Ciane di condominio, paranoie e il nuovo problema dell'identificabilità post #Wikitaly


Nel palazzo dietro al mio ci abita una tipa - secca allampanata, gobba, avrà ottant'anni o giù di lì - che c'ha un amante, colpevole di farsi troppo i cavoli suoi. E allora la tipa - che naturalmente ha pure un marito in casa - deve uscire per telefonare in pace all'amante e viene a farlo proprio davanti al portone del mio palazzo che è piuttosto riparato da sguardi indiscreti.
Ma la discrezione le serve a poco, perché durante quelle telefonate lei urla come una dannata e la sua voce lamentosa rimbomba in tutta la strada, informando il circondario dei suoi inciuci travagliati. Qualche giorno fa l'ho trovata mentre stava dicendo all'amante che sì, lascerà il marito di sicuro, ma per stare per conto suo perché s'è belle e rotta di tutti e due. "E no, caro mio, io non ne posso più né di te ne di quell'altro vecchio, o che lavoro l'è?" E giù minacce di sparire nel nulla, sfanculandoli entrambi. Mi sono stupita perché a quanto ho capito l'amante cercava di farle cambiare idea.
Ieri invece c'era il dramma. A quando pare l'amante è colpevole di farle le corna con un'altra che lei conosce. Sì, li ha visti perfettamente certi sguardi tra i due: "mica son nata ieri, caro mio, lo so icché vol dire guardassi così" la gridava in tuta da ginnastica, pantofole e sigaretta accesa tra le dita, camminando in su e in giù davanti all'ingresso. Ho notato che da qualche giorno la sua ora preferita per telefonare è esattamente quando rientro a casa io, neanche mi leggesse nel pensiero, e allora tra il parcheggiare, l'arrivare al portone, entrare, prendere la posta e aspettare l'ascensore, posso sentire dei bei pezzi di quelle conversazioni.
Forse sono inopportuna a scrivere queste cose, forse la tipa mi ha vista a Wikitaly, ora sa che sono quella del palazzo accanto che passa a testa bassa quando l'è al telefono a discorrere delle sue cose delicate. La prossima volta che la incontrerò mi manderà a cagare senza tanti complimenti per aver scritto queste tre righe, sputtanando la sua tresca senza tanti riguardi. Ma forse mi fascio la testa troppo prematuramente e la tipa non sa nulla di questa mia pagina giallina. Però pensavo che essendo diventata identificabile non posso più scrivere in libertà le cose sul mio condominio, per esempio. A pensarci bene, son limiti difficili da accettare. Per esempio non è proprio il caso che racconti dei miei nuovi vicini di casa iper buzzurri, quelli che ascoltano i neo melodici e i successi da hit parade a tutto volume, continuamente. Devi bussare alla parete, allora forse, abbassano la radio, sennò mica si rendono conto. Da quando sono arrivati a casa mia si va via di cervello, 'ste fave.

