devastata da un'invasione di robot alieni. Morte e distruzione ovunque, come da manuale.
Sono robot programmati per uccidere, lucidi esoscheletri a metà tra Terminator e i pezzi del meccano, tenuti insieme da matasse di cavi elettrici colorati. Impazzano sul nostro povero pianeta come orde di studenti americani ubriachi in una città d'arte.

Intime distorsioni prima del caffè



Se penso alla mia vita in modo astratto, senza realmente pensare a nulla in particolare, ho sempre la fastidiosa sensazione di aver sempre speso malissimo il mio tempo.

Un po' come lo Zeno Cosini dei frammenti sparsi post "Coscienza di Zeno" che, messo di fronte al classico dilemma faustiano, schifa sdegnato la possibilità dell'eterna giovinezza, perché preferirebbe di gran lunga barattarla con «qualcosa di molto nuovo, qualcosa che mai conobbi, perché non vi sono giorni che vorrei rifare ora che so dove mi condussero*».

Ecco, proprio così.

La sensazione orrenda di un'intera esistenza sprecata in perdite di tempo.

Anche adesso, specialmente adesso, in questo grigio post pranzo domenicale, con la digestione in partenza e il caffè sul fuoco.

Piano d'azione contro lo stress: azzittire le suonerie, allontanare le tastiere e leggere più libri (infine capire bene come funziona la dopamina)

Sto cercando di migliorare la mia vita in modo consapevole. Di solito lascio che i cambiamenti mi piombino addosso quando cavolo gli pare, accogliendoli con l'entusiasmo della condannata a morte. A questo giro però devo cambiare atteggiamento al più presto perché ho una brutta bestia da combattere: lo "stress da multitasking".

Eccoci, con piano B (scaduto)

Ci sono, ma latito mio malgrado. A volte succede. Il blog è il mio hobby rilassante, la parentesi antistress in una vita tutto sommato non sgradevole. Tuttavia ormai mi conosco bene: quando passano più di due settimane in cui produco solo bozze perché non ho tempo di organizzarmi e fare un post intero, è un brutto segnale: stress che monta e poi si manifesta all'improvviso in pochi, collaudati, modi inopportuni: ingestione di calorie inutili, insonnia, visione bigia dell'esistenza condita con malumori antisociali.
Non sto dicendo che il blog curi tutti i mali e protegga da qualsiasi avversità, però nel mio caso aiuta un casino.
Sarei curiosa di sapere per quante altre persone sia così.

P.s. Comunque, se avessi ancora vent'anni, di certo prenderei in considerazione il "piano B":

E se la felicità più duratura stesse nelle piccole cose?

Riflettevo su un post che ho scritto giorni fa. Secondo alcune ricerche risulta più veloce superare i grandi traumi rispetto a quelli più piccoli. Per le batoste più leggere non partono le difese naturali che si attivano automaticamente nel caso dei colpi grossi, e allora lasciarsi alle spalle la brutta cosa diventa più gravoso.

Ma tutto ciò vale anche al contrario?

Non è detto che la cosa peggiore che ci possa capitare sia quella che alla fine ci procurerà i danni più duraturi



Ieri, facendo la spesa alla Coop, non ho trovato il mio shampoo preferito. Non ci volevo credere: sono rimasta imbambolata per non so quanti minuti di fronte allo scaffale, ripercorrendo con lo sguardo attonito tutti i flaconi colorati, uno per uno, senza scorgere quello che cercavo.

Mi sono guardata intorno per protestare, ma in quel momento non c'erano commessi a raccogliere la mia accorata lamentela passivo-aggressiva.

