Il giovane signore bagnato e il politicamente corretto

Sì è la Pellegrini che a quanto pare ha il monopolio delle immagini "donne e nuoto" su Google...
Perché ero in piscina, allora mi sono tuffata e ho annaffiato un ragazzo che era in piedi sul bordo. Io mi tuffo sempre, mi piace un casino tuffarmi. E il ragazzo bagnato mi ha detto, scherzando: «Ehi, mi hai fatto la doccia!» E io ho risposto, sempre scherzando: «scusa, mi scordo sempre di avere una mole importante!» E allora il ragazzo bagnato, che poi tanto ragazzo non era, avrà avuto la mia età, diciamo il giovane signore bagnato, all'improvviso è diventato tutto serio e mi ha detto con un imbarazzo che si tagliava a fette: «scusa te, non dovevo dirti quello che ti ho detto.» Ho risposto «figurati, che c'è di male» e sono partita a stile libero che mi viene anche piuttosto bene e mi piace cominciare con quello. Poi pensavo che devo perder peso perché anche farmi una battuta innocua come quella del giovane signore bagnato, è diventata una roba politicamente scorretta e il mondo, si sa, è pieno di animi sensibili.

Il #Natale si avvicina, cominciano i consueti #desiderata

Ecco due cose mi piacerebbe ricevere come regalo di Natale:

Aria di cioccolato spray: tutto il gusto della cioccolata e nessuna caloria!

Infusore per tisane alla "Guerre Stellari"


Poi ricordo, tanto per la cronaca e la ciana, che ho il frigo rotto, mi manca la televisione, il tostapane ha esalato l'ultimo respiro pochi giorni fa e nemmeno il cellulare si sente tanto bene.

Politici su Twitter che prendono derive strane


Oggi niente post, sono troppo occupata a vincere il concorsone di Formigoni; in caso di successo spero che abbia una XL, abbondante di tette...
Disclaimer: è un tweet vero, non me lo sono inventato...

A Torino ho mangiato cose che voi umani...


Lo scorso fine settimana sono stata al Salone del Gusto di Torino. Tre giorni trascorsi in amicizia col cibo e col buon bere, non avrei potuto chiedere di meglio. In settimana prossima dovrò andare dal medico a farmi misurare la pressione e sistemare altre cosette e mi sa che a questo giro non andrà tutto liscio e scatterà la dieta tremenda di cui si fa un gran parlare da qualche mese ma poi si rimanda sempre... ecc. Ma sono cose tristi e ci penserò al momento opportuno, non un secondo prima. Adesso son qui con la testa piena di immagini di Torino. Torino qui, Torino là, mi piace un sacco Torino, stare a Torino, passeggiare per Torino, ci devo tornare presto a Torino... Allora presa da mille suggestioni mi riguardo per l'ennesima volta La donna della domenica - quello del '75 of course - che qualche animo urbano ha pubblicato, tutto intero, su Youtube per la gioia di questo freddo dopopranzo fiorentino.

Proposte concrete per gli organizzatori delle #primarie.


Ho cercato su Google le regole per votare alle primarie del PD perché non ho seguito molto la discussione e ora che tra un po' siamo al dunque ne vorrei sapere di più. Per compiere tale operazione c'è da seguire tutto un protocollo bizantino che vado a illustrare.
Prima di tutto ci sarà da pagare l'obolo di €2, che mi pare una bischerata, proprio come principio e infatti tutte le volte mi ci incavolo. Ma le primarie costano, dicono, inutile ribattere che il PD riceve tanti bei finanziamenti pubblici e proprio non sarebbe il caso chiedere altri soldi, ma pare funzioni così.
Poi c'è da fare un'iscrizione obbligatoria all'Albo degli elettori, ma prima delle elezioni stesse, in un non ben definito "altrove", comunque non in concomitanza col voto, sennò troppo facile. 
Inoltre, sempre per poter votare, bisogna sottoscrivere una carta d’intenti che si chiama “Italia Bene Comune” con la quale ci si impegna a sostenere il centrosinistra alle Politiche del 2013, non importa quali saranno i risultati delle primarie. Una volta che sei nel meccanismo non puoi cambiare idea, una roba ganzissima alla Orwell. 
Il tutto naturalmente diventa ancor più fumoso in caso di ballottaggio: non si sa ancora se potranno votare solo quelli che avevano votato al primo turno oppure tutti, indistintamente. Mitico, tipo un gioco di ruolo, ma più incasinato. 
Ora non importa essere dei fini analisti politici per individuare in questo meccanismo machiavellico l'intenzione di mettere i bastoni tra le ruote e far andare meno gente possibile a votare. A quanto pare i'rRenzi fa paura, e questo me lo rende un "pelino" più simpatico.
Comunque per dar più pepe al gioco proporrei altre regole per il comitato di garanti, perché son stati contorti sì, ma pure poco fantasiosi e si sa il cittadino va tenuto occupato. Dunque per poter votare alle primarie del PD io propongo anche:
  • di ammettere al voto solo quegli elettori che indossino qualcosa di rosso, perché la tradizione è la tradizione e pare che porti anche bene. 
  • uno sconto di 1 euro per chi andrà al seggio in bicicletta o in car-sharing: è gente che vuole bene all'ambiente e va premiata. Invece per chi ci andrà a piedi va bene prezzo pieno; tanto perlopiù saranno anziani e con le loro pensioni succulente possono sostenere la spesa intera. 
  • invece di far pagare almeno €5 ai single, perché prima di tutto le famiglie, porcamiseria (così si accontenta l'anima democristiana del partito e la Bindi + gli altri baciapile a grappolo son felici) 
  • Una damigiana di vino o un prosciutto in premio agli elettori che si presenteranno al seggio con una copia del primo libro del Renzi: "da De Gasperi agli U2". Sì esiste sul serio ed è anche alla seconda ristampa (io ne possiedo una copia della I ediz. e mi prenoto fin d'ora per il prosciutto, btw) 
  • Abbonare la sottoscrizione della carta d'intenti a chi twitterà live dai seggi, usando l'hashtag: #amoilPD 
Sono sprecata, mi rendo conto solo adesso di essere nata per fare la burocrate di partito. Ovviamente mi propongo per il ruolo, costo poco, sono disponibile a spostarmi e vado volentieri alle feste dell'Unità in qualsiasi loro emanazione. Contattare gattasorniona@gmail.com, astenersi perditempo.

