Diario di oggi e di ieri


Oggi sono un po' più nervosa del solito. Il motivo è lavoro, ma non solo. Gli orari sballati, la cassa integrazione, l'atmosfera che non è delle più distese. Ci sono cose peggiori, ne sono consapevole, ma ogni tanto lo sconforto prende il sopravvento. Poi torno a casa, mi faccio una tisana e mi accampo sul divano col sottofondo musicale: Baby shark, senza soluzione di continuità. La bimba dei vicini ne va matta e i muri sono sottili. 
Tra un sorso e l'altro di malva e finocchio, razionalizzo il mio piccolo universo entropico.
Dovrei essere più riconoscente nei confronti della mia buona stella; i tempi sono quelli che sono, ci sono persone che il lavoro l'hanno perso, altre che non sanno dove sbatteranno la testa tra un mese. 
Per adesso io ho una grossa fortuna. 
Ma.
Ma, c'è un ma. A parte i soldi della cassa integrazione che non arrivano, c'è anche quel per adesso che ha già cominciato a farmi dormire malino. 
Ufficio riorganizzato, gente che viene tenuta a casa perché tanto paga lo Stato, scambi di orari che sballano tutto, scadenze che devono essere rispettate come se il covid-19 fosse scoppiato su una galassia lontana anni luce dalla nostra.
Da giorni la mia idea, il mio impulso più forte è mollare tutto e andare via. Niente di trascendentale, è un impulso normale, tutti lo proviamo di tanto in tanto. C'è chi lo sente di continuo. Poi nessuno si muove perché all'atto pratico: andare via dove? Come si campa andando via? Questa vita è quella che mi rimane attaccata addosso ed è quella che mi devo tenere perché non son mica sicura che ce ne siano altre migliori. 
Uh, che bel momento di depressione. 
C'è anche un altro motivo per tutto questo sconforto. 
Ho cominciato a leggere il libro su Tommaso Labranca "Le alternative non esistono" scritto da Claudio Giunta. Ho pianto alla seconda pagina. È una lettura abbastanza intensa per me, impegnativa in ogni senso. Lo leggerò piano piano. Il libro è bello – per quel poco che ho letto fino adesso – scritto e documentato bene. Ci sono alcune cose che non mi tornano, ma non mi aspettavo diversamente e ne scriverò quando l'avrò finito. 


Ieri sono passata davanti all'Antico Vinaio in via de' Neri e c'era gente, si cominciano a vedere i primi turisti in fila per la schiacciata. Quel vinaino snobbato dai fiorentini – me compresa, poco più avanti c'è un alimentari storico con un prosciutto fenomenale – è il primo segnale della ripresa turistica cittadina. 
Si rianimano le strade e le piazze che erano bellissime deserte, ma anche vederle riprendere vita non è malaccio. Gli amici che lavorano in centro hanno ricominciato a tirare su i bandoni ed è una bellissima notizia. 
E poi è tornato anche lui:

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