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La vendetta è un piatto che va gustato freddo ma non freddissimo

Palazzo Pucci a Firenze

La famiglia Pucci era un casato molto importante all'epoca dei Medici, inciuciavano assieme, partecipavano alle decisioni importanti. 
 
Ma, come spesso accade, a un certo punto l'amicizia finì.
 
Siamo alla metà del '500 quando Cosimo de' Medici buttò fuori dal consiglio cittadino Pandolfo Pucci, accusandolo di cattiva condotta morale. 
 
Per Pandolfo fu un affronto gravissimo. Si sentì accusato ingiustamente e trascorse gli anni successivi a meditare vendetta contro Cosimo. Elaborò piani su piani per farlo fuori, contattò gli avversari politici, interpellò sicari prezzolati. Fu tutto un confabulare che andò avanti per ben nove anni, finché il Pucci ritenne di aver finalmente trovato il modo giusto di sbarazzarsi dell'odiato rivale – un modo un po' stupido, mi sentirei di osservare.
 
Siccome Cosimo de' Medici aveva l'abitudine di passare accanto al Palazzo della famiglia Pucci quando si recava a pregare in Santissima Annunziata, l'idea di Pandolfo fu di piazzare un cecchino a una delle finestre e dare così il colpo di grazia a Cosimo.
 
Pandolfo Pucci però aveva chiacchierato per anni con praticamente chiunque delle sue intenzioni, e non fu difficile per gli informatori dei Medici scoprire e sventare l'attentato. Pandolfo e i suoi sodali vennero giustiziati e il palazzo fu requisito.
 
Cosimo continuò a passare da lì per andare in chiesa, ma ogni volta la vista di quella finestra gli ricordava il fattaccio. Allora la fece murare.
 
E ancora oggi è murata.
 
La morale è che la vendetta è un piatto che va gustato freddo ma non freddissimo, e con tanta discrezione.

Domenica mattina a Firenze tra i turisti che ritornano e incontri inaspettati

Piazza della Signoria, si chiama piazza della Signoria, porcotutto.


A Firenze sono ritornati i turisti.


Che bellaaaa, come si chiama questa piazza?
Uhmmm... piazza Palazzo Vecchio.
Guardaaaa, c'è anche la fontana!


PIANTALA DI FRIGNARE!
NO, NON TI PRENDO IN BRACCIO, È INUTILE CHE TI ROTOLI PER TERRA


Scusi quella zingara le ha detto figlia di pu***.
Sì, ho sentito.
Anna! ANNA! La zingara ha detto a questa signora figlia di pu***!
Cosa? La che?
LA ZINGARA!
Ma chi?
Quella zingara ha detto a questa signora figlia di pu***.
A chi, a lei?
ANNA, QUELLA ZINGARA LAGGIU, QUESTA SIGNORA... la zingara è passata da qui e le ha detto: figlia di pu***...


Qui puoi mangiare con cinque-dieci euro.
Io preferisco mangiare qualcosa di tipico.


Che cos'è il lampredotto?


Firenze sta tornando alla normalità di un tempo.



Sono riapparsi anche i terribili gruppi di pensionati ridanciani con auricolari e targhette numerate. In questa fase, i turisti sono per lo più italiani. Dal modo in cui indossano o non indossano la mascherina provo a identificarne la regione di provenienza.

Mi siedo all'ombra in piazza Signoria, dopo aver subito il trattamento di cui sopra dalla zingara che è tornata a bazzicare nei dintorni. Di solito le rispondo con un cortese ma fermo: "grazie, auguri anche a te e famiglia" che la fa allontanare all'istante.

A quanto pare oggi la zingara era più incarognita del solito.

Ma io boh.

Mi rilasso un attimo dopo la lunga passeggiata, con l'intenzione di ritornare verso casa.

- Guarda chi c'è!

Alzo gli occhi preoccupata. Antonella e Luciano sono di fronte a me. Sembrano in forma. Sono passati anni, tanti anni dall'ultima volta che ci siamo visti.

Mi hanno riconosciuta nonostante la mascherina.

Bravi.