666 Park Avenue e le cose strane in casa mia...

666 Park Avenue è una serie americana con il Sig. Locke (ed anche indimenticabile Smokey) di Lost e Renee di Desperate Housewives tra i personaggi principali. Ora, io ho amato entrambi i telefilm: ho pianto quando è finito DH - cavolo, mi ero affezionata a Wisteria Lane - e ho mangiato un numero imprecisato di biscotti per il nervoso quando è finito Lost perché mi sentivo presa per il culo e ancora quando ci ripenso... Ma è storia vecchia, prima o poi me de dovrò fare una ragione. Insomma, quando ho visto la prima puntata di 666 Park Avenue, pardon il pilot, ho deciso che ne avrei guardati almeno i primi episodi in onore appunto di LostDesperate Housewives.
Si tratta di un telefilm dell'orrore parecchio edulcorato, che nei momenti di massima tensione tensione spesso e volentieri provoca il sorriso. Ma va bene così. Poi è pieno di luoghi comuni, al punto che ti puoi immaginare con un grado di accuratezza elevato che cosa succederà di lì a poco e anche questa è una caratteristica che toglie un bel po' di tensione all'insieme. Per esempio c'è l'immancabile bambina fantasma, un po' satanica, un po' non si sa ancora, che è interpretata dall'attrice che fa la parte della figlia minore di Luis C.K. in Louie (questo davvero imperdibile). Tutte le volte che la vedo "fantasmeggiare" in scena sorrido, come quando incontro i figli dei miei amici, quelli che non mi ricordo mai come si chiamano, ma li devo considerare e allora faccio buon viso a cattivo gioco.
La protagonista è una tipa piuttosto insignificante che va a fare l'inserviente/amministratrice (una roba del genere) in un condominio antico e pieno di ricconi di New York - btw io farei carte false per fare un lavoro del genere - dove naturalmente accadono cose stranissime e ci scappa un morto al giorno. I padroni dello stabile sono appunto Locke e Renee, qui sposati, con lui perfetto nella parte del milionario satanico, proprietario del palazzo pieno di segreti, alcuni terribili almeno nelle intenzioni degli sceneggiatori.
Comunque, questa nuova inserviente/amministratrice/boh comincia a percepire oscure presenze e a vedere e sentire cose strane. Roba da manuale: mani che ti afferrano le caviglie nel buio, la bambina satanica di cui sopra che gira in camicia da notte, voci e bisbigli vari, uccelli - satanici anche loro, ça va sans dire - che escono dalle pareti, ecc.
La tizia tutte le notti viene assalita da sonnambulismo allucinatorio che la spinge a uscire dall'appartamento sempre scalza e in mutande, attraversare mezzo condominio in desabillè estremo, per recarsi nel sotterraneo del palazzo, dove le accade sempre qualche cosa di inquietante. Quando la mattina dopo si sveglia non sa mai se ha sognato oppure no. Lo spettatore invece sa benissimo che c'è una parte di vero in quei sogni.
Ecco, stamani mi sono svegliata con una valigetta in mezzo alla camera. Non mi ricordavo perché fosse lì e chi ce l'avesse messa. Mi ha fatto quasi paura, ho pensato subito alla tizia mezza sonnambula di 666 PA perché cose come questa le succedono in tutti gli episodi. Sono corsa a controllare la porta di casa e l'ho trovata chiusa, con tutte le mandate a posto. Meno male, non ero uscita in mutande per il condominio in piena notte. Poi ho acceso il telefono senza osare toccare la valigetta né avvicinarmi troppo ed è stato un attimo svelare il mistero. Era stata lasciata lì da un'amica che è venuta a cena ieri sera. L'aveva appoggiata in camera al buio e poi si è scordata di riprenderla. Non so come non l'avevo vista quando sono andata a dormire. Per questa volta è andata.
Mollerò presto 666 Park Avenue perché è ricominciato (e alla grande!) The Walking Dead e si sa: gli zombie vincono su tutto...

Ciane di condominio, paranoie e il nuovo problema dell'identificabilità post #Wikitaly


Nel palazzo dietro al mio ci abita una tipa - secca allampanata, gobba, avrà ottant'anni o giù di lì - che c'ha un amante, colpevole di farsi troppo i cavoli suoi. E allora la tipa - che naturalmente ha pure un marito in casa - deve uscire per telefonare in pace all'amante e viene a farlo proprio davanti al portone del mio palazzo che è piuttosto riparato da sguardi indiscreti.
Ma la discrezione le serve a poco, perché durante quelle telefonate lei urla come una dannata e la sua voce lamentosa rimbomba in tutta la strada, informando il circondario dei suoi inciuci travagliati. Qualche giorno fa l'ho trovata mentre stava dicendo all'amante che sì, lascerà il marito di sicuro, ma per stare per conto suo perché s'è belle e rotta di tutti e due. "E no, caro mio, io non ne posso più né di te ne di quell'altro vecchio, o che lavoro l'è?" E giù minacce di sparire nel nulla, sfanculandoli entrambi. Mi sono stupita perché a quanto ho capito l'amante cercava di farle cambiare idea.
Ieri invece c'era il dramma. A quando pare l'amante è colpevole di farle le corna con un'altra che lei conosce. Sì, li ha visti perfettamente certi sguardi tra i due: "mica son nata ieri, caro mio, lo so icché vol dire guardassi così" la gridava in tuta da ginnastica, pantofole e sigaretta accesa tra le dita, camminando in su e in giù davanti all'ingresso. Ho notato che da qualche giorno la sua ora preferita per telefonare è esattamente quando rientro a casa io, neanche mi leggesse nel pensiero, e allora tra il parcheggiare, l'arrivare al portone, entrare, prendere la posta e aspettare l'ascensore, posso sentire dei bei pezzi di quelle conversazioni.
Forse sono inopportuna a scrivere queste cose, forse la tipa mi ha vista a Wikitaly, ora sa che sono quella del palazzo accanto che passa a testa bassa quando l'è al telefono a discorrere delle sue cose delicate. La prossima volta che la incontrerò mi manderà a cagare senza tanti complimenti per aver scritto queste tre righe, sputtanando la sua tresca senza tanti riguardi. Ma forse mi fascio la testa troppo prematuramente e la tipa non sa nulla di questa mia pagina giallina. Però pensavo che essendo diventata identificabile non posso più scrivere in libertà le cose sul mio condominio, per esempio. A pensarci bene, son limiti difficili da accettare. Per esempio non è proprio il caso che racconti dei miei nuovi vicini di casa iper buzzurri, quelli che ascoltano i neo melodici e i successi da hit parade a tutto volume, continuamente. Devi bussare alla parete, allora forse, abbassano la radio, sennò mica si rendono conto. Da quando sono arrivati a casa mia si va via di cervello, 'ste fave.

