Una casa stregata
Quella vite, non riesco a togliermela dalla testa. Ho rimontato tutto il coso senza quella vite. Quattro viti minuscole, dopo un po' una è sparita. Volatilizzata.
Non ho il coraggio di testare la batteria appena sostituita. A occhio sembra tutto a posto.
Proviamo.
Dov’è la prolunga? Il carica batterie? L’adattatore?
Maledetto Zeitgeist, ci vogliono tre aggeggi per fare un'operazione così semplice, come mettere in carica il coso.
Allora: la prolunga è sull’asse da stiro. Poi devo trovare l’adattatore, quando è stata l’ultima volta che ne ho avuto bisogno? E il caricabatterie?
Eppure è stato su quel tavolo fino a ieri. Ma oggi non c'è. Sparito.
A volte penso di avere gli spiriti in casa. Lascio una cosa qui e il giorno dopo non la ritrovo più.
Perché io so bene com'è una casa stregata: la zia Bruna abitava in un appartamento infestato dai fantasmi.
Giardino d’inverno
«Cosa?»
«Sì, un giardino d’inverno.»
«Mmm... Interessante.»
Rimane perplessa fingendo di rifletterci su. In realtà sta pensando ai cavoli suoi. Lo vedo dallo sguardo vacuo e dal sorriso congelato.
L'importanza di imparare l'inglese... a Firenze sud
Firenze Sud.
Tanto verde e tanti pensionati di enti, ultimi sopravvissuti di quella piccola borghesia benestante che ormai non esiste più, decimata da crisi, debito pubblico stellare e precariato.
Qui gli abitanti della mia età, spesso hanno ereditato l'appartamento dai nonni, altrimenti, con gli stipendi di oggi, sarebbe pressoché impossibile permettersi una casa in queste strade.
Mi sveglio con un lieve dopo sbronza. Lo estinguo sul nascere, grazie a un paio di bicchieri d'acqua del rubinetto. È freschissima perché l'acquedotto (negli anni Ottanta era uno dei più moderni d'Europa) è a due passi, e l'acqua non deve attraversare chilometri di tubature vecchie e incrostate di scorie più o meno nocive come accade in altre parti della città.
Dove vivo io, per esempio.
Tommaso Labranca, un ricordo neoproletario
Ci ho messo qualche giorno per riprendermi un attimo e riuscire a scrivere anche io il mio minuscolo, insignificante contributo.
Non lo volevo fare specialmente dopo essere andata a Rogoredo, aver passato una giornata allucinante, aggettivo già usato da Genna, ma non ne trovo altri per descrivere il non-funerale di Tommaso. E anche perché appena ci penso piango a dirotto e allora preferisco cercare, per quanto possibile, di concentrarmi su altro. Poi però mi ritrovo Progetto Elvira in borsa senza rammentarmi di avercelo messo.
Giornata di caldo atroce che ricorderò sempre per lo sguardo infinitamente tenero e triste di Luca Rossi, e per Berry che ho toccato con la punta delle dita per poi ritrarre subito la mano perché mi sa tanto che Tommaso non avrebbe gradito tutte quelle carezze sudate sul suo adorato orso.
Tommaso Labranca era più amato e conosciuto di quanto egli credesse.
Nel mio piccolo mondo neoproletario c'è quell'amica casalinga bor7, tutta figli e weekend in Versilia, che una sera a sorpresa dice: "Tommaso Labranca, certo che lo conosco", tirando fuori dalla libreria La vita secondo Orietta, raccontandomi che le era piaciuto un casino e che bel personaggio fosse la signora Berti.
E infatti Orietta c'era al non-funerale, c'è rimasta per tutto il tempo, accompagnata da un ragazzo elegante, forse il figlio, che si è messo in disparte reggendole la borsa mentre lei consolava la mamma di Tommaso. È stato straniante frenare con dolore l'impulso di "whazzuppargli": ho visto Orietta Berti dal vivo, è bellissima!
