Buon anno!



Il mio agosto 2013:
Uso della bici: quotidiano (o quasi);
Notti insonni: 3 o 4 (evvai!);
Litigate telefoniche con mia madre: 1;
Attacchi di claustrofobia: 1 (maledetto ascensore senza specchio);
Attacchi di agorafobia: 1 (chiesetta di campagna: mi parevi innocua e invece...);
Attacchi di panico: 0;
Panini al lampredotto: 0;
Sbronze: 1;
Momenti di riflessione polemica e angosciata sul futuro prossimo venturo (Grecia, ti stiamo raggiungendo in allegria): tutti i giorni, più volte;
Feste: 1;
Cene con amici: 2;
Appuntamenti rimandati perché tanto è agosto e "non c'è nessuno" si fa a settembre quando siamo tutti: perso il conto, ma tanti;
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Intervento di emergenza per assistere amica in profonda crisi esistenziale: 2;
Utilizzo della fontanella di piazza Signoria: quasi quotidiano;
Magone allo stomaco, senza un motivo apparente, gratis, diciamo: tutti i giorni, per 10/15 minuti in media;
Episodi de I Soprano: intorno ai 20, forse qualcosina in più;
Libri letti: 4 o 5;
Barattoli di marmellata consumati per colazione: quasi 2;

Prova generale di povertà: un esperimento sociologico di decrescita reale

Finalmente sono ritornata in possesso di denaro. È una storia che risale alla settimana scorsa quando, dio solo sa perché, mio padre ha scambiato la mia borsa con un suo porta documenti (non si assomigliano manco un po') ed è partito per la campagna portandosi dietro i miei soldi, bancomat, carta di credito, occhiali da vista e documenti vari, tra cui la tessera del pub.
Così ho passato quasi una settimana in povertà, comprando generi di prima necessità con gli spiccioli abbandonati nelle tasche dei vestiti. E poi due giorni completamente senza soldi. Una prova generale del mio (nostro?) futuro prossimo venturo, mi vien da pensare.
Comunque ci tenevo raccontare che sono sopravvissuta, senza raccontare a nessuno degli amici del mio stato d'indigenza (altrimenti mi avrebbero prestato il necessario, ma allora addio esperimento sociologico). Senza poter far la spesa, mi sono nutrita della mia dispensa, dando fondo alle mie misere scorte. Alla fine l'esperienza è stata anche positiva e ho deciso di ripeterla ogni tanto. Sempre come allenamento per il nostro futuro prossimo venturo.
La decrescita reale. È una cosa a cui penso spesso, mio malgrado.
Tempo fa ho letto anche un libro sull'argomento: "Adesso basta. Lasciare il lavoro e cambiare vita. Filosofia e strategia di chi ce l'ha fatta". Però è scritto da un tizio che da ricchissimo ha scelto di diventare un po' meno ricco; la sua idea di decrescita (o downshifting) corrisponde alla mia idea di vivere alla grande, senza farsi mancare niente. Tuttavia questo libro contiene diversi spunti interessanti anche per chi è spiantato. Primo fra tutti, una vera e propria lezione di vita che non mi scorderò più: se non sei un manager che guadagna cifre spropositate, ma hai uno stipendiuccio da fame come la maggior parte di noi, allora devi fare mente locale, calcolare più o meno quanto ti lasceranno in eredità i tuoi genitori e regolare il tuo modo di vivere su questo parametro, in attesa della loro dipartita. Cavolo, una strategia di ferro. Complimenti. Lo farei leggere a mia madre per sapere la sua opinione, ma poi so che comincerebbe a guardarmi storto, allora lascio perdere. Continua?

Abulia d'Agosto.



