La redazione di copywriter e il lavoro sul blog

 


Pubblico un estratto di "L'Alba dei Farabutti". Walter è il nome di fantasia dell'efferato titolare della webagency per cui ho lavorato nel 2011.

Walter spalancò la porta del bagno con uno schianto. Sobbalzai sulla sedia.

«Allora, seguitemi. Qui c'è un lavoro da fare sul blog» disse guardandomi serio.

«Sì, Walter» dissi.

«Cazzo, non mi parlare sopra. Dicevo che qui c'è da fare un grosso lavoro sul blog. Grosso. Ok? Non attira, non ha appeal. È distaccato dalla realtà, l'ho fatto leggere a un'amica giornalista americana. Manca di lavoro d'inchiesta. Sì, ecco. Lavorarci. Non è possibile, per esempio, non aver scritto nemmeno una parola sulla morte di Steve Jobs. Una notizia così importante, non puoi lasciarmela da parte» disse grave, rivolto verso di me.

Carmine annuì sospirando. Prese dalla tasca l'iPhone e lo appoggiò sul tavolo.

«Lo so, Walter, però la priorità sono i prodotti e le emergenze rosse» replicai.

«Certo, lo capisco, ma un po' di senso della notizia, no? Basta poco e si spaccano i culi col blog, mi segui?»

Facevo schifo anche come giornalista. Mi tranquillizzai, non ero una giornalista e nemmeno ci tenevo ad esserlo. Che assumesse dei professionisti per scrivere.

Walter mi lesse nel pensiero.

«Qui bisogna mettere insieme la redazione di copy. È il momento giusto. Tu li coordinerai e curerai la pubblicazione degli articoli, ma ci vogliono dei professionisti per scrivere, sennò non spacchiamo.»

«Sono d'accordo» dissi.

«Bene, mi fa piacere. Mettiti d'accordo con Carlo Gustavo per la selezione dei nomi. Ma contattali te e gestisci direttamente le collaborazioni ok?»

«Ma scusa non è meglio che la selezione del personale la faccia Carlo Gustavo? In fondo è il suo mestiere.»

«No, fatti dare i nomi e poi scegli te chi ti sembra meglio. È chiaro? Domani mattina Carlo Gustavo verrà qui, iniziate subito. Ok?»

«Bene, ho capito. Nessun problema. Qual è il budget?» domandai.

«Cerca di stare bassa nelle trattative. Parla con Mafalda dei dettagli, lei sa già tutto. Tratta con questi tizi, pugno fermo, non cedere come una pera cotta. Ok?»

«Chiaro, ma più o meno quanto posso spendere?»

«Ti ho detto di parlare con Mafalda. Io devo andare, ho un appuntamento con un cliente» mi interruppe.

Corse fuori e poco dopo lo vedemmo passare sul SUV, a tutta velocità.

Contattai immediatamente il nostro psicologo aziendale e fissammo per la mattina successiva. Avrei preso due persone, ciascuna avrebbe scritto quattro o cinque post a settimana.

Gradualmente avrei implementato il numero di collaboratori e il numero di contributi, ma prima volevo testarli ad uno a uno. Li stavo contattando mettendoci la mia faccia, preferivo essere prudente. Telefonai a Mafalda.

«Ciao, ti chiamo per quella faccenda dei copy, Walter mi ha detto che posso chiedere a te per il budget da assegnare...»

«Ehhhhh?»

«Mafalda, sto per assumere i copywriter. Ho bisogno di sapere quali sono i compensi che pagate per questo genere di cose, così posso fare la trattativa...»

«Cheeeee?»

«Santo cielo, Mafalda. Hai capito di che parlo? Walter mi ha detto che ti aveva avvertita. Quanto la paghiamo questa gente?»

«Chiiiii? Senti, Walter non mi ha detto niente.»

Carlotta soffocò una risata. La guardai malissimo e lei uscì nel vicolo per ridere in santa pace.

«Allora come faccio, Mafalda?»

«Mo' lo chiamo e ti dico» rispose svogliata.

Carlotta rientrò.

«Walter mente sulle cose più elementari» dissi attonita.

Celebrity di Andrea Kerbaker (recensione)

 

Ho finito di leggere Celebrity di Andrea Kerbaker, edizione la Nave di Teseo. 

È un racconto lungo un centinaio di pagine sulla smania di essere famosi. Il protagonista è un giovane barista di nome Giuseppe Scannadinari – anche se preferisce essere chiamato Pino – logorato dal desiderio di diventare famoso e finalmente ottenere la rivalsa sociale che desidera più di ogni altra cosa. 

L'occasione gli arriva quando riesce a partecipare come concorrente a un quiz televisivo. Il racconto si svolge nei giorni tra la registrazione della puntata e la messa in onda. 

Pino è un ragazzo buono ma sfigato, poco istruito, poco intelligente, viene da una famiglia con le stesse caratteristiche. Dopo essere stato alla RAI a registrare la puntata, si fa dei film pazzeschi, ed emerge qualche problemino con la realtà. È uno dei tanti, vien da pensare. La fine non la svelo, ma in sostanza è tutto qui. 

Una cosa mi ha sconvolta, se posso permettermi. Celebrity è un volumetto minuscolo, che ho trovato a due euri razzolando nella cassetta delle offerte alla IBS. Però da nuovo il prezzo di copertina sarebbe stato 11 euro, una cifra assurda per poco più di cento (dimenticabili) pagine che si leggono in un'oretta o poco più. Mi sembra un prezzo troppo esagerato. Ecco, lo volevo dire.

