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La verità, vi prego, sulle melanzane

Il piatto che ho cucinato più spesso durante il primo lockdown è senza dubbio il sugo alle melanzane. 

Mi piacciono un casino le melanzane. Quando siamo stati due mesi chiusi in casa mi sono sbizzarrita a prepararle in tutti i modi.

Tutti i modi che conosco, cioè due: grigliate o saltate in padella. 

Il mio sugo altro non è che melanzane tagliate a tocchetti grossolani, ripassate in padella con olio e basta. Lo mangio volentieri da solo o più spesso con la pasta. È una ricetta tutta mia, la chiamo "melanzane alla pasta" perché la proporzione è di circa due-anche-tre a uno per le melanzane. Un po' come se la pasta fosse il condimento. 

Delizioso, che te lo dico a fare.

Verso la fine di aprile ne avevo messo da parte un po' di questo sugo. Poi non l'ho più mangiato, dio solo sa il perché. Forse perché mi ricordava la clausura forzata, chissà. E manco c'ho pensato più al sugo di melanzane fino a ieri quando, aprendo il freezer, ho posato l'occhio sul tupperware cristallizzato, incastonato sul fondo, tra piselli e minestrone. 

Ora, non vorrei dare l'impressione di quella che non apre il proprio freezer da aprile, diciamo che soltanto ieri ho fatto caso alle melanzane.

A questo punto io mi chiedo: ma saranno ancora buone? 

Potrei buttare tutto, certo, ma quelle sono le melanzane del lockdown, sono simboliche.

 

Photo by Tijana Drndarski on Unsplash

Post periodico sull'essenza del (mio) blog

Tanto tempo fa - quando ancora c'era Splinder, per intendersi - tra noi "blogger incalliti" si usava dire che "ogni cambio di template è un passo verso l'abbandono del blog". Ora, non ricordo se l'espressione fosse proprio questa, però era la sostanza del ragionamento. Figuriamoci allora che cosa avrebbe potuto scatenare il cambio di piattaforma: un salto nell'abisso. E poi in fondo gli si voleva anche bene all'inesorabile:



E allora si rimaneva tutti su Splinder, perché migrare altrove avrebbe portato a delle conseguenze terribili, fino al rifiuto dell'amata creatura su cui, almeno io, scrivevo tutti i santi giorni. Ho talmente assimilato questo modo di ragionare che il mio blog è rimasto praticamente uguale nel tempo.
Tutta questa premessa - prolissa e nostalgica, secondo lo stile della casa - per dire che adesso mi sono un po' rotta le scatole e sto valutando altre piattaforme, per capire meglio. Piattaforme blog che siano al di fuori dei social network, dove - sarà la vecchiaia, chissà - amo stare ogni giorno di meno e rimango su Facebook solo perché col tempo ho costruito una rete minuscola di contatti gradevoli, iper selezionati, che mi piace leggere e commentare. C'è da dire che buona parte di questi sono ex-splinderiani della prima ora, come lo sono io.
Comunque "faccio cose e mi muovo", nello specifico cerco alternative, scrivo, cancello, provo, apro e chiudo, collego, leggo recensioni, valuto altri nick, altri colori (bianco, voglio un blog bianco, perdio).

Ulteriori Robot



Allora, la terra è stremata, devastata da un'invasione di robot alieni. Morte e distruzione ovunque, come da manuale.
Sono robot programmati per uccidere, lucidi esoscheletri a metà tra Terminator e i pezzi del meccano, tenuti insieme da matasse di cavi elettrici colorati. Impazzano sul nostro povero pianeta come orde di studenti americani ubriachi in una città d'arte.

Alla Posta (Episodio 2)

Stamani mi trovavo in un ufficio postale pieno di gente. Età media 70 anni abbondanti. A un certo punto un'impiegata esce fuori dalla stanza per salutare un amico che si trovava nella fila. Iniziano a chiacchierare a voce alta del più e il meno. Poi il discorso vira sulle mega pensioni di certi ex politici e amministratori vari che, insomma, andrebbero abolite, anche solo per dare l'esempio, vista la crisi, i sacrifici immani a cui vegono sottoposti gli italiani tutti i giorni, ecc.

