Condivido un po' di riflessioni e letture sull'autopubblicarsi in ebook. C'è chi pensa sia un passatempo da sfigati, invece io lo trovo divertente. Il mio prossimo ebook è ancora fresco di riscrittura estiva molteplice. Un altro paio di revisioni ulteriori e lo pubblicherò online con Smashwords. Nel frattempo cerco di dargli una copertina e un titolo decenti. Operazioni difficilissime!
A questo giro voglio provare a venderlo e così cerco anche di documentarmi sull'argomento che mi interessa molto. Mi è costato tanto tempo scriverlo e tratta di un tema che (mi sono accorta solo dopo averlo finito) è molto presente nella top ten dei post più letti di questo blog. Ora, il mio vecchio blog non ha alcun valore statistico, ma è il mio passatempo, ci faccio quello che mi pare e mi funge da trastullo anche per trarne conclusioni strategiche.
Ma torniamo all'autopubblicazione.
In ognuno di noi c’è un fattore di stupidità, che è sempre più grande di quanto supponiamo
Quando si fa una buona azione il karma ci ricompensa. C'è chi ci crede sul serio a 'sta cosa. Invece aiuti qualcuno che ritieni importante e che nel momento del (suo) bisogno entra a gamba tesa nella tua vita e... niente. Non che mi aspettassi ricompense, per carità, non l'avevo fatto per questo. Ho agito come si suol dire col cuore, ascoltando la richiesta di aiuto di una persona cara che sta attraversando un momento difficile e ho cercato di fare il possibile. Adesso mi sento solo una bischera presa per il culo. Ho sbagliato, certo, non farò lo stesso errore mai più. D'ora in poi mi atterrò alle teorie del prof. Cipolla e non agirò più stupidamente ma mi muoverò solo sui terreni dove il mio vantaggio e benessere saranno chiari e prioritari. Ciao karma, è stato bello conoscerti e testarti. Nel frattempo fisso qui questa esperienza per ricordarmela. Con la modalità criptica che piace a me, anche se non ha più senso che stia tanto a mantenere l'anonimato. Ma suvvia. Perché le persone non sono mai come dicono di essere (banale, ma vero), alcune sono proprio dei pozzi neri. Apri il tombino e il tanfo è insopportabile. Allora scopro che rubi in casa dei parenti, come un tossico farabutto. Mi sa di anni Ottanta. Ma te lo ricordi che fine hanno fatto i nostri amici più grandi che vivevano in quel modo? Dai, via, fai cacare. Poi scopro che non è vero quello che hai raccontato: mi hai detto un cumulo di panzane. E io mi ero pure preoccupata. Per poco, ma mi sono preoccupata. Poi scopro che hai venduto l'argenteria. Che cavolo è, un film? Mia madre se li ricorda ancora quei pezzi, stavano nella tua famiglia dal Settecento. Ma come hai fatto a venderti l'argenteria? Ma dai, ma che vergogna. Poi vengo a sapere da una persona a te vicina, attonita e sfinita, che sei un bugiardo patologico. Non recupererò più i miei soldi, lo so per certo, ma tu hai perso tutto e tutti. Crepa, te lo dico col cuore.
#Ruralia 2013: flora e fauna @ Expo Rurale Toscana
Sono stanca.
Sono molto stanca.
*niente drammi della povertà, ma solo pezzetti di pane semplice, con cui spezzare le degustazioni alcoliche, scambiati per bruschette gratis da tutti i passanti questuanti (e insistenti).
Mancano 101 giorni a Natale
L'unico che è sopravvissuto è questo. Sono 11 anni tondi che Gattasorniona esiste e blogga. Un decennio più un anno, cavolo. Ma ora mi sono esaurita, gnà fo più. Soluzione: sparire e ricominciare da capo. Con un nuovo blog. Un nuovo nick. Boh.
È una prospettiva allettante ricominciare. Qui "sul" virtuale pare più facile. Fuori dai pixel lasciamo perdere, è un casino solo andar via un paio di giorni, signoramia. Ma adesso anche internet è diventata come la vita reale, piena di obblighi e consuetudini sociali improcrasinabili. E che palle. Allora, magari, ricominciare da capo fuori da internet, in una di quelle darknet di cui si parla tanto. Poi però io non ci so andare nelle darknet coi nerd smanettoni e allora rimango qui a fare il chilo. Ma è il pensiero che conta. Ragazzi nerd, sono con voi.
Riciclarsi, cambiar nome, come fanno i partiti polititici quando sono bolliti. E io sono bollita. Una signora lampredotto. Voglio un nuovo nickname, che mi calzi a pennello. A dire il vero l'avrei anche trovato, una parola sola a questo giro. Non dico qual è, ci sto ancora pensando. Poi mi dico: ma chi me lo fa fare? Non è più semplice rimanere così?
