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La vendetta è un piatto che va gustato freddo ma non freddissimo

Palazzo Pucci a Firenze

La famiglia Pucci era un casato molto importante all'epoca dei Medici, inciuciavano assieme, partecipavano alle decisioni importanti. 
 
Ma, come spesso accade, a un certo punto l'amicizia finì.
 
Siamo alla metà del '500 quando Cosimo de' Medici buttò fuori dal consiglio cittadino Pandolfo Pucci, accusandolo di cattiva condotta morale. 
 
Per Pandolfo fu un affronto gravissimo. Si sentì accusato ingiustamente e trascorse gli anni successivi a meditare vendetta contro Cosimo. Elaborò piani su piani per farlo fuori, contattò gli avversari politici, interpellò sicari prezzolati. Fu tutto un confabulare che andò avanti per ben nove anni, finché il Pucci ritenne di aver finalmente trovato il modo giusto di sbarazzarsi dell'odiato rivale – un modo un po' stupido, mi sentirei di osservare.
 
Siccome Cosimo de' Medici aveva l'abitudine di passare accanto al Palazzo della famiglia Pucci quando si recava a pregare in Santissima Annunziata, l'idea di Pandolfo fu di piazzare un cecchino a una delle finestre e dare così il colpo di grazia a Cosimo.
 
Pandolfo Pucci però aveva chiacchierato per anni con praticamente chiunque delle sue intenzioni, e non fu difficile per gli informatori dei Medici scoprire e sventare l'attentato. Pandolfo e i suoi sodali vennero giustiziati e il palazzo fu requisito.
 
Cosimo continuò a passare da lì per andare in chiesa, ma ogni volta la vista di quella finestra gli ricordava il fattaccio. Allora la fece murare.
 
E ancora oggi è murata.
 
La morale è che la vendetta è un piatto che va gustato freddo ma non freddissimo, e con tanta discrezione.

Domenica mattina a Firenze tra i turisti che ritornano e incontri inaspettati

Piazza della Signoria, si chiama piazza della Signoria, porcotutto.


A Firenze sono ritornati i turisti.


Che bellaaaa, come si chiama questa piazza?
Uhmmm... piazza Palazzo Vecchio.
Guardaaaa, c'è anche la fontana!


PIANTALA DI FRIGNARE!
NO, NON TI PRENDO IN BRACCIO, È INUTILE CHE TI ROTOLI PER TERRA


Scusi quella zingara le ha detto figlia di pu***.
Sì, ho sentito.
Anna! ANNA! La zingara ha detto a questa signora figlia di pu***!
Cosa? La che?
LA ZINGARA!
Ma chi?
Quella zingara ha detto a questa signora figlia di pu***.
A chi, a lei?
ANNA, QUELLA ZINGARA LAGGIU, QUESTA SIGNORA... la zingara è passata da qui e le ha detto: figlia di pu***...


Qui puoi mangiare con cinque-dieci euro.
Io preferisco mangiare qualcosa di tipico.


Che cos'è il lampredotto?


Firenze sta tornando alla normalità di un tempo.



Sono riapparsi anche i terribili gruppi di pensionati ridanciani con auricolari e targhette numerate. In questa fase, i turisti sono per lo più italiani. Dal modo in cui indossano o non indossano la mascherina provo a identificarne la regione di provenienza.

Mi siedo all'ombra in piazza Signoria, dopo aver subito il trattamento di cui sopra dalla zingara che è tornata a bazzicare nei dintorni. Di solito le rispondo con un cortese ma fermo: "grazie, auguri anche a te e famiglia" che la fa allontanare all'istante.

A quanto pare oggi la zingara era più incarognita del solito.

Ma io boh.

Mi rilasso un attimo dopo la lunga passeggiata, con l'intenzione di ritornare verso casa.

- Guarda chi c'è!

Alzo gli occhi preoccupata. Antonella e Luciano sono di fronte a me. Sembrano in forma. Sono passati anni, tanti anni dall'ultima volta che ci siamo visti.

Mi hanno riconosciuta nonostante la mascherina.

Bravi.

Abbassano la loro sotto il mento. Entrambe viola-Fiorentina calcio.

