La piscina delinquente

Entro camminando piano, mi aspetto di venir bloccata da un momento all'altro. Sono un po' intimorita, l'ambiente è elegante, un tempo le stelle erano addirittura cinque. Fa fresco, mi viene la pelle d'oca. Un silenzio irreale; il rumore di ogni passo rimbomba che sembra quasi un eco; camerieri in livrea dappertutto.
Mi viene incontro. Felpa slabbrata e jeans sdruciti. Unica concessione al lusso e alla femminilità: sandali a tacco alto che costano un mucchio di soldi. Anche se li ha comprati ai saldi, sono stati un salasso. Prima dell'acquisto, a casa mia c'è stato un simposio dal tema attualissimo e universale: con questa crisi che ci sconquassa, sarà mica un attimino indecente comprare dei sandali da centosessanta euri?

Risposta: è molto indecente, ma ogni tanto una soddisfazione bisogna levarsela senza farsi attanagliare dai sensi di colpa, sennò non è mica vita.
Ehi.
Ehi.
Seguimi, dice imboccando un corridoio elegantissimo.
Incrociamo un cameriere con un vassoio pieno di roba da mangiare.
Lei, senza fermarsi, allunga una mano e, con gesto chirurgico, prende al volo un vasetto di yogurt e qualche mini-marmellata.
Yogurt o marmellata?
Niente, grazie. Sono a posto.
Allora meglio per me! Dice, intascandosi le marmellate. Con la mano libera afferra un cucchiaio da una credenza di ebano antico. Apre lo yogurt, lecca il coperchio di stagnola e poi lo lascia sulla credenza. Un cameriere si affretta a farlo sparire.
Vedi, da qui si esce in giardino, ti faccio strada, questo non puoi perderdelo.
Usciamo dalla vetrata ottocentesca e ci ritroviamo all'ombra delle piante secolari.  Fa più caldo che all'interno: gioie termiche delle mezze stagioni. Ancora pochi scalini e siamo sul passaggio di ghiaia. È bianchissima, migliaia di denti digrignanti sotto ai piedi.
Sai, qui siamo a livello Hollywood: la fanno venire da Carrara, è marmo.
Ah, però.
Si gira di scatto: guarda.
Il retro della villa è picchiettato dal sole di primavera che filtra attraverso le chiome degli alberi secolari del parco.
Bello, vero?
Sì, bello.
Elegante un casino, vero?
Sì elegante. La cafoneria non abita da queste parti. Dico guardando quello spettacolo.
Bello certo, ma ci sono diciotto ipoteche su questo immobile. Diciotto, ti rendi conto?
Non rispondo.
Ci allontaniamo ancora un po', poi ci giriamo di nuovo.  La villa è bellissima, non c'è altro da aggiungere.
La vedi la piscina?
Sì, c'è il telone sopra. È ancora troppo freddo?
No, è ipotecata e pure sequestrata dal tribunale.
Davvero?
Sì, se quella piscina fosse una persona, sarebbe un delinquente recidivo.
Rido senza riuscire a staccare gli occhi dal telone verde, noto i sigilli sulla ragnatela di cavi di chiusura.
Si ferma per finire lo yogurt, pulisce bene il barattolo con il cucchiaio. Poi appoggia il vasetto vuoto su un tavolo di pietra intarsiata. Un cameriere parte a passo svelto per il recupero.
Vieni ti faccio vedere un'altra cosa.
Attraversiamo un passaggio in un muro.
Vedi adesso? Dice puntando gli indici in su.
Sì, è un muro, dico.
Ecco adesso siamo nell'altra proprietà; da qui in poi è tutto abusivo. Ti rendi conto? Milioni, cazzo, milioni di euro, fregati così al fisco.
Incredibile, dico guardandomi intorno attonita.
Ha fatto che cazzo gli pareva per anni e anni.
Aveva protezioni?
Sì, da parte di grembiulino, dice lei ridacchiando. Poi continua tra il serio e il faceto. Ma ora la pacchia è finita. I nodi sono venuti al pettine e non c'è più trippa per gatti.
Un concentrato di frasi fatte.
Per l'appunto.
Allora contribuisco e ti dico che è giusto che gli sia arrivato il conto da pagare, tra capo e collo. Mi rincuora, non è tutto uno schifo come sembra, qualcuno paga il dovuto, per la miseria.
Mah, invece io penso a quanto ci è costato tutto questo. A noi persone normali, intendo. Quando personaggi così arrivano a soffrire, la gente come noi è belle che spacciata e ha già pagato per loro. Noi siamo spacciate, in effetti, pensa al futuro di questa società disastrata, le pensioni, le prospettive che ci hanno tolto. Lui andrà in galera, ok. Ma è una magra consolazione se ci pensi. Quelli come lui hanno devastato il paese. L'hanno fatto sul serio, non sono luoghi comuni. Certo per lui la pacchia è finita ed è arrivato il momento di pagare, ma è già in là con gli anni, le sue soddisfazioni se l'è levate, i cazzi suoi se li è fatti alla grande. Mica come noi che siamo sempre passate da una crisi all'altra, da uno stringere la cinghia a un cedere un po' di diritti sennò... Anche se un po' mi dispiace, è simpatico.
Lo so, l'hai sempre detto. Ma perché non scappa all'estero? Eppure di tempo per organizzarsi ne avrebbe avuto in abbondanza.
La famiglia i figli e l'incrollabile certezza di farla franca anche stavolta, come ha fatto per tutta la vita. Credo che non si renda conto fino in fondo: negazione. Vallo a sapere il perché.
Perché non si suicida?
Questo non lo so, non me lo so spiegare. Vieni prendiamo un aperitivo, dice.
Sì, buona idea, torniamo indietro ho lo scooter parcheggiato di fronte all'ingresso, possiamo andare...
No aspetta, seguimi.
Dietro una cascata di edera troviamo una porticina invisibile. Lei ha la chiave mischiata tra le sue, ci mette un secondo a trovarla. Ci ritroviamo in pieno centro: la città, con il nostro bar preferito per gli aperitivi, giusto a un paio di isolati.

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