Alla Posta

Precisa
Inizio post con intro acida e note moraleggianti: con tutte le tragedie che accadono in ambito lavorativo di questi tempi, chiusure di fabbriche, recessione, crisi economica, dissoluzione delle prospettive, ecc., si fa davvero fatica a rendersi conto di certe dinamiche degli uffici pubblici (o ex tali) che non hanno proprio più senso e sono anche offensive per il "resto della società". Ecco. Sono andata alla posta per farmi la carta Paypal. Siccome ero in centro per cavoli miei sono andata alle poste di via Pellicceria, quelle sotto le logge. Ho preso il mio numero e mi sono messa in attesa, nella sala grande.
Al mio turno sono andata dall'impiegata allo sportello, una tizia sulla sessantina, un tipo alla Rosy Bindi e con tanta voglia di lavorare addosso.
- Buongiorno, vorrei fare la carta Poste Pay, per favore.
- Riempia questo - ha risposto brusca, dandomi il modulo per la ricarica.
- Guardi mi sa che non è il modulo giusto.
- Lei lo riempia, va bene questo. - Mi ha risposto irritata.
Allora ho scritto il nome e cognome e lasciato perdere tutto il resto perché non avevo le informazioni visto che ero lì per attivarla la cavolo di carta. Poi l'ho dato alla tipa che mi ha chiesto:
- Quanto vuole ricaricare?
- Non voglio ricaricare. Voglio fare la carta Postepay.
- Allora questo modulo non va bene. - mi ha risposto guardandomi storta.
- Guardi che me l'ha dato lei il modulo. - ho ribattuto con voce incolore, abituata a ben altro in tema di fancazzismo.
- No, guardi, non è questo... lo butti pure via... è difficile... - ha farfugliato la tipa che sembrava incazzata con me per la mia richiesta estemporanea.
- Scusi, qual è il problema? Voglio fare la carta Postepay - ho ripetuto trattenendo a stento le risate mentre appallottolavo il modulo della ricarica e lo gettavo nel cestino a fianco.
- No. Nessun problema , ma è molto complicato, ora vado dalla collega - e la tipa si è alzata per andare a parlottare con la collega nella postazione accanto, una tizia sulla cinquantina abbondante, ma più giovanile, con un look da Morticia reduce da due settimane a pensione completa e ballo liscio in Riviera Romagnola, non so se rendo l'idea. Al che Morticia ha storto la bocca, mi ha guardata di traverso e infine mi ha chiesto acida:
- Vuole fare la carta Poste Pay?
- Sì, come ho già detto alla sua collega voglio fare la carta Postepay. - Ho risposto attonita, cercando le telecamere nascoste, perché quella situazione poteva benissimo essere una candid camera qualsiasi.
- Mmmmm... C'è da prendere i moduli. - Ha detto Morticia a Rosy, che è scomparsa all'istante in una porticina lì dietro. Ogni tanto tornava con qualche foglio e lo faceva vedere a Morticia.
- È un'operazione difficile? - Ho chiesto con ironia dopo un po' di quella storia.
- Difficile no, ma molto lunga... e per noi! Lei non si preoccupi, stia lì. - Mi ha risposto Morticia serissima mentre Rosy dopo averle frullato intorno per un po' mi porgeva dei moduli da riempire dicendomi:
- Sono moduli lunghissimi, li DEVE riempire tutti.
Ho riempito il modulo in due minuti scarsi, non essendo minorenne una buona parte dei campi erano da saltare e l'ho dato a Rosy con i miei documenti. Rosy è andata in un posto lontanissimo a fare la fotocopia dei miei documenti e quando, parecchi minuti dopo, è tornata mi ha detto di spostarmi da Morticia a finire la pratica con lei che era cosa lunga. A quel punto ho chiesto una info sulla privacy e Rosy, visibilmente scocciata per quella domanda a cui non sapeva rispondere, è sparita di nuovo per qualche minuto a probabilmente a consultare l'Oracolo delle Poste a cui è devotissima, altrimenti non si spiegano tutte quelle interruzioni.
Nel frattempo mi sono spostata da Morticia che mi ha avvertita scocciatissima:
- questa è un'operazione lunga.
- Va bene, ho capito, aspetto. - ho risposto.
Allora lei si è messa a ricopiare i miei dati sul teminale, cliccando lentamente con due dita perché aveva le unghie troppo lunghe per poter digitare agevolmente sulla tastiera. A un certo punto si è fermata perché Rosy, dio solo sa per quale ragione, si era portata via un foglio con i miei dati. Abbiamo aspettato Rosy che tornasse dal nulla a consegnare il foglio, poi Morticia mi ha ordinato: - Mi dia il modulo con la ricarica che ha compilato prima.
E io: - l'ho buttato via.
E lei molto irritata: - Perché?
E io: - Perché mi ha detto di farlo la sua collega.
A quel punto mi stavo irritando pur'io, stavo richiedendo un servizio a pagamento, porca miseria, mica un favore personale a quelle due. Allora ho preso un altro modulo e l'ho riempito per una ricarica di €5. Ho dato €10 a Morticia: la ricarica più altri €5 per il costo di attivazione della carta.
Morticia ha digitato per un po' nel terminale, con Rosy alle spalle che controllava tutto quello che faceva e ogni tanto le dava dei suggerimenti (questi computer son sempre delle gran rotture, signoramia... si stava meglio quando si stava...).
Alla fine sono uscita da lì con la mia carta Postepay, ma con una voglia insaziabile di vedere scorrere il sangue a fiumi. Io mica ce li ho di solito gli istinti omicidi...

La fiera delle paranoie: Kafka vs Lombroso

Stamani sono andata in questura, che non è più #sapevatelo dov'era prima, cioè vicino a via San Gallo (non ce la faccio a cercare l'indirizzo preciso, so' stanca, ma se sei di Firenze sai di che parlo; se non sei di Firenze che te frega), perché hanno trasferito tutto l'ambaradan in un edificio di mattoni rossi, quasi di fronte all'ingresso per i pedoni della Fortezza da Basso.
Avevo l'impellenza di chiedere due cose: uno, se il mio passaporto fosse in regola (paranoie kafkiane > la legge muta repentinamente > i miei documenti non vanno più bene > mi fermano a una frontiera qualsiasi) e, due, se la marca da bollo che ho acquistato nel luglio 2011 e mai usata, fosse rimborsabile (costano più di 40 euro > Stato Italiano esoso e questuante).
L'impiegato-col-posto-fisso-statale addetto alla restituzione passaporti mi ha detto sospirando: "beata lei che la va in ferie!". Poi mi ha confermato che il mio passaporto è ok, e la marca da bollo, seppur vecchia e con la data "luglio 2011" stampata sopra, va bene lo stesso; quel che conta è l'annullamento in aeroporto: "la guardi: e fa fede i'ttimbro", #risapevatelo.
Tranquilla? Naturalmente no. Adesso ho una paranoia lombrosiana che non mi dà tregua: il tipo non aveva una faccia molto intelligente e non son così sicura che mi abbia dato l'informazione giusta. Non c'è mai pace.

Follie claustrofobiche: gente che non sta tanto bene


Sarà che soffro di claustrofobia e questa sarebbe l'ultima delle cose che mi verrebbe in mente di fare, ma  la storia di questo tizio mi riempie di tristezza, ogni tanto ci ripenso e ritorno a cercarla. Non so se quelli di Repubblica ci abbiamo ricamato sopra o meno, però leggere di qualcuno che ha trascorso la propria vita a scavare volontariamente la propria miniera personale, mi fa scendere l'umore sotto i piedi. Sono triste per lui, intendo. Mi basta far mente locale un attimo. Voglio conservare la notizia per tutte quelle volte in cui mi sentirò giù al pensiero della vita che trascorre inesorabile, senza che riesca mai a fare tutto quello che vorrei. Ecco, d'ora in poi penserò alla miniera mono-familiare dello Svizzero e tirerò un sospiro di sollievo.

Diario della #notte: che palle la #Firenze antelucana

Stanotte ancora insonnia, di quella prepotente a cui è inutile resistere; così alle 4:00 ero sveglissima. Allora ho deciso di smentire il mio post precedente e uscire per andare a prendere un caffè da qualche parte. Ho pensato: se devo stare sveglia in ore antelucane, tanto vale godere dei piccoli piaceri della vita, come il caffè fuori e robette così. Ma Firenze è una città morta. Alle 4:30 del mattino è tutto, tutto chiuso. Sul Lungarno ho visto alcuni gruppi di giovani turisti, probabilmente usciti da qualche discoteca, che bivaccavano stancamente qua e là, forse in attesa dell'alba. Ho svoltato per il centro, andavo piano piano perché mi faceva piuttosto freddino e ho fatto un po' di giri. Niente piazza del Duomo perché è zona pedonale blindatissima, anche alle quattro del mattino, allora mi sono diretta verso altre stradine. Alla Rotonda del Brunelleschi, un barbone spuntato dal nulla mi si è quasi buttato sullo scooter. L'ho evitato solo perché andavo piano. Fava. Aveva un maglione di lana a collo alto, una barbaccia nera e in mano una schiacciata enorme imbottita con la mortadella che strabuzzava sui lati. Puntandomi addosso quel grumo di unto, tutto incazzato, mi ha intimato di dargli una sigaretta. Io ho accelerato senza rispondere perché mi aveva spaventata e in quel momento l'unica cosa che mi veniva da dirgli era un sano vaffanculo che mi si sarebbe ritorto immediatamente contro perché il tizio era senza ombra di dubbio poco socievole, perciò ho scelto l'opzione fuga. Allora ho proseguito e sono rientrata sui viali per tornare verso casa. Andavo sempre piano e a un tratto è spuntato dal nulla un altro tizio che mi ha fatto cenno di fermarmi. Mi sono fermata e mi sono accorta che quest'altro tizio in realtà erano due tizi, un uomo e una donna, una coppia di tossici. Eccallà. Mi hanno domandato da dove venissi e poi mi hanno chiesto sette euro visto che siamo tutti di Firenze. Ora, oltre che da firenze io vengo anche dagli Anni Ottanta, all'epoca c'erano un mucchio di tossici in giro e "scusa c'hai 100 lire?" era una domanda classica durante le uscite. Al giorno d'oggi invece chiedono 7 euro, che per la cronaca sono un sacco di soldi. Ma son matti? Sono ripartita dicendogli di no e beccandomi della "stronza" all'unisono mentre mi allontanavo. Poi mi è preso il freddo, la temperatura è calata e allora me ne sono tornata a casa sconsolata perché nelle ore più suggestive il centro della città è tutto spento, inaccessibile, in balìa di chi non se lo merita.