Petites tortues


La voce si avvicina. Esternalizzare, dice. Espandersi verso nuovi mercati, ribadisce. Lo riconosco subito. Adesso però è niente di più di un rappresentante.
Ci salutiamo, è da noi per lavoro, cerca di piazzare una fornitura di non so che cosa, deve parlarne con il geometra che infatti lo sta aspettando.
L'ultima volta che ci siamo visti è stato anni fa, nel parcheggio della ditta in dismissione. Aveva raccontato, lagnoso, che era stato costretto a chiudere tutto, se fosse stato per lui invece... Era nella merda, che non potevo nemmeno immaginare quanto; aveva perso il sonno e la salute. Io sono il più precario di tutti qui dentro, aveva trovato il coraggio di dire. Poi con uno scatto chimico era salito sulla BMW sportiva provvista di ogni optional possibile, ed era sgommato verso le colline.
Invece io avevo caricato il mio sacchetto di effetti personali sullo scooter ed ero andata via dalla parte opposta.
Adesso non ce l'ho con lui, è passato tanto tempo e poi la scrittura mi ha aiutata a razionalizzare e sfanculare. Il blog ha una sua utilità terapeutica, lo dico sempre. E dopo ho incontrato di peggio, ma questa è un'altra storia (già scritta altrove, per l'appunto). Tuttavia non ho dimenticato: so perfettamente chi ho di fronte. In fondo è anche simpatico, a guardarlo bene mi ricorda una tartaruga o una lucertola. Un rettile innocuo, ecco.
Aspetta che il geometra finisca una telefonata, è deferente, ascolta tutti, finge di essere interessato. Il geometra propone un sopralluogo nello scantinato. Lui lo segue, è contento di vedere lo stabile, dice. Ritornano dopo un po', il geometra lo precede veloce, lui parla e propone. No, no, lo stoppa il geometra, si farà così e cosà conclude. È un osso duro il geometra, non lo infinocchi facilmente, mi piace.
Mi saluta con affetto improvviso, è stato contento di vedermi. Non so perché ma gli credo. Esce sorridendo. Ci rimettiamo a lavorare in silenzio.
"Cazzo, il tuo amico mi ha fregato la penna" esclama il geometra dopo un po'.
"Sei fortunato che ti abbia fregato solo quella" rispondo.
Tutti ridono.
Caffè.

Avevo l'idea per un post arguto ma...

...in un battito di ciglia: volatilizzata.
Nulla, sono una creatura autoreferenziale, mettiamoci l'animo in pace. Stamani mi sono svegliata con una frase che mi rimbomba in testa come un tormentone da hit parade tamarra: sbagliare è umano e perseverare è diabolico. Dunque io sarei direttamente connessa a satana in persona. Praticamente due amiconi. Ne sono convinta perché non riesco a liberarmi di certe dinamiche nocive del cavolo e le ripeto, pari pari, regolarmente. Da tutta la vita, che pesantezza. E che cavolo.
Non so come né perché, ma qui la mia esistenza sta passando, sempre uguale e da anni non mi regala non dico felicità che sarebbe anche ingenuo, ma almeno novità interessanti. E questo dipende da me, in particolare dal mio sistema interiore di priorità che dovrei rivoluzionare ma non so come fare. Ho capito dov'è il problema ma pecco di tecnica. Come si cambia un lato del carattere che non ci piace? Certo io ci provo, ormai so qual è il problema. Ma poi gli automatismi di una vita riprendono il sopravvento e eccallà la solita minestra riscaldata, tanto per citare un personaggio di Verdone che amo tanto, l'Idealtypus di sfigato con le fette di prosciutto davanti agli occhi. Io sono su quel modello. Basterebbe spostare l'asticella della self-priority (anglismo inventato di sana pianta, ma ci sta bene) a un livello più a monte, verso la me stessa che tanto bistratto per delle cazzate sempre più spesso irrilevanti.
Ora, io sto mettendo da parte cose mie, cose prioritarie, cose fondamentali porca miseriaccia cane, perché subisco, pardon, mi faccio fare interventi a gamba tesa continui. Da pressoché chiunque. Non è una cosa sensata. Io non lo faccio agli altri perché non è la mia natura, certo, ma anche perché gli altri, quelli normali, non me lo permettono. Sto parlando di sentirsi in diritto di prendersi il braccio quando l'altra, molto gentilmente, ha offerto solo il dito. Ecco, io devo trovare il tempismo di sfanculare nel momento in cui il dito non è più sufficiente, e di ritirare tutta la mano.

Non potendo permettermi l'analista...


... freudiano ortodosso, naturalmente, di quelli che ti lasciano delirare senza guardarti in faccia e poi ti dicono che c'hai le peggio repressioni sessuali... Dunque, non potendo permettermi l'analista mi sfogo sul blog. Adesso, di getto, che ho poco tempo. Ho appena consegnato un lavoro e mi prendo un quarto d'ora di pausa-blog prima di un appuntamento improcrastinabile. Un appuntamento URGENTE tutto maiuscolo, come ha scritto il cliente nell'oggetto dell'email, tanto per aumentare il mio stato d'ansia, manco vendessi farmaci salvavita.