Voto: gli do due televisioni 📺📺solo perché tra le emoticon non ci sono i riflettori.

Disclaimer per i miei tre due lettori. 

Ho letto un mucchio in quest'ultimo periodo, ma non ho avuto voglia di fare le recensioni. Però sto tenendo traccia dei titoli su Goodreads, in caso interessasse. 

(p.s. anche goodreads lo aggiorno in maniera discontinua e umorale, ça va sans dire)

I commentatori, post verticale post pennichella quasi coma

 

Disclaimer: post lamentosissimo, nostalgico e scritto da ancora semi addormentata.

Quando ero molto più giovane e avevo un blog di discreto successo, avevo anche alcuni fan – ora non saprei nemmeno come si chiamarli: seguaci, follower... all'epoca però non si chiamavano follower, forse semplicemente commentatori – comunque sia, alcune persone che venivano a commentare con un pattern ben specifico ogni santo post che mettevo on-line.

Ce n'era uno che non appena premevo il tasto invio e il mio post finiva sulla pagina gialla di Splinder, mi rispondeva immediatamente in privato, facendomi una domanda a caso e pretendendo una risposta. Tipo parlavo di un panino al lampredotto –con tanto di foto e descrizione – e subito il tipo mi scriveva in privato per chiedermi cosa fosse un panino al lampredotto, domandando un chiarimento su ciò che avevo appena scritto e perché avessi parlato proprio di panino al lampredotto e non di giardinaggio, per esempio. 

Era surreale.

Non dovrei neanche sepecificarlo, ma io non sono Kierkegaard, i miei post erano, sono piuttosto semplici, autoreferenziali come come in uso nei blog e mi hanno sempre irritato quelle email irritanti e lamentose che arrivavano a ogni santa pubblicazione. 

Era un po' come quei tizi che ti chiedono sempre di ripetere quando parli perché un po' non ti ascoltano, un po' non hanno voglia, un po' sono abituati così e pretendono che chiunque si adegui.

Ora non so perché ho pensato a questa cosa mi sono svegliata da una pennichella-tipo-coma con questo pensiero, con in mente Splinder, i commenti e in particolare quel commentatore. 

Ma non solo lui. C'era quello che iniziava sempre con la frase "anche se spesso non sono d'accordo, con te ti seguo comunque sempre e vorrei dirti che" eccetera. Mi faceva imbufalire.

Adesso mi rendo conto che ci sono dei motivi per cui mi ritrovo il blog semi-abbandonato e mi sono rimasti due lettori di numero che ognhi tanto passano da qui. Volevo dire un'altra cosa. Volevo scrivere un'altra cosa. Questa avrebbe dovuto essere una premessa per il post vero e proprio ma mi ha preso la mano e ho divagato troppo. Come ai tempi di Splinder.

Attese viperine e foodblogger

Il sentimento di attesa è una costante venefica, mentre si propaga anestetizza. Tutto muore e rimuore. 

Mi alzo con questi pensieri, dopo una notte agitatissima e affollata di zanzare.

Decido di andare a godere delle ore di "fresco-per-modo-di-dire". 

Il programma della giornata offre due passi in centro, poi sprangata in casa nelle ore calde, come consigliano i tiggì.

La mia estate.

Sudo e m'idrato,
m'idrato e sudo.

C'è caldo a un livello non ancora letale, ma ci siamo quasi, meglio concentrare il programma. Caffè da Paszkowski, giro in libreria, capatina in San Lorenzo, sosta di Santa Maria Novella per breve lettura delle newsletter del sabato, la spesa al Conad del Ponte Vecchio.

Perché non ci sentiamo migliori come pensavamo? Se lo chiede l'autore di Zio in una riflessione post-covid con cui introduce la trap lucana, il tema della settimana. Sono molto simili ai paninari dei mitici Ottanta, questi trappers, concludo scorrendo le immagini di giovani col piumino monclair.
 
Perché non ci sentiamo migliori come pensavamo?

Anche per me è un po' un pensiero fisso – ne ho già parlato altre volte – quello di capitalizzare i due mesi di lockdown che ho trascorso da sola in casa. Vedo quel periodo come un patrimonio che in qualche modo occorre che valorizzi, sennò è stato solo tempo perso. E sento che non è così, però mi sfugge il modo di... eccetera.

In mancanza di riflessioni adeguate, la butto in vacca sullo scontato: piccoli passi, piccole cose.

Prima di tutto il mainstream.

Oggi mangio tofu alla pizzaiola, ma prima lo fotografo così questo spazio possa insidiare l'empireo del foodblogging.

Io il tofu lo faccio con i pomodorini, come suggerisce la ricetta sulla scatola. Forse questo non dovrei scriverlo, e invece inventarmi una ricetta con solida ascendenza e narrativa adeguata.

Lo facevo anche quando avevo il blog su Splinder, oltre la quindicina di anni fa. Inventavo ricette e ci chiosavo assurdità intorno. L'abbozzai quando qualcuno provò sul serio a cucinare ciò che avevo scritto e non rimase contentissimo ーpagherei non so che cosa per ricordarmi che roba fosse.
All'epoca non c'erano ancora le gogne sui social (non c'erano neanche i social), ma solo chiassosa vivacità nei commenti sul blog.

Non so perché mi sia venuto in mente tutto ciò, adesso.

Dicevo, prima di tutto il mainstream.

Hashtag e emoji.

#Foodblog 🍅🍉

Segue la foto del pasto.
L'immagine mi proietterà nell iperuranio dei food blogger. Anche se, a riguardarla adesso, mi fa già un po' schifo.


La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...