Gattasorniona risponde

Premessa: ogni tanto ricevo qualche domanda su argomenti di cui avevo parlato sul vecchio blog e che a quanto pare Google considera ancora validi. La gente arriva sul nuovo blog e non trova un cavolo e mi scrive perplessa.

Gattasorniona, mie era sembrato che tu avessi scritto che ritieni Moana Pozzi ancora viva... è così?


No, non credo che Moana Pozzi sia ancora viva. Credo proprio che sia morta nel '94, come vuole la versione ufficiale. Comunque, grazie per avermi scritto per domandarmelo.

Sul caldo torrido a #Firenze

A Firenze fa un caldo cane, perciò mi sento in dovere di farne un post. È emergenza Arno, emergenza anziani, emergenza acqua, emergenza gente che vive nei sottotetti e rischia la liquefazione ogni volta che mette piede in casa. Insomma, c'è un caldo potentissimo che non dà tregua. Il comune ha pure rilasciato un dataset dei luoghi freschi, i posti dove si può andare a trovare un po' di refrigerio.
Soffro di insonnia amplificata dal caldo atroce, naturalmente, ma con l'età son diventata pigra e non esco più in giro di notte - come facevo una volta agli albori del blog - a prendere il fresco e a godermi gli scorci suggestivi che offre tanto generosamente la mia città. Infatti ho notato che, svoltati i 40 (anni, non gradi!), l'insonnia mi prende domestica, con camminamenti nervosi lungo il corridoio, soste lunghissime alla finestra della cucina per carpire anche il più piccolo alito di vento e una voglia di fumare che mi porta via. Tutto qui, niente più girate notturne in motorino. Infine ritorno a letto esausta ma anche soddisfatta di me perché ancora non ho ricominciato con l'odioso e costoso vizio, nonostante tutto. Evvai.
Poi mi annoio, cosa che d'inverno non mi succede, chissà perché, allora faccio cose a caso tipo iscrivermi a Linkedin e ora ho il profilo anche lì con tutte le mie attività professionali che mi danno tanto lustro. È un profilo molto bello e ci tengo a condividerlo perbene anche qui: http://www.linkedin.com/in/gattasorniona. Credo di aver spammato un po' di contatti con questa cosa, chiedo scusa, ma all'inizio non ero padrona del mezzo. Ora men che mai, ma mi è già passata la voglia del giocattolo. Adesso, per esempio, potrei andare a cuocere un uovo al tegamino sulle panchine di piazza S. M. Novella. La carne no, c'hanno bell'e pensato:

Eccone un altro. Allora, da sotto l'ombrellone, controlla anche tu il lavoro di parlamentari e senatori!



Santo cielo, eccone un altro. Dopo la piazzata parlamentare di qualche tempo fa, in cui l'on. Aldo di Biagio difendeva l'indifendibile, ovvero il "diritto al pisolino sul posto di lavoro" del collega, Deodato Scanderebech, fotografato da un giornalista mentre ronfava beatamente dentro Montecitorio, ho visto un altro video di indignazione fuori luogo, questa volta direttamente dal Senato della Repubblica. A questo giro, infatti, tale sen. Giuseppe Astore si lamenta per futili motivi: perché "lo costringono" ad andare a lavorare il lunedì, cosa che a sentir lui fanno solo le bestie, perché il ristorante del Senato non è più quello di una volta... A parte l'antipatia del personaggio, c'è un aspetto della faccenda che mi lascia piuttosto schifata: questo tizio proprio non si rende conto del clima sociale/politico attuale e perde un'occasione d'oro per stare zitto. Perché la festa è finita per tutti - anche per chi non è mai stato invitato, come me - e ora chi è nelle stanze del potere deve avere almeno il buon gusto di tenerle per sé certe cazzate.
Io non darei mai il voto a Giuseppe Astore (e mi ricorderò di questo nome come di quelli qui sopra e di molti altri che non sto a dire) in primo luogo perché è evidentemente incapace di comprendere la situazione sociale che stiamo attraversando. Proprio non ci arriva, mette in scena il piagnisteo di non lavorare il lunedì e del ristorante del Senato. Ma che si porti un'insalata da casa, è economica e gli farebbe anche bene alla salute! Tra l'altro su OpenParlamento, il social network dei senatori/parlamentari italiani, leggo che G. Astore ha un indice di produttività piuttosto basso (si trova a metà classifica circa) e tutta una serie di info sulle sue attività e votazioni di senatore (vedi scheda, per esempio).
Per chi non lo sapesse, OpenParlamento è uno strumento molto istruttivo, anzi, per me quasi indispensabile, che permette di tenere d'occhio i nostri rappresentanti politici in tanti modi. Dà tante classifiche per conoscere chi vota cosa, chi cambia bandiera, chi è assenteista, chi è più produttivo, e tante altre informazioni utili. Sono dati e statistiche pubbliche, presentati in modo comprensibile e di facile lettura. Mi piace molto perché chi legge trae le proprie conclusioni , senza la mediazione giornalistica o politica che spesso appesantisce e distorce l'ovvio. Tra l'altro il sito ha un bel design responsive,si dovrebbe vedere bene anche con iphone e ipad.

Negli anni Ottanta...


 ...poter inviare una frase direttamente a Simon Le Bon mi avrebbe fatto venire un attacco isterico.

Wild Boys

Finalmente la buona notizia che ci voleva per allietare questi giorni difficili: Clizia Gurrado ha incontrato Simon Le Bon dopo ventisette anni di attesa.
Questa notizia mi ha fatta sorridere nonché ricordare quella volta che Simon Le Bon, sul palco dell'Ariston, si esibì in un playback osceno con la gamba ingessata... ma che belli gli Anni Ottanta in questo pomeriggio d'autunno estemporaneo:

 

Momenti omeopatici alla menta

Cerco di combattere l'insonnia da caldo + stress con delle granaglie omeopatiche che contengono un po' di tutto: dalla valeriana alla caffeina. Sono scettica, ma decido di essere aperta di mente, di tentare e poi ho pagato 15 Euri per questi microgranuli dolciastri. Allora chiedo lumi agli amici "naturisti" ché io non ci capisco nulla di queste cose ma ci tengo a far le cose perbenino almeno per ammortizzare la spesa. Leggono gli ingredienti sul flacone e mi spiegano, ingrediente per ingrediente, i benefici che avrò sul mio corpo malandato che avrebbe bisogno di ben altro.  Tutti chiosano con un emblematico: "ma ci devi credere". Eccallà. Comunque decido di essere collaborativa: si fa quel che si può, passi di bimbo per cominciare. Tuttavia ringrazio e non faccio notare le incongruenze; io sono una tranquillona ed entrare in un giro di polemiche infinite sull'omeopatia e sulle sue infinite nuances, mi par una grossa perdita di energie. E io ne ho poche di energie adesso, quasi punte. Però c'è sempre quella questione che mi rimbalza nella testa e non me la spiego perché tutti me la raccontano in modo diverso. Sì, intendo proprio quella faccenda della menta. Menta sì, menta assolutamente no, oppure menta insomma? La mia cara amica L. mi ha detto di non farmi infinocchiare. Il dentifricio gradito agli omeopati "menta-free" costa un mucchio di soldi. Quindi per me menta sì, almeno in tubetto per lavarsi i denti, ma lontano dall'assunzione della granaglia. La menta è un vaso costrittore, onde per cui puoi mangiarla ma lontano dalle assunzioni del medicinale, mi dice un'altra amica interpellata. Menta assolutamente no. Mi dicono invece un altro tot  di persone. Io per non saper né leggere né scrivere ho deciso per conto mio: menta sì. Quando ho finito i granuli vado a farmi prescrivere lo Xanax.

