Altro che ponte sullo Stretto; sono queste le grandi opere urgenti...
#FaCosìCaldo che
mentre facevo colazione in un bar affollato, una cliente, sfiancata dal terzo giorno di afa, ha proposto ai presenti di ristrutturare la città, alzandola un po', per sollevarla dalla conca che la racchiude e che è responsabile di questo caldo atroce. Tutto il bar ha convenuto all'unanimità che fosse un'idea geniale, da attuare immediatamente.
Effetti del caldo: restyling e ormoni fuori controllo...
Prima di tutto ho infighettito questo blog con questo motivo floreale che - prevedo - mi stancherà entro mezz'ora, ma per adesso lo tengo. Ogni tanto bisogna dare una rinfrescata al look. Poi nulla. ci sarebbero tante cose da raccontare però mi fa un caldo cane e l'unica cosa che il mio cervello riesce a comporre è la mia personale top 10 dei superfighi...Stempero i bollenti spiriti con un tot di miniconi Conad.
Momento culturale a caso
Ho visitato la mostra American Dreamers che c'è in questo periodo alla Strozzina. È una mostra piuttosto piccola ma succosa, dedicata all'arte contemporanea americana e all'esplorazione di ciò che resta delle suggestioni del "sogno americano". Niente male, davvero, ci sono opere interessanti che toccano l'immaginario collettivo e riescono a provocare reazioni emotive abbastanza forti. Almeno su di me. C'è da dire che quando l'ho visitata ero abbastanza prevenuta perché giorni fa ho visitato la mostra al piano superiore di palazzo Strozzi, Americani a Firenze e non mi è piaciuta per nulla, lasciandomi quella sensazione sgradevole di aver sprecato i soldi del biglietto e un'antipatia per i cosiddetti impressionisti americani tutta nuova che mi accompagnerà per chissà quanto tempo.
Invece American Dreamers è una bella mostra. Forse un po' troppo piccola, con pochi pezzi, anche se quelli che ci sono li ho apprezzati quasi tutti.
Ho visto da vicino i lavori di Thomas Doyle, modellini curatissimi delle classiche villette monofamiliari americane tutte in legno, collocate in posizioni inquietanti, luoghi di disastri più o meno naturali, come voragini nere e la casa sospesa sull'orlo del burrone. Sono modellini da guardare bene, pieni di minuzie quasi microscopiche. Queste case quando vengono investite dalla catastrofe spargono all'esterno una gran quantità di oggetti casalinghi mischiati a frammenti e detriti, che impongono un esame accuratissimo con tanto di occhiali di queste devastazioni.
Poi ho apprezzato molto le sculture di Christy Rupp: scheletri di uccelli preistorici costruiti con ossa vere, prese dagli scarti delle lavorazioni dei Fast Food e ricomposti, senza criteri anatomici, a formare questi grossi volatili. Una critica alla società dei consumi e alla visione prettamente utilitaristica della natura e degli altri esseri viventi. A vederli da vicino fanno un po' senso, sono composti da ossicini che formano un pattern poco naturale: si capisce che non è lo scheletro che si potrebbe trovare nel musero di storia naturale, ma si tratta di un assemblamento di ossa che segue altre regole ripetto a quelle della natura e per questo è disturbante.
Non so fino a quando durerà, io consiglio di andarci e mi sa che ci ritornerò visto che finisce il 15 luglio (www.strozzina.org).
Invece American Dreamers è una bella mostra. Forse un po' troppo piccola, con pochi pezzi, anche se quelli che ci sono li ho apprezzati quasi tutti.
Ho visto da vicino i lavori di Thomas Doyle, modellini curatissimi delle classiche villette monofamiliari americane tutte in legno, collocate in posizioni inquietanti, luoghi di disastri più o meno naturali, come voragini nere e la casa sospesa sull'orlo del burrone. Sono modellini da guardare bene, pieni di minuzie quasi microscopiche. Queste case quando vengono investite dalla catastrofe spargono all'esterno una gran quantità di oggetti casalinghi mischiati a frammenti e detriti, che impongono un esame accuratissimo con tanto di occhiali di queste devastazioni.
Poi ho apprezzato molto le sculture di Christy Rupp: scheletri di uccelli preistorici costruiti con ossa vere, prese dagli scarti delle lavorazioni dei Fast Food e ricomposti, senza criteri anatomici, a formare questi grossi volatili. Una critica alla società dei consumi e alla visione prettamente utilitaristica della natura e degli altri esseri viventi. A vederli da vicino fanno un po' senso, sono composti da ossicini che formano un pattern poco naturale: si capisce che non è lo scheletro che si potrebbe trovare nel musero di storia naturale, ma si tratta di un assemblamento di ossa che segue altre regole ripetto a quelle della natura e per questo è disturbante.