Incubi notturni e serie TV

Stanotte ho sognato che ero morta ammazzata. Non so per quale motivo mi avessero uccisa; a dire il vero neppure a me importava molto di essere morta, fatto sta che ero all'obitorio, sul tavolo delle autopsie. Intorno c'erano altri tavoli con gente decomposta sopra. Morti ammazzati pure loro. Sfiga.  Comunque ero perfettamente consapevole di essere in quella situazione e non mi tangeva più di tanto.
Poi sono arrivati i poliziotti e hanno esaminato le mie mani.
Io ascoltavo i loro commenti: non riuscivano a trovarmi nulla sotto le unghie perché, prima di crepare morta ammazzata, avevo fatto una manicure accurata e si vedeva. E da morta io ero molto contenta di ascoltare questi apprezzamenti.
È cominciata la terza serie di The Killing. Mi piace molto. A quanto pare piace anche al mio inconscio.

No logo

Perché poi una diventa acida. Ci credo. Perché una va a cena da un'amica che non vede da tanto. il marito è a calcetto. Si mangia, si parla, si mette a letto la creatura meravigliosa e stranamente tranquilla che non ha rotto le scatole quasi per nulla. Poi caffè sul divano e arriva "slang" aka il consorte. Slang è venuto fuori da un po' - e non da me, maligni lurker del cavolo che poi mi scrivete in privato perché avete riconosciuto il soggetto- dopo aver letto i suoi status di facebook sgrammaticati cercando di scrivere in vernacolo, arte che solo l'intramontabile Vernacoliere riesce a compiere senza scadere nel patetico. Ora: Slang mi saluta appena, va di là e ritorna subito dopo con un portatile acceso che mi butta in grembo. Non faccio in tempo a chiedere che succede che lui mi dice che gli DEVO fare un favore. Perché ha il suo logo (il suo logo?) che - deve mandarlo a quello che gli stampa i biglietti da visita - non è vettoriale e gli hanno detto che così gli viene fuori uno schifo. Non è un logo. Faccio la finta tonta e gli dico di chiedere al grafico che gliel'ha disegnato perché di norma un logo si fa in vettoriale. Punto nell'orgoglio mi dice che l'ha fatto da solo! Guardo il disegno e sembra uno scaracchio catarroso sull'asfalto. Cerco di tagliar corto e continuare la conversazione con la mia amica che distoglie lo sguardo. Anche lei sapeva: collaborazionista! Gli dico di mandarmi il file. Lui mi interrompe, mi dice che me lo manda subito se glielo posso fare domani mattina presto, ché ha fretta lo deve mandare in stampa subitissimo...  Gli dico di mandarmi il file che poi gli faccio il preventivo per il lavoro. Ci vorrà una settimana dico a occhio e croce, senza stare ad ascoltare le sue urgenze. Mi guarda malissimo, piagnucola, cazzo questo piagnucola perché non può avere tutto subito e gratis. Devi morire, penso. Sorrido dico che si è fatto tardi e torno a casa.

Momenti omeopatici alla menta

Cerco di combattere l'insonnia da caldo + stress con delle granaglie omeopatiche che contengono un po' di tutto: dalla valeriana alla caffeina. Sono scettica, ma decido di essere aperta di mente, di tentare e poi ho pagato 15 Euri per questi microgranuli dolciastri. Allora chiedo lumi agli amici "naturisti" ché io non ci capisco nulla di queste cose ma ci tengo a far le cose perbenino almeno per ammortizzare la spesa. Leggono gli ingredienti sul flacone e mi spiegano, ingrediente per ingrediente, i benefici che avrò sul mio corpo malandato che avrebbe bisogno di ben altro.  Tutti chiosano con un emblematico: "ma ci devi credere". Eccallà. Comunque decido di essere collaborativa: si fa quel che si può, passi di bimbo per cominciare. Tuttavia ringrazio e non faccio notare le incongruenze; io sono una tranquillona ed entrare in un giro di polemiche infinite sull'omeopatia e sulle sue infinite nuances, mi par una grossa perdita di energie. E io ne ho poche di energie adesso, quasi punte. Però c'è sempre quella questione che mi rimbalza nella testa e non me la spiego perché tutti me la raccontano in modo diverso. Sì, intendo proprio quella faccenda della menta. Menta sì, menta assolutamente no, oppure menta insomma? La mia cara amica L. mi ha detto di non farmi infinocchiare. Il dentifricio gradito agli omeopati "menta-free" costa un mucchio di soldi. Quindi per me menta sì, almeno in tubetto per lavarsi i denti, ma lontano dall'assunzione della granaglia. La menta è un vaso costrittore, onde per cui puoi mangiarla ma lontano dalle assunzioni del medicinale, mi dice un'altra amica interpellata. Menta assolutamente no. Mi dicono invece un altro tot  di persone. Io per non saper né leggere né scrivere ho deciso per conto mio: menta sì. Quando ho finito i granuli vado a farmi prescrivere lo Xanax.