Abbassano la loro sotto il mento. Entrambe viola-Fiorentina calcio.

- Ehi, come state?
- Bene, grazie. E te?
- Tu ci hai fatto un bel servizio con quell'articolo! - dice Antonella.
- Quale articolo?
Quello dove ci prendevi per il culo.
- Ah, quello. Ma ho cambiato i nomi, dai.
- Sì, ma io non ti ho mai detto che volevo un blog come quello di Beppe. Ti ho detto che avresti potuto prendere spunto da lì - puntualizza lui.
- Vabbè dai, come ve la passate?
- Bene, dai. Abbiamo scoperto lo zen...
- Ah bene-cerco di tagliar corto perché sono una brutta persona e ne ho già abbastanza.
- Il potere del riordino.
- Ah, la tipa giapponese-dico, alzandomi per andare via.
- L'ordine esteriore ha una connessione speciale con la psiche - continua Antonella ispiratissima.
- Naturalmente - dico riponendo il telefono nello zaino.
- Durante il lockdown abbiamo fatto pulizia, seguendo quello che c'era scritto nel libro. Dovresti provarci.
- È liberatorio. Non è stato facile, eh!- aggiunge Luciano.
- Non ho molto da buttare - dico.
- Dicono tutti così.
- Immagino. Via devo andare. Alla prossima - taglio corto.
- Vediamo di non far passare altri... - dice Luciano.
- Piuttosto vedi di non scrivere nulla di questo incontro - lo interrompe Antonella guardandomi male.
- Certamente, ciao!



I bravi musicisti.

Fa già un caldo cane e io mentalmente sono ancora a marzo.

Sul ritorno alla cosiddetta normalità: anatomia di un bar preferito qualsiasi

Com'è bella Firenze senza turisti. 
Siamo sull'orlo della catastrofe economica, certo, 
ma la città in questi giorni è una meraviglia.

Sono stata a prendere un caffè nel mio bar preferito, finalmente hanno riaperto.

Adesso il bar funziona così.

Si entra con lo sguardo basso perché si devono seguire i segni sul pavimento fatti col nastro adesivo e prendere confidenza con le nuove misure.
Il posto è lo stesso di sempre, tuttavia adesso è differente. In senso distopico, intendo.
Due corsie nel corridoio che era già stretto di suo, ma nessuno ci aveva mai fatto caso tranne, forse, nelle ore di punta, ma in fondo sticazzi.
Sticazzi nel mondo di prima.
Invece ora salta all'occhio subito quanto sia stretto quel corridoio: da una parte si entra, dall'altra si defluisce. Il tutto uno alla volta.

Per terra ci sono anche delle croci, sempre fatte con il nastro, che indicano dove si può sostare in piedi per consumare. Le croci segnano i pochi posti disponibili di fronte al bancone, mentre tutto il resto del locale non è agibile.
In compenso non ho notato plexiglass, forse solo un poco di fronte alla cassa.

Allora sono entrata, ho salutato sorridendo (tra mascherina e occhiali non so quanto si sia visto), mi sono avvicinata al bancone, ho chiesto un caffè, che ho consumato con la mascherina abbassata e gli occhi chiusi.
Il rumore nel bar non è lo stesso di sempre, non c'è verso di ingannare il cervello.

Ho messo giù la tazzina e fatto un passo laterale per posizionarmi coi piedi sulla X di nastro adesivo di fronte alla cassa.
Ho rivolto un'occhiata ai posti a sedere dove altro nastro adesivo, distribuito con abbondanza, ne segnalava l'indisponibilità.

"Ancora non siamo sicuri come dobbiamo comportarci," hanno detto quelli del bar tra l'intimorito e il malinconico.
E li capisco, le zone grigie sono quelle dove il Comune pascola.
Specialmente in questo periodo di crisi.
Ho pagato, ho salutato dicendo che ero contenta di vederli e poi sono uscita tenendo d'occhio lo scotch sul pavimento.
All'aria aperta, nonostante il bar fosse tutto aperto, ho respirato a pieni polmoni.

