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3 primi piatti di alta gastronomia, ma dalla semplicità disarmante, che ti faranno impazzire

La mia spesa di ieri sera che ha ispirato questo post con dedica finale.

Dicono che nevicherà presto. Dicono. Allora a questo giro mi sono premunita in anticipo, in caso rimanessi bloccata in casa come l'anno scorso. Se dovesse succedere, infatti, avrò carboidrati e proteine vegetali a tirarmi su il morale per tutto il tempo che sarà necessario. Senza l'urgenza di ritornare nel mondo a tutti i costi come accade quando certi eventi straordinari ti prendono alla sprovvista e ti manca sempre qualcosa di fondamentale per riuscire a goderteli. E poi ci sono dei cibi che io collego direttamente allo stare in casa e all'inverno.
Tipo le penne lisce Barilla, cottura otto minuti di saggezza popolare pura: dove c'è Barilla c'è casa, perché dove c'è casa c'è pastasciutta.Voilà servito il sillogismo culinario dell'abbrutito. E io mi ci ritrovo in tutto ciò. Eccome. Tornando allo specifco, io sostengo che penne lisce siano fatte apposta per essere abbinate al tonno. Non ammetto repliche: si tratta di un abbinamento perfetto. In questo caso ho scelto tonno al naturale poco calorico, ma che alla fine condirò con olio di olive mediterranee a crudo, per ottenere una pasta al tonno coi fiocchi. Mi raccomando: la vera pasta al tonno è soltanto quella fatta con la "ricetta dello studente", ché tutte le altre varianti sono solo dei volgari tentativi di rendere trendy il cibo che ci ha accompagnati negli anni dell'Università, se si è stati studenti fuori sede o se si frequentavano tanti fuori sede, come nel mio caso. Quindi fare la pastasciutta così provoca momenti proustiani a sfare, con spleen e struggimenti sul tempo che fu, ecc. Con la pasta al tonno si aprono dei mondi dimenticati e mi pare una gran cosa.
Poi ho acquistato dei magnifici ditali rigati con trafilatura al bronzo, qualsiasi cosa sia la trafilatura al bronzo non son mai riuscita a capirlo e ora che ci penso non m'interessa nemmeno approfondire l'argomento. Ditali rigati biologici-mio-malgrado e integrali, sempre marca Coop. A dire il vero è un po' cara come pasta, l'ho pagata sugli 83 centesimi contro i 50 del mezzo chilo della Barilla, ma va bene così: una volta ogni tanto si possono fare certe pazzie in cucina. A questa pasta ci abbino sempre e solo delle lenticchie coop, ovvero: lenticchie secche, reidratate e poi confezionate immediatamente per mantenerne inalterato il gusto. C'è scritto proprio così sull'elegante confezione in brick e io ci credo. Anche questo piatto va eseguito sempre con la "preparazione dello studente": stesse emozioni, stessi momenti proustiani, stesso riaffiorare di mondi remoti e via discorrendo.
Infine l'ultimo piatto del mio kit emergenza-neve: un ottimo riso Carnaroli indicato per risotti speciali, abbinato sapientemente a piselli finissimi raccolti e lavorati in giornata e anch'essi confezionati in brick. Da prepararsi, manco a dirlo, pure questo con la ricetta dello studente così si porta dietro tutte le suggestioni di cui sopra.
Ecco tre abbinamenti gastronomici ideali, con cui iniziare l'anno e affrontare i rigori dell'inverno, che dedico con tutto il cuore alla mia amica L. grande gourmet e pioniera del gusto, anche se non credo legga 'sto blog. Ma non ha importanza.
Infine, ci tengo a precisare che questo post di alta gastronomia non è una marchetta alla Coop. Nemmeno per sogno, sia chiaro. Ieri per caso ho fatto la spesa lì e ho preso i loro prodotti, ma potevano essere benissimo dell'Esselunga, della Conad, del Lidl, ecc. ecc.