Noi uncool


Punto della situazione di un estate da sfigata.

Noi uncool, per gli amici sfigati cronici, in estate siamo preda di depressioni piuttosto devastanti. Tutti, infatti, hanno delle cose fighissime da fare e una vita sociale incredibile, posti meravigliosi per trascorrerci i fine settimana ed eventi glam in città a sfare. Ho calcolato che in estate il settanta, anche ottanta per cento delle persone che conosco diventa irreperibile e più fumoso del solito al momento di fissare anche un'uscita banale, tipo un cinemino. Ma tant'è, non voglio entrare nell'intimità di questa massa di fortunati con la socialità pregna che mi gravitano intorno facendo sempre cose fantastiche. Potrei sembrare invidiosa. Io la mia estate me la trascorrerò quasi tutta a casa, ho un po' di lavoro adesso e dopo mesi di calma piatta è ossigeno miracoloso, perciò non mi posso muovere finché non finisco l'incarico. E quando finirò sarà già ora di ricominciare. Il che va bene, figuriamoci, meglio così che non aver lavoro. Tuttavia è anche molto deprimente perché non c'è nessuno in giro e un cinema, un aperitivo, una birra in compagnia sono già diventati un problema, come di solito accade nelle due settimane centrali di agosto, in cui regolarmente inizio a parlare da sola di fronte agli specchi di casa. Quindi ho deciso di organizzarmi delle attività da fare a casa, per trascorrere la sera del "quality time" in compagnia me stessa. Accetto suggerimenti, naturalmente; ci sarà pur qualche sfigata o sfigato come me che passi da queste parti... Prima di tutto, come faccio ogni estate da tre anni a questa parte, ho da leggere altri tre o quattro libri del ciclo di Dumarest, la saga di fantascienza di EC Tubb in 33 romanzi, tutta piena di viaggi nello spazio, pianeti di ogni genere con un protagonista davvero figo. Poi sto scrivendo un altro ebook che pubblicherò con le mie edizioni Il Piccione appena sarà pronto, a questo punto a settembre, forse più in là, vediamo.  Non ne anticipo il tema, faccio la misteriosa. Poi...  tempo per il post scaduto in questa pausa pranzo pomeridiana e caldissima. [continua...?]