Mi sa che questa normalità ce la dobbiamo conquistare di nuovo, e non sarà così semplice e non sarà così uguale a prima.

Ma neanche tanto diversa (ma su questo punto ci scrivo un post a parte).

Assaggi di libertà


Ieri sono uscita per la prima volta senza l'obbligo di andare solo a fare la spesa. Il Comune permette l'uscita per attività motorie.

Ho scelto di fare una passeggiata in centro. Era la prima cosa che mi ero ripromessa di fare, appena sarebbe tornato possibile.

Provo un senso di timore su quello che si può fare o no, forse ho davvero arredato il tunnel. Non sono mai sicura al cento per cento, le informazioni non sono mai precise. Eppure sono stata attenta a come e dove mi informavo, evitando per quanto possibile cloache e polemiche online, ma scegliendo accuratamente le fonti da seguire: quelle più ufficiali e giornali e giornalisti che seguo di solito e so essere affidabili, come il buon Francesco Costa del Il Post, per esempio.
Inoltre, il non avere più la tivvù in casa da una quindicina di anni, pensavo mi avesse aiutata a procurarmi gli anticorpi per scremare al volo le notizie.

Invece.

Sono uscita timorosa, con mille dubbi. Ho dovuto ripetermi che l'attività motoria è di nuovo permessa, è dunque ok uscire per camminare. Però il mio cervello è rimasto sul chi va là.
Era mia intenzione arrivare in centro e ritornare indietro. Un paio di ore abbondanti, ordinaria amministrazione durante le camminate pre-coronavirus. E così è stato.
Ho scartato l'idea di portare la macchina fotografica con me. Mi pareva una cosa inopportuna. Poi in centro ho visto un sacco di gente che [giustamente] faceva foto. Documentare un momento come questo è importante. La prossima volta la porto eccome. Nel frattempo mi sono accontentata dello smartphone.



Il centro è bellissimo, surreale, silenzioso. Quasi solenne, ma con una vena inquietante.

Mi è venuto in mente il meraviglioso The Leftovers quando la protagonista Nora Durst [spoiler alert!!!] alla fine riesce ad andare nell'altra dimensione, dove sono finiti i departed, e trova un mondo identico al suo, ma vuoto e infinitamente triste [fine spoiler].

In centro ho sentito la mancanza della musica e di quei rumori di sottofondo che ne definiscono il carattere e l'atmosfera. Centinaia di persone in una piazza fanno un rumore inconfondibile, che riascolteremo tra chissà quanto tempo.

Si era fatta l'ora di pranzo, ho comprato un pezzo di schiacciata al forno Sartoni, in via dei Cerchi. Poi l'ho mangiato di nascosto, mentre andavo verso piazza della Signoria. Mi sono resa conto che forse non ci si può fermare per mangiare. O forse sì. Boh. Le zone grigie sono quelle che temo di più: sono i luoghi dove il Comune fa cassa e dove diritti e doveri diventano discrezionali in base a convenienze e contingenze.

Ingollato l'ultimo morso, però, ho cominciato a sentirmi a mio agio. Ho percorso le strade in cui amo passeggiare di solito, con una goduria crescente. Ho evitato di andare in Oltrarno e passare dal Ponte Vecchio, ci andrò alla prossima uscita. Ho fatto poche foto solo perché a un certo punto mi sono dimenticata di farle.


E' stato bello.

Tornando verso Novoli mi sono fermata a fare la spesa. Alla coop hanno creato un percorso per la fila. Prima si girava intorno al piazzale e basta. Adesso c'è un percorso vero, fatto con bancali e nastro. Mi ricorda il percorso dei go-kart a pedali in qualche località di vacanza scrausa della mia infanzia. C'era un tizio in giacca con badge coop che spiegava ad altri dipendenti come posizionare la pista il giorno dopo. Ho preso atto della novità, poi sono tornata a casa.

L'aggressione alla Abramovic e la mia foto usata senza permesso

Ieri ero nel cortile di Palazzo Strozzi quando Marina Abramovic è stata aggredita. Era appena uscita dalla sessione di firma copie e c'erano una trentina di persone ad aspettarla, tra cui la sottoscritta. Le ho fatto questa foto per avere un ricordo, poi mi sono scansata per farla passare.