Alla Posta

Precisa
Inizio post con intro acida e note moraleggianti: con tutte le tragedie che accadono in ambito lavorativo di questi tempi, chiusure di fabbriche, recessione, crisi economica, dissoluzione delle prospettive, ecc., si fa davvero fatica a rendersi conto di certe dinamiche degli uffici pubblici (o ex tali) che non hanno proprio più senso e sono anche offensive per il "resto della società". Ecco. Sono andata alla posta per farmi la carta Paypal. Siccome ero in centro per cavoli miei sono andata alle poste di via Pellicceria, quelle sotto le logge. Ho preso il mio numero e mi sono messa in attesa, nella sala grande.
Al mio turno sono andata dall'impiegata allo sportello, una tizia sulla sessantina, un tipo alla Rosy Bindi e con tanta voglia di lavorare addosso.
- Buongiorno, vorrei fare la carta Poste Pay, per favore.
- Riempia questo - ha risposto brusca, dandomi il modulo per la ricarica.
- Guardi mi sa che non è il modulo giusto.
- Lei lo riempia, va bene questo. - Mi ha risposto irritata.
Allora ho scritto il nome e cognome e lasciato perdere tutto il resto perché non avevo le informazioni visto che ero lì per attivarla la cavolo di carta. Poi l'ho dato alla tipa che mi ha chiesto:
- Quanto vuole ricaricare?
- Non voglio ricaricare. Voglio fare la carta Postepay.
- Allora questo modulo non va bene. - mi ha risposto guardandomi storta.
- Guardi che me l'ha dato lei il modulo. - ho ribattuto con voce incolore, abituata a ben altro in tema di fancazzismo.
- No, guardi, non è questo... lo butti pure via... è difficile... - ha farfugliato la tipa che sembrava incazzata con me per la mia richiesta estemporanea.
- Scusi, qual è il problema? Voglio fare la carta Postepay - ho ripetuto trattenendo a stento le risate mentre appallottolavo il modulo della ricarica e lo gettavo nel cestino a fianco.
- No. Nessun problema , ma è molto complicato, ora vado dalla collega - e la tipa si è alzata per andare a parlottare con la collega nella postazione accanto, una tizia sulla cinquantina abbondante, ma più giovanile, con un look da Morticia reduce da due settimane a pensione completa e ballo liscio in Riviera Romagnola, non so se rendo l'idea. Al che Morticia ha storto la bocca, mi ha guardata di traverso e infine mi ha chiesto acida:
- Vuole fare la carta Poste Pay?
- Sì, come ho già detto alla sua collega voglio fare la carta Postepay. - Ho risposto attonita, cercando le telecamere nascoste, perché quella situazione poteva benissimo essere una candid camera qualsiasi.
- Mmmmm... C'è da prendere i moduli. - Ha detto Morticia a Rosy, che è scomparsa all'istante in una porticina lì dietro. Ogni tanto tornava con qualche foglio e lo faceva vedere a Morticia.
- È un'operazione difficile? - Ho chiesto con ironia dopo un po' di quella storia.
- Difficile no, ma molto lunga... e per noi! Lei non si preoccupi, stia lì. - Mi ha risposto Morticia serissima mentre Rosy dopo averle frullato intorno per un po' mi porgeva dei moduli da riempire dicendomi:
- Sono moduli lunghissimi, li DEVE riempire tutti.
Ho riempito il modulo in due minuti scarsi, non essendo minorenne una buona parte dei campi erano da saltare e l'ho dato a Rosy con i miei documenti. Rosy è andata in un posto lontanissimo a fare la fotocopia dei miei documenti e quando, parecchi minuti dopo, è tornata mi ha detto di spostarmi da Morticia a finire la pratica con lei che era cosa lunga. A quel punto ho chiesto una info sulla privacy e Rosy, visibilmente scocciata per quella domanda a cui non sapeva rispondere, è sparita di nuovo per qualche minuto a probabilmente a consultare l'Oracolo delle Poste a cui è devotissima, altrimenti non si spiegano tutte quelle interruzioni.
Nel frattempo mi sono spostata da Morticia che mi ha avvertita scocciatissima:
- questa è un'operazione lunga.
- Va bene, ho capito, aspetto. - ho risposto.
Allora lei si è messa a ricopiare i miei dati sul teminale, cliccando lentamente con due dita perché aveva le unghie troppo lunghe per poter digitare agevolmente sulla tastiera. A un certo punto si è fermata perché Rosy, dio solo sa per quale ragione, si era portata via un foglio con i miei dati. Abbiamo aspettato Rosy che tornasse dal nulla a consegnare il foglio, poi Morticia mi ha ordinato: - Mi dia il modulo con la ricarica che ha compilato prima.
E io: - l'ho buttato via.
E lei molto irritata: - Perché?
E io: - Perché mi ha detto di farlo la sua collega.
A quel punto mi stavo irritando pur'io, stavo richiedendo un servizio a pagamento, porca miseria, mica un favore personale a quelle due. Allora ho preso un altro modulo e l'ho riempito per una ricarica di €5. Ho dato €10 a Morticia: la ricarica più altri €5 per il costo di attivazione della carta.
Morticia ha digitato per un po' nel terminale, con Rosy alle spalle che controllava tutto quello che faceva e ogni tanto le dava dei suggerimenti (questi computer son sempre delle gran rotture, signoramia... si stava meglio quando si stava...).
Alla fine sono uscita da lì con la mia carta Postepay, ma con una voglia insaziabile di vedere scorrere il sangue a fiumi. Io mica ce li ho di solito gli istinti omicidi...

La fiera delle paranoie: Kafka vs Lombroso

Stamani sono andata in questura, che non è più #sapevatelo dov'era prima, cioè vicino a via San Gallo (non ce la faccio a cercare l'indirizzo preciso, so' stanca, ma se sei di Firenze sai di che parlo; se non sei di Firenze che te frega), perché hanno trasferito tutto l'ambaradan in un edificio di mattoni rossi, quasi di fronte all'ingresso per i pedoni della Fortezza da Basso.
Avevo l'impellenza di chiedere due cose: uno, se il mio passaporto fosse in regola (paranoie kafkiane > la legge muta repentinamente > i miei documenti non vanno più bene > mi fermano a una frontiera qualsiasi) e, due, se la marca da bollo che ho acquistato nel luglio 2011 e mai usata, fosse rimborsabile (costano più di 40 euro > Stato Italiano esoso e questuante).
L'impiegato-col-posto-fisso-statale addetto alla restituzione passaporti mi ha detto sospirando: "beata lei che la va in ferie!". Poi mi ha confermato che il mio passaporto è ok, e la marca da bollo, seppur vecchia e con la data "luglio 2011" stampata sopra, va bene lo stesso; quel che conta è l'annullamento in aeroporto: "la guardi: e fa fede i'ttimbro", #risapevatelo.
Tranquilla? Naturalmente no. Adesso ho una paranoia lombrosiana che non mi dà tregua: il tipo non aveva una faccia molto intelligente e non son così sicura che mi abbia dato l'informazione giusta. Non c'è mai pace.