La #vecchiaia, all'improvviso

- Carino 'sto pezzo, mi pace? Chi canta?
- Iglesias.
- ...

E che la settimana possa iniziare alla grande...

La statua della libertà? L'originale è a Firenze




Rimettendo in ordine i miei file ritrovo questa vecchia foto che scattai in Santa Croce, sei o sette anni fa e sui cui scrissi un post apposito sul vecchio blog. Il post d'annata non lo ripropongo, ormai è roba vecchia, invece ripubblico volentieri la foto della Statua della libertà della poesia dello scultore Pio Fedi, che si trova sulla tomba del patriota risorgimentale Giovan Battista Niccolini in Santa Croce a Firenze. È molto somigliante alla più famosa Statua della Libertà realizzata da Augustin F. Barthaldi. Quando scrissi il post c'erano degli studi in atto per verificare se realmente Barthaldi si fosse ispirato alla statua in Santa Croce per creare quella americana. Le vicende biografiche dei due scultori, infatti, si intrecciano e questa ipotesi risultava probabile, al punto che diversi studiosi italiani e americani erano al lavoro per verificarla. Non so che esito abbiano dato questi studi, se un giorno riuscirò a sapere qualcosa lo posterò qui. Comunque è molto simile a quella americana. Non ha la fiaccola in mano ma una catena spezzata, mentre nell'altra mano tiene una corona d'alloro.

Nasone

Foto da firenzeneidettagli.blogspot.it 

Il nasone sulla torre di San Niccolò mi piace un sacco. Tutte le volte che ci passo mi fermo a guardarlo, divertita. La torre ha acquistato una faccia simpatica, non si può non sorridere guardandola!

Noi uncool


Punto della situazione di un estate da sfigata.

Noi uncool, per gli amici sfigati cronici, in estate siamo preda di depressioni piuttosto devastanti. Tutti, infatti, hanno delle cose fighissime da fare e una vita sociale incredibile, posti meravigliosi per trascorrerci i fine settimana ed eventi glam in città a sfare. Ho calcolato che in estate il settanta, anche ottanta per cento delle persone che conosco diventa irreperibile e più fumoso del solito al momento di fissare anche un'uscita banale, tipo un cinemino. Ma tant'è, non voglio entrare nell'intimità di questa massa di fortunati con la socialità pregna che mi gravitano intorno facendo sempre cose fantastiche. Potrei sembrare invidiosa. Io la mia estate me la trascorrerò quasi tutta a casa, ho un po' di lavoro adesso e dopo mesi di calma piatta è ossigeno miracoloso, perciò non mi posso muovere finché non finisco l'incarico. E quando finirò sarà già ora di ricominciare. Il che va bene, figuriamoci, meglio così che non aver lavoro. Tuttavia è anche molto deprimente perché non c'è nessuno in giro e un cinema, un aperitivo, una birra in compagnia sono già diventati un problema, come di solito accade nelle due settimane centrali di agosto, in cui regolarmente inizio a parlare da sola di fronte agli specchi di casa. Quindi ho deciso di organizzarmi delle attività da fare a casa, per trascorrere la sera del "quality time" in compagnia me stessa. Accetto suggerimenti, naturalmente; ci sarà pur qualche sfigata o sfigato come me che passi da queste parti... Prima di tutto, come faccio ogni estate da tre anni a questa parte, ho da leggere altri tre o quattro libri del ciclo di Dumarest, la saga di fantascienza di EC Tubb in 33 romanzi, tutta piena di viaggi nello spazio, pianeti di ogni genere con un protagonista davvero figo. Poi sto scrivendo un altro ebook che pubblicherò con le mie edizioni Il Piccione appena sarà pronto, a questo punto a settembre, forse più in là, vediamo.  Non ne anticipo il tema, faccio la misteriosa. Poi...  tempo per il post scaduto in questa pausa pranzo pomeridiana e caldissima. [continua...?]

#FaCosìCaldo che

mentre facevo colazione in un bar affollato, una cliente, sfiancata dal terzo giorno di afa, ha proposto ai presenti di ristrutturare la città, alzandola un po', per sollevarla dalla conca che la racchiude e che è responsabile di questo caldo atroce. Tutto il bar ha convenuto all'unanimità che fosse un'idea geniale, da attuare immediatamente.


Altro che ponte sullo Stretto; sono queste le grandi opere urgenti...

Effetti del caldo: restyling e ormoni fuori controllo...

Prima di tutto ho infighettito questo blog con questo motivo floreale che - prevedo - mi stancherà entro mezz'ora, ma per adesso lo tengo. Ogni tanto bisogna dare una rinfrescata al look. Poi nulla. ci sarebbero tante cose da raccontare però mi fa un caldo cane e l'unica cosa che il mio cervello riesce a comporre è la mia personale top 10 dei superfighi...Stempero i bollenti spiriti con un tot di miniconi Conad.

 



 

 

 

Momento culturale a caso

Ho visitato la mostra American Dreamers che c'è in questo periodo alla Strozzina. È una mostra piuttosto piccola ma succosa, dedicata all'arte contemporanea americana e all'esplorazione di ciò che resta delle suggestioni del "sogno americano". Niente male, davvero, ci sono opere interessanti che toccano l'immaginario collettivo e riescono a provocare reazioni emotive abbastanza forti. Almeno su di me. C'è da dire che quando l'ho visitata ero abbastanza prevenuta perché giorni fa ho visitato la mostra al piano superiore di palazzo Strozzi, Americani a Firenze e non mi è piaciuta per nulla, lasciandomi quella sensazione sgradevole di aver sprecato i soldi del biglietto e un'antipatia per i cosiddetti impressionisti americani tutta nuova che mi accompagnerà per chissà quanto tempo.
Invece American Dreamers è una bella mostra. Forse un po' troppo piccola, con pochi pezzi, anche se quelli che ci sono li ho apprezzati quasi tutti.
Ho visto da vicino i lavori di Thomas Doyle, modellini curatissimi delle classiche villette monofamiliari americane tutte in legno, collocate in posizioni inquietanti, luoghi di disastri più o meno naturali, come voragini nere e la casa sospesa sull'orlo del burrone. Sono modellini da guardare bene, pieni di minuzie quasi microscopiche. Queste case quando vengono investite dalla catastrofe spargono all'esterno una gran quantità di oggetti casalinghi mischiati a frammenti e detriti, che impongono un esame accuratissimo con tanto di occhiali di queste devastazioni.

Poi ho apprezzato molto le sculture di Christy Rupp: scheletri di uccelli preistorici costruiti con ossa vere, prese dagli scarti delle lavorazioni dei Fast Food e ricomposti, senza criteri anatomici, a formare questi grossi volatili. Una critica alla società dei consumi  e alla visione prettamente utilitaristica della natura e degli altri esseri viventi. A vederli da vicino fanno un po' senso, sono composti da ossicini che formano un pattern poco naturale: si capisce che non è lo scheletro che si potrebbe trovare nel musero di storia naturale, ma si tratta di un assemblamento di ossa che segue altre regole ripetto a quelle della natura e per questo è disturbante.
Non so fino a quando durerà, io consiglio di andarci e mi sa che ci ritornerò visto che finisce il 15 luglio (www.strozzina.org).