Parenti serpenti: il consueto post di Natale e lo spirito delle Feste


Prima di tutto Auguri di Buon Natale e Buone Feste a chi si trovi a transitare da queste parti. Forse scriverò ancora prima di Natale, forse no. Di sicuro andrò in giro per i blog preferiti a lasciare auguri e a leggere gli ultimi aggiornamenti.
Chiedo scusa, ma in questo periodo sono in una "fase-blog" in cui mi risulta molto difficile non scrivere del lavoro. E mi fo uggia da sola, figuriamoci a terzi. È che c'ho una specie fissa. Più che una fissa è un rimuginare continuo, incredulo. Ecco. Perché, porca miseria, non ero mai stata a lavorare in un ufficio così inefficiente e devo andarmene prima di perdere l'ultimo barlume di lucidità mentale. Adesso, per esempio, ci sono trenta gradi. Problema con la caldaia che dura da giorni perché qui non sono avvezzi a chiamare i tecnici se si rompe qualcosa. Ignorano come facevo io nei primi tempi della mia vita da single (linkerei il post se Splinder non fosse in fase terminale e tutto il mio vecchio blog è ormai irrecuperabile, ma so come rimediare ;). Comunque meglio questo caldo del gelo, certo, anche se ci sono state controindicazioni pesanti. Tutti ci siamo ammalati, con febbre altissima e dolori dovuti all'escursione termica tropici/artico che ci viviamo sulla nostra pelle. Tutti i giorni perdo sangue dal naso, copiosamente, perché si sa: super caldo vs superfreddo facilita queste cose. Ossignore, benedico l'anonimato di questo blog - che ho avuto il buon senso di non infrangere quasi mai in tanti anni di onorata carriera da blogger - perché adesso posso scrivere quello che mi pare. Ovvero che lavoro per gente demente e tanto, ma davvero tanto, incompetente. Al titolare l'unica cosa che interessa è la macchina super lusso che ha sotto il culo ogni momento che può. Ma è una tendenza che ho riscontrato spesso in un sacco di ditte, mica solo qui.
Un passo efficace per migliorare la bolsa classe imprenditoriale italiana - che suggerirei a un governo italiano quasiasi purché dinamico e sveglio (!) - sarebbe abolire all'istante qualsiasi forma di leasing sulle auto di lusso. Vuoi fare l'imprenditore? Bene, per legge scordati il SUV a spese dell'azienda - compratelo coi risparmi personali se ti pare - tanto ti fa solo rincretinire e poi non sai nemmeno guidare. Un tempo attribuivo certi eccessi a una diffusione mostruosa della cocaina. Ingenuamente vedevo cocainomani dappertutto. Invecchiando ho cambiato la mia percezione del mondo: adesso vedo stupidi dappertutto. Per chi fosse interessat* al tema suggerisco la gradevole sempre attuale lettura o rilettura de "le tre leggi della stupidità umana" di C. M. Cipolla (professore emerito di storia economica a Berkeley, mica uno ripescato dalla piena). Per la cronaca: io sono convinta di non far parte del gruppo degli stupidi ma di essere una bella rappresentante di quello dei "disgraziati/sprovveduti", altrimenti tutta una serie di cose della mia vita non si spiegherebbe.
Evabbè. La sto tirando per le lunghe. Ma sono in una pausa pranzo differita e solitaria e c'ho da sfogarmi. E poi in questi giorni sono più nervosa del solito. "Ho un nervo per capello", come mi ha detto al telefono un'amica esasperata perché la stavo facendo aspettare troppo senza riuscire a decidermi sull'orario di un appuntamento. C'è il Natale alle porte e tutti gli anni io sono agitata perché mi ritrovo in un vortice di impegni familiari a cui faccio sempre più fatica ad adattarmi. Ogni tentativo di cambiare certe dinamiche - anche di poco, per carità, ché nostro malgrado qui si segue la filosofia dei piccoli passi, ndr - diventa uno scontro con le alte geriatrie gerarchie familiari che in effetti è meglio evitare. Oppure se proprio scontro dev'essere, allora va programmata una strategia di guerra, sulla falsariga della letteratura del Machiavelli. Comunque sia, il risultato è che a Natale mi girano sempre più le scatole. E quest'anno auspico con tutto il cuore che la profezia dei Maya non sia solo una panzana new age; infatti spero con tutto il cuore che davvero l'anno prossimo succeda qualcosa che cambi un po' il corso del mondo. O almeno nella mia famiglia.