Non so fino a quando durerà, io consiglio di andarci e mi sa che ci ritornerò visto che finisce il 15 luglio (www.strozzina.org).
Una lezione di economia da non perdere
Un'ora di lezione di economia da non perdere: Nino Galloni, economista e direttore generale del Ministero del Lavoro ripercorre la storia economica dell'italia dal dopoguerra a oggi. La crisi in tutti i suoi aspetti spiegata in modo chiaro, finalmente:
«Non ci dimentichiamo che alla fine degli Anni Settanta l'Italia aveva superato l'Inghiterra - e nessuno trent'anni prima poteva immaginare un risultato del genere - aveva quasi appaiato la Francia e stava minacciando la Germania. È uin quella situazione che si stabilsce in europa l'accordo per i cambi fissi...»
Da Il funzionario oscuro che faceva paura a Khol (link)
Consapevolezze cosmiche
Fa un caldo eccessivo. Io ho sonno e mi perdo nel cazzeggio online tra Twitter e Facebook quando invece dovrei lavorare e soprattutto preparare certi documenti fondamentali per il commercialista perché le scadenze sono scadenze e le scartoffie sono il nutrimento preferito dei Moloch della burocrazia. Ho una gastrite galoppante dall'inizio della settimana e non accenna ad andarsene. Ho ancora la tazzina del caffè qui accanto al computer, intatta, perché il caffè in questo momento per me è veleno e il mio corpo lo rifiuta con tutte le sue forze. Tuttavia l'abitudine di prepararmelo dopo pranzo mi dà conforto e non ci rinuncio per dei volgari bruciori di stomaco. Caldo, estate in città, serate in casa a farsi pungere dalle zanzare, serie TV da rivedere, piccioni quasi annullati del tutto, dall'introduzione dell'ultimo dissuasore di mia invenzione: Nemesi©. Un "Ordigno" di cui parlerò in futuro in un post apposito perché vorrei corredare il tutto con delle foto, descrizione di caratteristiche tecniche e forse qualcos'altro, da condividere con licenza Creative Commons con chi, come lo ero io fino a poco tempo fa, è sotto assedio da piccioni. Ma sto divagando. Volevo parlare d'altro, di robe esistenziali e delicate.
Mi sono resa conto, infatti, di avere dei grossi problemi con la fine delle storie. Ultimamente scrivo un mucchio di racconti, piccole novelle, che salvo in rigoroso txt (sono una talebana del formato) in una cartella di dropbox tutta dedicata alla mia vena creativa. Ieri sera mi sono accorta che la cartella "gss" (gatta sorniona scrittrice) contiene all'incirca una sessantina di file: ogni file un racconto. Tantissimi a pensarci bene. Ma da quando non ho più la tv le mie serate casalinghe le devo pur occupare in qualche modo. Dicevo, una sessantina di racconti , alcuni lunghi altri brevissimi con una caratteristica in comune: non ne ho conclusi neanche uno. Da ciò ho dedotto di avere qualche problema con la conclusione delle storie. E siccome da queste parti in tema di seghe mentali non ci si fa mancare proprio nulla, ho allargato questa mia "caratteristica" a tutti gli aspetti della mia vita. E in effetti, guardando indietro nel tempo, ho sempre avuto grossi problemi a concludere le storie, a prendere direzioni nuove, lasciandomi il "fu" alle spalle, senza paura. Se è vero che la vita è un viaggio, allora il mio è simile a quelle famiglie che vanno tutti gli anni felicemente a fare la villeggiatura nello stesso rassicurante posto, senza porsi il problema del qualcos'altro migliore. Finisco la settimana con la consapevolezza di essere l'incarnazione della famiglia Brambilla. Eccallà la tristezza siderale:
Mi sono resa conto, infatti, di avere dei grossi problemi con la fine delle storie. Ultimamente scrivo un mucchio di racconti, piccole novelle, che salvo in rigoroso txt (sono una talebana del formato) in una cartella di dropbox tutta dedicata alla mia vena creativa. Ieri sera mi sono accorta che la cartella "gss" (gatta sorniona scrittrice) contiene all'incirca una sessantina di file: ogni file un racconto. Tantissimi a pensarci bene. Ma da quando non ho più la tv le mie serate casalinghe le devo pur occupare in qualche modo. Dicevo, una sessantina di racconti , alcuni lunghi altri brevissimi con una caratteristica in comune: non ne ho conclusi neanche uno. Da ciò ho dedotto di avere qualche