- Ehi, come state?
- Bene, grazie. E te?
- Tu ci hai fatto un bel servizio con quell'articolo! - dice Antonella.
- Quale articolo?
Quello dove ci prendevi per il culo.
- Ah, quello. Ma ho cambiato i nomi, dai.
- Sì, ma io non ti ho mai detto che volevo un blog come quello di Beppe. Ti ho detto che avresti potuto prendere spunto da lì - puntualizza lui.
- Vabbè dai, come ve la passate?
- Bene, dai. Abbiamo scoperto lo zen...
- Ah bene-cerco di tagliar corto perché sono una brutta persona e ne ho già abbastanza.
- Il potere del riordino.
- Ah, la tipa giapponese-dico, alzandomi per andare via.
- L'ordine esteriore ha una connessione speciale con la psiche - continua Antonella ispiratissima.
- Naturalmente - dico riponendo il telefono nello zaino.
- Durante il lockdown abbiamo fatto pulizia, seguendo quello che c'era scritto nel libro. Dovresti provarci.
- È liberatorio. Non è stato facile, eh!- aggiunge Luciano.
- Non ho molto da buttare - dico.
- Dicono tutti così.
- Immagino. Via devo andare. Alla prossima - taglio corto.
- Vediamo di non far passare altri... - dice Luciano.
- Piuttosto vedi di non scrivere nulla di questo incontro - lo interrompe Antonella guardandomi male.
- Certamente, ciao!



I bravi musicisti.

Fa già un caldo cane e io mentalmente sono ancora a marzo.

Il cero


Ogni tanto entro in chiesa, anche se non sono credente. Di solito lo faccio per curiosità, altre volte per accendere un cero.
Lo faceva sempre mia nonna e io l'accompagnavo.
Si entrava nella chiesa, la nonna accendeva la candela; il tempo di un pater nostro e un segno della croce che si era già fuori, con la nonna che mi raccontava vita, morte e miracoli della persona per cui aveva acceso il cero.
Parenti sconosciuti, per lo più.
Mi affascinava questo rituale che ho fatto mio da sempre, anche se tra me e le faccende religiose non c'è proprio alcuna affinità.
Così ogni tanto mi fermo in una chiesa a caso per accendere una candela.
Ma, a differenza di quelle mirate della nonna, la mia è collettiva.
Vale per un tot di persone - di solito cinque - che non ci sono più, e a cui volevo bene.
Anzi, non è esattamente così: vale per un tot di persone che non ci sono più, e che mi mancano.
Così stamani sono entrata nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, all'angolo di via de' Cerretani.
Mi sono diretta verso uno dei candelieri in fondo, quelli coi ceri a 50 centesimi.
Ottimo, prezzo giusto.
A volte sono esosi 'sti preti, e ti chiedono 1 euro per una candela.
Inaccettabile.
Anche se, quando trovo i ceri così cari, mi faccio lo sconto da sola.
Cinquanta centesimi, però, mi è parso onesto.
L'ho acceso e ho pensato a cinque persone care, nominandole mentalmente una per una.
Mia nonna ha un posto fisso nella cinquina.
Si sono avvicinati due giovani turisti.
Una coppia di Roma.
Si guardavano intorno, parlottando tra loro a voce bassa. A un tratto lei si è bloccata, a bocca aperta, di fronte alla teca con la statua del Cristo.
- Amò
-...
- Amòòò... AMÒÒÒ
-Eh!
-Er Cristo... la faccia...
-...
- Nun ce posso crede
- Nooo!
- Uguale, eh? Gli devo mannà a foto subbito...
E la ragazza ha fatto la foto al Cristo, cercando di non farsi vedere da nessuno. Che poi sarebbe cercando di non farsi vedere da me, visto che c'èro solo io. Poi sono usciti riguardando la foto sul display e li ho sentiti ridere di gusto sul marciapiede, mentre si allontanavano.
Però a me è sembrato un Cristo come tanti altri.

La caccona di Piazza della Signoria


Mi ricorda una pila di deiezioni canine. Penso che la precedente copertura con l'enorme sacco della spazzatura facesse già parte dell'installazione, o comunque era molto in tema. Di positivo ci sono il posto per sedere sul piedistallo e la consueta indignazione cittadina che mi diverte sempre molto.

Poi scopro che Big Clay #4, questo è il nome dell'enorme scultura di Urs Fisher, rappresenta quel momento "pre-artistico" in cui lo scultore prepara i pezzi di argilla da cui ricaverà l'opera. Questa enorme, inquietante scultura di acciaio e alluminio, è una gigantografia di quanto una volta c'era sul tavolo da lavoro di Urs, con tanto di impronte digitali.

Mi piace di più dopo averlo saputo? Non so. Certo che adesso la guardo con occhi incuriositi, sperando che il prossimo artista che ospiteremo in Piazza della Signoria sia un po' meglio.

L'importanza di imparare l'inglese... a Firenze sud





Firenze Sud.