La Alba Parietti e la crisi economica


Mesi fa avevo salvato questa foto della Alba P. perché ci volevo scrivere un post. Mi aveva ispirata di brutto, sia la foto sia la frase completamente senza senso. Per circa due minuti, credo. Poi l'avevo rimossa dalla mente e dimenticata sul desktop in mezzo a una caterva di foto di gatti e di animali vari che raccolgo continuamente, in quanto zitella 2.0.
Sono malatissima, oggi. Influenza. Non sono andata in ufficio. Quando ho chiamato per avvertire mi hanno detto che sono ritornati tutti a casa perché son saltate le linee telefoniche. Mi scappa da ridere. Lavoro in un ufficio che non paga le bollette (no, non credo alla panzana del guasto, dai). Allora ho passato una mezz'ora su Skype con la mia collega S. aka Ridens. Sì perché io ho una collega che ride nervosamente di continuo, tipo tic nervoso. Eccallà. Quando è al telefono guai a incrociare lo sguardo col suo: sennò si mette a ridere e il suo interlocutore si sente preso per il culo con conseguenti scazzi e parti di merda, che alla fine fanno irritare Ridens perché lei ancora non si rende ben conto delle implicazioni del suo "problema". Considerando, poi, che l'ottanta percento del suo lavoro si svolge al telefono, praticamente io giro sempre a sguardo basso per la ditta, proprio come se avessi a che fare con un mostro demoniaco dai poteri extraterrestri, tipo Medusa. E non sempre questo accorgimento è sufficiente a sfatare quei risolini nervosi. Comunque Ridens mi ha detto che è piuttosto preoccupata perché ha notato che in ufficio ci sono delle cose che non vanno. E brava Ridens. Maremma santa, "cose che non vanno" mi pare un eufemismo fighetto: sta andando tutto allo scatafascio. E già da un bel po'. Il lavoro è diventato congiunturale al cento per cento e non ci posso fare nulla. Mi sono rassegnata. E poi: chissà se la Alba Parietti risente della crisi economica. Così, tanto per curiosità. buzzoole code

La crisi, la manovra il divano e Bree Van de Camp


Ieri sera ho bevuto 1,2 litri di camomilla ma non sono riuscita a prendere sonno prima delle due e trenta del mattino. Tutto è cominciato quando ho avuto la bella idea di interrompere la sacra visione divaneé di un episodio di Desperate Housewives per guardare, quasi in tempo reale, il monologo di Mario Monti al programma di Vespa, dove era andato a illustrare i punti salienti di 'sta finanziaria "spaccaossa". Non entro nel merito perché non ho ancora avuto il coraggio di leggere la manovra (però ho il file sempre qui con me, nella chiavetta usb che tengo al collo; perversa, vero?), ma si sapeva da mesi, mesi e ancora mesi (fanculo Berly & Co.) che la situazione è davvero brutta. Tuttavia la cura proposta mi sembra raffazzonata oppure preparata con cura machiavellica da un manipolo di entomologi sociali di provenienza aliena, dipende dai punti di vista.
A quanto ho potuto capire, infatti, mancano alcuni grandi temi che mi stanno molto a cuore e che di solito influenzano il mio voto. A proposito: contrariamente ai più, io sono tra quelli che spera di votare presto. Comunque, dopo aver sentito tutto il discorso di Monti, interrotto di tanto in tanto da un Vespa gongolante e abbronzatissimo... ma forse è il mio monitor che fa così, perché ora che ci penso ieri anche Bree Van de Camp aveva un bel colorito sano e lei di solito è così diafana... ma sto divagando. Insomma, dopo aver sentito tutto il discorso di Monti, averne apprezzati gli aspetti didattici ed espositivi, adesso non sono affatto tranquilla. Per nulla. Ho dei brutti presentimenti per il mio, nostro futuro. Non so come ma Monti non è riuscito a convincermi della bontà di questi sacrifici, però mi ha convinta benissimo che a breve ci sarà una nuova emergenza nazionale (o europea che poi è quasi lo stesso) e nuove misure sanguinose. Lo sento. E poi una la notte non dorme.