E c'è la signora della bottega di alimentari dove vado di solito a comprare il riso, tristissima per la notizia, lei che non ha internet e che si è appassionata a Labranca leggendone gli articoli su Film tv. Tutte le volte che vado a rifornirmi di carnaroli mi domanda di lui, se siano uscite cose nuove. Questo non ho fatto in tempo a raccontarlo a Tommaso, e adesso me ne dispiace un casino perché credo gli avrebbe fatto piacere.
Poi tutto quello che è uscito sulla stampa, gli articoli di commiato, alcuni bellissimi e commoventi. Altri irritanti, scritti senza cognizione di causa: "si era trasferito in Canton Ticino" hanno scritto su Repubblica, ma santo cielo come si fa? Pantigliate, porca miseria, Tommaso stava a Pantigliate. Macché Canton Ticino.
Oppure i coccodrilli incentrati sul trash e basta, ma d'altronde Tommaso l'aveva previsto:
"Se qualcosa rimarrà mai di me sarà la teoria dell'emulazione fallita", scrive in Progetto Elvira, uno degli ultimi lavori, pubblicato con 20090.
Dopo averlo letto speravo con tutto il cuore in una collezione di volumi sui suoi film preferiti, magari con qualche esempio di kinema2, e se non sapete che cosa significa kinema2 andate a leggere 78.08, immediatamente perché non ci sono scuse!
Che sono una fan sfegatata l'ho scritto tante volte. Grazie a tutte le persone che mi hanno contattata, sapendo quanto ci tenessi, a cui ho dato risposte monosillabiche perché davvero non ce la facevo ad articolare un pensiero.
Solo per pudore (e per non essere presa per psicopatica), non gli ho mai raccontato che da una ventina di anni tengo sempre, SEMPRE sul comodino una copia di un suo libro a girare. Perché guai a stare senza, le pagine di Labranca mi ridanno la giusta prospettiva. Anche adesso, accanto a un romanzo mainstream che l'avrebbe disgustato, c'è Mu, il suo libro più tenero.
La mia amica Lena dice: "riusciva a dare un nome e un concetto secco, chirurgico, alle cose che sì, io percepivo come farlocche, ma non riuscivo a mettere a fuoco."
Ecco i suoi libri mettono a fuoco quello che abbiamo davanti agli occhi tutti i giorni, e perciò mi servivano, anzi mi servono per stare al mondo, in questo mondo fatto al 90% cafoneria ipertrofica, e dunque li tengo sempre a portata di mano.
Tommaso è profonda erudizione e lucida avanguardia, una miniera di spunti per approfondimenti, letture, ascolti. Uno stravolgitore di prospettive scontate proprio perché quotidiane che riesce sempre a indicare quel punto lontano da tenere d'occhio per comprendere il quadro generale.
Pubblico questo post con titubanza, so per certo che gli avrebbe fatto schifo.
Spero tanto che adesso sia a passeggio nella sua Iperborea, piena di neve ed edifici dalle geometrie regolari.
E mentre lui ritorna nel mistero a cui appartiene, a noi rimane solo di tuffarci e urlare: Italia Uno.
Bookcrossing esagerato
Destinazione Bologna, andata e ritorno in mattinata.
Ho tentato di strappare il pernotto ma non ci sono cascati, non cascano mai.
Comunque io continuo a provarci.
Arrivo in anticipo, il Frecciarossa non è ancora al binario.
Caffè.
Caffè e basta, ché non ho conto spese, maledetto "alibi-crisi".
Sono vestita elegante, mi aspetta una mattinata soft: riunioni e aria condizionata. Indosso l'unica camicetta di seta del mio guardaroba.
Mi avvicino alla macchina per i biglietti. Già che ci sono posso fare quello per Pistoia che mi servirà tra qualche giorno. Mi fermo per valutare se mi convenga comprarlo adesso.
«Ciao bella.»