Follie claustrofobiche: gente che non sta tanto bene


Sarà che soffro di claustrofobia e questa sarebbe l'ultima delle cose che mi verrebbe in mente di fare, ma  la storia di questo tizio mi riempie di tristezza, ogni tanto ci ripenso e ritorno a cercarla. Non so se quelli di Repubblica ci abbiamo ricamato sopra o meno, però leggere di qualcuno che ha trascorso la propria vita a scavare volontariamente la propria miniera personale, mi fa scendere l'umore sotto i piedi. Sono triste per lui, intendo. Mi basta far mente locale un attimo. Voglio conservare la notizia per tutte quelle volte in cui mi sentirò giù al pensiero della vita che trascorre inesorabile, senza che riesca mai a fare tutto quello che vorrei. Ecco, d'ora in poi penserò alla miniera mono-familiare dello Svizzero e tirerò un sospiro di sollievo.

Diario della #notte: che palle la #Firenze antelucana

Stanotte ancora insonnia, di quella prepotente a cui è inutile resistere; così alle 4:00 ero sveglissima. Allora ho deciso di smentire il mio post precedente e uscire per andare a prendere un caffè da qualche parte. Ho pensato: se devo stare sveglia in ore antelucane, tanto vale godere dei piccoli piaceri della vita, come il caffè fuori e robette così. Ma Firenze è una città morta. Alle 4:30 del mattino è tutto, tutto chiuso. Sul Lungarno ho visto alcuni gruppi di giovani turisti, probabilmente usciti da qualche discoteca, che bivaccavano stancamente qua e là, forse in attesa dell'alba. Ho svoltato per il centro, andavo piano piano perché mi faceva piuttosto freddino e ho fatto un po' di giri. Niente piazza del Duomo perché è zona pedonale blindatissima, anche alle quattro del mattino, allora mi sono diretta verso altre stradine. Alla Rotonda del Brunelleschi, un barbone spuntato dal nulla mi si è quasi buttato sullo scooter. L'ho evitato solo perché andavo piano. Fava. Aveva un maglione di lana a collo alto, una barbaccia nera e in mano una schiacciata enorme imbottita con la mortadella che strabuzzava sui lati. Puntandomi addosso quel grumo di unto, tutto incazzato, mi ha intimato di dargli una sigaretta. Io ho accelerato senza rispondere perché mi aveva spaventata e in quel momento l'unica cosa che mi veniva da dirgli era un sano vaffanculo che mi si sarebbe ritorto immediatamente contro perché il tizio era senza ombra di dubbio poco socievole, perciò ho scelto l'opzione fuga. Allora ho proseguito e sono rientrata sui viali per tornare verso casa. Andavo sempre piano e a un tratto è spuntato dal nulla un altro tizio che mi ha fatto cenno di fermarmi. Mi sono fermata e mi sono accorta che quest'altro tizio in realtà erano due tizi, un uomo e una donna, una coppia di tossici. Eccallà. Mi hanno domandato da dove venissi e poi mi hanno chiesto sette euro visto che siamo tutti di Firenze. Ora, oltre che da firenze io vengo anche dagli Anni Ottanta, all'epoca c'erano un mucchio di tossici in giro e "scusa c'hai 100 lire?" era una domanda classica durante le uscite. Al giorno d'oggi invece chiedono 7 euro, che per la cronaca sono un sacco di soldi. Ma son matti? Sono ripartita dicendogli di no e beccandomi della "stronza" all'unisono mentre mi allontanavo. Poi mi è preso il freddo, la temperatura è calata e allora me ne sono tornata a casa sconsolata perché nelle ore più suggestive il centro della città è tutto spento, inaccessibile, in balìa di chi non se lo merita.

Gattasorniona risponde

Premessa: ogni tanto ricevo qualche domanda su argomenti di cui avevo parlato sul vecchio blog e che a quanto pare Google considera ancora validi. La gente arriva sul nuovo blog e non trova un cavolo e mi scrive perplessa.

Gattasorniona, mie era sembrato che tu avessi scritto che ritieni Moana Pozzi ancora viva... è così?


No, non credo che Moana Pozzi sia ancora viva. Credo proprio che sia morta nel '94, come vuole la versione ufficiale. Comunque, grazie per avermi scritto per domandarmelo.

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...