Vita in un ufficio al tempo della crisi infinita: austerity ah ah ah


Mi piacciono un casino i momenti come questi. Ufficio deserto, tutti fuori a prendere il caffè e a far due passi. I telefoni sono calmi e la temperatura ambientale è stranamente accettabile. Niente ipotermia, oggi. Di lusso. Di solito trascorro i momenti di tranquillità come questi, scartabellando con morbosa necessità una cartella mastodontica di nome appoggio_doc_bk piena zipilla di documenti vecchi che qualcuno ha abbandonato sul mio pc. Per farla breve: "braco" alla grande che è successo in questa ditta prima che arrivassi io, perché quando ho preso informazioni su questo posto sapevo che sarei approdata in una situazione non facile e... porca miseriaccia ladra, nelle mie esplorazioni telematiche trovo solo conferme a tutti i miei timori. Chi a suo tempo mi ha dato le informazioni fu anche troppo misurato. Qui siamo su un Titanic, ma molto meno elegante. Mi rendo conto che mi devo cercare un altro lavoro al più presto ché qui non hanno i soldi per pagare il telefono dei rappresentanti né l'assistenza tecnica. I server vengono attaccati in media una volta al mese da pirati informatici scrausi - suppongo, perché altrimenti attaccherebbero aziende serie; noi non si fa curriculum - che cancellano tutto, piazzando schermate blu elettrico e musica Heavy Metal al posto delle nostre applicazioni. Ma c'è poco da fare, la mancanza cronica di manutenzione si fa sentire a tutti i livelli. Il mio pc è un bolo di virus incarogniti e software craccati con l'accetta che mandano in tilt il sistema almeno una volta al dì. Ma non c'è nessuno che lo ripari perché son cose note: l'assistenza tecnica costa. A dire il vero con la collega abbiamo provato a sistemarlo noi. Ma la copia taroccata di Windows Vista che si ripropone in continuazione, tipo peperonata con le bucce, non ci ha permesso di arrivare molto lontano. Tutto ciò è così italiano mi ha detto lo Stanis la Rochelle di turno quando gli ho raccontato come funzionano le cose nel mio ufficio. Mah.
La foto l'ho trovata in un blog fuori di testa che ho salvato immediatamente tra i preferiti, nella cartella "imprescindibili": fantozziade.blogspot.com, ogni post, un fotogramma del film Fantozzi.

Attività oniriche interessanti in tempo di crisi globale: nuove opportunità professionali

Stanotte ho sognato che di lavoro facevo la stampatrice di denaro personalizzato. Ma tutta roba legale, eh! Avevo un mio studio, proprio come quelli dei tatuatori, solo che ci fabbricavo i soldi. I clienti facevano le loro richieste e io gli stampavo i soldi a loro gusto: con le immagini dei gatti di casa, con i personaggi dei cartoni animati, con i ritratti di parenti e fidanzati, oppure creavo simpatici fotomontaggi con personaggi famosi, ecc. Ed ero anche piuttosto brava a disegnare: le banconote venivano fuori davvero belle.
Ecco, in caso di default italiano e uscita dall'Euro, mi propongo fin d'ora al Ministero del Tesoro e alla Banca d'Italia, come designer di banconote: c'ho tante idee in testa...

Momento frù frù

In tutta la mia vita professionale, non ho mai affrontato degli alti e bassi come in questo periodo, delle vere e proprie montagne russe. Ne soffre tutto l'ufficio. Nell'arco delle ventiquattr'ore si passa dall'esaltazione più totale alla depressione più cupa. Tutti. Certo, in questi casi il contesto è fondamentale e gioca un ruolo chiave nell'eziologia della nevrosi collettiva. Se l'ufficio è popolato e guidato da pazzi esauriti che navigano a vista, allora anche per me sarà molto più facile cadere preda degli sbalzi di umore repentini. Che poi gli sbalzi di umore in sé sarebbero anche gestibili. Il problema è che nel mio caso ho tutto il pacchetto completo: insonnia, disturbi intestinali, gastrite, fame e voglia di fumare isteriche.
Quando attraverso un periodo come questo, chiamiamolo frù frù per comodità, penso sempre a cambiare qualcosa della mia vita, a mutare direzione. Che poi il cambiamento si può chiamare in tanti modi: la chiave di volta, l'apripista, il mule, l'evento x, il big bang(!), ecc. Non ha importanza il nome, ma l'energia fresca e le prospettive nuove che ne dovrebbero conseguire. Purtroppo a questo giro sono a corto di idee e di energie. Non mi resta che sperare in una bòtta di culo provvidenziale. Ma faccio fatica a crederci.