problema con la conclusione delle storie. E siccome da queste parti in tema di seghe mentali non ci si fa mancare proprio nulla, ho allargato questa mia "caratteristica" a tutti gli aspetti della mia vita. E in effetti, guardando indietro nel tempo, ho sempre avuto grossi problemi a concludere le storie, a prendere direzioni nuove, lasciandomi il "fu" alle spalle, senza paura. Se è vero che la vita è un viaggio, allora il mio è simile a quelle famiglie che vanno tutti gli anni felicemente a fare la villeggiatura nello stesso rassicurante posto, senza porsi il problema del qualcos'altro migliore. Finisco la settimana con la consapevolezza di essere l'incarnazione della famiglia Brambilla. Eccallà la tristezza siderale:
Perché è assolutamente necessario che compri un ipad o una cosa del genere, ma anche no
Il post di oggi non c'è perché l'ho scritto sulla carta. Ero in una sala d'attesa, con un po' di tempo a disposizione e allora ho scritto un post sul retro di un volantino A4 di non ricordo quale sagra dell'hinterland. Poi ho messo il foglio con il post scritto sopra, nella tasca della giacca. Dopo faceva caldo, molto caldo, e la giacca con in tasca il pezzo di carta col post scritto sopra è rimasta chiusa nel bauletto del motorino. Ed è subito ipad.
Aggiornamento, dopo 5 minuti dalla pubblicazione della prima parte. Reminder telefonico della commercialista: devo portarle alcuni documenti e ho da pagare le tasse. Ed è subito taccuino.
Aggiornamento, dopo 5 minuti dalla pubblicazione della prima parte. Reminder telefonico della commercialista: devo portarle alcuni documenti e ho da pagare le tasse. Ed è subito taccuino.
Una mano di fascismo dà freschezza...
Sarà il tempo di oggi, nuvoloso e prossimo alla pioggia a buttarmi giù, fatto sta che c'ho un gran giramento diffuso. Ieri sera ero in zona via de' Benci, dove da qualche giorno c'è il coprifuoco dei locali notturni. Provvedimento stupido, si è passati da un estremo all'altro. Una sera la strada affollata da gente ubriaca che non lascia passare le auto, la sera dopo il deserto dei tartari con i locali vuoti e la già misera notte fiorentina privata di un pezzo importante di vita. Chiaccherando col gestore di un locale che per questa decisione poco felice ha l'acqua alla gola per gli incassi mancati, ho chiesto un po' di info sulla questione a cui lì per lì avevo dato poco peso. Io sono anziana, la mia movida notturna ha orari diversi da quelli della gioventù. Ma qui si parla anche di persone che hanno investito in licenze, ristrutturazioni, ammodernamenti, promozione e tanto altro che da una sera all'altra non hanno più la clientela. A parte le voci incontrollate, quelle che escono sempre fuori in occasioni come questa, del tipo: "Lo vedi lì? Sì quel palazzo lì al piano x. Ecco, lì ci sta l'assessore Tal dei Tali e allora è stato Lui a far chiudere tutto perché vuol star tranquillo in casa..." Voci che lasciano il tempo che trovano, certo, ma i nomi vanno di bocca in bocca e alle elezioni future - Pavlov insegna :) - possono avere un peso. Anche per chi ha scelto di cadere dal pero come il Renzi. Tuttavia io mi chiedo, ma non è possibile controllare il territorio senza chiudere i locali? Un gestore non può essere responsabile di quello che accade in strada. Il controllo delle strade deve essere affidato alle forze dell'ordine, addestrate (e possibilmente istruite a usare modi urbani con la popolazione), per dirimere controversie, sedare risse, multare chi sporca e infrange le leggi o fa casino oltre i limiti di legge. Cacchio. Questa chiusura coatta e a tutto tondo mi sa tanto di quei tempi in cui si stava meglio anche se si stava peggio. Che poi erano tempi di merda, senza se e senza ma, lo sanno tutti. Buon 2 Giugno, io festeggio la festa della Repubblica con entusiasmo e tricolore fuori dalla finestra, nonostante tutto.
Momenti di riflessione
Non è tanto la notizia di questo onorevole - tale Deodato Scanderebech, afflitto da una grave forma di sonnolenza pre o post prandiale - fotografato mentre se la dorme beatamente sui divani del Transatlantico a indignarmi, nonostante il momento storico sia delicato e le sensibilità collettive ai massimi livelli.
