Letture estive: Skagboys di Irvine Welsh


La sensazione è profondamente goduriosa, un po' come trangugiare frittatona di cipolle e Peroni gelata durante una partita dell'Italia ai mondiali*. Ecco, quando attacco un romanzo di Irvine Welsh ho lo stesso stato di coscienza: benessere dissoluto allo stato puro.

Così, finalmente ho letto Skagboys. Lo conservavo da mesi, senza decidermi a toccarlo, aspettavo il momento più giusto, quell'atmosfera che mi piace un casino: le sere d'estate, lo zampirone tra i piedi e la birretta fresca.


La storia è l'antefatto di un romazo per me capolavoro, Trainspotting, quando Renton e "soci" iniziano a farsi di eroina nei sobborghi di Edimburgo. Siamo nei primi anni Ottanta, durante il governo di Margaret Thatcher, e i nostri eroi odiano l'Inghilterra, la politica di austerity imposta dalla primo ministro di ferro in quanto vittime, più o meno volontari.
Lo stato sociale, il pieno impiego, la riforma della scuola Butler sono capitoli chiusi o compromessi al punto da non avere più significato. Adesso è veramente ognuno per sé. Non siamo più tutti sulla stessa barca. Però, pensa Renton, non c'è solo del gramo: almeno adesso abbiamo una più vasta gamma di droghe.

In questo clima cupo, senza prospettive entrano in scena i giovanissimi Renton, Sick Boy, Spud, Secondo Premio, Tommy, Begbie... ci sono tutti, ciascuno racconta in prima persona il suo punto di vista su Leight dei primi Anni Ottanta, devastata dalla disoccupazione e invasa dall'eroina. Sono i primi momenti dell'HIV e il prefigurarsi all'orizzonte della strage che sarebbe iniziata di lì a poco.

Adoro i personaggi di Welsh perché sono debosciati, tossici fino al midollo ma allo stesso tempo divertenti. Intorno a loro un mondo marcescente e grigio, come mi immagino le "coree" in cui vivono. Sono quasi settecento pagine di racconti fuori di testa, di degrado sociale, depravazione ma sempre con una gioia di vivere così, inorriditi dalle alternative socialmente accettate.



Il primo buco, quelli successivi, la roba buona, quella cattiva, trovare la roba, fare le storie per reperire la roba. Conosciamo meglio Rent boy, la sua famiglia che tanta parte ha nella sua consapevole e quasi cercata tossicodipendenza. Lui e soci si infognano con l'eroina ogni giorno di più, con l'intima e stupida convinzione che "tanto smetto quando voglio". Anche la riabi(litazione) la affrontano come momento per rimettersi un po' in sesto per poi cominciare a ribucarsi con raziocinio! Ogni voce narrante è estremamente reale, ogni personaggio emerge fuori con la sua individualità e le caratteristiche che abbiamo già amato in Trainspotting e poi in Porno.

Irvine Welsh è uno scrittore che si affeziona ai suoi personaggi, e riesce a trasmetterlo. Romanzo eccezionale, anche e sopratutto grazie alla traduzione di Massimo Bocchiola.



* E rutto libero, ça va sans dire.

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