Avevo già notato il tizio che si aggirava tra la gente con una tela in mano, un brutto ritratto della Abramovic. Pensavo che volesse farselo autografare. Invece quando lei è uscita il tizio si è mischiato nella folla e gliel'ha spaccato sulla testa. È stato un momento di tensione collettiva, l'aggressore è stato subito immobilizzato a terra dalla sicurezza. Con lo smartphone ho fatto questa foto:



La Abramovic era parecchio scossa ed è stata accompagnata subito nel bar, dove poco dopo ha chiesto di incontrare l'aggressore. Pare che lui non abbia spiccicato parola durante l'incontro. Poi tizio e tela sono stati portati via dalla polizia.

Una cosa che mi ha colpito molto è stata la reazione delle persone. C'era in particolare una signora sulla cinquantina, esagitata, che urlava ai due che lo tenevano immobilizzato: "datelo a noi!" (a noi chi, scusi? per far che?) Altri invece dicevano di attendere la Polizia (cosa che è stata fatta).

Stamani però ho trovato la mia foto in prima pagina e poi nell'articolo all'interno de La Nazione. L'hanno presa e usata due volte senza chiedermi il permesso come invece hanno fatto altri. Sono pessimi. Gli ho mandato un'email, aggiornerò il post quando risponderano.



Non pensiamo nemmeno a fare scherzi col Ponte Vecchio

L'assessore al turismo del Comune di Firenze, Paola Concia, valuta la possibilità di installare dei sensori contapersone sul Ponte Vecchio.
Brivido lungo la schiena seguito da intensa sensazione di fastidio.
Durante alcune ore del giorno c'è un casino bestia sul Ponte Vecchio, è vero, specialmente adesso che è primavera, ci sono le gite, le minivacanze, la Pasqua si avvicina, ecc.
Però percepisco anche un primo, prudente, "passettino" verso il numero chiuso, argomento che ricorre regolarmente in Palazzo Vecchio.
Oltre un tot. di persone non si passa più, concetto espresso anche dalla politica nazionale, ricordo l'exploit di Dario Franceschini quando scoprì che a Venezia e Firenze ci sono un monte di turisti.
Mi appare davanti agli occhi un'immagine odiosa dei tornelli piantati nella pietra serena.
Anche se si assicura il contrario, "servirà ad analizzare i flussi, non a limitare gli accessi", io non mi fido. Il Ponte Vecchio deve essere libero e aperto. Se poi in certi momenti strabocca di turisti, pazienza. È gente che paga per venire a Firenze, non possiamo fargli trovare tutto "balzellato e gabellato", per spennare il pollo il più possibile. Quando la turista sono io, mi infastidisco tanto quando mi sento presa per il portafoglio.
La gente si scoccia e va altrove.
La misura, oltre a servire per calcolare quante persone attraversano il ponte, dovrebbe aiutare anche a capire chi attraversa il ponte per turismo, per lavoro o per altri motivi.
Fastidio e insofferenze intensi.
Da fiorentina che vive e paga le tasse a questa città bella ma esosa, vorrei che il Comune considerasse un mio diritto fondamentale l'essere libera di nuovermi liberamente (e gratuitamente) il più possibile sul territorio cittadino. E dunque anche attraversarre a piedi il Ponte Vecchio tutte le volte che mi pare e piace, senza dare spiegazioni a nessuno.
Nel corso degli anni, il centro di Firenze, piano piano, impercettibilmente, "per il nostro bene" perlamordiddio, è diventato sempre più difficile da fruire.
Ormai è una zona blindata, i parcheggi per gli scooter si riducono sempre di più, gli autobus fanno giri sempre più astrusi, al punto che la toccata e fuga per far due passi e qualche acquisto è diventata quasi impossibile.
Ora, a me - come a tanti - piace andare in centro a passeggiare, fare acquisti, e mi piace passare dal Ponte Vecchio quando mi pare, fermarmi a leggere alla biblioteca del Palagio di Parte Guelfa, attraversare in libertà il cortile di Palazzo Strozzi.
Tutte attività che vorrei continuare a fare gratis, senza alcuna ulteriore limitazione spazio/temporale, ché a Firenze di limitazioni ce ne sono già abbastanza. Dunque non facciamo scherzi.

