Dalla finestra, osservo il cielo grigio col sole di questa strana giornata, mentre aspetto davanti al vecchio computer dell'archivio. Una scritta lampeggiante sullo sfondo nero ripete:
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Prima di potermene andare, libera nel mondo, devo attendere che un certo servizio interno finisca di caricare gli aggiornamenti di rito.
Una roba lunga: ne avrò ancora per tre quarti d'ora, credo.
Ma non mi posso muovere, devo stare qui in caso si blocchi qualcosa o appaia uno di quei "messaggi strani" che mandano fuori di testa la collega psicopatica e la spingono a telefonarmi in preda al panico, gridando come un'ossessa che tutto sta andando a rotoli, come se l'edificio fosse in fiamme.