È un sabato pomeriggio intriso della tipica, concitata, irritante vivacità settembrina. Non sono andata ancora in ferie e mancano 101 giorni a Natale.
Appunti banali di diario #4
Appena posso vado in giro a pedalare in centro. Ho provato a cambiare itinierario, ma fuori dalla città c'è tutta quella campagna e mi snervo all'istante. Mi manca subito il traffico, l'arno, i parchi e giardini con la natura in dosi omeopatiche, le strade strette del centro storico e le soste provvidenziali alle fontane per bere l'acqua. Lo devo ricordare per le (rare, a dire il vero) volte in cui penso che sarebbe bello abitare fuori città e vivere più a contatto con la natura.
Faccio un mucchio di foto da quando ho scoperto che la mia macchinetta fotografica ha un sacco di funzioni fighissime e posso fotografare bene qualsiasi cosa. C'è pure un'opzione "food" per fotografare i piatti col cibo, ma giuro solennemente di non abusarne mai. La tratterò come un super-potere, la userò solo in caso di estrema necessità. Ecco. Pensavo di essere io quella negata per le foto: sempre e solo colori piatti e perennemente sfocate, se non mosse. Bastava, invece, cambiare le impostazioni. Le maledette impostazioni che sono sempre state lì, bastava solo premere il tasto giusto. Hai un oggetto da tanti anni e sei convinta che sia una cosa da poco. Poi basta qualcuno più sveglio che ti spiega come funziona per superare la mia incrollabile tendenza alla superficialità pigra. E riprendi subito piacere ad usarlo. Me ne devo ricordare anche per altri aspetti della mia vita, non solo per la stupida macchina fotografica.
Buon anno!
Uso della bici: quotidiano (o quasi);
Notti insonni: 3 o 4 (evvai!);
Litigate telefoniche con mia madre: 1;
Attacchi di claustrofobia: 1 (maledetto ascensore senza specchio);
Attacchi di agorafobia: 1 (chiesetta di campagna: mi parevi innocua e invece...);
Attacchi di panico: 0;
Panini al lampredotto: 0;
Sbronze: 1;
Momenti di riflessione polemica e angosciata sul futuro prossimo venturo (Grecia, ti stiamo raggiungendo in allegria): tutti i giorni, più volte;
Feste: 1;
Cene con amici: 2;
Appuntamenti rimandati perché tanto è agosto e "non c'è nessuno" si fa a settembre quando siamo tutti: perso il conto, ma tanti;
Appuntamenti
rimandati perché tanto è agosto e "non c'è nessuno": perso il conto, ma
tanti - See more at:
http://gattasorniona.blogspot.it/#sthash.bYFFqROm.dpuf
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Intervento di emergenza per assistere amica in profonda crisi esistenziale: 2;Utilizzo della fontanella di piazza Signoria: quasi quotidiano;
Magone allo stomaco, senza un motivo apparente, gratis, diciamo: tutti i giorni, per 10/15 minuti in media;
Episodi de I Soprano: intorno ai 20, forse qualcosina in più;
Libri letti: 4 o 5;
Barattoli di marmellata consumati per colazione: quasi 2;
Prova generale di povertà: un esperimento sociologico di decrescita reale
Così ho passato quasi una settimana in povertà, comprando generi di prima necessità con gli spiccioli abbandonati nelle tasche dei vestiti. E poi due giorni completamente senza soldi. Una prova generale del mio (nostro?) futuro prossimo venturo, mi vien da pensare.
Comunque ci tenevo raccontare che sono sopravvissuta, senza raccontare a nessuno degli amici del mio stato d'indigenza (altrimenti mi avrebbero prestato il necessario, ma allora addio esperimento sociologico). Senza poter far la spesa, mi sono nutrita della mia dispensa, dando fondo alle mie misere scorte. Alla fine l'esperienza è stata anche positiva e ho deciso di ripeterla ogni tanto. Sempre come allenamento per il nostro futuro prossimo venturo.
La decrescita reale. È una cosa a cui penso spesso, mio malgrado.
