Aspettarsi il lavoro gratis dalla webagency di fiducia
Gianluca Diegoli ha pubblicato un podcast dal titolo: "Aprire un negozio online, da dove comincio?" Si tratta di un seminario sul tema: ecommerce e presenza online delle aziende. In circa un'ora e mezza di conversazione, affronta alcuni temi cruciali per chi si occupa di commercio in rete: dalla costruzione del sito, all'impostazione della newsletter, dalla gestione della mailing list al rapporto con i social Network, dall'organizzazione del customer care... e così via.
In tutto questo discorso mi ha colpito l'intervento polemico sul finale, fatto da un tizio titolare di un sito di ecommerce che ha sollevato un problema per me emblematico. Il tizio ha preso la parola per lamentarsi delle webagency in generale e della loro pessima abitudine di pretendere di essere pagate per i loro servizi.
Non ci volevo credere, così l'ho ascoltato due volte.
C'è questo tipo che piagnucola sulle webagency che si permettono di chiedere soldi tutte le volte che devono mettere lei mani su un sito web, anche quando si tratta di "piccole modifiche". Gli pare poco corretto farsi pagare per lavorare. Queste webagency cattive si comportano come in un matrimonio: c'è una fase di innamoramento, di matrimonio e poi il feeling si spenge, perché ogni piccola richiesta esige il vil denaro.
Il tizio in questione si presenta con nome e cognome, così presa dalla curiosità ho rintracciato con Google il suo negozio online per vedere se regalasse la sua merce. No, lui non regala niente.
Tuttavia, dopo un'ora di seminario la sua domanda per G. Diegoli è stata se conosce delle [testuale, ne vale la pena] "realtà che amano coinvolgersi in maniera più... diciamo di collaborazioni quasi societarie... in cui la webagency, o comunque i professionisti di quel mondo affiancano come essere sulla stessa barca... e quindi se l'ecommerce va bene, negli aspetti ovviamente che che sono di competenza della webagency, arriva qualcosa anche per la webacency e se va male allora ne pagano le conseguenze..."
Praticamente gli sta chiedendo se conosce qualcuno che lavori gratis e si accolli anche i rischi di impresa, sempre gratis. Complimenti all'aplomb di GD che chiarisce punto per punto la questione, e parla di "misunderstanding" su quel che è e cosa fa la webagency. Che non ha le competenze per valutare il modello di business del cliente e poi... chi glielo fa fare?
Insomma c'è un tizio a cui pare legittimo lamentarsi in un'occasione pubblica che la webagency (= fornitore come tanti) non lavori gratis per lui e non si accolli le spese o i rischi d'impresa.
Si parla sempre dei lavoratori, ma un attimo di attenzione alla classe imprenditoriale (quelli piccoli, ok) la dedicherei con altrettanto interesse, perché ci sono a mio avviso delle "sacche di emergenza" che non si devono ignorare. Dal canto mio questa attenzione l'ho sempre tenuta desta e su un certo tipo di imprenditori della contemporaneità ci ho scritto pure un libro, btw.
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Cara Gatta nonché Sorniona, intanto scopro con piacere che esiste un tuo libro sul tema imprenditori 3.0 dei miei stivali (mi tengo tutti gli utili, distruibuisco le perdite e scarico sui dipendenti il rischio d'impresa), ma tocchi un tema che mi va di traverso ogni volta che c'incappo.
RispondiEliminaA proposito degli imprenditori per i quali si dovrebbe lavorare à gratiss, ne ricordo uno che è (fin qui e forse mai impunito), oggi agli onori della cronaca che nel 2012 aveva avuto l'ideona del lavoro gratis degli operai per salvare l'economia.
Quante ne avrei da dire sul tema...troppe, dato che ogni giorno ne accumulo di nuove...
Qui sotto il link al post che scrissi infuriata all'epoca (avevo voglia di menarlo quel giorno, e visto cosa è successo dopo avrei fatto meglio a farlo):
http://rossland.blogspot.it/2012/09/senza-vergogna.html
Carissima Ross, mi ero dimenticata di tutta quella storia! Una bella faccia di culo quel Gianni Zonin, non c'è che dire. Ricordiamo anche lui indagato - mi sarei stupita del contrario, btw - per aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza, e non so che altro, e per questo ha dovuto rassegnare le dimissioni dalla presidenza della banca popolare di Vicenza. Gente senza vergogna, che fa più danni della grandine e non porta alcun beneficio alla società in cui vive.
EliminaEvidentemente il "tizio" ci ha provato e altrettanto evidentemente non si rende conto della figura di merda che sta facendo...
RispondiEliminaEcco, è proprio questo il punto che mi ha colpita. 'Sto tizio si lamenta, piccato e piagnucoloso, perché crede di aver ragione a prescindere, ovvero che un professionista lavorerà per lui in cambio - forse - di "qualcosa". Provi a fare lo stesso discorso al commercialista, all'elettricista, all'avvocato...
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaTuttavia ci vorrebbero delle reazioni decise e incazzate, magari questi tizi si ridimensionano. Dovrebbe esistere, secondo me, una forma di "emarginazione sociale". Ossia, chi si comporta così è un poveraccio, socialmente isolato perché parassita nocivo.
EliminaOttimo speach di Diegoli. Sono disgustata dall'intervento dell'imprenditore che cerca professionisti "scemi", che lavorino aggratis. Pero' troppi ne ho sentiti parlare così in Italia. Poi ci si chiede come mai in tanti stiamo scappando per altri lidi e soprattutto altre forme di rispetto professionale.
EliminaRomanzo sottovalutato il tuo... :-DDD _m_
RispondiEliminaDavvero, sono un'incompresa! ;)
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