Così ho passato quasi una settimana in povertà, comprando generi di prima necessità con gli spiccioli abbandonati nelle tasche dei vestiti. E poi due giorni completamente senza soldi. Una prova generale del mio (nostro?) futuro prossimo venturo, mi vien da pensare.
Comunque ci tenevo raccontare che sono sopravvissuta, senza raccontare a nessuno degli amici del mio stato d'indigenza (altrimenti mi avrebbero prestato il necessario, ma allora addio esperimento sociologico). Senza poter far la spesa, mi sono nutrita della mia dispensa, dando fondo alle mie misere scorte. Alla fine l'esperienza è stata anche positiva e ho deciso di ripeterla ogni tanto. Sempre come allenamento per il nostro futuro prossimo venturo.
La decrescita reale. È una cosa a cui penso spesso, mio malgrado.
Tempo fa ho letto anche un libro sull'argomento: "Adesso basta. Lasciare il lavoro e cambiare vita. Filosofia e strategia di chi ce l'ha fatta". Però è scritto da un tizio che da ricchissimo ha scelto di diventare un po' meno ricco; la sua idea di decrescita (o downshifting) corrisponde alla mia idea di vivere alla grande, senza farsi mancare niente. Tuttavia questo libro contiene diversi spunti interessanti anche per chi è spiantato. Primo fra tutti, una vera e propria lezione di vita che non mi scorderò più: se non sei un manager che guadagna cifre spropositate, ma hai uno stipendiuccio da fame come la maggior parte di noi, allora devi fare mente locale, calcolare più o meno quanto ti lasceranno in eredità i tuoi genitori e regolare il tuo modo di vivere su questo parametro, in attesa della loro dipartita. Cavolo, una strategia di ferro. Complimenti. Lo farei leggere a mia madre per sapere la sua opinione, ma poi so che comincerebbe a guardarmi storto, allora lascio perdere. Continua?