Tanto verde e tanti pensionati di enti, ultimi sopravvissuti di quella piccola borghesia benestante che ormai non esiste più, decimata da crisi, debito pubblico stellare e precariato.

Qui gli abitanti della mia età, spesso hanno ereditato l'appartamento dai nonni, altrimenti, con gli stipendi di oggi, sarebbe pressoché impossibile permettersi una casa in queste strade.

Mi sveglio con un lieve dopo sbronza. Lo estinguo sul nascere, grazie a un paio di bicchieri d'acqua del rubinetto. È freschissima perché l'acquedotto (negli anni Ottanta era uno dei più moderni d'Europa) è a due passi, e l'acqua non deve attraversare chilometri di tubature vecchie e incrostate di scorie più o meno nocive come accade in altre parti della città.



Dove vivo io, per esempio.


La voragine

A futura memoria. Foto scattate il 25 maggio 2016 a Firenze



Una delle auto rimosse dalla buca di fango.

L'umarello di destra sta chiedendo a quello di sinistra:
"Ette icché tu ci fai qui?"

Dettagli imprescindibili

Scoprire che il mio smartphone da due lire ha anche dei filtri colorati.





Emergenza idrica, popolazione stremata

I tiggì

Interviste











Firenze Sud: il devasto profumato

Alcune foto a testimonianza personale del tifone (tempesta? uragano? iradiddio?) che ha colpito Firenze Sud il 2 agosto 2015.

Anche se da tanti anni non vivo più in questa zona, ci vengo tutti i giorni o quasi: la mia famiglia più la maggior parte degli amici più cari, abitano ancora in queste strade oggi strapazzate da vento e pioggia.

Che spettacolo! Diario di una festa cittadina.


Camminiamo veloce, non vogliamo perdere lo spettacolo.
Ci hanno detto che canterà Bocelli, in riva all'Arno.
O forse proprio sull'Arno, su una di quelle strane piattaforme che sono già in acqua, non abbiamo capito. E in fondo non è che ci freghi un granché di Bocelli, ma lo spettacolo non ce lo vogliamo perdere. Trattasi dell'illuminazione del Ponte Vecchio, nuova di zecca. Una cosa spaziale, a quanto dicono, anche iper-ecologica, frutto di un mecenatismo per nulla ostentato, da signori veri*.
Le spallette dell'Arno sono tutte gremite. La gente si accalca per vedere, nessuno sa in che cose consisterà lo spettacolo. Leggende urbane prendono vita e si estinguono come lacrime nella pioggia. Delle ragazze ci chiedono se davvero ci sia Piero Pelù che si esibisce. Non ne ho idea, anche se spero di no. La mia amica spiega con entusiasmo che sa solo che ci sarà Giancarlo Giannini tra gli ospiti vip. Le ragazze non hanno idea di chi sia Giancarlo Giannini e ci guardano strane.

La città più bella del mondo


Oggi Firenze è bellissima, ecco una foto del panorama dal Piazzale Michelangelo. Si vede tutto il pacchetto completo che ci rende unici: il Duomo, il Campanile di Giotto, Palazzo Vecchio, il Ponte Vecchio e in lontananza... la colonna di fumo proveniente dall'ultima fabbrica di cinesi in fiamme all'Osmannoro.

[Qui la puntata precedente, btw.]

Nasone

Foto da firenzeneidettagli.blogspot.it 

Il nasone sulla torre di San Niccolò mi piace un sacco. Tutte le volte che ci passo mi fermo a guardarlo, divertita. La torre ha acquistato una faccia simpatica, non si può non sorridere guardandola!

#FaCosìCaldo che

mentre facevo colazione in un bar affollato, una cliente, sfiancata dal terzo giorno di afa, ha proposto ai presenti di ristrutturare la città, alzandola un po', per sollevarla dalla conca che la racchiude e che è responsabile di questo caldo atroce. Tutto il bar ha convenuto all'unanimità che fosse un'idea geniale, da attuare immediatamente.


Altro che ponte sullo Stretto; sono queste le grandi opere urgenti...

Una mano di fascismo dà freschezza...