Sto svalvolando: ormai mi dà sollievo soltanto guardare compulsivamente foto di ghiacciai


Come amava ripetere, fino a scartavetrare il sistema nervoso, un mio antico collega cocainomane:
"non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti, non c'è trippa per gatti..."

Piano d'azione contro lo stress: azzittire le suonerie, allontanare le tastiere e leggere più libri (infine capire bene come funziona la dopamina)

Sto cercando di migliorare la mia vita in modo consapevole. Di solito lascio che i cambiamenti mi piombino addosso quando cavolo gli pare, accogliendoli con l'entusiasmo della condannata a morte. A questo giro però devo cambiare atteggiamento al più presto perché ho una brutta bestia da combattere: lo "stress da multitasking".

Abulia d'Agosto.



Praticamente sono al pascolo. Non ho voglia di fare niente: un momento di apatia totale che sconterò nei mesi autunnali con gastrite, insonnia ecc.
Ho passato un Agosto inutile, apatico, bolso. Ho svolto perlopiù attività inutili, anche se ho superato lo shock da incidente con pirata della strada e ho ripreso ad andare in bici senza paura e di questo sono contentissima. Agosto non è ancora finito, però intanto mi avvantaggio col resoconto. Veloce, ché la giornata è splendida e me ne voglio andare in bici.
L'unica cosa "concreta" che ho fatto in questo mese e di cui sono contenta: ho finito (per l'ennesima volta, da un anno a questa parte) il mio nuovo libro. Dopo le revisioni dei mesi scorsi - grazie ai cari amici Gatta e Mauro per i preziosi consigli, che ho seguito e di cui parlerò successivamente, in un post a parte - adesso il racconto ha preso un'altra piega e mi piace di più, anche se nel frattempo mi sono venute idee nuove e c'è ancora molto da lavorarci (ma non so ancora quando lo pubblicherò, le Edizioni il Piccione devono pazientare).
Poi ci sono stati i Soprano che non conoscevo quasi per niente. Bello, l'ho visto più di metà, posticipando all'anno prossimo la seconda visione di Lost che avevo programmato per questi mesi estivi.
Poi c'è stata la graditissima serie dei Labrancoteque, l'egozine di Tommaso Labranca. Uno più bello dell'altro, scaricateli se non l'avete ancora fatto. Il penultimo, per esempio, contiene tutti gli scritti labranchiani in tema "Madonna" (quella profana, ça va sans dire). Ma non finisce qui: nel n. 4 c'è una mia intervista a T.La. Soddisfazione tremenda.
Tuttavia il mio preferito è il 6: monotematico, è il racconto di un viaggio a Liverpool, che ho già ho riletto più volte.
Altra cosa appassionante sono stati i programmi di Real TV. Forse dovrei mostrare un po' di amor proprio e vergognarmi come una ladra a confessare candidamente tutto ciò. Ma il dovere di ciana mi spinge a raccontare che mi ci sono tuffata come una drogata in crisi di astinenza, sentendomi in colpa dopo ogni dose. Proprio come quando mangio la pastasciutta troppo spesso.
Programmi assurdi, dove ogni mestiere diventa protagonista. Per esempio c'è quello sui rigattieri (ma lì hanno un nome cool che adesso non ricordo), tizi che vanno alle aste dei garage/magazzini abbandonati per comprare cianfrusaglie e poi le rivendono. Poi c'è il programma dei tizi, buzzurri all'ennesima potenza, che fanno recupero crediti. E poi quelli più inquietanti, i tizi che hanno la mania di raccattare di tutto e vivono in case stipate all'inverosimile di schifezze da cui non si possono separare. Questi mi interessano anche a livello personale. Io vivo in una casa pressoché vuota (l'ho scritto tante volte), patologicamente sono tutto l'opposto di questi "accumulatori" (li chiamano così). Chissà come si chiama la mia passione per il vuoto domestico e chissà se prima o poi ci faranno un programma tv.
Sono opere di puro montaggio paraculo, dal ritmo veloce e dai contenuti sempre uguali, con ripetizioni continue, modello Teletubbies. Roba ipnotica.
Tra questi, il mio preferito credo sia Breaking Amish, che è anche quello più strano. Racconta di quattro tizi Amish che mollano la fattoria e la parrocchia in campagna per andare a cercare fortuna a New York (lo guardo online, in caso interessasse l'approfondimento).
Ed è subito autunno.

