Garante, call center in Albania e altri fastidi. Il call center aziendale che chiamava da un altro continente col prefisso della mia città.



In questi giorni sono piuttosto inviperita contro il garante della privacy e la famigerata "cookie law". Me ne sono dovuta occupare per lavoro e mi sono resa conto direttamente di quanto la normativa sia scritta male, e di quanto lasci troppo spazio alla discrezionalità di chi dovrà controllare e sanzionare.

Uno sgarro sul mio sito personale potrebbe portare alle stesse sanzioni di uno sgarro fatto da Amazon, per esempio. E io, come tanti, non ho certo i loro soldi per pagare multe e avvocati.
Ma sto divagando, non volevo raccontare della "cookie law" che a questo punto mi avrebbe anche stancata*.

Invece c'è un'altra notizia interessante, apparsa sul Fatto Quotidiano che polemicamente titola: Call center delocalizzati in Albania? Ma il governo si preoccupa della privacy.
Si tratta della delocalizzazione massiccia dei call center italiani in Albania e dell'accordo tra i rispettivi governi, per cui chi telefona da là deve dichiarare di star chiamando dall'estero**.


[sarcasmo mode on] I sindacati saranno sul piede di guerra, immagino [sarcasmo mode off]


Ben venga l'obbligo di dichiarare da dove si sta chiamando, e mi fa sorridere Vendola che cade dal pero. Beato lui. Caro Niki, i call center delocalizzati all'estero non sono un fenomeno nuovo.

Pochi anni fa ho lavorato in una web agency che aveva un call center in Tunisia, utilizzato per vendere certi servizi qui da noi.
I ragazzi che ci lavoravano, tutti giovanissimi e di nazionalità tunisina, avevano l'obbligo tassativo di dire di essere "mezzi francesi", se qualcuno gli avesse chiesto il perché del loro accento straniero.

Inoltre la direttrice della filiale gli aveva vietato di rivelare che chiamavano dalla Tunisia, pena il licenziamento in tronco.
All'ignaro interlocutore appariva un numero italiano, col rassicurante prefisso 055, quello di Firenze.
Ci voleva molta malizia per immaginarsi che quelle telefonate arrivavano da un altro continente. Infatti, che io sappia, nessuno ha mai sospettato l'inghippo.

Comunque, colgo la palla al balzo per dire che ho raccontato diffusamente questi episodi e le loro dinamiche truffaldine nel mio romanzo: L'alba dei Farabutti.

A questo punto consiglio di leggerlo, specialmente a Niki Vendola, che mi pare un po' carente in fatto di dinamiche lavorative della contemporaneità!

Per chi non lo sapesse si tratta di un

Romanzo ambientato in una "web agency" molto scalcinata e molto borderline, e racconta la vita lavorativa di un gruppo di professionisti del settore. La voce narrante fa la SEO e copy, per esempio. Il vero protagonista però è il titolare dell'agenzia, un imprenditore della contemporaneità che è riuscito a trasformare il suo quotidiano galleggiare nella cacca in una forma d'arte personalissima. 

E pensandoci bene, mi dà tanta soddisfazione rendermi conto che il mio libro tratta di temi attualissimi.

Chiedo scusa per l'auto-promozione, ma qui ci stava come il cacio sui maccheroni.

"L'alba dei Farabutti" di Leonetta G. Bartolozzi (aka Gattasorniona) si trova su:






* Rimando gli interessati a questo post sul sito iwa che condivido in pieno.
** Nell'articolo sii parla della situazione di 4You e dei posti di lavoro persi senza che il Governo abbia fatto niente di utile per impedirlo. A parte che, secondo me, una società concessionaria di un monopolio di stato che delocalizza non dovrebbe esistere. La concessione del Monopolio di Stato dovrebbe essere riservata a chi dà lavoro in Italia, proprio perché si tratta di un bene di tutti i cittadini. Dovrebbe essere la regola n. 1. E anche la regola n. 2, come nel Fight Club. 

Nessun commento:

Posta un commento

Ciao, lascia un commento, se ti va!

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...