PS: Ma quanto è bello il soffitto dell'emeroteca di Palagio Parte Guelfa?


Il cero


Ogni tanto entro in chiesa, anche se non sono credente. Di solito lo faccio per curiosità, altre volte per accendere un cero.
Lo faceva sempre mia nonna e io l'accompagnavo.
Si entrava nella chiesa, la nonna accendeva la candela; il tempo di un pater nostro e un segno della croce che si era già fuori, con la nonna che mi raccontava vita, morte e miracoli della persona per cui aveva acceso il cero.
Parenti sconosciuti, per lo più.
Mi affascinava questo rituale che ho fatto mio da sempre, anche se tra me e le faccende religiose non c'è proprio alcuna affinità.
Così ogni tanto mi fermo in una chiesa a caso per accendere una candela.
Ma, a differenza di quelle mirate della nonna, la mia è collettiva.
Vale per un tot di persone - di solito cinque - che non ci sono più, e a cui volevo bene.
Anzi, non è esattamente così: vale per un tot di persone che non ci sono più, e che mi mancano.
Così stamani sono entrata nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, all'angolo di via de' Cerretani.
Mi sono diretta verso uno dei candelieri in fondo, quelli coi ceri a 50 centesimi.
Ottimo, prezzo giusto.
A volte sono esosi 'sti preti, e ti chiedono 1 euro per una candela.
Inaccettabile.
Anche se, quando trovo i ceri così cari, mi faccio lo sconto da sola.
Cinquanta centesimi, però, mi è parso onesto.
L'ho acceso e ho pensato a cinque persone care, nominandole mentalmente una per una.
Mia nonna ha un posto fisso nella cinquina.
Si sono avvicinati due giovani turisti.
Una coppia di Roma.
Si guardavano intorno, parlottando tra loro a voce bassa. A un tratto lei si è bloccata, a bocca aperta, di fronte alla teca con la statua del Cristo.
- Amò
-...
- Amòòò... AMÒÒÒ
-Eh!
-Er Cristo... la faccia...
-...
- Nun ce posso crede
- Nooo!
- Uguale, eh? Gli devo mannà a foto subbito...
E la ragazza ha fatto la foto al Cristo, cercando di non farsi vedere da nessuno. Che poi sarebbe cercando di non farsi vedere da me, visto che c'èro solo io. Poi sono usciti riguardando la foto sul display e li ho sentiti ridere di gusto sul marciapiede, mentre si allontanavano.
Però a me è sembrato un Cristo come tanti altri.

Ryanair delle 23 e venti, dall'aeroporto di Pisa alla stazione di Firenze: hic sunt leones




Atterrare all'aeroporto di Pisa alle 23:20 in una domenica di agosto significa ritrovarsi in uno scalo deserto da far paura. Di solito il Galilei è brutto, ma così è proprio desolante. Par d'essere capitati nel corso di una post-apocalisse.

In realtà è molto peggio, almeno dopo un'apocalisse ti puoi arrangiare come credi.

La voragine

A futura memoria. Foto scattate il 25 maggio 2016 a Firenze



Una delle auto rimosse dalla buca di fango.

L'umarello di destra sta chiedendo a quello di sinistra:
"Ette icché tu ci fai qui?"

Dettagli imprescindibili

Scoprire che il mio smartphone da due lire ha anche dei filtri colorati.





Emergenza idrica, popolazione stremata

I tiggì

Interviste











30 dicembre: il giorno di San Fiorenzo da celebrare con una ricetta antica






A Firenze, varie ricorrenze sono legate al penultimo giorno dell'anno. Ricorre, infatti, il "miracolo di Sant'Ambrogio"*, ma il 30 dicembre è anche il giorno di San Fiorenzo.

Più Logo

Anno 2014, Florentia.

Il giovane sindaco Matteo Renzi ha un'ideona per rilanciare l'immagine della città.

