- Guardate, guardate che meraviglia!
Sventola in aria il polso col
bracciale di oro massiccio. Peserà una quintalata, si vede
anche ad occhio. L'orafo l'ha forgiato con le lettere del suo nome
fatte a mano, saldate una accanto all'altra. Un font corposo,
ciccione, come quello delle Big Babol.
L'ostensione del gioiello dura da un
quarto d'ora.
- Vedete, l'amore per il bello passa
anche attraverso questi piccoli dettagli – cerca di spiegare lei,
agitando il polso a più non posso.
- Dettagli che tanto piccoli non sono:
sei milioni tra oro e brillanti... E lei me lo chiama regalino - la interrompe a voce altissima il marito, cercando gli sguardi degli
invitati.
Gli ospiti sorridono. Qualcuno azzarda una risata.
È un commercialista di grido, il titolare
di uno degli studi cittadini più in voga. È un fascista marcio, tuttavia si
occupa principalmente di cooperative rosse. Firenze è un'enorme
zona grigia, ama ripetere di tanto in tanto, quando si sente
saggio.
La moglie ignora gli ospiti e ammira il
bracciale che ha al polso.
Lei e il marito sono entrambi abbronzati, reduci da una
settimana nella multiproprietà a Cortina.
- Adesso lavoro, lavoro, lavoro
e poi il mese prossimo un'altra vacanzina non ce la toglie nessuno.
Ma questa volta al caldo, eh! - dice lei, fingendosi esausta.
Non ha mai lavorato un giorno in vita
sua. Lo sanno tutti.
- Sono i documenti, c'ho pensato io –
dice solenne, abbassando la voce, ma non troppo.
- Grazie, grazie. Quanto di devo? -
dice lo zio Roberto che non è zio di nessuno, ma insiste sempre con chiunque per
farsi chiamare così.
L'ha chiesto anche a me che sono
capitata lì per caso, a dare manforte all'amica ricca che deve
presenziare al party dei genitori, sennò niente weekend all'Abetone.
- Ma per favore, non lo dire nemmeno.
Si fa questo ed altro per amicizia. - dice il commercialista, alzando
di nuovo la voce.
- Allora a buon rendere. Tra l'altro
vorrei prendere un appuntamento con lo studio per quei moduli per la
detrazione...
- Chiama direttamente lo studio, non ho
l'agenda con me.
- Ma quella che cos'è? - Lo zio
Roberto indica un'agenda in pelle con impresse le iniziali del
commercialista a grandi caratteri d'oro.
- No, non è quella giusta, gli
appuntamenti non li scrivo lì. Li prende la segretaria nella seconda
agenda. Quella nascosta.
Poi ride sornione, ammiccando.
- Non capisco, che vuol dire? - chiede
zio Roberto.
- Si abbiamo una seconda agenda, come
tutti. Sai, se ci arriva qualche controllo della finanza... Vedi che
ci tocca fare in questo paese che non ci lascia lavorare?
Allarga le braccia e scuote la testa
affranto.
Tutti ridono, sembrano sollevati.
La filippina inizia a servire mini
porzioni di risotto, fragole e champagne.
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