L'assedio


Il rumore di un battito d'ali, simile a un grido strozzato. Rimango di sasso. È il piccione che si avvicina alle serrande abbassate. Lo sento quando si posa sul davanzale anche se non emette nessun rumore. Sono fuori, lo vedo lassù che finge di guardare lontano, mentre scagazza sul mio cornicione. Sono dentro, io so che è lì. Gruga all'improvviso, le mani si bloccano sulla tastiera. L'azione comincia, scateniamo l'inferno. Il caldo fiaccante sparisce in un istante, l'aria ritorna respirabile, l'attenzione è tutta lì fuori, a pochi centimentri. Bastardo, cadrai sotto i miei colpi. Mi alzo lentamente, anche il più piccolo rumore potrebbe far scappare la preda. Ma io oggi voglio il mio tributo di sangue, mi spetta, ho accumulato l'anzianità necessaria, santo cielo. Afferro l'arma e mi preparo al fuoco. Al corpo, devo mirare al corpo. Faccio piano, mi metto in posizione, pronta alla raffica definitiva. Con l'altra mano afferro la fettuccia della serranda, in alto, perché il colpo deve essere uno e secco. Mi acquatto, devo fare pipì, ma ora non è il momento dei bisogni corporali. Ora è il momento dell'azione. Colpo secco. La serranda si alza. Faccio fuoco, anzi acqua, lo schizzo fa un arco nel cielo. Il piccione è lontano, questa volta illeso. Vado in bagno per pipì e ricarica di pistola ad acqua, cantando fiera dilegua, o notte, tramontate, stelle, all'alba vincerò, vincerò, ecc.

