Ma Matteo: proprio con i più sfigati te la dovevi prendere? Il Santo Natale si vede dalle piccole cose quotidiane...


La tipa dietro la scrivania è immersa in un libretto Sellerio tutto sbertucciato, con il bollino della biblioteca di quartiere.
Da dove mi trovo non vedo il titolo, riesco a leggere solo: Camilleri.

La tipa legge senza curarsi del resto, non ha risposto nemmeno al mio "buongiorno".
La osservo rapita, ha una faccia arcigna che in giro se ne vedono poche di così antipatiche.
Di tanto in tanto, appoggia il libro sul tavolo e sottolinea qualche frase a matita.

Poi alza gli occhi al cielo, rimanendo in contemplazione per qualche istante. Infine riprende la lettura.
Appoggia di nuovo il libro sul tavolo, questa volta schiacciando bene le pagine col palmo della mano.
Lo fa con cura, finché il libro rimane aperto e ben stirato.
Scatta una foto con lo smartphome.
Controlla il risultato, scuote la testa.
Ne scatta un'altra.
Ora sembra soddisfatta.
Riesco a vedere che carica la foto su Facebook. Poi scrive un post chilometrico.
I pollici si muovono velocissimi sul touch screen.
Rilegge attentamente socchiudendo le labbra. Di tanto in tanto corregge qualcosa.
"Eh, questo T9 a volte fa come gli pare" dico.
Non risponde.
Preme invio e controlla il risultato.
Appoggia di nuovo il cellulare, poi prende il libro.
Continua a leggere, assorta, per trenta secondi, forse meno.
Poi afferra ancora il cellulare ed apre l'app Facebook.
Chissà se qualcuno ha già commentato. Ma non oso chiederlo.
Legge la schermata, e fa una strana smorfia. Non riesco a capire se sia soddisfatta o no.
L'altra collega mi spiega i motivi dell'agitazione. È stupita che ne sappia così poco.
Lì hanno il culo sulla graticola e c'è qualcuno che osa essere indifferente.
Incasso lo sguardo di disapprovazione.
Il mio cervello va subito altrove.
C'è il mio contratto che ogni Santo Natale smette di esistere perché all'azienda conviene così, c'è la P.IVA per forza, ci sono i regini dei minimi a questo giro penalizzati più di ogni altra categoria.
Ma Matteo: proprio con i più sfigati te la dovevi prendere? Non è che siamo tutti figli di papà, dai.
Non ho avuto ancora il coraggio di leggere per esteso il testo del Jobs Act. Solo a sentirne il nome mi viene una sensazione sgradevole alla bocca dello stomaco che si accentua in modo preoccupante tra queste mura.
Mi alzo di scatto, mormoro "Auguri" e mi avvicino all'uscita.
Non bacio nessuno, sono qui solo per salutare una persona che casualmente non oggi non c'è. Tutti gli altri sono solo conoscenze sbiadite su uno sfondo stantio.
Esco, passo gli striscioni CGIL incustoditi e vado verso via del Corso.
Il caffè lo prendo da sola, stamani.

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