Il terremoto, sfogo terapeutico di una nottata di merda

Una foto del terremoto da Twitter di @massimosesena 

Sono tutta rincoglionita. Svegliarsi alle 4 del mattino con la camera che si muove fa paura. E sono a Firenze, lontana da dove la terra ha tremato davvero facendo danni e vittime.
Quando dicono che le lampadine alogene non vanno cambiate a mani nude hanno ragione: poi si rompono subito. Così ho aspettato al buio, seduta sul letto, che quella scossa interminabile passasse. Stavo lì paralizzata, con lo sguardo fisso sull'armadio lì davanti. Se mi fosse caduto addosso, molto probabilmente non mi sarei spostata: sarei morta all'istante, per colpa di quel coso bianco a quattro ante in stile pre-ikea, solo perché ero completamente paralizzata dalla paura. Poi non so come sono riuscita ad alzarmi, vestirmi velocemente e di nuovo un'altra scossa più lieve. Ho acceso Twitter, ho iniziato a leggere i primi tweet con hashtag #terremoto. Tramite triangolazioni casareccie ho capito più o meno dov'era l'epicentro. Ho visto le prime foto di alcuni crolli di edifici, gente in strada e gente che affollava i bar in cerca di un primo conforto. Ho inviato a mia volta un po' di tweet anche io, dove, tra le varie cose, ho detto che non era bello stare in casa da soli in circostanze come queste. Un paio di persone mi hanno mandato tweet di solidarietà che mi hanno fatto tanto piacere perché ero molto spaventata anche della mia reazione passiva. Piano piano poi mi sono rilassata un pochino, nonostante avessi ancora paura ad alzarmi dal divano e mi fosse preso un freddo atroce. Stavo meglio ma non riuscivo a muovermi. Poi mi sono addormentata o svenuta, non ho capito. Quando mi sono svegliata mi sono trascinata nel letto dove ho dormito male fino a mezzogiorno, sognandomi scosse che in effetti ci sono state sul serio e stanno continuando, quindi non era poi tanto un sogno. Questa è la mia nottata. La ricca colazione fuori tempo massimo al bar, con pasta strabordante di crema pasticcera e mela me la sono meritata tutta. Credo.

L'anello di Möbius


Quando ero piccola ho inventato l'anello di Möbius . Esisteva già, ok, ma l'ho inventato anche io. Andò così. Mi avevano regalato dei rotoli di carta da calcolatrice che si erano ingialliti e non potevano più essere utilizzati. Allora ci costruivo lunghe strisce di Moebius e poi le disegnavo tutte - quasi sempre paesaggi con alberi, fiori e bambini con palloni e palloncini - sul quel foglio con una sola faccia. Si potevano indossare, oppure potevano decorare benissimo qualsiasi ambiente. Oppure potevano costituire la previsione puntuale, tramite arguta metafora, della mia esistenza futura. Comunque sia, senza falsa modestia: autentici sprazzi di genialità. È che mi ha fatto molto piacere ritrovarne un pezzo tra delle vecchie foto da scansionare.

10 idiosincrasie che rendono la mia vita e quella di chi mi sta intorno un po' più difficile


Di getto, senza pensarci tanto. Ecco che vuol dire essere donna quarantenne oggi. E poi un po' di sana autocritica ogni tanto ci vuole.
  1. Devo mettere sempre un pezzo di post-it a coprire la webcam del computer altrimenti mi sento spiata;
  2. quando esco dall'ascensore controllo sempre che non ci sia un ladro nascosto sulle scale di sopra o gli zombie che salgono da sotto;
  3. non riesco ad addormentarmi se ho più di due piatti sporchi nel lavello;
  4. devo aprire e/o eliminare immediatamente tutte le email che ricevo. Non tollero i "da leggere".
  5. non sopporto se mi rivolgono la parola mentre sto guardando un film, specie se di fantascienza;
  6. cerco sempre di mettere le cose per iscritto, anche con gli amici cari, anche quando proprio non sarebbe il caso;
  7. ho la tendenza a formulare le domande cercando di suggerirne le possibili risposte, in modo che l'interlocutore non divaghi facendomi perdere tempo (intollerabile); 
  8. prima di uscire di casa devo aver staccato la presa dello stereo dalla corrente. Sempre, eh. Sennò mi prende fuoco casa. Per forza.
  9. Sono spaventata dalla guida del 98% delle persone che conosco. Sono inspiegabilmente circondata da gente che non sa guidare manco per nulla. Fingo di avere il mal d'auto per diminuire il numero di viaggi in auto.
  10. Da anni faccio uso massiccio di futureme.org, un sito che consente di auto-inviarsi lettere nel futuro, per esempio tra un anno. Però io lo uso sempre e solo quando sono giù di morale o alterata (ubriaca, febbricitante, stressata, ecc.). Perciò ricevo regolarmente email deliranti da una me stessa psicolabile dell'anno prima e in cui non mi riconosco mai.
Perché poi rileggere queste cose fa bene, è una sorta di auto-analisi dei poveri. Adesso mi sento meglio. Inverto il trend e ora che sono rilassata ne approfitto per inviare un'email senza essere in stato di alterazione alla me stessa del futuro. Ecco.