Non è la destinazione, ma il viaggio che conta: London calling
Arrivo trafelata nel piazzale di S.M. Novella, giusto in tempo per mettere il culo sul sedile di un autobus fatiscente, carico di fiorentini su di giri, e diretto a Pisa, dove mi attende il solito volo scrauso Ryan Air comprato a caro prezzo all'ultimo momento.
In aeroporto la trafila è estenuante, ripongo deodorante, crema e struccante dentro a un sacchetto trasparente e mi unisco al serpentone di mini trolley.
Passo i controlli, ingollo un caffè che sa di ammoniaca e finalmente mi siedo. Ravano nello zaino cercando di pescare il Kindle, ma mi interrompo subito. C'è di meglio intorno a me. È in atto, infatti, un episodio live di Airport Security "Pisa Edition".
Gli amici del babbo
Foto da http://www.bdtorino.net/files/arsenico1_157470519.jpg |
Telefonata alle 9:30 del mattino.
- Ciao, lo so che non sei ancora in ferie, me l'ha detto il babbo
- Ciao, no sono ancora a Firenze, ma per poco, te come st
- Senti ti chiamo per una cosa importante
- Che succede, tutto a pos
- Importantissima, guarda. Sarò breve. Uno spettacolo. Teatro. Lo sai che mi diletto col TEATRO?
- Lo so, so che sei bravo
- Sì sì, ma ho bisogno di un favore urgente, per questo ti chiamo
- Se posso
- Guarda non te lo chiederei, ma il tuo babbo mi ha detto che potevo chiedertelo senza problemi
- Ma davvero?
- Quanto tempo è che non lo senti?
- Chi? Mio padre? Mezz'ora, direi.
- Ah, vabbè. Insomma, le cose stanno così. Facciamo questo spettacolo. Una cosa impegnativa. Testi di Antani Supercazzola
- Mai sentito, mi sp
- Non importa, è un autore del mio gruppo teatrale. Bravissimo. Ha lavorato con Pangallo. Ecco, ora facciamo questa piece, un atto unico. È importante portare gente perché è un evento Culturale & Beneficenza. Stiamo cercando di dargli più risalto possibile, capisci? La comunicazione è importante in questi casi, vitale, lo sai meglio di me che sono un vecchietto, ah ah ah
- Ah ah, veramente non sto capendo
- Ecco, allora uno spettacolo con un lungo monologo sulla condizione umana di oggi, tutti alienati a giocare a pokemongo, specialmente voi giovani
- Veramente io ho quarant
- State sempre con codesto telefonino in mano e vi perdete le cose importanti della vita
- Ok, certo. Senti dimmi come posso aiutarti
- Dopo lo spettacolo ci sarà anche un pasta party
- Un che?
- Sì, un pasta party
- Ok
- Insomma una serata importantissima, abbiamo noleggiato lo Spazio Tal dei Tali, ho dovuto anticipare la caparra di tasca mia
- Tanto hai una pensione sostanziosa
- Mica tanto, al giorno d'oggi... Vabbè. Comunque, ti voglio chiedere un favore, molto importante
- Se posso
- Vedrai di sì, non è nulla per te, ci metti un secondo
- Allora dimmi
- L'evento Facebook della serata, puoi condividerlo?
- Guarda il mio profilo non lo uso mai, non mi segue nessuno, ma se vuoi non c'è problema
- No, non il tuo profilo. Di quello non m'importa. Dicevo la pagina Facebook YXZ [Azienda per cui lavoro], ha svariate decine di migliaia di like
- Stai scherzando, vero?