666 Park Avenue e le cose strane in casa mia...

666 Park Avenue è una serie americana con il Sig. Locke (ed anche indimenticabile Smokey) di Lost e Renee di Desperate Housewives tra i personaggi principali. Ora, io ho amato entrambi i telefilm: ho pianto quando è finito DH - cavolo, mi ero affezionata a Wisteria Lane - e ho mangiato un numero imprecisato di biscotti per il nervoso quando è finito Lost perché mi sentivo presa per il culo e ancora quando ci ripenso... Ma è storia vecchia, prima o poi me de dovrò fare una ragione. Insomma, quando ho visto la prima puntata di 666 Park Avenue, pardon il pilot, ho deciso che ne avrei guardati almeno i primi episodi in onore appunto di LostDesperate Housewives.
Si tratta di un telefilm dell'orrore parecchio edulcorato, che nei momenti di massima tensione tensione spesso e volentieri provoca il sorriso. Ma va bene così. Poi è pieno di luoghi comuni, al punto che ti puoi immaginare con un grado di accuratezza elevato che cosa succederà di lì a poco e anche questa è una caratteristica che toglie un bel po' di tensione all'insieme. Per esempio c'è l'immancabile bambina fantasma, un po' satanica, un po' non si sa ancora, che è interpretata dall'attrice che fa la parte della figlia minore di Luis C.K. in Louie (questo davvero imperdibile). Tutte le volte che la vedo "fantasmeggiare" in scena sorrido, come quando incontro i figli dei miei amici, quelli che non mi ricordo mai come si chiamano, ma li devo considerare e allora faccio buon viso a cattivo gioco.
La protagonista è una tipa piuttosto insignificante che va a fare l'inserviente/amministratrice (una roba del genere) in un condominio antico e pieno di ricconi di New York - btw io farei carte false per fare un lavoro del genere - dove naturalmente accadono cose stranissime e ci scappa un morto al giorno. I padroni dello stabile sono appunto Locke e Renee, qui sposati, con lui perfetto nella parte del milionario satanico, proprietario del palazzo pieno di segreti, alcuni terribili almeno nelle intenzioni degli sceneggiatori.
Comunque, questa nuova inserviente/amministratrice/boh comincia a percepire oscure presenze e a vedere e sentire cose strane. Roba da manuale: mani che ti afferrano le caviglie nel buio, la bambina satanica di cui sopra che gira in camicia da notte, voci e bisbigli vari, uccelli - satanici anche loro, ça va sans dire - che escono dalle pareti, ecc.
La tizia tutte le notti viene assalita da sonnambulismo allucinatorio che la spinge a uscire dall'appartamento sempre scalza e in mutande, attraversare mezzo condominio in desabillè estremo, per recarsi nel sotterraneo del palazzo, dove le accade sempre qualche cosa di inquietante. Quando la mattina dopo si sveglia non sa mai se ha sognato oppure no. Lo spettatore invece sa benissimo che c'è una parte di vero in quei sogni.
Ecco, stamani mi sono svegliata con una valigetta in mezzo alla camera. Non mi ricordavo perché fosse lì e chi ce l'avesse messa. Mi ha fatto quasi paura, ho pensato subito alla tizia mezza sonnambula di 666 PA perché cose come questa le succedono in tutti gli episodi. Sono corsa a controllare la porta di casa e l'ho trovata chiusa, con tutte le mandate a posto. Meno male, non ero uscita in mutande per il condominio in piena notte. Poi ho acceso il telefono senza osare toccare la valigetta né avvicinarmi troppo ed è stato un attimo svelare il mistero. Era stata lasciata lì da un'amica che è venuta a cena ieri sera. L'aveva appoggiata in camera al buio e poi si è scordata di riprenderla. Non so come non l'avevo vista quando sono andata a dormire. Per questa volta è andata.
Mollerò presto 666 Park Avenue perché è ricominciato (e alla grande!) The Walking Dead e si sa: gli zombie vincono su tutto...