Tempo fa ho letto anche un libro sull'argomento: "Adesso basta. Lasciare il lavoro e cambiare vita. Filosofia e strategia di chi ce l'ha fatta". Però è scritto da un tizio che da ricchissimo ha scelto di diventare un po' meno ricco; la sua idea di decrescita (o downshifting) corrisponde alla mia idea di vivere alla grande, senza farsi mancare niente. Tuttavia questo libro contiene diversi spunti interessanti anche per chi è spiantato. Primo fra tutti, una vera e propria lezione di vita che non mi scorderò più: se non sei un manager che guadagna cifre spropositate, ma hai uno stipendiuccio da fame come la maggior parte di noi, allora devi fare mente locale, calcolare più o meno quanto ti lasceranno in eredità i tuoi genitori e regolare il tuo modo di vivere su questo parametro, in attesa della loro dipartita. Cavolo, una strategia di ferro. Complimenti. Lo farei leggere a mia madre per sapere la sua opinione, ma poi so che comincerebbe a guardarmi storto, allora lascio perdere. Continua?
Abulia d'Agosto.
Praticamente sono al pascolo. Non ho voglia di fare niente: un momento di apatia totale che sconterò nei mesi autunnali con gastrite, insonnia ecc.
Ho passato un Agosto inutile, apatico, bolso. Ho svolto perlopiù attività inutili, anche se ho superato lo shock da incidente con pirata della strada e ho ripreso ad andare in bici senza paura e di questo sono contentissima. Agosto non è ancora finito, però intanto mi avvantaggio col resoconto. Veloce, ché la giornata è splendida e me ne voglio andare in bici.
L'unica cosa "concreta" che ho fatto in questo mese e di cui sono contenta: ho finito (per l'ennesima volta, da un anno a questa parte) il mio nuovo libro. Dopo le revisioni dei mesi scorsi - grazie ai cari amici Gatta e Mauro per i preziosi consigli, che ho seguito e di cui parlerò successivamente, in un post a parte - adesso il racconto ha preso un'altra piega e mi piace di più, anche se nel frattempo mi sono venute idee nuove e c'è ancora molto da lavorarci (ma non so ancora quando lo pubblicherò, le Edizioni il Piccione devono pazientare).
Poi ci sono stati i Soprano che non conoscevo quasi per niente. Bello, l'ho visto più di metà, posticipando all'anno prossimo la seconda visione di Lost che avevo programmato per questi mesi estivi.
Poi c'è stata la graditissima serie dei Labrancoteque, l'egozine di Tommaso Labranca. Uno più bello dell'altro, scaricateli se non l'avete ancora fatto. Il penultimo, per esempio, contiene tutti gli scritti labranchiani in tema "Madonna" (quella profana, ça va sans dire). Ma non finisce qui: nel n. 4 c'è una mia intervista a T.La. Soddisfazione tremenda.
Tuttavia il mio preferito è il 6: monotematico, è il racconto di un viaggio a Liverpool, che ho già ho riletto più volte.
Altra cosa appassionante sono stati i programmi di Real TV. Forse dovrei mostrare un po' di amor proprio e vergognarmi come una ladra a confessare candidamente tutto ciò. Ma il dovere di ciana mi spinge a raccontare che mi ci sono tuffata come una drogata in crisi di astinenza, sentendomi in colpa dopo ogni dose. Proprio come quando mangio la pastasciutta troppo spesso.
Programmi assurdi, dove ogni mestiere diventa protagonista. Per esempio c'è quello sui rigattieri (ma lì hanno un nome cool che adesso non ricordo), tizi che vanno alle aste dei garage/magazzini abbandonati per comprare cianfrusaglie e poi le rivendono. Poi c'è il programma dei tizi, buzzurri all'ennesima potenza, che fanno recupero crediti. E poi quelli più inquietanti, i tizi che hanno la mania di raccattare di tutto e vivono in case stipate all'inverosimile di schifezze da cui non si possono separare. Questi mi interessano anche a livello personale. Io vivo in una casa pressoché vuota (l'ho scritto tante volte), patologicamente sono tutto l'opposto di questi "accumulatori" (li chiamano così). Chissà come si chiama la mia passione per il vuoto domestico e chissà se prima o poi ci faranno un programma tv.
Sono opere di puro montaggio paraculo, dal ritmo veloce e dai contenuti sempre uguali, con ripetizioni continue, modello Teletubbies. Roba ipnotica.
Tra questi, il mio preferito credo sia Breaking Amish, che è anche quello più strano. Racconta di quattro tizi Amish che mollano la fattoria e la parrocchia in campagna per andare a cercare fortuna a New York (lo guardo online, in caso interessasse l'approfondimento).
Ed è subito autunno.
Teorema delle ferie di Gattasorniona
Il numero ottimale di compagni di viaggio è inversamente proporzionale alla distanza da percorrere.