Effetto Zoolander e Grande Crisi


Nella ditta "nuova" dove lavoro hanno giù cominciato a fare i furbini e a pagare in ritardo. Da qui la necessità di scrivere questo post di sfogo: è la mia auto-terapia preferita. Attenzione: la ricetta contiene succo di bile allo stato puro e parolacce q.b.
E poi io col lavoro ne ho passate troppe e adesso non lascio correre più nulla. Specialmente quando mi rendo conto che la Grande Crisi viene presa a pretesto per fare gli stronzi. Ma rimaniamo sul punto e ritorniamo al mio ufficio. Il titolare è un classico, passa dall'arroganza al piagnisteo con tutti: clienti, collaboratori, dipendenti. È simpatico anche se un po' cafone, però lui è convinto di essere chic. Nonostante tutte le arie da imprenditore vissuto che si dà, in realtà è solo un parvenu del mestiere: finirà stritolato al primo alito di vento. E questo non mi fa stare tranquilla per nulla, perché di questi tempi le ventate sono improvvise, gelide e distruttive. Metaforicamente parlando, naturalmente.
Comunque oggi il tipo s'è incazzato perché nessuno di noi ha pensato di pubblicare sul blog aziendale du' parole di cordoglio per il povero Steve Jobs. Porca miseria. È vero, siamo stati dei brutti snob: potevamo pensarci e scrivere una cosa originale, qualcosa che non si sia letto da nessun'altra parte, tipo: stay hungry, stay foolish... per esempio. Invece nulla, abbiamo soprasseduto, non siamo sincronizzati con il presente.
Mentre ascoltavo questa parte di merda, pensavo che come minimo il povero Steve Jobs si starà girando nella tomba nel vedere come il capo usa il suo stilosissimo Mac Air, sottile come una fetta di mortadella coi pistacchi. Non gli riesce usarlo, non ce la fa proprio, s'incasina anche sui tre pallini: rosso, arancio e verde, questi sconosciuti. Una cosa da non credere, pare ci sia candid camera perché non si può essere così maldestri senza una precisa volontà d'intrattenimento.
Però, ripensandoci, il capo non è mica l'unico con il "Mac-handicap"; mi capita spesso di partecipare a riunioni di lavoro con gente che ha l'ultimo modello di laptop Mac in bella vista e poi non lo sa usare e lo maltratta con zampate da primate. Un tempo i soggetti dello stesso stampo sfoggiavano i Rolex alle riunioni aziendali. Ma il Rolex faceva tutto da sé, bastava solo caricarlo di tanto in tanto. Il computer è un pochino più complesso, necessita di un minimo di applicazione per impararne le funzioni base. Sennò scatta l'effetto Zoolander.

Via, più veloce della luce

The Mule (link)
In questi giorni faccio fatica a non parlare di lavoro. Sto soccombendo - diciamo così - inesorabilmente alla solita routine. Sento che l'impulso al cambiamento, al tentare cose nuove si sta affievolendo e piano piano le vecchie, pigre dinamiche ritornano a guidare la mia vita. Però che tristezza rendersi conto che è solo il banale lavoro il centro della mia esistenza!
No, non è bello, dai. Se poi penso che in questo stesso momento, da un'altra parte del mondo neanche tanto lontana, è stata superata la velocità della luce, mi sento ancora più strana.
Infatti queste scoperte scientifiche mi ricordano che l'Universo con la U maiuscola se ne fotte beatamente delle mie beghe di ufficio. Anzi: l'Universo se ne fotte di tutte le beghe di lavoro del mondo. Mi rassegno all'idea che allora non c'è nulla di speciale: tutta la vita è solo un istante privo di significato.
Eccallà. Bello. Quando ho questi pensieri, dopo un primo momento in cui rimango attonita e apatica, poi non so mai se sentirmi sollevata e legittimata a farmi i cavoli miei in leggerezza, oppure se deprimermi ancor più profondamente per la consapevolezza dell'assoluta mancanza di senso delle mie giornate.
Maremma santa e pensare che cinque minuti fa la mia intenzione era solo scrivere due parole su Breakin Bad. Volevo dire che mi piace molto e che è stata una gradita scoperta... Ah già: è iniziato anche Park and Recreation...