Una lezione di economia da non perdere



Un'ora di lezione di economia da non perdere: Nino Galloni, economista e direttore generale del Ministero del Lavoro ripercorre la storia economica dell'italia dal dopoguerra a oggi. La crisi in tutti i suoi aspetti spiegata in modo chiaro, finalmente:
«Non ci dimentichiamo che alla fine degli Anni Settanta l'Italia aveva superato l'Inghiterra - e nessuno trent'anni prima poteva immaginare un risultato del genere - aveva quasi appaiato la Francia e stava minacciando la Germania. È uin quella situazione che si stabilsce in europa l'accordo per i cambi fissi...»

Da Il funzionario oscuro che faceva paura a Khol (link)

Consapevolezze cosmiche

Fa un caldo eccessivo. Io ho sonno e mi perdo nel cazzeggio online tra Twitter e Facebook quando invece dovrei lavorare e soprattutto preparare certi documenti fondamentali per il commercialista perché le scadenze sono scadenze e le scartoffie sono il nutrimento preferito dei Moloch della burocrazia. Ho una gastrite galoppante dall'inizio della settimana e non accenna ad andarsene. Ho ancora la tazzina del caffè qui accanto al computer, intatta, perché il caffè in questo momento per me è veleno e il mio corpo lo rifiuta con tutte le sue forze. Tuttavia l'abitudine di prepararmelo dopo pranzo mi dà conforto e non ci rinuncio per dei volgari bruciori di stomaco. Caldo, estate in città, serate in casa a farsi pungere dalle zanzare, serie TV da rivedere, piccioni quasi annullati del tutto, dall'introduzione dell'ultimo dissuasore di mia invenzione: Nemesi©. Un "Ordigno" di cui parlerò in futuro in un post apposito perché vorrei corredare il tutto con delle foto, descrizione di caratteristiche tecniche e forse qualcos'altro, da condividere con licenza Creative Commons con chi, come lo ero io fino a poco tempo fa, è sotto assedio da piccioni. Ma sto divagando. Volevo parlare d'altro, di robe esistenziali e delicate.
Mi sono resa conto, infatti, di avere dei grossi problemi con la fine delle storie. Ultimamente scrivo un mucchio di racconti, piccole novelle, che salvo in rigoroso txt (sono una talebana del formato) in una cartella di dropbox tutta dedicata alla mia vena creativa. Ieri sera mi sono accorta che la cartella "gss" (gatta sorniona scrittrice) contiene all'incirca una sessantina di file: ogni file un racconto. Tantissimi a pensarci bene. Ma da quando non ho più la tv le mie serate casalinghe le devo pur occupare in qualche modo. Dicevo, una sessantina di racconti , alcuni lunghi altri brevissimi con una caratteristica in comune: non ne ho conclusi neanche uno. Da ciò ho dedotto di avere qualche problema con la conclusione delle storie. E siccome da queste parti in tema di seghe mentali non ci si fa mancare proprio nulla, ho allargato questa mia "caratteristica" a tutti gli aspetti della mia vita. E in effetti, guardando indietro nel tempo, ho sempre avuto grossi problemi a concludere le storie, a prendere direzioni nuove, lasciandomi il "fu" alle spalle, senza paura. Se è vero che la vita è un viaggio, allora il mio è simile a quelle famiglie che vanno tutti gli anni felicemente a fare la villeggiatura nello stesso rassicurante posto, senza porsi il problema del qualcos'altro migliore. Finisco la settimana con la consapevolezza di essere l'incarnazione della famiglia Brambilla. Eccallà la tristezza siderale:

Perché è assolutamente necessario che compri un ipad o una cosa del genere, ma anche no

Il post di oggi non c'è perché l'ho scritto sulla carta. Ero in una sala d'attesa, con un po' di tempo a disposizione e allora ho scritto un post sul retro di un volantino A4 di non ricordo quale sagra dell'hinterland. Poi ho messo il foglio con il post scritto sopra, nella tasca della giacca. Dopo faceva caldo, molto caldo, e la giacca con in tasca il pezzo di carta col post scritto sopra è rimasta chiusa nel bauletto del motorino. Ed è subito ipad.

Aggiornamento, dopo 5 minuti dalla pubblicazione della prima parte. Reminder telefonico della commercialista: devo portarle alcuni documenti e ho da pagare le tasse. Ed è subito taccuino.

Una mano di fascismo dà freschezza...

Sarà il tempo di oggi, nuvoloso e prossimo alla pioggia a buttarmi giù, fatto sta che c'ho un gran giramento diffuso. Ieri sera ero in zona via de' Benci, dove da qualche giorno c'è il coprifuoco dei locali notturni. Provvedimento stupido, si è passati da un estremo all'altro. Una sera la strada affollata da gente ubriaca che non lascia passare le auto, la sera dopo il deserto dei tartari con i locali vuoti e la già misera notte fiorentina privata di un pezzo importante di vita. Chiaccherando col gestore di un locale che per questa decisione poco felice ha l'acqua alla gola per gli incassi mancati, ho chiesto un po' di info sulla questione a cui lì per lì avevo dato poco peso. Io sono anziana, la mia movida notturna ha orari diversi da quelli della gioventù. Ma qui si parla anche di persone che hanno investito in licenze, ristrutturazioni, ammodernamenti, promozione e tanto altro che da una sera all'altra non hanno più la clientela. A parte le voci incontrollate, quelle che escono sempre fuori in occasioni come questa, del tipo: "Lo vedi lì? Sì quel palazzo lì al piano x. Ecco, lì ci sta l'assessore Tal dei Tali e allora è stato Lui a far chiudere tutto perché vuol star tranquillo in casa..." Voci che lasciano il tempo che trovano, certo, ma i nomi vanno di bocca in bocca e alle elezioni future - Pavlov insegna :) -  possono avere un peso. Anche per chi ha scelto di cadere dal pero come il Renzi. Tuttavia io mi chiedo, ma non è possibile controllare il territorio senza chiudere i locali? Un gestore non può essere responsabile di quello che accade in strada. Il controllo delle strade deve essere affidato alle forze dell'ordine, addestrate (e possibilmente istruite a usare modi urbani con la popolazione), per dirimere controversie, sedare risse, multare chi sporca e infrange le leggi o fa casino oltre i limiti di legge. Cacchio. Questa chiusura coatta e a tutto tondo mi sa tanto di quei tempi in cui si stava meglio anche se si stava peggio. Che poi erano tempi di merda, senza se e senza ma, lo sanno tutti. Buon 2 Giugno, io festeggio la festa della Repubblica con entusiasmo e tricolore fuori dalla finestra, nonostante tutto.

Momenti di riflessione

Non è tanto la notizia di questo onorevole - tale Deodato Scanderebech, afflitto da una grave forma di sonnolenza pre o post prandiale - fotografato mentre se la dorme beatamente sui divani del Transatlantico a indignarmi, nonostante il momento storico sia delicato e le sensibilità collettive ai massimi livelli.
Infatti mi indigna molto di più la reazione aggressiva e involontariamente comica di quest'altro parlamentare, tale Aldo di Biagio, che lo difende a spada tratta contro i giornalisti "di dubbia professionalità" che hanno osato scattare quella foto e diffonderla.
Perché, poveraccio, il collega mica stava a ronfare in orario di lavoro. Assolutamente no! Semplicemente lo Scanderebech "con gli occhi chiusi era seduto su un divano in un momento di riflessione", ha spiegato il Di Biagio con un uso della lingua italiana straordinariamente incerto e ruspante.
 Tutta colpa dei giornalisti di discussa professionalità che vanno in giro a scattare foto dei parlamentari che dormono sul posto di lavoro e che poi le diffondono sui social network e la gente -giustamente - si incazza. Filmatino da non perdere.