Praticamente sono al pascolo. Non ho voglia di fare niente: un momento di apatia totale che sconterò nei mesi autunnali con gastrite, insonnia ecc.
Ho passato un Agosto inutile, apatico, bolso. Ho svolto perlopiù attività inutili, anche se ho superato lo shock da incidente con pirata della strada e ho ripreso ad andare in bici senza paura e di questo sono contentissima. Agosto non è ancora finito, però intanto mi avvantaggio col resoconto. Veloce, ché la giornata è splendida e me ne voglio andare in bici.
L'unica cosa "concreta" che ho fatto in questo mese e di cui sono contenta: ho finito (per l'ennesima volta, da un anno a questa parte) il mio nuovo libro. Dopo le revisioni dei mesi scorsi - grazie ai cari amici Gatta e Mauro per i preziosi consigli, che ho seguito e di cui parlerò successivamente, in un post a parte - adesso il racconto ha preso un'altra piega e mi piace di più, anche se nel frattempo mi sono venute idee nuove e c'è ancora molto da lavorarci (ma non so ancora quando lo pubblicherò, le Edizioni il Piccione devono pazientare).
Poi ci sono stati i Soprano che non conoscevo quasi per niente. Bello, l'ho visto più di metà, posticipando all'anno prossimo la seconda visione di Lost che avevo programmato per questi mesi estivi.
Poi c'è stata la graditissima serie dei Labrancoteque, l'egozine di Tommaso Labranca. Uno più bello dell'altro, scaricateli se non l'avete ancora fatto. Il penultimo, per esempio, contiene tutti gli scritti labranchiani in tema "Madonna" (quella profana, ça va sans dire). Ma non finisce qui: nel n. 4 c'è una mia intervista a T.La. Soddisfazione tremenda.
Tuttavia il mio preferito è il 6: monotematico, è il racconto di un viaggio a Liverpool, che ho già ho riletto più volte.
Altra cosa appassionante sono stati i programmi di Real TV. Forse dovrei mostrare un po' di amor proprio e vergognarmi come una ladra a confessare candidamente tutto ciò. Ma il dovere di ciana mi spinge a raccontare che mi ci sono tuffata come una drogata in crisi di astinenza, sentendomi in colpa dopo ogni dose. Proprio come quando mangio la pastasciutta troppo spesso.
Programmi assurdi, dove ogni mestiere diventa protagonista. Per esempio c'è quello sui rigattieri (ma lì hanno un nome cool che adesso non ricordo), tizi che vanno alle aste dei garage/magazzini abbandonati per comprare cianfrusaglie e poi le rivendono. Poi c'è il programma dei tizi, buzzurri all'ennesima potenza, che fanno recupero crediti. E poi quelli più inquietanti, i tizi che hanno la mania di raccattare di tutto e vivono in case stipate all'inverosimile di schifezze da cui non si possono separare. Questi mi interessano anche a livello personale. Io vivo in una casa pressoché vuota (l'ho scritto tante volte), patologicamente sono tutto l'opposto di questi "accumulatori" (li chiamano così). Chissà come si chiama la mia passione per il vuoto domestico e chissà se prima o poi ci faranno un programma tv.
Sono opere di puro montaggio paraculo, dal ritmo veloce e dai contenuti sempre uguali, con ripetizioni continue, modello Teletubbies. Roba ipnotica.
Tra questi, il mio preferito credo sia Breaking Amish, che è anche quello più strano. Racconta di quattro tizi Amish che mollano la fattoria e la parrocchia in campagna per andare a cercare fortuna a New York (lo guardo online, in caso interessasse l'approfondimento).
Ed è subito autunno.

Teorema delle ferie di Gattasorniona


Il numero ottimale di compagni di viaggio è inversamente proporzionale alla distanza da percorrere.


[Gattasorniona, Splinder 2006]

L'assedio


Il rumore di un battito d'ali, simile a un grido strozzato. Rimango di sasso. È il piccione che si avvicina alle serrande abbassate. Lo sento quando si posa sul davanzale anche se non emette nessun rumore. Sono fuori, lo vedo lassù che finge di guardare lontano, mentre scagazza sul mio cornicione. Sono dentro, io so che è lì. Gruga all'improvviso, le mani si bloccano sulla tastiera. L'azione comincia, scateniamo l'inferno. Il caldo fiaccante sparisce in un istante, l'aria ritorna respirabile, l'attenzione è tutta lì fuori, a pochi centimentri. Bastardo, cadrai sotto i miei colpi. Mi alzo lentamente, anche il più piccolo rumore potrebbe far scappare la preda. Ma io oggi voglio il mio tributo di sangue, mi spetta, ho accumulato l'anzianità necessaria, santo cielo. Afferro l'arma e mi preparo al fuoco. Al corpo, devo mirare al corpo. Faccio piano, mi metto in posizione, pronta alla raffica definitiva. Con l'altra mano afferro la fettuccia della serranda, in alto, perché il colpo deve essere uno e secco. Mi acquatto, devo fare pipì, ma ora non è il momento dei bisogni corporali. Ora è il momento dell'azione. Colpo secco. La serranda si alza. Faccio fuoco, anzi acqua, lo schizzo fa un arco nel cielo. Il piccione è lontano, questa volta illeso. Vado in bagno per pipì e ricarica di pistola ad acqua, cantando fiera dilegua, o notte, tramontate, stelle, all'alba vincerò, vincerò, ecc.

Fanculo la crisi, voglio cambiare lavoro: 5 cose che mi piacerebbe fare.

Fanculo la crisi, voglio cambiare lavoro. Ecco l'elenco di desideri professionali "reali", frutto di riflessioni ponderate che ho buttato giù sul taccuino che tengo sempre in borsa.

1. Un classico per chi mi conosce: lavorare in una società di organizzazione/gestione Fiere (pronta a partire, anche subito)

2. L'usciera in un condominio di lusso. Dopo aver letto L'Eleganza del riccio (no, non mi è piaciuto manco per nulla) ho avuto l'idea. Insomma potrei stare in guardiola a leggere/spippolare quello che mi pare, senza star dietro ai discorsi della gente. Magari di notte, quando c'è ancora più calma in giro. Preferirei un condominio di lusso, con gente spocchiosa; mi guarderebbero dall'alto in basso e non sarei costretta a rivolgere la parola a nessuno. Una pacchia.

3. La guardiana in una villa nei dintorni di Firenze. Sono una persona affidabile, approfitto per propormi sul serio: gattasorniona [at] gmail [dot] com (spammer, tiè!).

4. Quella che ricarica i distributori automatici di bibite e merendine (questo punto l'ho scritto prima di pranzo, mi sa).

5. La lampredottaia. Amo l'idea, ma è il più difficile da realizzare. Non ho il capitale per acquistare il banchino e, lo ammetto, ho serie difficoltà a maneggiare le frattaglie crude, specialmente in grandi quantità (sì, c'ho provato). Tuttavia, in caso qualcuno cercasse una socia, sono qui.


La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...