Cali di zuccheri

The Budget Cuts Edition su Flickr
Ho pranzato dieci minuti fa, mangiando un panino al prosciutto cotto e un mini gelato, il tutto al volo e respirando l'aria meravigliosa di questa giornata meteorologicamente perfetta. Per tutta la mattina sono passata da un appuntamento all'altro, sparando antani e ricevendo fuffa in cambio. C'ho delle crisi di coscienza che si tagliano col coltello. E poi c'ho anche una paranoia sociale (fondatissima e quasi certa, per carità) che non mi dà respiro: aspetto la fine dell'Euro con timore e sollievo. Non mi so spiegare perché mi sia presa così: non si tratta della solita paranoia da disastro nucleare ecologico imminente che ricorre sempre nei miei incubi notturni. Questa volta c'ho un chiodo fisso, diurno e diverso dal solito: il default italiano e la fine dell'Euro. Vabbè, almeno diversifico le mie idiosincrasie sociali. Mi sono anche scoperta a discutere con passione, tra me e me, che no, rivoglio le lire, non la squallida lira pesante, chi se ne frega della lira pesante, ma chi l'ha inventata questa stronzata. Vuoi mettere, invece, le lire? Mille lire, diecimila lire. Ok? Perché poi in preda a questi pensieri una sbarella e si esaurisce per forza. Allora troviamo un'attività nuova, anche da fare in rete, mi consiglia una collega zen in vena di gigioneggiare. 
«Per esempio?» Chiedo tra l'incuriosito e il sornione, aspettandomi la cazzata. E infatti:
«Per esempio, diventiamo food bloggers
«Che?!»
«Sì, sono i blogger che parlano di cibo, noi apriamo un blog di ricette, cuciniamo, facciamo le foto...»
Poi ho staccato la spina, meglio pensare al default e alla Lira svalutata, ma solo alla Lira doc, non a quella pesante, per carità.

Le inattese opportunità della crisi e Vasco Rossi

Mi trovo, mio malgrado, a fare la copywriter aziendale. E questa cosa dura già da qualche mese. L'ho scritto anche nello stato di Facebook, cercando qualche suggerimento di lettura per saperne di più. Tutti i giorni scrivo articoli promozionali e mi diverto pure a farlo. Sono diventata velocissima: con poche indicazioni in meno di mezz'ora produco un pezzo di mille parole battute da pubblicare sullo scrauso blog aziendale o su altri media commerciali altrettanto scrausi. A essere sincera mi sembra una presa per il culo dell'utente internet medio, perché su quel blog e sui vari comunicati mi fanno scrivere un sacco di bischerate, gonfiate all'inverosimile per fare volume o per guadagnare la considerazione del signor Google. Ma a quanto pare la qualità del contenuto non ha importanza (o forse sono io che sono troppo esigente) e cominciano ad arrivare i risultati in temini di contatti proficui.
Adesso ho da aggiungere anche questo "skill" al mio cv e ricominciare a inviarlo in giro, perché sarà anche divertente questa nuova attività in questa nuova azienda, ma a questo punto meglio puntare a un ufficio meno improvvisato. Cavolo, mi faccio paura. Che mi stia trasformando in un personaggio di Labranca, di quelli con le pretese letterarie completamente fuori luogo? Oppure si tratta solo di una nuova opportunità che sarebbe meglio sfruttare in pieno (qualsiasi cosa voglia dire all'atto pratico) perché non si sa mai e da cosa nasce cosa?
Vedremo. Ho altre questioni per la testa in questi giorni. Per esempio, come mai ogni volta che vado su un quotidiano online per cercare di informarmi sulla Libia mi ritrovo invece ad assumere informazioni sullo stato psicofisico di Vasco Rossi? Ho capito, son tre concetti, ormai si sanno a mente: si ritira dalle scene tutti i giorni, c'ha un dolore alla schiena e Ligabue gli garba poco.

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...