Sarà il tempo di oggi, nuvoloso e prossimo alla pioggia a buttarmi giù, fatto sta che c'ho un gran giramento diffuso. Ieri sera ero in zona via de' Benci, dove da qualche giorno c'è il coprifuoco dei locali notturni. Provvedimento stupido, si è passati da un estremo all'altro. Una sera la strada affollata da gente ubriaca che non lascia passare le auto, la sera dopo il deserto dei tartari con i locali vuoti e la già misera notte fiorentina privata di un pezzo importante di vita. Chiaccherando col gestore di un locale che per questa decisione poco felice ha l'acqua alla gola per gli incassi mancati, ho chiesto un po' di info sulla questione a cui lì per lì avevo dato poco peso. Io sono anziana, la mia movida notturna ha orari diversi da quelli della gioventù. Ma qui si parla anche di persone che hanno investito in licenze, ristrutturazioni, ammodernamenti, promozione e tanto altro che da una sera all'altra non hanno più la clientela. A parte le voci incontrollate, quelle che escono sempre fuori in occasioni come questa, del tipo: "Lo vedi lì? Sì quel palazzo lì al piano x. Ecco, lì ci sta l'assessore Tal dei Tali e allora è stato Lui a far chiudere tutto perché vuol star tranquillo in casa..." Voci che lasciano il tempo che trovano, certo, ma i nomi vanno di bocca in bocca e alle elezioni future - Pavlov insegna :) -  possono avere un peso. Anche per chi ha scelto di cadere dal pero come il Renzi. Tuttavia io mi chiedo, ma non è possibile controllare il territorio senza chiudere i locali? Un gestore non può essere responsabile di quello che accade in strada. Il controllo delle strade deve essere affidato alle forze dell'ordine, addestrate (e possibilmente istruite a usare modi urbani con la popolazione), per dirimere controversie, sedare risse, multare chi sporca e infrange le leggi o fa casino oltre i limiti di legge. Cacchio. Questa chiusura coatta e a tutto tondo mi sa tanto di quei tempi in cui si stava meglio anche se si stava peggio. Che poi erano tempi di merda, senza se e senza ma, lo sanno tutti. Buon 2 Giugno, io festeggio la festa della Repubblica con entusiasmo e tricolore fuori dalla finestra, nonostante tutto.

La paranoia del grande freddo


Sono giorni che aspetto la neve. Seguo con passione i tweet del sindaco e sono sempre "sul pezzo". Ormai sono perfettamente organizzata per quel momento. Per questo giro per la città carica come un ciuco, indossando tre tipi di sciarpe diverse, contemporaneamente. Per aggravare la situazione ho avuto la bella idea di dedicare questi primi mesi del 2012 alla mia formazione; il "self-improvement" che ci fa tanto bene e ci aiuta a combattere la depressione causata dalla vita contemporanea: costa come la psicoterapia ma ti arricchisce di competenze che prima non avevi. E in più ne guadagni in socialità. Molto "americano" come ragionamento, mi dicono. «Da zitella pragmatica,» rispondo.
Allora ho iniziato a seguire due corsi che necessitano di un bel po' di attrezzature, che sono diventate il mio bagaglio quotidiano. A dire il vero il secondo corso non era in programma, ma mi è stato regalato inaspettatamente e io non mi sono certo fatta sfuggire l'occasione. Oltre a tutto ciò mi porto appresso la borsa per fare sport che già di per sé è un bell'ingombro. Poi ho piazzato ricambi di biancheria e una vecchia tuta da ginnastica nel vano dello scooter, in caso la tormenta pluriannunciata mi impedisse di ritornare a casa per la notte come è accaduto l'anno scorso. E come se non bastasse ho nella  borsa un tot di cose per passare il tempo in luoghi diversi da casa mia: lettore ebook, lettore mp3, quaderno di appunti, e un pacco di fotocopie che devo leggere per la settimana prossima. Quasi quasi auspico che venga giù una bella nevicata di quelle che bloccano tutto e in quel momento preciso, di trovarmi a casa di mia cugina, ovvero l'unica persona che conosco bene in città ad avere un caminetto funzionante e una casa molto tranquilla, ideale per rimanerci un paio di giorni bloccata a bere vin brulé e leggere libri davanti al fuoco. Perché sono memore di quando nel dicembre 2010 la città perse la testa per quei venti centimetri di neve, io non ero organizzata e riuscì a rientrare a casa solo dopo 48 ore e con molte difficoltà. Per fortuna quest'anno ci sono i tweet del Renzi che mi tranquillizzano e mi gasano abbestia.

Cose che amo della mia città


Un antico ossario in fondo a una buca di lavori stradali in piazza del Carmine. Tanti resti umani senza nome e affastellati senza pietà, che rivedono la luce dopo secoli e secoli passati lì. Poco più di un metro sopra, la città cresceva, si sviluppava, diventava moderna e si riempiva all'inverosimile di turisti in frotte che oggi si fermano a fotografarli. Son cose che mi affascinano...

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...