Come stare soli di Jonathan Frenzen (recensione)



Ho finito di leggere Come stare soli. Lo scrittore, il lettore e la cultura di massa di Jonathan Franzen, pubblicato da Einaudi e tradotto da Silvia Pareschi.


È una collezione di saggi scritti tra la fine degli Anni Novanta e i primi Anni Zero sulla vita in America, sulla cultura americana e sulla famiglia dello scrittore.

Frenzen spazia dalla morte del padre al romanzo, per poi allargarsi per raccontarci spicchi di società dell'epoca; un reportage sul sistema postale di Chicago con le sue inefficienze; un altro sulle carceri americane a gestione privata; il racconto di quando si è fatto buttare fuori dal book club di Oprah Winfrey che diventa l'occasione di una riflessione profonda sui media, sulla spettacolarizzazione della cultura e molto altro.

Di quello sulle carceri (Unità di controllo) mi ha colpita le surreale situazione della città di Cañon City in Colorado che la cui economia e speranze di sviluppo girano intorno alla presenza di questo istituto che riesce a generare anche un indotto di turismo, con tanto di celle per i visitatori che desiderano fingere di essere detenuti pericolosi e la vecchia camera a gas aperta al pubblico. Questo è stato il saggio che mi disturbata di più tra tutti quelli contenuti in questa bella raccolta.

Ho amato leggere La prima città. A differenza di quello che accade in Europa, negli USA il centro delle città di solito è la zona più disagiata, mentre le periferie nascono e si espandono per accogliere il ceto medio, con tutto quel che ne consegue a livello sociale. Ho trovato ragionamenti simili nel libro di Michelle Obama e in quello di Francesco Costa, sono temi che sono negli ultimi tempi sono venuti fuori spesso nelle mie letture.

Un ritaglio a caso: il senso originale (italiano) del fascismo


La scrittura di Frenzen è rilassante, semplice ma sofisticata, sembra si sviluppi linearmente, in realtà raggiunge livelli di rara profondità e riesce a metterli in connessione con chi legge.

Un aspetto per me divertente un casino, è che si tratta di saggi scritti in epoca pre-social. Frenzen attribuisce tutti i mali del mondo alla televisione, che gli sta sulle scatole anche come oggetto. Mi piace leggere della tecnologia dell'epoca, forse perché un po' certe cose mi mancano, forse perché le ho vissute durante la mia gioventù o forse perché sono diventata un'anziana luddista. Chissà.

Voto: quattro apparecchi televisivi retrò 📺📺📺📺

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