Facebook cambierà la timeline. Hanno ascoltato le proteste?

Nuovo look

Look di adesso
Lo so, la notizia di questi giorni è Facebook quotato in borsa, il flop, più o meno pilotato della vendita delle azioni e tutte le polemiche globali di cui, francamente, m'interessa abbastanza poco. Invece c'è un'altra notizia su FB che mi intriga molto di più. Pare, infatti, che l'odiata Timeline verrà aggiornata a breve. Il restyling è in atto e si può già vedere come apparirà la nuova schermata che, a una prima occhiata, mi pare decisamente più sobria, lineare di quella attuale, con il link alle attività ben in evidenza. È questa la novità che mi piace di più perché ne sentivo la mancanza: l'aggiunta di una scheda nuova sul profilo dell'utente, un "Summary" che mostrerà l'elenco dei principali "Life Events" del proprietario del profilo.
Facebook ha già avviato la sperimentazione della nuova pagina su un gruppo di utenti selezionatissimi e segretissimi, anche se non hanno voluto dare informazioni sui criteri di questa selezione, quanti siano, ecc.

Il terremoto, sfogo terapeutico di una nottata di merda

Una foto del terremoto da Twitter di @massimosesena 

Sono tutta rincoglionita. Svegliarsi alle 4 del mattino con la camera che si muove fa paura. E sono a Firenze, lontana da dove la terra ha tremato davvero facendo danni e vittime.
Quando dicono che le lampadine alogene non vanno cambiate a mani nude hanno ragione: poi si rompono subito. Così ho aspettato al buio, seduta sul letto, che quella scossa interminabile passasse. Stavo lì paralizzata, con lo sguardo fisso sull'armadio lì davanti. Se mi fosse caduto addosso, molto probabilmente non mi sarei spostata: sarei morta all'istante, per colpa di quel coso bianco a quattro ante in stile pre-ikea, solo perché ero completamente paralizzata dalla paura. Poi non so come sono riuscita ad alzarmi, vestirmi velocemente e di nuovo un'altra scossa più lieve. Ho acceso Twitter, ho iniziato a leggere i primi tweet con hashtag #terremoto. Tramite triangolazioni casareccie ho capito più o meno dov'era l'epicentro. Ho visto le prime foto di alcuni crolli di edifici, gente in strada e gente che affollava i bar in cerca di un primo conforto. Ho inviato a mia volta un po' di tweet anche io, dove, tra le varie cose, ho detto che non era bello stare in casa da soli in circostanze come queste. Un paio di persone mi hanno mandato tweet di solidarietà che mi hanno fatto tanto piacere perché ero molto spaventata anche della mia reazione passiva. Piano piano poi mi sono rilassata un pochino, nonostante avessi ancora paura ad alzarmi dal divano e mi fosse preso un freddo atroce. Stavo meglio ma non riuscivo a muovermi. Poi mi sono addormentata o svenuta, non ho capito. Quando mi sono svegliata mi sono trascinata nel letto dove ho dormito male fino a mezzogiorno, sognandomi scosse che in effetti ci sono state sul serio e stanno continuando, quindi non era poi tanto un sogno. Questa è la mia nottata. La ricca colazione fuori tempo massimo al bar, con pasta strabordante di crema pasticcera e mela me la sono meritata tutta. Credo.

Libri e letture, il conto della serva.

Prendo spunto da questo articolo di Nicola Lagioia che ho letto sul sempre ottimo blog di Giuseppe Genna per fare una riflessione - autoreferenziale come garba a me - sulla lettura e sui libri, nelle loro svariate forme e manifestazioni. Ho scoperto di essere una cosiddetta lettrice forte perché leggo per diletto all'incirca una cinquantina di libri all'anno, forse più. Di questi ne acquisto più della metà, mentre gli altri per la maggior parte li prendo in prestito oppure li scarico. Poi ne leggo anche una ventina per lavoro, tra manuali e testi vari. Sono stime fatte a occhio e croce, basandomi sull'esperienza, perché non mi piacciono gli strumenti come Anobii e Goodreads che permettono di tenere un conto preciso di ciò che si legge a patto che si aggiornino con costanza. Ma con le "cose online" io sono un'incostante patentata: l'unica cosa a cui mi senta legata è il blog e basta. Per il resto vale il detto fiorentino: "icché c'è c'è". Ma non divaghiamo. Dunque, dicevo che sono una lettrice sfegatata, ho le mie passioni/fissazioni e seguo abbastanza le novità. Compro tanti libri, anche per lavoro, non saprei quantificarne esattamente il numero, l'ho già detto, ma tra piacere e lavoro ne compro tanti. Tuttavia nella libreria canonica cerco di spenderci il meno possibile. Certo, la bellezza di un libro fresco di stampa, intonso e profumato (ebbene sì!) è impagabile, ma io subisco più facilmente il fascino di altri tipi di rivendite. Da sempre, infatti, frequento negozi e bancarelle del libro usato e, da qualche anno a questa parte, vado a fare acquisti anche nei mercatini in conto vendita dove trovo meno varietà, ma prezzi decisamente migliori. Inoltre qualche volume lo prendo su Ebay: grazie agli "alert" riesco a trovare a prezzi buoni "rarità" a cui ho fatto la bocca da anni. Poi sono un'appassionata, senza se e senza ma, degli ebook e possiedo un lettore con tecnologia e-ink da più di tre anni. Non riesco a ricordarmi come facessi prima di averlo. Ripeto: io sono un'entusiasta dell'ebook reader, il lettorino ha arricchito il mio ampio spettro di reperimento delle letture e da quando ce l'ho leggo di più. Molti volumi che di solito prendo all'usato (più che altro fantascienza e orrore), spesso me li scarico anche dalla rete e me li porto dietro per leggerli con comodo, per esempio in viaggio. Contrariamente a quanto mi capita di leggere su forum e blog, che a quanto pare sono frequentati da tanti simpatici luddisti impauriti, il possesso del lettore ebook non mi ha allontanata dai libri di carta che continuo a comprare e a leggere. Non so in quali percentuali, non m'interessa saperlo, so solo che è un'offerta in più e in certi casi è più comoda della stampa ordinaria. Quando vado in libreria sto attentissima agli sconti e ho una gerarchia mentale - personalissima e insindacabile - di cosa acquistare, con quale priorità e a che prezzo massimo. Sento puzzo di fregatura quando trovo volumi con poche pagine e caratteri da ipovedenti per allungare la minestra sciapa a venti Euro di prezzo di copertina. Mi sembrano una presa per il culo e allora ritiro il braccino e non compro. Poi non leggo i libri scritti da vip che si sono improvvisamente convertiti alla "letteratura". Forse per pregiudizio - per carità nessuno è perfetto - in realtà perché non ne ho mai trovato uno che mi abbia incuriosita e fatto venir voglia non dico di leggerlo, ma almeno di dargli un'occhiata approfondita. Io so solo che non voglio spendere venti Euro per un libro mediocre di poche pagine che mi dura una serata e che poi non rileggerò più, quindi cerco di informarmi prima di comprare e lascio perdere in attesa di saperne di più quando sento puzzo di farloccheria. Proprio così: sto attenta al rapporto quantità/prezzo. La qualità invece è un'altra cosa e mi baso sulla mia esperienza personale e su informazioni che acquisisco da fonti personalissime e selezionatissime. Sono un'entusiasta delle raccolte "tanta roba a prezzo modico"; adoro la collana i Mammuth di Newton Compton, per esempio, anche se poi sono difficoltosi da leggere perché scritti troppo fitti. Non ho molta simpatia per i volumi presentati da Fazio e affini, mi sanno sempre di letture farlocche, forse per un mero pregiudizio personale e, ripeto, insindacabile. Tranne alcune eccezioni, naturalmente, per esempio, un libro che ho amato molto quest'inverno è stato il Cimitero di Praga che ho scoperto in televisione da Fazio, oppure in altre trasmissioni "paraculturali" simili, anche se c'è da dire che se non l'avessi visto in tv l'avrei sicuramente letto lo stesso. L'ho preso in prestito alla biblioteca di quartiere e l'ho letto con gusto. Quando leggo i miei polpettoni Urania o affini li cerco sulle bancarelle, per prenderne di più a un prezzo inferiore. Una volta letti li rivendo o li presto a sacchettate perché non sono interessata a conservarli, solo quelli che mi piacciono particolarmente che allora cerco in altre edizioni o in lingua originale se scritti in una lingua che conosco. Ho amici anime buone che mi prestano letture più o meno valide, soprattutto quelle meno valide, della serie: "questo non lo comprare, fa cacare, te lo presto io," oppure "mi hanno puppato 15 Euro per 'sta cosa ignobile, non fare lo stesso errore..." ecc. Sono indignata per i prezzi dei libri: all'estero (Francia, Inghilterra, USA per la mia esperienza) costano molto meno. Negli ultimi anni, forse dall'avvento e per "colpa" dell'Euro ci sono stati degli aumenti mostruosi del prezzo dei volumi in libreria. Non giustificabili in questa proporzione, secondo me. Ma è un'osservazione che si può fare per tanti altri settori merceologici, quindi lascio perdere perché non ho elementi per puntare il dito. Io ho gusti trash, non lo nascondo, ma allo stesso tempo ho anche interessi particolari che mi richiedono visite periodiche alla Biblioteca Nazionale, perché Google libri è meraviglioso ma certi volumi nella sua interezza li trovo solo in Nazionale o in altre biblioteche maggiori. Tutto questo discorso a ruota libera per dire che, a mio avviso, la crisi dell'editoria non è una crisi dei lettori. La biblioteca di quartiere in cui vado più spesso è sempre piena di gente e al prestito/restituzione ci trovo perennemente la fila di utenti. Ed è una fila che mi fa molto piacere fare. Ci sono tanti anziani e genitori con i bambini, oppure vecchie zitelle che leggono compulsivamente. Ehm. E io sono contenta di aver preso in biblioteca certi libri perché sarebbero stati soldi buttati nel rapporto costo del volume e godimento conseguente. Sì sono sempre su quella faccenda di prima, il rapporto quantità/prezzo. Non so quale sia la soluzione a questa crisi, non sono un'editrice non ho il termometro del mercato (anzi un po' sì, ho le mie Edizioni il Piccione, ma questa è un'altra storia), ma in libreria vedo tanti volumi sciatti a un costo troppo alto. Allora sono d'accordo con l'autore dell'articolo quando scrive che la fuga dei lettori avviene  perché si sono "stancati di essere menati per il naso". Perché io non amo l'atteggiamento delle case editrici: siamo considerati consumatori passivi nel momento in cui c'è da comprare e da sborsare soldi. Al minimo dubbio, alla minima critica, il "prodotto libro" ritorna a essere Cultura con la c maiuscola e allora qualsiasi obiezione o critica sul prezzo diventa blasfemia da stigmatizzare. Il conto della serva.

