Non è detto che la cosa peggiore che ci possa capitare sia quella che alla fine ci procurerà i danni più duraturi



Ieri, facendo la spesa alla Coop, non ho trovato il mio shampoo preferito. Non ci volevo credere: sono rimasta imbambolata per non so quanti minuti di fronte allo scaffale, ripercorrendo con lo sguardo attonito tutti i flaconi colorati, uno per uno, senza scorgere quello che cercavo.

Mi sono guardata intorno per protestare, ma in quel momento non c'erano commessi a raccogliere la mia accorata lamentela passivo-aggressiva.


L'impulso successivo è stato afferrare il cellulare e scrivere un tweet infuriato rivolto ai "vertici" (cit.) della Coop, per quella che mi è sembrata una vera e propria mancanza di rispetto per la cliente munita di tessera-fedeltà (mica cavoli bolliti).

Oggi con i capelli profumati da uno shampoo alieno, che - lo ammetto - non è malaccio anche se ha un odore troppo dolce e ritornerò al mio preferito la prossima volta, riflettevo sulla mia vita nell'ultimo periodo e sul fatto che forse sono un po' troppo stressata, con un livello di sopportazione degli imprevisti e delle piccole inevitabili difficoltà ridotto ai minimi storici.


"Prendiamo atto di questo campanello d'allarme, è chiaro che non tolleri più nulla. Devo rilassarmi e alla fine tutto ritornerà nella giusta prospettiva" mi sono detta in un momento di auto-introspezione razionale, da persona adulta.

Invece pare che sia proprio questa la giusta prospettiva. Ovvero che i traumi più piccoli siano quelli alla lunga più fastidiosi, quelli che riusciamo a smaltire con più difficoltà e mettendoci più tempo.

Non lo dico io, lo dicono fior fiore di esperti psicologi che hanno studiato le reazioni esagerate delle persone di fonte alle questioni banali.

Dunque la mia reazione alla Coop è stata normalissima e suffragata da altre reazioni simili in altri supermercati di altre parti del mondo.


Invece per le cose serie, i traumi veri, si attivano dei meccanismi di difesa e razionalizzazione che ci fanno recuperare prima. Si tratta di meccanismi di recupero naturali, ma che invece non si degnano di manifestarsi nel caso dei piccoli eventi sgradevoli ed è per questo che facciamo più fatica a lasciarceli alle spalle.  

Si tratta di una stranezza della mente che fa sì che, per esempio, le persone colpite da attacchi terroristici, possano soffrire meno di traumi di lunga durata, rispetto alle persone colpite di solo di striscio. Secondo questa interpretazione, la sofferenza, il disagio, lo star male si relativizzano, e appare chiaro che non sia possibile misurarli, né valutarne la portata con metri assoluti. 

Tutto questo discorso per dire che, nella vita, la cosa peggiore che ci può capitare non è detto che sia quella che poi alla fine ci farà i danni più duraturi. 

2 commenti:

  1. e io che credevo bastasse schivare i traumi profondi per vivere felici :D

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    1. anche io, però così mi spiego tante cose! :-)

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