- Bisogna svecchiarsi, via... Rottamare, dare un segnale forte di cambiamento. Ho deciso: Firenze avrà un nuovo logo, anzi: un nuovo brand che la rappresenti in tutto il mondo.
- Ma Sindaco, il logo della città c'è già ed è anche bello.
- Ma davvero?
- Sì, è questo:





Che spettacolo! Diario di una festa cittadina.


Camminiamo veloce, non vogliamo perdere lo spettacolo.
Ci hanno detto che canterà Bocelli, in riva all'Arno.
O forse proprio sull'Arno, su una di quelle strane piattaforme che sono già in acqua, non abbiamo capito. E in fondo non è che ci freghi un granché di Bocelli, ma lo spettacolo non ce lo vogliamo perdere. Trattasi dell'illuminazione del Ponte Vecchio, nuova di zecca. Una cosa spaziale, a quanto dicono, anche iper-ecologica, frutto di un mecenatismo per nulla ostentato, da signori veri*.
Le spallette dell'Arno sono tutte gremite. La gente si accalca per vedere, nessuno sa in che cose consisterà lo spettacolo. Leggende urbane prendono vita e si estinguono come lacrime nella pioggia. Delle ragazze ci chiedono se davvero ci sia Piero Pelù che si esibisce. Non ne ho idea, anche se spero di no. La mia amica spiega con entusiasmo che sa solo che ci sarà Giancarlo Giannini tra gli ospiti vip. Le ragazze non hanno idea di chi sia Giancarlo Giannini e ci guardano strane.

Il George Clooney fiorentino dell'arte*

Il nuovo film di e con George Clooney, "Monuments Men", mi ha fatto tornare in mente un post che scrissi nel lontano 2006 su un luogo a Firenze che amo particolarmente: la casa-museo di Rodolfo Siviero, al pian terreno del villino del Poggi, sul Lungarno Serristori (a cinquanta metri dalla Porta San Niccolò** e di fronte alla spiaggetta delle pantegane, per intendersi) e tenuto aperto grazie al volontariato degli Amici dei musei, che gentilmente e gratuitamente sono a disposizione dei visitatori***. Rodolfo Siviero è stato un personaggio interessantissimo, di quelli che pensi subito: ma perché non ci avranno ancora fatto un film? 

Facili esotismi



Ieri sera sono andata al Forte Belvedere. Come tutta Firenze. Ho fatto lì la mia consueta passeggiata preserale antistress. Bello, ma si sapeva. La scultura dell'artista cinese mi è piaciuta un sacco. Mi piacciono tutte le cose che danno una smossa all'immobilità paesaggio cittadino.
Ero da sola. Nel pomeriggio avevo spedito quattro sms per raccattare qualcuno con cui andarci ma ho ricevuto soltanto: un rifiuto, un antani e due non pervenuti.

Il risveglio: auto blu e pezzi grossi a giro

Stamani ero sull'autobus 22, in via Maragliano, piuttosto pieno di gente. Tutti in silenzio, chi con gli occhi sul telefono, chi con le cuffiette, chi assorto nei propri pensieri.
Si sono sentite delle sirene in lontananza, il traffico si è bloccato all'istante, mentre le sirene si avvicinavano sempre di più.
Ci hanno superato a tutta velocità un'auto blu e due pattuglie di polizia a sirene spiegate, dirette verso il centro. Poi l'autobus ha ripreso la sua corsa regolare.
A quel punto, però, è successa una cosa a mio avviso straordinaria: l'autobus si è come svegliato all'improvviso. Tutti hanno iniziato a fare i conti di quanto ci costino quelle due pattuglie e quell'auto blu. Rimbalzavano cifre da una parte all'altra della vettura, ogni tanto qualcuno diceva: «è una vergogna» e gli altri gli davano ragione. Qualcuno ha esclamato: «ma 'sti politici non possono far la fila nel traffico come tutti?» Un coro di approvazione. Qualcun'altro ha fatto un calcolo a cazzotto su quanti personaggi del genere che si permettono di viaggiare in quel modo abbiamo sul groppone in quanto cittadini italiani. Ancora voci di approvazione e chiacchiericcio sommesso. Il risveglio dell'autobus.
Adesso io non so chi fosse quel "pezzo grosso" che è passato da via Maragliano questa mattina con la scorta. Magari è un personaggio che ha davvero bisogno di due pattuglie di polizia e del macchinone statale. Però mi ha colpito come tutte quelle persone si siano risvegliate all'istante e si siano messi tutti a far calcoli di quanto ci costino certi privilegi di pochi. Nessuno si è posto il problema di chi ci fosse su quella macchina (nemmeno io, per carità).
Questo episodio mi dà una misura di qual è il clima generale e di come mai il Movimento 5 Stelle abbia spopolato alle elezioni.
/---/
Aggiornamento: pare che l'auto blu trasportasse D'Alema.

