Dopo una vita ho riletto Ma gli androidi sognano pecore elettriche? di Philip K. Dick per Fanucci Editore. Porca miseria, che bello. Capolavoro, direi. E pensare che in tutti questi anni non avevo mai avuto voglia di riprenderlo in mano perché ricordavo uno stile di scrittura legnoso. Che bischera. Voto: cinque caprette se le merita tutte
Serpenti a sonagli di Irvine Welsh, ed. Tea. Raccolta di racconti ambientati per lo più nelle zone desertiche degli USA. Preferisco di gran lunga Irvine Welsh quando rimane in Scozia dove a mio avviso si muove come un dio, tuttavia alcune di queste storie non sono male. Mi è piaciuta in particolare l'ultima: la tassidermia è un tema intrigante per il nostro. Voto tre teschi di caprone del deserto:
Kitchen Confidential di Anthony Bourdain per Feltrinelli. Divertente, scritto bene (non credevo), parla di cucine e ristoranti, argomento a cui sono poco interessata e infatti a un certo punto ho iniziato ad annoiarmi un po' delle vicende di fornelli, godendo solo della prosa che scorre via, liscia e vivace come piace a me. Voto tre cosce di pollo cotte a puntino:
Elegia Americana di J.D. Vance ed Garzanti racconta la storia di una famiglia povera bianca e americana della Rust Belt, quelli che nell'iconografia condivisa hanno sempre denti malmessi + case di legno scrostato, e che hanno fatto svoltare Trump alle elezioni. Molto, molto bello, anche per capire meglio tante cose sull'America. Voto 4 villici statunitensi:
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Storie dal mondo nuovo di Daniele Rielli per Adelphi. È una raccolta di reportage di vario genere, uno più bello dell'altro. Specialmente quello sull'Albania e l'ultimo, sull'Alto Adige e i suoi rapporti con il resto del Paese. Voto 4 carte jolly: 🃏🃏🃏🃏