C'è questo imprenditore, Andrea Zucchi, anche se credo sia più un bottegaio/imprenditore; ma sono sono differenze trascurabili al giorno d'oggi, nel tempo del: “non si dice aprire ditta, si dice creare una start up”, che segue a ruota il tempo del: "non si dice aprire partita IVA ma diventare imprenditore di sé stesso”, perciò non sottilizziamo. Dunque, questo imprenditore mi piace perché in primo luogo è sornione, si vede dallo sguardo, caratteristica che apprezzo sempre molto. Il siparietto è preparato, ok, ma l'antipatico presentatore che tira in ballo la parola suv*, ripresa prontamente dal sottosegretario Polillo per attirarsi delle facili simpatie, mi ha dato fastidio. I suv, le macchinone antiecologiche e care asserpentate che spesso possono essere immatricolate come furgoni e che evocano nell'immaginario collettivo un bouquet di: ignoranza, ostentazione, buzzurrità, antipatia, lusso cafone, tracotanza, evasione fiscale, ingombro, parassitismo... Basta pronunciare questa parola contro qualcuno ed è fatta.
"Cose da suv", dice il sottosegretario ridacchiando tra i denti, mentre esamina il mazzo di chiavi che lo Zucchi gli ha mollato lì in segno di protesta. Mi ha ricordato un personaggio della Caterina Guzzanti: Vichi di Casa Pound, la fascistella in confusione mentale, quando esclama: "e le Foibe?".
Il tempo dei tarallucci e vino è finito. Le risatine e le battutine non sono più accettabili.
(*) con tutta l'antipatia che io possa avere per il mezzo in questione e per il suo proprietario-tipo. Ne approfitto per fare un [momento automarchetta]: il mio prossimo ebook parlerà di imprenditori delinquenti, solo debiti e suv [fine momento marchetta].