[Gattasorniona, Splinder 2006]
L'assedio
Il rumore di un battito d'ali, simile a un grido strozzato. Rimango di sasso. È il piccione che si avvicina alle serrande abbassate. Lo sento quando si posa sul davanzale anche se non emette nessun rumore. Sono fuori, lo vedo lassù che finge di guardare lontano, mentre scagazza sul mio cornicione. Sono dentro, io so che è lì. Gruga all'improvviso, le mani si bloccano sulla tastiera. L'azione comincia, scateniamo l'inferno. Il caldo fiaccante sparisce in un istante, l'aria ritorna respirabile, l'attenzione è tutta lì fuori, a pochi centimentri. Bastardo, cadrai sotto i miei colpi. Mi alzo lentamente, anche il più piccolo rumore potrebbe far scappare la preda. Ma io oggi voglio il mio tributo di sangue, mi spetta, ho accumulato l'anzianità necessaria, santo cielo. Afferro l'arma e mi preparo al fuoco. Al corpo, devo mirare al corpo. Faccio piano, mi metto in posizione, pronta alla raffica definitiva. Con l'altra mano afferro la fettuccia della serranda, in alto, perché il colpo deve essere uno e secco. Mi acquatto, devo fare pipì, ma ora non è il momento dei bisogni corporali. Ora è il momento dell'azione. Colpo secco. La serranda si alza. Faccio fuoco, anzi acqua, lo schizzo fa un arco nel cielo. Il piccione è lontano, questa volta illeso. Vado in bagno per pipì e ricarica di pistola ad acqua, cantando fiera dilegua, o notte, tramontate, stelle, all'alba vincerò, vincerò, ecc.
Fanculo la crisi, voglio cambiare lavoro: 5 cose che mi piacerebbe fare.
Fanculo la crisi, voglio cambiare lavoro. Ecco l'elenco di desideri professionali "reali", frutto di riflessioni ponderate che ho buttato giù sul taccuino che tengo sempre in borsa.
1. Un classico per chi mi conosce: lavorare in una società di organizzazione/gestione Fiere (pronta a partire, anche subito)
2. L'usciera in un condominio di lusso. Dopo aver letto L'Eleganza del riccio (no, non mi è piaciuto manco per nulla) ho avuto l'idea. Insomma potrei stare in guardiola a leggere/spippolare quello che mi pare, senza star dietro ai discorsi della gente. Magari di notte, quando c'è ancora più calma in giro. Preferirei un condominio di lusso, con gente spocchiosa; mi guarderebbero dall'alto in basso e non sarei costretta a rivolgere la parola a nessuno. Una pacchia.
3. La guardiana in una villa nei dintorni di Firenze. Sono una persona affidabile, approfitto per propormi sul serio: gattasorniona [at] gmail [dot] com (spammer, tiè!).
4. Quella che ricarica i distributori automatici di bibite e merendine (questo punto l'ho scritto prima di pranzo, mi sa).
5. La lampredottaia. Amo l'idea, ma è il più difficile da realizzare. Non ho il capitale per acquistare il banchino e, lo ammetto, ho serie difficoltà a maneggiare le frattaglie crude, specialmente in grandi quantità (sì, c'ho provato). Tuttavia, in caso qualcuno cercasse una socia, sono qui.
1. Un classico per chi mi conosce: lavorare in una società di organizzazione/gestione Fiere (pronta a partire, anche subito)
2. L'usciera in un condominio di lusso. Dopo aver letto L'Eleganza del riccio (no, non mi è piaciuto manco per nulla) ho avuto l'idea. Insomma potrei stare in guardiola a leggere/spippolare quello che mi pare, senza star dietro ai discorsi della gente. Magari di notte, quando c'è ancora più calma in giro. Preferirei un condominio di lusso, con gente spocchiosa; mi guarderebbero dall'alto in basso e non sarei costretta a rivolgere la parola a nessuno. Una pacchia.
3. La guardiana in una villa nei dintorni di Firenze. Sono una persona affidabile, approfitto per propormi sul serio: gattasorniona [at] gmail [dot] com (spammer, tiè!).
4. Quella che ricarica i distributori automatici di bibite e merendine (questo punto l'ho scritto prima di pranzo, mi sa).
5. La lampredottaia. Amo l'idea, ma è il più difficile da realizzare. Non ho il capitale per acquistare il banchino e, lo ammetto, ho serie difficoltà a maneggiare le frattaglie crude, specialmente in grandi quantità (sì, c'ho provato). Tuttavia, in caso qualcuno cercasse una socia, sono qui.
A proposito Robert Galbraith aka JK Rowling
Negli ultimi tempi sono incappata in diverse discussioni su Facebook su questo tono:
Credo che il caso della Rowling non sia indicativo di una malattia dell'editoria, anzi, a mio avviso non c'entra proprio niente.
Credo che il caso della Rowling non sia indicativo di una malattia dell'editoria, anzi, a mio avviso non c'entra proprio niente.
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