Parenti serpenti: il consueto post di Natale e lo spirito delle Feste


Prima di tutto Auguri di Buon Natale e Buone Feste a chi si trovi a transitare da queste parti. Forse scriverò ancora prima di Natale, forse no. Di sicuro andrò in giro per i blog preferiti a lasciare auguri e a leggere gli ultimi aggiornamenti.
Chiedo scusa, ma in questo periodo sono in una "fase-blog" in cui mi risulta molto difficile non scrivere del lavoro. E mi fo uggia da sola, figuriamoci a terzi. È che c'ho una specie fissa. Più che una fissa è un rimuginare continuo, incredulo. Ecco. Perché, porca miseria, non ero mai stata a lavorare in un ufficio così inefficiente e devo andarmene prima di perdere l'ultimo barlume di lucidità mentale. Adesso, per esempio, ci sono trenta gradi. Problema con la caldaia che dura da giorni perché qui non sono avvezzi a chiamare i tecnici se si rompe qualcosa. Ignorano come facevo io nei primi tempi della mia vita da single (linkerei il post se Splinder non fosse in fase terminale e tutto il mio vecchio blog è ormai irrecuperabile, ma so come rimediare ;). Comunque meglio questo caldo del gelo, certo, anche se ci sono state controindicazioni pesanti. Tutti ci siamo ammalati, con febbre altissima e dolori dovuti all'escursione termica tropici/artico che ci viviamo sulla nostra pelle. Tutti i giorni perdo sangue dal naso, copiosamente, perché si sa: super caldo vs superfreddo facilita queste cose. Ossignore, benedico l'anonimato di questo blog - che ho avuto il buon senso di non infrangere quasi mai in tanti anni di onorata carriera da blogger - perché adesso posso scrivere quello che mi pare. Ovvero che lavoro per gente demente e tanto, ma davvero tanto, incompetente. Al titolare l'unica cosa che interessa è la macchina super lusso che ha sotto il culo ogni momento che può. Ma è una tendenza che ho riscontrato spesso in un sacco di ditte, mica solo qui.
Un passo efficace per migliorare la bolsa classe imprenditoriale italiana - che suggerirei a un governo italiano quasiasi purché dinamico e sveglio (!) - sarebbe abolire all'istante qualsiasi forma di leasing sulle auto di lusso. Vuoi fare l'imprenditore? Bene, per legge scordati il SUV a spese dell'azienda - compratelo coi risparmi personali se ti pare - tanto ti fa solo rincretinire e poi non sai nemmeno guidare. Un tempo attribuivo certi eccessi a una diffusione mostruosa della cocaina. Ingenuamente vedevo cocainomani dappertutto. Invecchiando ho cambiato la mia percezione del mondo: adesso vedo stupidi dappertutto. Per chi fosse interessat* al tema suggerisco la gradevole sempre attuale lettura o rilettura de "le tre leggi della stupidità umana" di C. M. Cipolla (professore emerito di storia economica a Berkeley, mica uno ripescato dalla piena). Per la cronaca: io sono convinta di non far parte del gruppo degli stupidi ma di essere una bella rappresentante di quello dei "disgraziati/sprovveduti", altrimenti tutta una serie di cose della mia vita non si spiegherebbe.
Evabbè. La sto tirando per le lunghe. Ma sono in una pausa pranzo differita e solitaria e c'ho da sfogarmi. E poi in questi giorni sono più nervosa del solito. "Ho un nervo per capello", come mi ha detto al telefono un'amica esasperata perché la stavo facendo aspettare troppo senza riuscire a decidermi sull'orario di un appuntamento. C'è il Natale alle porte e tutti gli anni io sono agitata perché mi ritrovo in un vortice di impegni familiari a cui faccio sempre più fatica ad adattarmi. Ogni tentativo di cambiare certe dinamiche - anche di poco, per carità, ché nostro malgrado qui si segue la filosofia dei piccoli passi, ndr - diventa uno scontro con le alte geriatrie gerarchie familiari che in effetti è meglio evitare. Oppure se proprio scontro dev'essere, allora va programmata una strategia di guerra, sulla falsariga della letteratura del Machiavelli. Comunque sia, il risultato è che a Natale mi girano sempre più le scatole. E quest'anno auspico con tutto il cuore che la profezia dei Maya non sia solo una panzana new age; infatti spero con tutto il cuore che davvero l'anno prossimo succeda qualcosa che cambi un po' il corso del mondo. O almeno nella mia famiglia.

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...