L'anello di Möbius


Quando ero piccola ho inventato l'anello di Möbius . Esisteva già, ok, ma l'ho inventato anche io. Andò così. Mi avevano regalato dei rotoli di carta da calcolatrice che si erano ingialliti e non potevano più essere utilizzati. Allora ci costruivo lunghe strisce di Moebius e poi le disegnavo tutte - quasi sempre paesaggi con alberi, fiori e bambini con palloni e palloncini - sul quel foglio con una sola faccia. Si potevano indossare, oppure potevano decorare benissimo qualsiasi ambiente. Oppure potevano costituire la previsione puntuale, tramite arguta metafora, della mia esistenza futura. Comunque sia, senza falsa modestia: autentici sprazzi di genialità. È che mi ha fatto molto piacere ritrovarne un pezzo tra delle vecchie foto da scansionare.

Sosta dal lampredottaio




Da buona fiorentina doc mi fa sempre tanto ridere quando dai vari lamporeddottai in giro per la città si fermano forestieri che fingono entusiasmo per il nostro celebre panino, solo perché ne hanno sentito parlare con commozione da qualche oriundo nostalgico, ma senza aver ben chiaro di che si parli e di che roba sia. Ecco il lampredotto è uno dei quattro stomaci della mucca e si presenta come tale: una massa informe dal colore poco invitante grigio/beige. Wikipedia lo descrive benissimo:
È formato da una parte magra, la gala, e da una parte più grassa, la spannocchia. La gala è caratterizzata da piccole creste (dette gale) di colore viola dal sapore forte e deciso. La spannocchia invece ha un colore più tenue ed un gusto più morbido. Di colore scuro, prende il nome dalla lampreda, un tipo di anguilla una volta molto abbondante nelle acque dell'Arno, di cui ricorda la forma.*
Poesia. Ma son tanti quelli col sorriso tirato che fingono di avere l'acquolina in bocca, mentre il paninaro tira fuori dalla pentola il pezzo intero e ne taglia quanto gliene serve per imbottirci il panino. Poi sminuzza sul tagliere quel pezzo di medusa grigio/beige in piccoli pezzi, ma non troppo piccoli. Li raccoglie con la lama del coltello e li sistema sulla metà inferiore del panino a cui avrà tolto un po' di mollica centrale. Alla fine l'inzuppo della parte superiore del panino nel brodo di cottura dove riposa la bestia informe, può arrivare a togliere l'ultimo barlume di sorriso all'ignaro turista che pensava di mangiare chissà che altro.
Può fare schifo, ci mancherebbe. Io l'adoro e me lo farei in vena, tuttavia altre frattaglie mangiate in varie zone d'Italia mi hanno fatto cacare e non mi sono vergognata a dirlo lì per lì.
Ma oggi è stato divertente vedere tre o quattro casi del genere e il lampredottaio un po' alterato all'ennesima richiesta di condirlo col ketchup.

Fa un certo effetto!


Nell'edizione rara con copertina a colori. Fa un certo effetto... :)

Ovvio p.s. si scarica dal link nella colonna qui a fianco, gratis, naturalmente; Amazon non mi permetteva di caricarlo in solo download...

Ancora una volta ministra del culto


Quasi dimenticavo: sono diventata ancora una volta ministra del culto. A questo giro tocca a al Dudeismo, culto rispettabilissimo con una filosofia chiara e pragmatica in cui mi ritrovo perfettamente:
L'idea è questa: la vita è breve e complicata e nessuno sa che pesci pigliare. Quindi non fare nulla. Basta che te la prenda comoda. Smettila di preoccuparti tanto se riuscirai a spuntarla o no. Rilassati con gli amici e qualche birrino. E non importa se poi fai strike o se la butti nel canaletto di lato...*  
Ecco.


La realtà è un'altra cosa...


Una versione fatta con i pastelli de L'Urlo di Edvard Munch è stata aggiudicata da Sotheby's a New York per 119,92 milioni di dollari, diventando l'opera d'arte più cara mai venduta ad un'asta. Il pastello realizzato nel 1895 è il solo delle quattro versioni de "L'urlo" ancora di proprietà di un privato. Tanto per cianare: al cambio di oggi 119,92 milioni di Dollari sono 91,06 milioni di Euro. Niente male, anche se io preferisco il Picasso al centro.

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...