Diario della #notte: che palle la #Firenze antelucana

Stanotte ancora insonnia, di quella prepotente a cui è inutile resistere; così alle 4:00 ero sveglissima. Allora ho deciso di smentire il mio post precedente e uscire per andare a prendere un caffè da qualche parte. Ho pensato: se devo stare sveglia in ore antelucane, tanto vale godere dei piccoli piaceri della vita, come il caffè fuori e robette così. Ma Firenze è una città morta. Alle 4:30 del mattino è tutto, tutto chiuso. Sul Lungarno ho visto alcuni gruppi di giovani turisti, probabilmente usciti da qualche discoteca, che bivaccavano stancamente qua e là, forse in attesa dell'alba. Ho svoltato per il centro, andavo piano piano perché mi faceva piuttosto freddino e ho fatto un po' di giri. Niente piazza del Duomo perché è zona pedonale blindatissima, anche alle quattro del mattino, allora mi sono diretta verso altre stradine. Alla Rotonda del Brunelleschi, un barbone spuntato dal nulla mi si è quasi buttato sullo scooter. L'ho evitato solo perché andavo piano. Fava. Aveva un maglione di lana a collo alto, una barbaccia nera e in mano una schiacciata enorme imbottita con la mortadella che strabuzzava sui lati. Puntandomi addosso quel grumo di unto, tutto incazzato, mi ha intimato di dargli una sigaretta. Io ho accelerato senza rispondere perché mi aveva spaventata e in quel momento l'unica cosa che mi veniva da dirgli era un sano vaffanculo che mi si sarebbe ritorto immediatamente contro perché il tizio era senza ombra di dubbio poco socievole, perciò ho scelto l'opzione fuga. Allora ho proseguito e sono rientrata sui viali per tornare verso casa. Andavo sempre piano e a un tratto è spuntato dal nulla un altro tizio che mi ha fatto cenno di fermarmi. Mi sono fermata e mi sono accorta che quest'altro tizio in realtà erano due tizi, un uomo e una donna, una coppia di tossici. Eccallà. Mi hanno domandato da dove venissi e poi mi hanno chiesto sette euro visto che siamo tutti di Firenze. Ora, oltre che da firenze io vengo anche dagli Anni Ottanta, all'epoca c'erano un mucchio di tossici in giro e "scusa c'hai 100 lire?" era una domanda classica durante le uscite. Al giorno d'oggi invece chiedono 7 euro, che per la cronaca sono un sacco di soldi. Ma son matti? Sono ripartita dicendogli di no e beccandomi della "stronza" all'unisono mentre mi allontanavo. Poi mi è preso il freddo, la temperatura è calata e allora me ne sono tornata a casa sconsolata perché nelle ore più suggestive il centro della città è tutto spento, inaccessibile, in balìa di chi non se lo merita.