Infatti mi indigna molto di più la reazione aggressiva e involontariamente comica di quest'altro parlamentare, tale Aldo di Biagio, che lo difende a spada tratta contro i giornalisti "di dubbia professionalità" che hanno osato scattare quella foto e diffonderla.
Perché, poveraccio, il collega mica stava a ronfare in orario di lavoro. Assolutamente no! Semplicemente lo Scanderebech "con gli occhi chiusi era seduto su un divano in un momento di riflessione", ha spiegato il Di Biagio con un uso della lingua italiana straordinariamente incerto e ruspante.
Tutta colpa dei giornalisti di discussa professionalità che vanno in giro a scattare foto dei parlamentari che dormono sul posto di lavoro e che poi le diffondono sui social network e la gente -giustamente - si incazza. Filmatino da non perdere.
Infatti mi indigna molto di più la reazione aggressiva e involontariamente comica di quest'altro parlamentare, tale Aldo di Biagio, che lo difende a spada tratta contro i giornalisti "di dubbia professionalità" che hanno osato scattare quella foto e diffonderla.
Perché, poveraccio, il collega mica stava a ronfare in orario di lavoro. Assolutamente no! Semplicemente lo Scanderebech "con gli occhi chiusi era seduto su un divano in un momento di riflessione", ha spiegato il Di Biagio con un uso della lingua italiana straordinariamente incerto e ruspante.
Tutta colpa dei giornalisti di discussa professionalità che vanno in giro a scattare foto dei parlamentari che dormono sul posto di lavoro e che poi le diffondono sui social network e la gente -giustamente - si incazza. Filmatino da non perdere.
Facebook cambierà la timeline. Hanno ascoltato le proteste?
Nuovo look |
Look di adesso |
Facebook ha già avviato la sperimentazione della nuova pagina su un gruppo di utenti selezionatissimi e segretissimi, anche se non hanno voluto dare informazioni sui criteri di questa selezione, quanti siano, ecc.
Cadere in piedi
Ora basta bischerate: iniziamo a costruirci un futuro come si deve con un bel diploma di laurea nuovo, di quelli in auge tra la nomenklatura leghista.
Il terremoto, sfogo terapeutico di una nottata di merda
Una foto del terremoto da Twitter di @massimosesena |
Sono tutta rincoglionita. Svegliarsi alle 4 del mattino con la camera che si muove fa paura. E sono a Firenze, lontana da dove la terra ha tremato davvero facendo danni e vittime.
Quando dicono che le lampadine alogene non vanno cambiate a mani nude hanno ragione: poi si rompono subito. Così ho aspettato al buio, seduta sul letto, che quella scossa interminabile passasse. Stavo lì paralizzata, con lo sguardo fisso sull'armadio lì davanti. Se mi fosse caduto addosso, molto probabilmente non mi sarei spostata: sarei morta all'istante, per colpa di quel coso bianco a quattro ante in stile pre-ikea, solo perché ero completamente paralizzata dalla paura. Poi non so come sono riuscita ad alzarmi, vestirmi velocemente e di nuovo un'altra scossa più lieve. Ho acceso Twitter, ho iniziato a leggere i primi tweet con hashtag #terremoto. Tramite triangolazioni casareccie ho capito più o meno dov'era l'epicentro. Ho visto le prime foto di alcuni crolli di edifici, gente in strada e gente che affollava i bar in cerca di un primo conforto. Ho inviato a mia volta un po' di tweet anche io, dove, tra le varie cose, ho detto che non era bello stare in casa da soli in circostanze come queste. Un paio di persone mi hanno mandato tweet di solidarietà che mi hanno fatto tanto piacere perché ero molto spaventata anche della mia reazione passiva. Piano piano poi mi sono rilassata un pochino, nonostante avessi ancora paura ad alzarmi dal divano e mi fosse preso un freddo atroce. Stavo meglio ma non riuscivo a muovermi. Poi mi sono addormentata o svenuta, non ho capito. Quando mi sono svegliata mi sono trascinata nel letto dove ho dormito male fino a mezzogiorno, sognandomi scosse che in effetti ci sono state sul serio e stanno continuando, quindi non era poi tanto un sogno. Questa è la mia nottata. La ricca colazione fuori tempo massimo al bar, con pasta strabordante di crema pasticcera e mela me la sono meritata tutta. Credo.
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