Alla Posta

Precisa
Inizio post con intro acida e note moraleggianti: con tutte le tragedie che accadono in ambito lavorativo di questi tempi, chiusure di fabbriche, recessione, crisi economica, dissoluzione delle prospettive, ecc., si fa davvero fatica a rendersi conto di certe dinamiche degli uffici pubblici (o ex tali) che non hanno proprio più senso e sono anche offensive per il "resto della società". Ecco. Sono andata alla posta per farmi la carta Paypal. Siccome ero in centro per cavoli miei sono andata alle poste di via Pellicceria, quelle sotto le logge. Ho preso il mio numero e mi sono messa in attesa, nella sala grande.
Al mio turno sono andata dall'impiegata allo sportello, una tizia sulla sessantina, un tipo alla Rosy Bindi e con tanta voglia di lavorare addosso.
- Buongiorno, vorrei fare la carta Poste Pay, per favore.
- Riempia questo - ha risposto brusca, dandomi il modulo per la ricarica.
- Guardi mi sa che non è il modulo giusto.
- Lei lo riempia, va bene questo. - Mi ha risposto irritata.
Allora ho scritto il nome e cognome e lasciato perdere tutto il resto perché non avevo le informazioni visto che ero lì per attivarla la cavolo di carta. Poi l'ho dato alla tipa che mi ha chiesto:
- Quanto vuole ricaricare?
- Non voglio ricaricare. Voglio fare la carta Postepay.
- Allora questo modulo non va bene. - mi ha risposto guardandomi storta.
- Guardi che me l'ha dato lei il modulo. - ho ribattuto con voce incolore, abituata a ben altro in tema di fancazzismo.
- No, guardi, non è questo... lo butti pure via... è difficile... - ha farfugliato la tipa che sembrava incazzata con me per la mia richiesta estemporanea.
- Scusi, qual è il problema? Voglio fare la carta Postepay - ho ripetuto trattenendo a stento le risate mentre appallottolavo il modulo della ricarica e lo gettavo nel cestino a fianco.
- No. Nessun problema , ma è molto complicato, ora vado dalla collega - e la tipa si è alzata per andare a parlottare con la collega nella postazione accanto, una tizia sulla cinquantina abbondante, ma più giovanile, con un look da Morticia reduce da due settimane a pensione completa e ballo liscio in Riviera Romagnola, non so se rendo l'idea. Al che Morticia ha storto la bocca, mi ha guardata di traverso e infine mi ha chiesto acida:
- Vuole fare la carta Poste Pay?
- Sì, come ho già detto alla sua collega voglio fare la carta Postepay. - Ho risposto attonita, cercando le telecamere nascoste, perché quella situazione poteva benissimo essere una candid camera qualsiasi.
- Mmmmm... C'è da prendere i moduli. - Ha detto Morticia a Rosy, che è scomparsa all'istante in una porticina lì dietro. Ogni tanto tornava con qualche foglio e lo faceva vedere a Morticia.
- È un'operazione difficile? - Ho chiesto con ironia dopo un po' di quella storia.
- Difficile no, ma molto lunga... e per noi! Lei non si preoccupi, stia lì. - Mi ha risposto Morticia serissima mentre Rosy dopo averle frullato intorno per un po' mi porgeva dei moduli da riempire dicendomi:
- Sono moduli lunghissimi, li DEVE riempire tutti.
Ho riempito il modulo in due minuti scarsi, non essendo minorenne una buona parte dei campi erano da saltare e l'ho dato a Rosy con i miei documenti. Rosy è andata in un posto lontanissimo a fare la fotocopia dei miei documenti e quando, parecchi minuti dopo, è tornata mi ha detto di spostarmi da Morticia a finire la pratica con lei che era cosa lunga. A quel punto ho chiesto una info sulla privacy e Rosy, visibilmente scocciata per quella domanda a cui non sapeva rispondere, è sparita di nuovo per qualche minuto a probabilmente a consultare l'Oracolo delle Poste a cui è devotissima, altrimenti non si spiegano tutte quelle interruzioni.
Nel frattempo mi sono spostata da Morticia che mi ha avvertita scocciatissima:
- questa è un'operazione lunga.
- Va bene, ho capito, aspetto. - ho risposto.
Allora lei si è messa a ricopiare i miei dati sul teminale, cliccando lentamente con due dita perché aveva le unghie troppo lunghe per poter digitare agevolmente sulla tastiera. A un certo punto si è fermata perché Rosy, dio solo sa per quale ragione, si era portata via un foglio con i miei dati. Abbiamo aspettato Rosy che tornasse dal nulla a consegnare il foglio, poi Morticia mi ha ordinato: - Mi dia il modulo con la ricarica che ha compilato prima.
E io: - l'ho buttato via.
E lei molto irritata: - Perché?
E io: - Perché mi ha detto di farlo la sua collega.
A quel punto mi stavo irritando pur'io, stavo richiedendo un servizio a pagamento, porca miseria, mica un favore personale a quelle due. Allora ho preso un altro modulo e l'ho riempito per una ricarica di €5. Ho dato €10 a Morticia: la ricarica più altri €5 per il costo di attivazione della carta.
Morticia ha digitato per un po' nel terminale, con Rosy alle spalle che controllava tutto quello che faceva e ogni tanto le dava dei suggerimenti (questi computer son sempre delle gran rotture, signoramia... si stava meglio quando si stava...).
Alla fine sono uscita da lì con la mia carta Postepay, ma con una voglia insaziabile di vedere scorrere il sangue a fiumi. Io mica ce li ho di solito gli istinti omicidi...

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...