- Il babbo mi ha detto che era fattibile
- Guarda a parte il fatto che mio padre non ci capisce niente di queste cose e manco gli interessano, ma poi non sono autorizzata a postare cose personali sulla pagina aziendale, ci mancherebbe. Ne va del mio posto di lavoro, credo tu te ne renda conto
- Aspetta un attimo, fammi capire: mi stai dicendo che non condividi l'evento Teatro & Pizza Party? Guarda solo una volta, eh? Mica ti chiedo di postarlo tutti i giorni. Basta solo domani in tarda mattinata, magari anche domani l'altro. Anzi, meglio mercoledì mattina
- No, scusa. Non posso
- Il babbo mi ha detto che potevo contare su di te, però. Ne rimarrà deluso
- Ma stai scherzando? Non è la mia pagina
- Senti, mi faresti proprio un favore, il babbo mi ha detto che non ci sarebbero stati problemi. Ho anticipato dei soldi e poi è per beneficenza
- Beneficenza a che cosa, scusa?
- Per finanziare il nostro gruppo teatrale, facciamo iniziative culturali per dare una ventata di impegno a questa città addormentata con la gente imbambolata che gioca a pokemon go, specialmente voi giovani
- Ho capito, ora devo andare però
- Almeno pensaci, dai. Ora chiamo il babbo
- Aspetta almento cinque minuti prima di chiamarlo perché adesso lo chiamo io
Click.
La voragine
A futura memoria. Foto scattate il 25 maggio 2016 a Firenze
Una delle auto rimosse dalla buca di fango. |
L'umarello di destra sta chiedendo a quello di sinistra: "Ette icché tu ci fai qui?" |
Dettagli imprescindibili |
Scoprire che il mio smartphone da due lire ha anche dei filtri colorati. |
Emergenza idrica, popolazione stremata |
I tiggì |
Interviste |
La spacciatrice di libri
Una discussione sull'opportunità di buttare i libri oppure no, nata tra i commenti al post sul libro di Marie Kondo, la tipa giapponese che ha scritto "Il magico potere del riordino", sul blog della Giovane Libraia, mi hanno fatto tornare in mente un episodio della mia vita giovanile.
Le cheerleader dell'e-book
Il bar alla periferia dell'urbanità
Un folletto ghignante, mi lancia, cattivo, manciate di spilli addosso, mentre percorro in scooter il viadotto dell'Indiano nella fredda aria di un mattino di Maggio.
È ancora presto, mi sono vestita troppo leggera, e adesso devo subire la vendetta del mostrillo del raccordo, una creatura deforme, bitorzoluta.
Diario del ripostiglio: loading di primavera
Dalla finestra, osservo il cielo grigio col sole di questa strana giornata, mentre aspetto davanti al vecchio computer dell'archivio. Una scritta lampeggiante sullo sfondo nero ripete: Loading, Loading...
Prima di potermene andare, libera nel mondo, devo attendere che un certo servizio interno finisca di caricare gli aggiornamenti di rito.
Una roba lunga: ne avrò ancora per tre quarti d'ora, credo.
Ma non mi posso muovere, devo stare qui in caso si blocchi qualcosa o appaia uno di quei "messaggi strani" che mandano fuori di testa la collega psicopatica e la spingono a telefonarmi in preda al panico, gridando come un'ossessa che tutto sta andando a rotoli, come se l'edificio fosse in fiamme.
SEO e abbiocco: analisi di alcune tecniche casarecce di promozione online
Searching for Utopia |
Polpette a pranzo e una naturale, lieve sonnolenza dopo il caffè. Fuori tempo che promette male, sole e nuvoloni neri. Il tempo che appena metti il naso fuori ti fa pentire di aver abbandonato il divano.
Allora mi dico: approfittiamone per leggere qualcosina online per migliorare le performance del mio gattasorniona punto blogger, ecc.
Praticamente un momento di "auto formazione".
Un allarme fuffa ha iniziato a trillare nella mia mente, diventando sempre più insistente. Incurante, l'ho spento con un gianduiotto.
Perché è da un po' che ci penso, insomma, di rimettere questo blog a regime. Lo so gli antichi splendori sono andati, perduti come lacrime nella pioggia, ma cercare di migliorare un po' in termini di visibilità e robe così mi sembra un obiettivo tutto sommato accettabile. Con questo spirito proattivo mi addentro nel magnifico mondo delle infografiche e dei blog di settore.
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