Sul caldo torrido a #Firenze

A Firenze fa un caldo cane, perciò mi sento in dovere di farne un post. È emergenza Arno, emergenza anziani, emergenza acqua, emergenza gente che vive nei sottotetti e rischia la liquefazione ogni volta che mette piede in casa. Insomma, c'è un caldo potentissimo che non dà tregua. Il comune ha pure rilasciato un dataset dei luoghi freschi, i posti dove si può andare a trovare un po' di refrigerio.
Soffro di insonnia amplificata dal caldo atroce, naturalmente, ma con l'età son diventata pigra e non esco più in giro di notte - come facevo una volta agli albori del blog - a prendere il fresco e a godermi gli scorci suggestivi che offre tanto generosamente la mia città. Infatti ho notato che, svoltati i 40 (anni, non gradi!), l'insonnia mi prende domestica, con camminamenti nervosi lungo il corridoio, soste lunghissime alla finestra della cucina per carpire anche il più piccolo alito di vento e una voglia di fumare che mi porta via. Tutto qui, niente più girate notturne in motorino. Infine ritorno a letto esausta ma anche soddisfatta di me perché ancora non ho ricominciato con l'odioso e costoso vizio, nonostante tutto. Evvai.
Poi mi annoio, cosa che d'inverno non mi succede, chissà perché, allora faccio cose a caso tipo iscrivermi a Linkedin e ora ho il profilo anche lì con tutte le mie attività professionali che mi danno tanto lustro. È un profilo molto bello e ci tengo a condividerlo perbene anche qui: http://www.linkedin.com/in/gattasorniona. Credo di aver spammato un po' di contatti con questa cosa, chiedo scusa, ma all'inizio non ero padrona del mezzo. Ora men che mai, ma mi è già passata la voglia del giocattolo. Adesso, per esempio, potrei andare a cuocere un uovo al tegamino sulle panchine di piazza S. M. Novella. La carne no, c'hanno bell'e pensato:

Capodanno fiorentino

Il 25 marzo ricorre il Capodanno Fiorentino. Dal Medioevo fino al 1749 in questa data iniziava a Firenze il calendario civile. Da una decina d'anni il 25 marzo è ritornato ad essere una festività ufficiale della città, con tanto di celebrazioni del Comune ed eventi vari.
Venne scelto proprio il 25 marzo perché la data coincide con l'Annunciazione, un capodanno ab Incarnatione, cioè dal momento dell’annuncio della maternità dato alla Vergine dall’Arcangelo Gabriele. Una data molto bella, un capodanno all'inizio della primavera e che Firenze abbandonò solo alla metà del Settecento, nonostante il calendario Gregoriano fosse in vigore dalla seconda metà del Cinquecento, come ci ricorda lo storico, intellettuale, bibliotecario Giovanni Lami sulla lapide affissa nella Loggia dei Lanzi:


Il fulcro dei festeggiamenti del capodanno fiorentino è la Basilica della Santissima Annunziata, fondata dai "Serviti", i seguaci dell'Ordine dei Servi di Maria. Era un ordine di mendicanti, nato all'incirca nel 1233 grazie a sette laici che scelsero ciò che oggi si definirebbe come un downgrade radicale; abbandonarono le proprie attività e si ritirarono in una vita in comune fatta di: penitenza, povertà a preghiera. E mi rendo conto di stare invecchiando in modo preoccupante perché oggi un'ipotesi del genere non mi fa innorridire, anzi mi pare per molti versi accettabile. Per esempio penso subito con sollievo all'abbattimento dei livelli di stress, oppure all'abbandono dei ritmi di vita forsennati che certi percorsi esistenziali donano a chi li intraprende. È davvero un peccato che io sia squisitamente atea, altrimenti potrebbe essere una soluzione interessante, da valutare con attenzione non solo come scelta spirituale ma anche come soluzione molto concreta, per risolvere il problema della pensione che senz'altro non ci toccherà. A parte la polemica, ma son giorni di fuoco, questi, mi rendo conto di quanto lo stress sia una "piaga verticale", vecchia quanto la storia dell'umanità. Infatti i Serviti ebbero un grande successo e sulle loro orme nacquero tante nuove comunità di gente che mollava tutto per ritirarsi in monastero a far vita frugale ma di comunità.
Tutto questo per dire che oggi, alle 10:20 al Palagio di Parte Guelfa avrà inizio il Corteo Storico della Repubblica Fiorentina che sfilerà per le vie del centro fino alla Basilica della SS. Annunziata.


La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...