Il telefono squilla ancora. Puoi entrare, dice. Mi accomodo nella stanza del boss: mi scusi dottoressa, a quanto pare succedono tutte ora, dice il grande capo mettendo giù la cornetta. Ok dottore, faccia con calma, dico io pescando il cellulare dalla borsa. #faiunadomandaalpapa, l'hashtag del momento. Possibile? Lo era anche l'ultima volta che ho controllato, un paio di giorni fa. Boh, noi italiani siamo statici anche sugli argomenti di discussione. Non ho niente da chiedere al Papa. A quanto pare però tutti gli utenti di twitter a cui sono collegata sì. Leggo domande e considerazioni deliranti, il tempo passa. Alzo gli occhi e lui è lì, accanto al boss, che mi guarda storto da dietro le lenti spesse. Ma quando è entrato? Non me ne sono accorta. Gli sorrido, in fondo che mi frega? Lui risponde con un sorrisetto tirato. Ok, non me ne frega, ma mi viene lo stesso voglia di spaccargli la faccia. Questa persona è insopportabile, chiami lei dottore, dice lagnoso. Il boss lo guarda spaesato. Mi scusi dottoressa, le chiedo un'altra po' di pazienza. Si figuri, ma le pare, guardi vado qui fuori, vi lascio in pace. Al telefono il boss è in difficoltà, sento chiaramente i ma io, ma io fin dal corridoio. Non capisco il problema.
Lui esce inacidito all'ennesima potenza, lo sguardo furioso, la camminata isterica a chiappe strette. Incrocia una collega e le dice col tono più acido dell'universo: vedi di rispondere al telefono, stamani le ho prese tutte io. La collega non gli dà spago, dice sì sì e passa oltre. Lui nota che l'osservo. Sì ti osservo, ti giudico e scriverò un post su di te, non gli dico. Rientro dal boss, lui mi segue passando davanti per dirgli che la collega tal dei tali non risponde al telefono come dovrebbe. Il boss gli dà ragione e dice che non vuole riparlare mai più col tizio dei ma io, ma io. Allora dottoressa, come va? Bene, e lei? All'uscita mi affaccio a salutare l'ufficio. Mi attardo un minuto sulla porta a fare mente locale, lo faccio sempre. Ho preso tutto? Ho dimenticato qualcosa? Lui è sempre più nervoso, alza gli occhi dalla scrivania e scatta: allora? Cos'hai dimenticato? No, nulla. Controllavo e basta, mi pare di no. L'altra collega, nota nell'ambiente come psicopatica bipolare, mi sorride con comprensione. Rispondo al sorriso. Allora arrivederci, dice lui. Ciao a tutti.
A pranzo racconto la mattinata. Sono stata... ho fatto... Tutto ok? Sì, tutto ok, solo c'era il ragioniere... sì proprio lui, l'ho visto malissimo. Invecchiato e teso. Isterico all'ennesima potenza. Pure incafonito, ha fatto una partaccia a una collega con me lì di fronte.
Lo so, lo so, è colpa della russa.
La russa?
Sì la tizia con cui sta.
Gli sta puppando i soldi?
No, tutt'altro. Gli ha dato l'ultimatum.
Che ultimatum?
A cinquantasette anni basta vivere con la mamma, la russa non ne può più di fare la fidanzatina. E lui è andato in crisi.
Come fai a saperlo?
Me l'ha detto il boss al telefono. Si lamentava di avere tutto personale psicopatico, dice che a volte ha quasi paura a stare in studio...
questo episodio (autobiografico?) mi ricorta uno di quei fumetti underground fine anni '80,
RispondiElimina...nella fattispecie mi riferivo a TIC
RispondiEliminahttp://datacomics.blogspot.in/2008/07/tic-la-rivista-dei-curiosi.html
Non lo conosco! lo leggo!
EliminaMi piace come scrivi brava!! Sei forte...anche se stavolta non è molto chiaro! bacini
RispondiEliminaGrazie1 Tante altre volte non sono chiara... mi viene così! :-)
EliminaCiao, so che non c'entra con il Post ma volevo comunicarti che ho Nominato il tuo Blog su Pensiero Naturale per il Premio Liebster Award for Blog... Un saluto.
RispondiEliminaNon so di cosa si tratti. Comunque grazie, adesso faccio una ricerca online...
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